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5 Giugno 2023 – nota economica giornaliera

AREA EURO
– Giovedì, l’inflazione è calata più del previsto a maggio, a 6,1% dopo la risalita al 7% di aprile (con prezzi stabili nel mese).
Il rallentamento tendenziale è imputabile principalmente all’energia, che è tornata in territorio negativo, a -1,7% a/a da 2,4% di aprile, e agli alimentari (a 12,5% da 13,5% di aprile).
Ha sorpreso inoltre il rallentamento nei servizi, a 5% da 5,2%, legato principalmente ai trasporti.
L’inflazione core BCE (al netto di alimentari freschi ed energia) ha mostrato il secondo rallentamento consecutivo dopo il picco di marzo, a 6,9% dal 7,3% precedente.
L’indice al netto di alimentari ed energia è sceso nuovamente anch’esso, di tre decimi, al 5,3%.
Il nostro scenario previsivo rimane coerente con un calo dell’inflazione nei prossimi mesi, fino al 2,7% a fine anno (la previsione è stata rivista al ribasso da 3% stimato in precedenza).
La discesa proseguirebbe nella prima parte del prossimo anno, sino a un punto di minimo al 2% nella primavera 2024.
L’indice core BCE è stimato al 3,4% a fine 2023 e vicino al 2% nella seconda parte dell’anno prossimo.
– La stima finale del PMI manufatturiero di maggio nell’Eurozona ha visto una revisione al rialzo di due decimi a 44,8 (comunque in calo da 45,8 di aprile).
Si è registrata una revisione al rialzo anche in Germania (a 43,2 da 42,9 della stima flash e da 44,5 del mese precedente), mentre in Francia il dato preliminare è stato rivisto al ribasso (45,7 da 46,1, in aumento di un decimo rispetto ad aprile).
I due indicatori si sono confermati ampiamente sotto la soglia di invarianza e ai minimi dai mesi del primo lockdown nel 2020.
In Spagna il PMI manufatturiero è sceso a 48,4 da 49 di aprile, registrando in particolare un ampio calo dei nuovi ordini; l’indicatore sulla produzione è sceso in territorio recessivo per la prima volta da inizio anno.
– Nell’area euro il tasso di disoccupazione è calato al 6,5% ad aprile dopo che il dato relativo al mese precedente è stato rivisto al rialzo di un decimo al 6,6%

ITALIA
 – Il PMI manufatturiero è calato a 45,9 a maggio da 46,8 di aprile, ai minimi da tre anni.
L’indagine conferma un quadro di debolezza della domanda e riporta un’accelerazione al ribasso del ritmo di contrazione della produzione e degli ordini, con gli indici relativi sui livelli più bassi dallo scorso autunno. I prezzi, sia di acquisto che di vendita, continuano nel loro trend discendente
– Il tasso di disoccupazione si è attestato al 7,8% ad aprile (da 7,9% di marzo, rivisto al rialzo di un decimo), registrando un minimo dal 2009 se si escludono i mesi di lockdown nella primavera del 2020.
Rispetto al mese precedente si registra un incremento degli occupati (+48 mila unità, +0,2%) e una diminuzione sia dei disoccupati (-14 mila, -0,7%) che degli inattivi (-25 mila, -0,2%).
Come per il resto dell’area euro, il tasso di disoccupazione potrebbe risalire nella seconda parte dell’anno, ma l’incremento dovrebbe risultare complessivamente modesto.

GERMANIA – Poco fa i dati sul commercio estero di aprile hanno mostrato una crescita dell’export (+1,2% m/m) ed una flessione per l’import (-1,7% m/m); di conseguenza, l’avanzo commerciale destagionalizzato è salito a 18,4 miliardi dai 14,9 miliardi di marzo, un massimo da oltre due anni.

FRANCIA – Venerdì, la produzione industriale è rimbalzata di 0,8% m/m in aprile, circa in linea con le nostre attese, da un precedente -1,1% m/m.
Il dato ha beneficiato della fine degli scioperi nelle raffinerie ma non è sufficiente a recuperare il tonfo di marzo.
Le indagini congiunturali non puntano verso una riaccelerazione dell’industria nei prossimi mesi.

BELGIO – La crescita del PIL nel 1° trimestre è stata rivista al rialzo di un decimo a 0,5% t/t, in accelerazione rispetto allo 0,1% di fine 2022.

STATI UNITI
 – Venerdì, i dati sul mercato del lavoro di maggio hanno dato informazioni miste.
Sul fronte dell’occupazione, i nonfarm payrolls hanno sorpreso verso l’alto, con un aumento di 339 mila e revisioni per i due mesi precedenti per un totale di 93 mila posti.
La variazione di maggio è spinta sia dal settore privato (283 mila) sia da quello pubblico (56 mila). Nell’industria, le costruzioni hanno aggiunto 26 mila posti, ma il manifatturiero ha registrato debolezza (-2 mila).
Nei servizi privati la variazione di 257 mila è dovuta principalmente ai servizi alle imprese (64 mila), a sanità e istruzione (97 mila) e a tempo libero e ospitalità (48 mila).
L’indagine presso le famiglie ha mostrato un quadro meno positivo, con un calo di -310 mila che, insieme all’aumento della forza lavoro di 130 mila, ha determinato un incremento del tasso di disoccupazione di tre decimi, a 3,7%.
I salari orari sono aumentati di 0,3% m/m, con la variazione tendenziale a 4,3% a/a, sulla scia di revisioni verso il basso per i mesi precedenti.
Nel complesso i dati continuano a mostrare trend solidi nei servizi, senza indicazioni di rallentamento e mettono rischi verso l’alto per il sentiero dei tassi, anche perché rendono probabili revisioni verso l’alto delle proiezioni macroeconomiche di giugno per crescita e inflazione e verso il basso per il tasso di disoccupazione.
– L’ISM manifatturiero a maggio ha segnato un modesto calo, a 46,9 da 47,1, con incrementi per produzione (a 51,1) e occupazione (a 51,4), più che controbilanciati dall’ampia correzione dei nuovi ordini, a 42,6.
È importante notare anche l’ulteriore scivolamento dell’indice dei prezzi, a 44,2 da 53,2, che segnala pressioni verso il basso sull’inflazione.

CINA – Il PMI dei servizi rilevato da Caixin è salito da 56,4 in aprile a 57,1 in maggio, contrariamente alle attese, posizionate per un calo a 55,1 (consenso Bloomberg), e al PMI rilevato dal NBS (sceso da 55,1 in aprile a 53,8 in maggio).
L’aumento è stato trainato dalla componente dei prezzi di vendita, salita da 50,3 in aprile a 51,4 in maggio, il livello più alto da marzo 2022, e degli ordini.
Le imprese hanno riportato migliori condizioni di mercato e un aumento dei clienti, e hanno continuato ad assumere personale, sia pure a un ritmo inferiore ai mesi precedenti, per far fronte ad un incremento degli ordini inevasi.
Le aziende sono rimaste ottimiste sulle prospettive future, anche se le aspettative si sono ridimensionate rispetto al picco di gennaio, e a maggio sono calate per il quarto mese consecutivo.
L’aumento del PMI dei servizi e, in misura minore, dell’analogo indice nel manifatturiero, hanno fatto salire il PMI composito da 53,6 in aprile a 55,6 in maggio.

 

COMMENTI:                                  

BCE – Oggi alle 15 è in calendario l’audizione del presidente BCE Lagarde al Comitato Affari economici e Monetari del Parlamento europeo.

FRANCIAS&P ha confermato il rating sovrano francese a AA con outlook negativo, sottolineando i rischi sul sentiero della finanza pubblica.

STATI UNITI
 – Biden ha firmato il Fiscal Sustainability Act of 2023, che sospende il limite del debito e vincola la crescita della spesa discrezionale fino a inizio 2025, eliminando i rischi di altre crisi politiche fino a dopo le elezioni presidenziali dell’autunno 2024.
– Alla luce dei discorsi e dei dati recenti, il FOMC a giugno potrebbe fare una pausa e segnalare un probabile aumento a luglio, chiarendo che a questo punto la velocità di crociera dei rialzi sarà più contenuta, senza necessariamente avere raggiunto il picco, con interventi a riunioni alternate, basati anche sul flusso di informazioni disponibili.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in lieve calo ma ha ripreso a salire venerdì, sull’employment report che ha sorpreso verso l’alto per quanto riguarda la crescita occupazionale e apre al rialzo anche oggi aiutato anche dalla soluzione del problema del limite del debito che è stato sospeso.
Questo, unitamente ai dati recenti, prospetta uno scenario dell’economia USA meno negativo di quanto ipotizzabile fino a solo poche settimane fa, aprendo alla possibilità che la Fed alzi ancora i tassi, magari non a giugno ma a luglio, se nel frattempo non si ha evidenza di una discesa convincente dell’inflazione.
A giugno la Fed potrebbe fare una pausa perché le indicazioni che giungono dai dati sono contrastanti: ad esempio l’employment report ha comunque mostrato un aumento del tasso di disoccupazione e una decelerazione della dinamica salariale.
Nel breve, fintantoché comunque dai dati non emerge una tendenza chiara in indebolimento dell’economia USA e sul mercato permangono attese che la Fed possa alzare ancora i tassi, il dollaro può di conseguenza restare supportato.
Lo scenario di discesa del biglietto verde non è compromesso, ma viene probabilmente rinviato al di là del breve.
Chiarificatrice dovrebbe essere la riunione Fed della prossima settimana (mercoledì 14 giugno).
Oggi intanto esce l’ISM non-manifatturiero, atteso in miglioramento.

EURAnche l’euro ha chiuso la settimana passata in calo, seppure davvero marginale, perché in generale si è mosso di riflesso alla dinamica del dollaro, mostrando però maggior inclinazione a scendere perché penalizzato da dati dell’area spesso meno positivi delle attese, come è stato anche questa mattina con le stime finali dei PMI che hanno mostrato una revisione al ribasso.
I dati dei prossimi giorni potrebbero dare indicazioni di carattere misto, con produzione industriale tedesca (mercoledì) e italiana (venerdì) in recupero rispetto alla contrazione del mese precedente, ma con la stima finale della crescita del PIL dell’area (giovedì) che potrebbe essere rivista al ribasso.
La BCE, pertanto, che comunque alzerà i tassi anche la prossima settimana (giovedì 15 giugno), potrebbe poi limitarsi a un altro ultimo rialzo anziché altri due come ampiamente scontato in precedenza (da seguire oggi in proposito l’audizione di Lagarde alle 15).
Questo contribuisce a mantenere l’euro sulla difensiva nel breve.
In base all’esito delle riunioni BCE e Fed sarà da valutare se posticipare o meno, di un po’, la fase di risalita attesa dell’euro.
Nel breve, comunque, il downside resta limitato (fascia 1,06-1,05 EUR/USD) perché comunque almeno a giugno la BCE dovrebbe alzare ancora i tassi mentre la Fed dovrebbe lasciarli fermi e quando la Fed inizierà a tagliare i tassi la BCE invece li dovrà comunque tenere fermi per un paio di trimestri circa.

GBPAnche la sterlina ha chiuso la settimana passata in lieve rafforzamento contro dollaro da 1,23 a 1,24 GBP/USD, ma tornando a scendere da venerdì, da massimi in area 1,25 GBP/USD, sull’employment report USA per aprire ancora in calo oggi sulla generalizzata resilienza del biglietto verde.
In assenza di dati importanti sull’economia britannica in questi giorni la sterlina seguirà perlopiù i driver di dollaro per cui potrebbe stabilizzarsi nel range dell’ultima settimana.
Contro euro la scorsa settimana la sterlina si è rafforzata da 0,86 a 0,85 EUR/GBP, anche se oggi è di nuovo in calo.
A sostenerla stanno contribuendo le attese d mercato che vedono la BoE alzare i tassi più della BCE nei prossimi mesi.
A nostro avviso la BoE dovrebbe fare altri due rialzi, a giugno (fra due settimane, il 22 giugno) e ad agosto, pertanto non più della BCE, e quindi la recente maggior forza della sterlina dovrebbe rivelarsi temporanea, ma saranno comunque le prossime tornate di dati a chiarire lo scenario.

JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata in lieve rafforzamento contro dollaro da 140 a 139 USD/JPY tornando a scendere da venerdì, sempre in linea con la dinamica dei rendimenti a lunga USA.
Questi restano il driver principale del cambio, che nei prossimi giorni potrebbe mantenersi nel range dell’ultima settimana in attesa di indicazioni più direzionali dal FOMC.
Lo yen si è rafforzato anche contro euro da 151 a 149 EUR/JPY, ma è di nuovo in calo oggi.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
– Oggi in area euro la stima finale del PMI servizi di maggio è attesa confermare la correzione a 55,9 da 56,2 di aprile; l’indicatore rimarrebbe su livelli ampiamente espansivi, segnalando che la ripresa nei servizi per ora è in grado di compensare la debolezza del manifatturiero.
Anche per l’Italia vediamo una flessione del PMI servizi, a 57,2 da 57,6 di aprile; nonostante l’ampio calo dell’indicatore manifatturiero, il PMI composito italiano dovrebbe rimanere al di sopra della soglia d’invarianza, a 53,2 da 55,3 del mese precedente.
– La settimana vedrà la pubblicazione dei primi dati reali riferiti al mese di aprile.
La produzione industriale in Germania (mercoledì) e Italia (venerdì), nonché le vendite al dettaglio nel complesso dell’Eurozona, dovrebbero mostrare un recupero dopo la flessione del mese precedente, pur restando coerenti con un’attività economica ancora fiacca a inizio trimestre.
Per effetto della contrazione registrata in Germania e dell’ampia revisione al ribasso del dato irlandese, ci aspettiamo che giovedì il PIL del 1° trimestre nell’area euro risulti in leggera contrazione (-0,1% t/t) anziché in crescita di un decimo come nella prima stima.
– Sempre nell’Eurozona, i prezzi alla produzione nell’industria dovrebbero essere calati per il quarto mese ad aprile, stimiamo di -3,2% m/m da un precedente -1,6% m/m.
Come nei mesi precedenti, sono stati ancora i prodotti energetici (e in misura minore i beni intermedi) a guidare la discesa dei prezzi; il ritmo di crescita per le altre componenti dovrebbe restare positivo ma è visto in progressiva decelerazione.
In termini tendenziali la crescita del PPI è attesa moderare all’1,3% da 5,9% di marzo: si tratterebbe di un minimo da gennaio 2021.

STATI UNITI
– Questa settimana l’agenda dei dati è quasi vuota.
Il deficit della bilancia commerciale ad aprile dovrebbe mostrare un significativo ampliamento, spinto da un calo dell’export e da un aumento delle importazioni.
– Oggi l’ISM dei servizi a maggio è previsto a 51,8 da 51,9 di aprile. Le indicazioni delle prime indagini dei servizi sono miste.
Il PMI flash ha registrato un aumento a 55,1, mentre a livello regionale i segnali sono stati deboli.
L’indice della Business Leaders Survey della NY Fed è sceso a -10,8, in territorio recessivo per il decimo mese consecutivo, e quello della Philadelphia Fed ha segnato un modesto rialzo a -9,5, sempre in area recessiva.
I servizi dovrebbero continuare a sostenere la crescita nella parte centrale dell’anno, ma a ritmi più contenuti.