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5 Novembre 2021 – nota economica giornaliera

AREA EURO
 – Le stime finali dei PMI di ottobre hanno subito una revisione al ribasso dell’indice relativo ai servizi (54,6 da 54,7).
La limatura non è però sintesi di una correzione per le stime preliminari in Francia e Germania ma dei cali registrati in Italia (52,4 da 55,5) e Spagna (56,6 da 56,9).
Le indagini sono coerenti con un rallentamento della ripresa nel 4° trimestre, su ritmi di poco superiori allo 0,5% t/t.
– L’accelerazione dei prezzi alla produzione nell’industria a settembre (+2,7% m/m, +16% a/a) conferma la presenza di forti pressioni inflattive a monte della catena produttiva, ancora trainate da energia e beni intermedi.

GERMANIA – La produzione industriale ha registrato un nuovo calo di -1,1% m/ma settembre; il dato di agosto è stato rivisto al rialzo (da -4% a -3,5% m/m).
Rispetto a febbraio 2020 l’output risulta più basso di -9,5% (dato destagionalizzato e corretto per gli effetti del calendario).
Il forte calo è imputabile alla persistenza di strozzature nelle filiere produttive.
Nel manifatturiero la flessione è più ampia (-1,5% m/m), ed è dovuta soprattutto ai beni di investimento (-2,8% m/m).

STATI UNITI
 – La bilancia commerciale di settembre ha registrato un significativo ampliamento del deficit a -80,9 mld, dovuto al (temporaneo) calo delle esportazioni causato dagli effetti degli uragani sul settore energetico.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione si sono mantenute sul trend verso il basso in atto dalla primavera, scendendo a 269 mila a fine ottobre.
Il calo dei sussidi è in parte attribuibile a minori licenziamenti in alcuni settori e non implica necessariamente maggiori assunzioni.

GIAPPONE – I consumi delle famiglie di settembre in termini reali hanno registrato una variazione di -1,9% a/a, dopo -3% a/a di agosto, e di 5% m/m, primo rialzo da marzo, con variazioni positive diffuse (inclusi i servizi ricreativi), grazie al netto miglioramento del quadro pandemico.
I nuovi casi giornalieri in media nell’ultima settimana sono scesi a 806, sui minimi da novembre 2020.

 

COMMENTI:

AREA EURO – Oggi, a mercati chiusi, Moody’s si pronuncia sul rating del debito sovrano dell’Italia, e Fitch su quello della Francia.
Per l’Italia, l’attuale rating è “Baa3” con outlook stabile; il pronunciamento arriva dopo che DBRS venerdì scorso e S&P il 22 ottobre hanno migliorato entrambe l’outlook sul debito italiano (da negativo a stabile, e da stabile a positivo, rispettivamente).

REGNO UNITO – La Bank of England ha lasciato I tassi ufficiali invariati a 0,1% (con 2 voti contrari) e ha confermato a GBP 895 miliardi l’obiettivo per il programma di acquisti di titoli (in questo caso, con 3 voti contrari).
La Banca centrale avvisa però che “sarà necessario nei prossimi mesi aumentare il Bank Rate per riportare l’inflazione CPI in modo sostenibile all’obiettivo del 2%”.

STATI UNITI – Oggi, dopo il lungo iter negoziale interno al partito democratico, la Camera potrebbe finalmente votare il pacchetto per le infrastrutture e il Build Back Better Act.
Se approvati, il primo potrà andare alla firma del presidente domani (essendo già stato votato al Senato), mentre il secondo dovrà passare alla discussione in Senato, dove ci saranno probabilmente ulteriori modifiche.

OPEC – Ieri la riunione dell’OPEC+ si è conclusa, come previsto, con la decisione di incrementare la produzione di greggio di 400 mila barili al giorno a partire da dicembre nonostante la richiesta statunitense per un aumento di entità superiore.

PORTOGALLO – Il Presidente Rebelo de Sousa ha annunciato lo scioglimento del Parlamento e indetto elezioni anticipate per il 30 gennaio del prossimo anno dopo la bocciatura, da parte dell’assemblea, della scorsa settimana della legge di bilancio per il 2022.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è risalito ieri riavvicinando i massimi del mese scorso, che sono anche i massimi dell’anno, favorito da attese che la Fed, se i dati non deluderanno, potrebbe anticipare all’anno prossimo l’avvio del ciclo di rialzi dei tassi.
Oggi si avrà un test importante in tal senso, con i dati sul mercato del lavoro, cruciali ai fini delle decisioni della Fed.
Le attese sono molto positive e, se non saranno smentite, dovrebbero favorire un consolidamento del dollaro.

EURL’euro simmetricamente ha corretto ieri da 1,1616 a 1,1527 EUR/USD (vicinissimo ai minimi dell’anno a 1,1523) penalizzato dal confronto sfavorevole tra le prospettive di politica monetaria della BCE e della Fed e dal conseguente ri-allargamento dei differenziali di rendimento sia a breve sia a lunga.
Se i dati USA di oggi non deluderanno potrebbe rivedere i minimi di ieri e aggiornare i minimi dell’anno in caso di dati USA ancora migliori del previsto.
In caso di rottura della base di supporti a 1,1500 EUR/USD il downside dovrebbe restare contenuto entro il range 1,14-1,12 EUR/USD.

GBPLa sterlina ha visibilmente corretto soprattutto contro dollaro da 1,36 a 1,34 GBP/USD ma anche contro euro da 0,84 a 0,85 EUR/GBP sull’esito della riunione BoE che ha lasciato i tassi invariati a 0,10%, disattendendo le aspettative di mercato per un rialzo.
Come ipotizzavamo, la BoE ha preferito attendere ancora prima di avviare il ciclo di rialzi, principalmente per ricevere maggior evidenza dell’effetto sul mercato del lavoro della chiusura del programma “furlough scheme”, alla luce del rallentamento che la crescita sta subendo nel 2° semestre di quest’anno.
La decisione però non è stata presa all’unanimità, in quanto Ramsden e Saunders hanno votato per un rialzo immediato dei tassi a 0,25%.
Ramsden, Saunders e Mann hanno anche votato a favore di una riduzione del QE (riduzione dell’obiettivo dello stock di acquisti di titoli).
Nel nuovo MPR la BoE ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per quest’anno e il prossimo ma al rialzo sullo stesso orizzonte quelle di inflazione.
L’avvio del ciclo di rialzi dei tassi BoE è quindi solo rinviato di poco: manteniamo la previsione di un primo rialzo a febbraio, senza escludere a priori un avvio anticipato a dicembre ma probabilmente solo nel caso in cui i dati di inflazione e/o di crescita dovessero nel frattempo sorprendere verso l’alto.
Manteniamo pertanto un profilo atteso di rafforzamento della sterlina nel corso dell’anno prossimo, rivedendo al ribasso solo la previsione a 1m da 1,37 a 1,35 GBP/USD contro dollaro e da 0,85 a 0,86 EUR/GBP contro euro, in ragione del mancato rialzo BoE di questo mese e della revisione al ribasso delle previsioni di crescita in questa parte finale di quest’anno.

JPYLo yen si è invece leggermente rafforzato ieri sia contro dollaro da 114 a 113 USD/JPY per via dell’arretramento dei rendimenti USA, sia contro euro da 132 a 131 EUR/JPY per via del calo dell’EUR/USD.
Dovrebbe però trattarsi di una reazione temporanea in attesa di un riassestamento dei rendimenti USA in base all’evoluzione dei dati.
La divergente strategia di policy della BoJ rimane infatti un fattore tendenzialmente sfavorevole per lo yen.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – In calendario le vendite al dettaglio di settembre in Italia e nel complesso dell’Eurozona dove, alla luce dei dati nazionali già pubblicati, prevediamo una flessione di -0,5% m/m.

FRANCIA – In mattinata, sarà diffuso il dato di settembre sull’output industriale, visto correggere di -0,2% m/m dopo il rimbalzo registrato ad agosto.

STATI UNITI – Oggi sul fronte dei dati dominerà l’employment report di ottobre.
La dinamica degli occupati non agricoli dovrebbe accelerare, a 450 mila da 194 mila di settembre.
Benché gli indicatori di attività siano in territorio ampiamente espansivo, le indagini di ottobre hanno registrato un rallentamento della crescita di occupazione nei servizi, mentre i segnali di eccesso di domanda restano su livelli record.
Negli ultimi mesi la componente dell’istruzione pubblica è stata estremamente volatile per problemi di destagionalizzazione e potrebbe spingere verso l’alto il dato di ottobre, dopo l’ampio calo di settembre.
Tuttavia, la difficoltà a reperire manodopera, sia nell’istruzione sia nella maggior parte dei servizi, dovrebbe continuare a frenare la crescita dell’occupazione in tutti i settori.
Il tasso di disoccupazione è previsto in calo di un decimo a 4,7%, in parte sulla scia della quasi-stagnazione della forza lavoro.
I salari orari dovrebbero aumentare di 0,4% m/m (4,9% a/a): questo è forse il dato principale da seguire, disaggregando la variazione per settore, come indicatore della scarsità di offerta.
Sono in corso scioperi per il rinnovo di diversi contratti (auto, istruzione), un nuovo trend che testimonia le tensioni sul mercato del lavoro.