Seguci su twitter

Categorie

05 giugno 2020 – nota economica giornaliera

GERMANIA – In aprile, i nuovi ordini industriali sono calati di -25,8% m/m dopo il -15,0% m/m di marzo (rivisto al rialzo di 6 decimi).
Su base tendenziale, la contrazione è passata da -15,4% a -36,6% a/a. La caduta è trainata dagli ordinativi esteri (-28,1% m/m), in particolare dal resto dell’eurozona (-30,6% a/a).
Dal punto di vista dell’utilizzo finale, la caduta è più forte per i beni di investimento (-30,6% m/m) che per intermedi (-22,7%) e beni di consumo (-11,4%).
Nello stesso mese, le indagini IFO e PMI avevano segnato un crollo ai minimi storici degli indici sugli ordinativi.
I dati di maggio dovrebbero mostrare un primo rimbalzo, rifletto delle riaperture verificatesi in Germania e nei maggiori partner commerciali del paese.

AREA EURO – Le vendite al dettaglio di aprile hanno subito un ulteriore crollo del -11,7% m/m, dopo il -11,1% m/m precedente, per effetto delle misure restrittive adottate dalla seconda metà del mese di marzo per combattere il contagio di COVID-19. Il calo ha coinvolto soprattutto i beni non alimentari, che hanno visto una flessione del -17,0% m/m in aprile, ed il carburante per autotrazione (-27,7% m/m).
Lo spaccato per Paesi vede Francia (-20,0% m/m) e Spagna (-19,4% m/m) registrare un valore al di sotto della media dell’Eurozona, mentre la Germania (-5,3% m/m) ha subito una flessione meno severa. Sull’anno, le vendite sono scese del -19,6% a/a dal -8,8% a/a di marzo. I consumi sono visti in ripresa, graduale, nei prossimi mesi, sulla scia dell’allentamento delle misure di contenimento di COVID-19.

STATI UNITI
– Le richieste di nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 30 maggio correggono a 1,877 mln da 2,123 mln della settimana precedente. I nuovi sussidi erogati con i programmi per la pandemia istituiti con il CARES Act calano a 623 mila (da 1,295 mln della settimana precedente), portando il totale di nuovi sussidi (erogati o richiesti) a 2,5 mln.
I sussidi esistenti (sulla base dei programmi statali regolari) nella settimana conclusa il 23 maggio aumentano a 21,487 mln (da 20,838 mln della settimana precedente), ma restano al di sotto del picco di 24,9 mln di un mese fa.
La somma di tutti i sussidi continuativi erogati nella settimana conclusa il 16 maggio è pari a 29,965 mln, di cui 18,788 mln con i programmi statali e 10,950 mln con i programmi espansi per la pandemia.
I dati mostrano ulteriore rallentamento della dinamica dei nuovi sussidi e/o delle nuove richieste, in linea con la stabilizzazione attesa della perdita di posti di lavoro, ma la ripresa dei sussidi esistenti dopo una settimana di flessione conferma l’incertezza delle previsioni per il sentiero del mercato del lavoro.
– La bilancia commerciale ad aprile registra un ampliamento del deficit a -49,4 mld (da -42,3 mld), sulla scia di un crollo dell’export (-20,5% m/m) molto più ampio del calo dell’import (-13,7% m/m).
La correzione delle esportazioni risente principalmente del blocco della produzione nel settore auto, a cui si è aggiunta l’ulteriore flessione dei servizi (turismo e trasporti).
I dati puntano a un contributo marginalmente negativo delle esportazioni nette alla dinamica del PIL nel 2° trimestre.

GIAPPONE – I consumi delle famiglie calano di -11% a/a in termini nominali e di -11,1% a/a in termini reali. La correzione è diffusa alle principali componenti (alimentari, abbigliamento, sanità, cultura e ricreazione), con l’eccezione dell’abitazione e delle utility.
Su base mensile, i consumi sono in calo di -6,1% m/m, dopo -4,6% m/m a marzo, con crolli particolarmente marcati nell’abbigliamento (-41,6% m/m, dopo -17,5% m/m), nei trasporti (-6,7% m/m), nelle attività culturali e ricreative (-13,2% m/m).
Il mese di aprile rappresenta il picco degli effetti della dichiarazione di stato di emergenza in Giappone, che ha indicato misure di distanziamento sociale “volontarie”, terminate poi fra inizio e metà maggio. La contrazione prevista per il 2° trimestre è intorno a -10% t/t, dopo un calo nel 1° trimestre di -0,9% t/t (la seconda stima sarà pubblicata lunedì 8/6 e dovrebbe includere una revisione verso l’alto di un paio di decimi).

 

COMMENTI:

BCE – Il consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ha annunciato l’estensione del PEPP al giugno 2021, aumentandone la dimensione di 600 miliardi, a 1350 miliardi complessivi.
Una decisione in tal senso era scontata entro settembre, ma evidentemente la BCE ha preferito sgombrare subito il campo dall’incertezza e cogliere l’occasione dell’aggiornamento (in peggio, ovviamente) delle previsioni macroeconomiche. L’annuncio è circa in linea con quanto avevamo incluso nello scenario centrale, sia come durata dell’estensione, sia come dimensione, e l’anticipo non ha ripercussioni sostanziali.
Come ha affermato la presidente Lagarde, a sua volta la dimensione dell’incremento è collegata alla durata dell’estensione temporale.
La scelta di giugno 2021 è stata fatta perché il consiglio ritiene che per allora ci sarà maggiore visibilità sulle prospettive e un ritorno all’inflazione pre-COVID.
Sempre con riferimento al PEPP, il comunicato segnala che le scadenze saranno reinvestite almeno fino alla fine del 2022. Questo era un altro punto finora non chiarito del programma. Non sono state annunciate modifiche né all’APP, né ai tassi ufficiali, né ai programmi di rifinanziamento (già interessati da molti annunci nei mesi scorsi). Verosimilmente la politica monetaria resterà ferma per diverso tempo.
Nel commento sulla situazione economica, la BCE ha sottolineato l’impatto negativo su domanda, occupazione e capacità produttiva, e l’incertezza sulla velocità del rimbalzo previsto nel terzo trimestre. La previsione centrale di variazione del PIL è ora di -8,7% nel 2020 e +5,2% nel 2021, e si sposta così circa al centro dell’intervallo di stima comunicato a maggio.
Peraltro, l’incertezza di scenario è tale che la BCE ha deciso di pubblicare anche due scenari alternativi, uno più favorevole (2020: -5,9%; 2021: +6,8%) basato sull’ipotesi di scomparsa dell’epidemia, e uno negativo con nuove fasi di confinamento fino alla metà del 2021 (2020: -12,6%; 2021: 3,3%).
L’inflazione è attesa in lieve calo nei prossimi mesi e quindi stabile su livelli modesti, sicché la media 2020 è prevista ora a 0,3% a/a e 1,3% nel 2021.
La BCE ritiene che i fattori di offerta compenseranno soltanto in parte il freno esercitato dalla debolezza della domanda nel medio termine.
La situazione sarà probabilmente riesaminata più seriamente a settembre, alla luce degli sviluppi sul fronte della ripresa e delle politiche fiscali, ma non ci attendiamo ulteriore stimolo se lo scenario centrale si rivelerà quello corretto.
Lagarde
ha anche affrontato la questione della sentenza della corte costituzionale tedesca, definendola un problema che deve essere affrontata esclusivamente dalle istituzioni tedesche (parlamento e governo).

GERMANIA – I dettagli della nuova manovra fiscale annunciata dal governo federale mostrano che il perno è costituito per il 2020 da una riduzione temporanea delle aliquote IVA (da 19% a 16% quella standard e da 7 a 5% quella agevolata fino al 31/12/2020, con un impatto stimato in 20 miliardi), oltre che da aumenti dei trasferimenti a Stati e comuni per compensare le maggiori spese legate alla crisi pandemica (ben 12,5 miliardi nel 2020 e 4,5 miliardi nel 2021) e incentivi alle imprese (come ammortamenti accelerati); nel più lungo termine, il governo ha annunciato una serie di misure finalizzate a sostenere la transizione verde (anticipo di investimenti, riduzione della soprattassa che sussidia le energie rinnovabili, incentivi sull’acquisto di auto elettriche ecc.), a rafforzare il sistema sanitario e la produzione di dispositivi medici (€10 miliardi) e a promuovere la digitalizzazione della pubblica amministrazione (€10 miliardi).
A una prima analisi, il pacchetto dovrebbe innalzare l’impulso fiscale di circa 50 miliardi nel 2020, facendolo arrivare all’8,8% del PIL e a circa 3/5 dell’impulso fiscale complessivo dell’area euro.

STATI UNITI – COVID-19 update
Contagi 1.872.660, nuovi contagi 21.100, decessi 108.211, guarigioni 485.002 (Fonte: JHU).
Il Congressional Budget Office ha pubblicato una valutazione di una possibile estensione al 31 dicembre 2020 dell’integrazione ai sussidi di disoccupazione prevista dal CARES Act.
Attualmente, l’integrazione federale di 600 dollari settimanali ai sussidi erogati con i programmi statali regolari potrà restare in vigore fino al 31 luglio 2020.
Secondo il CBO estendere l’integrazione per altri 6 mesi implicherebbe che:
1) circa 5 su 6 individui che riceveranno i sussidi con l’integrazione avranno un sussidio complessivo superiore al reddito da lavoro prevedibile in tale periodo;
2) in media tali individui spenderebbero in beni e servizi un ammontare simile a quello prevedibile se avessero un lavoro, e superiore a quello associato alla percezione del sussidio senza integrazione.
Di conseguenza, il PIL nel 2° semestre e l’occupazione sarebbero superiori a quelli prevedibili senza l’estensione dei 600 dollari, ma nel 2021 sarebbero inferiori rispetto al caso di mancata estensione.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto ulteriormente e abbondantemente, ma questa volta soprattutto per effetto dell’ampio rafforzamento post-BCE dell’euro.
La correzione in atto dovrebbe essere in via di esaurimento, a meno che dai dati non emerga uno scenario che veda l’economia USA molto più penalizzata dalla crisi rispetto all’area euro.
L’employment report di oggi mostrerà ancora una situazione molto negativa ma in miglioramento rispetto al mese precedente, confermando che il peggio dovrebbe essere alle spalle se non vi sarà una nuova ondata di contagi con nuovo picco. Eventuali sorprese positive dall’employment report potrebbero perlomeno fermare il calo del biglietto verde.

EURL’euro si è rafforzato ampiamente, da 1,11 a 1,13 EUR/USD (massimo di oggi a 1,1383), sull’esito della riunione BCE, che ha annunciato un incremento del PEPP di 600 miliardi (superiore alle attese) a 1350 complessivi, e la sua estensione a giugno 2021. Gli altri parametri di policy sono rimasti invariati.
La reazione dell’euro si spiega con l’aspettativa che grazie a questo ulteriore stimolo monetario la ripresa economica dell’area possa essere più agevole. In realtà la dinamica futura del cambio dipenderà dal confronto diretto tra area euro e Stati Uniti: se la ripresa dell’area dovesse essere più rapida e solida rispetto a quella USA allora l’euro avrebbe ragione di apprezzarsi ulteriormente.
Poiché nel breve non vi sarà possibilità di avere indicazioni in tal senso, il rialzo in corso del cambio dovrebbe essere in via di esaurimento.
Con il movimento di ieri si apre tecnicamente (e virtualmente) la possibilità di un rafforzamento verso il target successivo a 1,1450 EUR/USD, che definisce il limite di normale ritracciamento rialzista ma non inaugura il fronte rialzista, per cui ammette ancora una discesa con ritorno all’interno del fronte ribassista in corso fino a pochi giorni fa.
Per misurare la capacità di tenuta dell’euro sarà da verificare oggi la sua reazione ai dati USA: un’eventuale sorpresa favorevole dall’employment report dovrebbe almeno bloccare l’ascesa del cambio.

GBP – La sterlina ha consolidato contro dollaro in area 1,26 GBP/USD, non per ragioni di forza propria ma per la debolezza del dollaro. Infatti è scesa contro euro da 0,89 a 0,90 EUR/GBP, per via della salita post-BCE dell’EUR/USD. Oggi termina il quarto round di negoziati con l’UE. Sembra che nemmeno questa volta ci siano stati dei progressi sui temi rilevanti. In tal caso la sterlina dovrebbe arretrare sia contro dollaro sia contro euro.

JPYLo yen è sceso sia contro dollaro, seppure di poco, da 108 a 109 USD/JPY, sia contro euro, di molto, da 121 a 124 EUR/JPY (nuovo minimo da circa un anno), al permanere di un sentiment positivo a livello globale, cui ieri ha contribuito anche l’esito della riunione BCE. L’incertezza però rimane molto elevata, per cui la discesa in atto della valuta nipponica dovrebbe essere temporanea.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – L’employment report di maggio dovrebbe essere un altro bollettino di guerra, ma molto meno drammatico rispetto a quello di aprile sul fronte dell’occupazione, con un calo di occupati atteso a -5,1 mln, dopo -20,5 mln ad aprile, sulla base delle informazioni disponibili dai dati dei sussidi di disoccupazione delle settimane di rilevazione di maggio e aprile.
Anche le indagini di settore puntano a un’ulteriore riduzione degli occupati, se pure a ritmi meno violenti rispetto ad aprile. Il calo di posti di lavoro dovrebbe essere diffuso alla maggior parte dei settori, ma potrebbe esserci una stabilizzazione nelle costruzioni residenziali e nei settori in cui è più diffuso il lavoro a distanza, oltre che una ripresa nella sanità e nei settori in cui la fine del lockdown ha permesso di riprendere, se pure parzialmente, l’attività.
Il tasso di disoccupazione è previsto in ampio aumento, a 18,1%, da 14,7% di aprile, con un tasso di partecipazione ancora in calo, a 60% da 60,2% di aprile.
La chiusura definitiva di molte imprese, di tutte le dimensioni, dovrebbe rafforzare la contrazione nei settori del turismo, della ricreazione, del commercio al dettaglio e dell’istruzione.
Nel mese di maggio molte imprese hanno dato indicazioni negative sulla possibilità di riapertura dopo il lockdown e hanno annunciato licenziamenti (soprattutto fra le imprese di grande dimensione) ed è probabile che anche nei dati dell’employment report ci sia una graduale riduzione dei “disoccupati temporanei” sul totale dei senza lavoro.
Un elemento importante per le previsioni del 3° trimestre è la percentuale di disoccupati che si definiscono “disoccupati temporanei”: questa percentuale era a un massimo storico oltre il 78% ad aprile. Al di là di problemi di raccolta e classificazione dei dati, è probabile che questa percentuale sia sovrastimata dagli individui e dalle stesse imprese, ancora incerte sulla sorte delle loro attività. Una percentuale elevata di disoccupati temporanei è un fattore di sostegno alla spesa delle famiglie, che hanno il reddito temporaneo dei sussidi e dei trasferimenti e potrebbero limitare la riduzione dei consumi se pensano di essere riassunti a breve.
Le ore lavorate dovrebbero essere in aumento, mentre i salari orari dovrebbero rallentare, con un incremento di 1,3% m/m spiegato, come il +4,7% m/m di aprile, dall’uscita dei lavoratori con reddito più basso dalle buste paga.
Nel complesso l’employment report, se pure ancora negativo, dovrebbe confermare che il peggio in termini di perdita di occupazione è stato segnato ad aprile e preludere a una probabile svolta a giugno, quando dovrebbe esserci un aumento di occupati storicamente molto elevato, anche se non in grado di compensare le perdite viste nei tre mesi precedenti.
Tuttavia, le informazioni più tempestive restano quelle dei sussidi e delle altre variabili raccolte con frequenza settimanale, che puntano a una ripresa dell’attività, e quindi dell’occupazione, da giugno in poi.