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5 Maggio 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – Il PMI servizi è salito più del previsto a 55,7 da 52,1 di marzo, sui massimi da agosto dello scorso anno, con miglioramenti diffusi sia all’attività corrente che alle aspettative.

AREA EURO
 – Ieri le vendite al dettaglio sono calate di -0,4% m/m a marzo, penalizzate dal rincaro dei prezzi e dalla maggiore incertezza prospettica, fattori che dovrebbero continuare a pesare sugli acquisti di beni anche nel trimestre in corso dopo la contrazione registrata a inizio 2022.
– La stima finale dell’indice PMI servizi di aprile ha confermato il miglioramento a 57,7 da 55,6 di marzo.
Tra le principali economie si registra una revisione al ribasso in Germania (a 57,6 da 57,9) e marginalmente al rialzo in Francia (a 58,9 da 58,8).

GERMANIA – A marzo gli ordini all’industria sono crollati di -4,7% m/m, dopo il -0,8% di febbraio (rivisto da -2,2% precedente).
La flessione è spiegata dalle commesse estere (-6,7% m/m), soprattutto dai Paesi non appartenenti all’area euro (-13,2% m/m).
Il fatturato è calato di ben -5,9% m/m.
Ordini e fatturato segnalano rischi al ribasso per il dato di produzione industriale che verrà pubblicato domani.

STATI UNITI
– Ieri, la stima ADP degli occupati non agricoli privati di aprile ha registrato una variazione di 247 mila, dopo 479 mila del mese precedente.
Sulla base delle informazioni delle indagini di settore, l’occupazione è vincolata in misura significativa dalla mancanza di manodopera disponibile.
– La bilancia commerciale di marzo come atteso ha registrato un deficit in ampio aumento, a -109,8 mld da -89,8 di febbraio, per via in un incremento delle importazioni molto superiore a quello delle esportazioni, dovuto allo sblocco, probabilmente temporaneo, dei problemi della logistica soprattutto nei porti.
– L’ISM dei servizi ad aprile ha registrato una modesta correzione a 57,1 da 58,3 di marzo, con indicazioni miste, ma generalmente positive.
L’indice di attività è salito a 59,1, quello delle consegne segnala crescente difficoltà a soddisfare gli ordini. Tuttavia, ordini e occupazione sono in calo a 54,6 e 49,5, rispettivamente.
L’indice dei prezzi a 84,6 segna un nuovo massimo storico.
Le imprese restano ottimiste ma manifestano preoccupazione per i rialzi dei prezzi e le difficoltà a reperire materiali e soprattutto manodopera.

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEANessun accordo sul nuovo pacchetto UE di sanzioni alla Russia.
Ungheria e Slovacchia vogliono che le importazioni di petrolio via oleodotto siano esentate per tre anni dall’embargo, invece che per uno, la Grecia contesta il divieto di trasportare petrolio russo e Cipro quello di fornire servizi di consulenza a residenti russi.

REGNO UNITO – Dalla Bank of England si attende oggi un rialzo dei tassi da 0,75% a 1,00%, livello questo che la BoE aveva indicato come soglia minima per poter avviare la riduzione del bilancio (annuncio atteso già alla riunione odierna).
Il nuovo MPR dovrebbe contenere un’ulteriore revisione al ribasso della crescita e al rialzo dell’inflazione per effetto del conflitto.
Il deterioramento del trade-off, già sfavorevole, tra crescita e inflazione, potrebbe indurre la BoE a una breve pausa nel ciclo di rialzi (dopo i quattro consecutivi attuati tra dicembre e maggio), alla riunione di giugno, anche per verificare gli effetti dell’avvio della riduzione del bilancio.
Altri due rialzi di 25pb entro fine anno, ad agosto e settembre o novembre, rimangono tuttavia ancora probabili; i rischi sono verso l’alto, ovvero la BoE potrebbe attuare altri uno/due rialzi in più, privilegiando nel breve l’azione di contrasto sull’inflazione.

STATI UNITI – La riunione del FOMC di maggio si è conclusa con un rialzo dei tassi di 50pb, e l’annuncio di un programma di riduzione rapida del bilancio, e segnali di ulteriori aumenti dei fed funds per garantire il ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2%.
Contrariamente alle aspettative, però, la conferenza stampa è stata relativamente dovish, escludendo non solo rialzi da 75pb alle prossime riunioni, ma anche l’esistenza di una spirale salari-prezzi.
Powell ha detto che sono probabili rialzi di 50pb al “prossimo paio di riunioni”, ma ha aggiunto che il Comitato “non sta considerando attivamente” interventi da 75pb.
Secondo Powell, la dimensione dei rialzi dipenderà dai dati di inflazione.
Per quanto riguarda il bilancio, il Comitato ha delineato in un documento ad hoc la sequenza di limiti al reinvestimento dei titoli in scadenza, in linea con quanto emerso dai verbali di marzo.
La riduzione del bilancio inizierà il 1° giugno, con limiti fissati a 30 mld per i Treasury e 17,5 mld per i titoli delle agenzie.
Dopo tre mesi, tali limiti raggiungeranno 95 mld al mese, suddivisi in 60 mld e 35 mld per Treasury e MBS, rispettivamente.
Secondo Powell il sentiero di rallentamento della domanda di lavoro generato dalla rimozione dello stimolo monetario potrà avvenire senza generare necessariamente disoccupazione in rialzo.
A suo avviso “c’è una buona probabilità” di un atterraggio morbido o “quasi morbido” (“softish”).
Inoltre, Powell ha affermato che “non vediamo una spirale salari-prezzi, e sottolineato che le aspettative di inflazione appaiono ancora “ben ancorate”.
Nell’insieme, la conferenza stampa è apparsa poco incisiva e con un messaggio a tratti incerto sullo scenario economico e sul sentiero di rimozione dello stimolo appropriato per correggere l’attuale situazione di surriscaldamento del mercato del lavoro.
In conclusione, il messaggio di fondo a nostro avviso è che il sentiero di default per i tassi ora è caratterizzato da rialzi di 50pb, in attesa di segnali concreti di rallentamento dell’inflazione.
Pertanto, la previsione è che almeno per tutta l’estate gli interventi restino di tale entità, con la possibilità (ancora incerta) di un ritorno a ritmi da 25pb in autunno.
Riteniamo molto difficile che il rallentamento della domanda possa avvenire senza contraccolpi sul tasso di disoccupazione: l’atterraggio “softish” previsto da Powell potrebbe comunque essere caratterizzato da un rallentamento della crescita significativo nel 2023-24.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è sceso sull’esito del FOMC, rivedendo livelli abbandonati una settimana prima.
La Fed infatti, pur alzando i tassi di 50 pb come da attese, confermando che proseguirà in modo spedito sia con i rialzi (Powell ha esplicitato che saranno probabilmente ancora di 50 pb sia a giugno sia a luglio) sia con la riduzione del bilancio (che partirà a giugno, al ritmo di 47,5 miliardi al mese nei prossimi tre mesi, per salire fino a 95 miliardi da settembre) non ha fornito indicazioni che portassero i mercati a rivedere ulteriormente verso l’alto il sentiero atteso dei rialzi.
Powell ha inoltre di fatto escluso rialzi di 75 pb.
Ha comunque confermato la determinazione ad agire in modo incisivo per riportare l’inflazione, che è “troppo alta” (traduz.: “much too high”), sotto controllo, aggiungendo però che le decisioni sui tassi verranno prese di riunione in riunione in base all’evolversi del quadro complessivo.
Infatti, anche se crescita e dinamica occupazionale sono robuste, e le condizioni del mercato del lavoro sono “tirate”, il conflitto russo-ucraino incide negativamente sull’attività economica e genera incertezza anche sullo scenario USA e lo stesso processo di aggiustamento monetario non è indolore.
Questa mattina il dollaro è già in parziale risalita.
Tuttavia, In assenza di segnali che possano indurre il mercato a rivedere verso l’alto il sentiero atteso dei rialzi Fed, il dollaro potrebbe ritracciare leggermente o comunque stabilizzarsi in queste settimane – anziché accelerare ancora verso l’alto.
Il vero test sarà comunque il prossimo FOMC del 15 giugno, perché in tale occasione verrà pubblicato il nuovo profilo atteso dei tassi ufficiali: se dovesse essere più elevato di quanto sconta il mercato il dollaro salirebbe ulteriormente.
Intanto resta comunque da seguire l’evoluzione della risk aversion: se dovesse di nuovo aumentare significativamente, il biglietto verde ne beneficerebbe ancora.

EURSull’esito del FOMC l’euro è risalito da 1,05 a 1,06 EUR/USD, non venendo per ora penalizzato dalla proposta della Commissione UE di embargo totale sul petrolio russo (da realizzarsi gradualmente entro sei mesi).
Questa mattina sta già arretrando parzialmente, ma potrebbe riprendere a rafforzarsi già nel breve (prima fascia di resistenze chiave in area 1,07 EUR/USD) se non vi saranno sviluppi particolarmente negativi sul fronte russo-ucraino e se dalla BCE arriveranno altri segnali a favore di un possibile primo rialzo dei tassi già a luglio.
I rischi restano comunque verso il basso.

GBPAnche la sterlina si è rafforzata post-FOMC contro dollaro, da 1,24 a 1,26 GBP/USD, un po’ più dell’euro rispetto al quale si è leggermente rafforzata, da 0,84 a 0,83 EUR/GBP, ma sta arretrando in entrambi i casi questa mattina.
Oggi cruciale sarà l’esito della riunione BoE.
Le attese sono per un rialzo dei tassi da 0,75% a 1,00%, livello questo che la BoE aveva indicato come soglia minima per poter avviare la riduzione del bilancio, annuncio atteso già alla riunione odierna.
L’aspetto più importante della riunione odierna riguarda però le indicazioni che la BoE vorrà offrire in merito al sentiero di rialzi da attuare nel secondo semestre, anche attraverso le nuove previsioni di crescita e inflazione contenuta nel MPR aggiornato.
Nell’ultimo rapporto del 3 febbraio, precedente quindi lo scoppio del conflitto russo-ucraino, la BoE aveva già rivisto al ribasso la crescita e al rialzo l’inflazione, utilizzando come ipotesi sui tassi ufficiali rialzi verso 1,50% entro metà 2023.
Il nuovo MPR dovrebbe contenere una nuova revisione al ribasso della crescita e al rialzo dell’inflazione per effetto del conflitto.
Il deterioramento del trade-off, già sfavorevole, tra crescita e inflazione, potrebbe indurre la BoE a una breve pausa nel ciclo di rialzi (dopo i quattro consecutivi attuati tra dicembre e maggio), alla riunione di giugno, anche per verificare gli effetti dell’avvio della riduzione del bilancio.
Altri due rialzi di 25 pb entro fine anno, ad agosto e settembre o novembre, rimangono tuttavia ancora probabili e i rischi sono verso l’alto, ovvero la BoE potrebbe attuare altri uno/due rialzi in più, privilegiando nel breve l’azione di contrasto sull’inflazione, anche a costo di indebolire ulteriormente la crescita, e preferendo semmai tagliare i tassi in un momento successivo se necessario.
Appare invece ancora un po’ eccessivo il profilo di rialzi incorporato dal mercato (25 pb ad ogni riunione fino a dicembre, con punto di arrivo per fine anno a 2,25%).
Se la BoE non farà marcia indietro sui tassi per via del conflitto, la sterlina dovrebbe trarne vantaggio, ma in misura probabilmente modesta in quanto il sentiero di rialzi BoE sarà comunque più blando rispetto alla Fed.

JPYSull’esito del FOMC anche lo yen si è rafforzato contro dollaro, da 130 a 128 USD/JPY, aiutato dalla non-salita dei rendimenti a lunga USA.
Contro euro si è invece indebolito leggermente, da 136 a 137 EUR/JPY per via del maggior rafforzamento dell’EUR/USD.
I margini di rafforzamento contro dollaro nel breve dovrebbero tuttavia essere modesti, a meno di un calo significativo dei rendimenti a lunga USA: questa mattina infatti sta già arretrando nuovamente.

 

PREVISIONI:

FRANCIA – Oggi la produzione industriale è vista in ulteriore calo (-0,3% m/m), dopo la contrazione già registrata a febbraio (-0,8%).

STATI UNITI – Oggi è in uscita il dato della crescita della produttività del 1° trimestre che dovrebbe essere in ampio calo, -5,5% t/t ann., alla luce della contrazione del PIL.
Il costo del lavoro per unità di prodotto dovrebbe accelerare a 9,8% t/t ann.