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05 Dicembre 2019 – nota economica giornaliera

GERMANIA – I nuovi ordinativi all’industria manifatturiera deludono, con una correzione di -0,4% m/m (-5,5% a/a) a ottobre; il dato di settembre è rivisto però verso l’alto di due decimi a +1,5% m/m.
Gli ordini domestici sono in calo di -3,2% m/m, mentre quelli esteri rimbalzano di +1,5% m/m, grazie a un’ampia variazione dai paesi dell’area euro (+11,1% m/m) a fronte di una contrazione di -4,1% m/m dal resto del mondo. La disaggregazione per settore mostra debolezza per i beni capitali (-1,5% m/m), mentre i beni di consumo e quelli intermedi sono in rialzo di 0,3% m/m e 0,7% m/m, rispettivamente. Le consegne restano deboli, con un aumento di 0,1% m/m a ottobre, dopo -1,2% m/m a settembre, e mantengono fragile lo scenario degli investimenti nel 4° trimestre. Il livello degli ordini conferma la stabilizzazione iniziata a metà 2019, con un’interruzione del trend verso il basso in atto dal 2018.
Questa stabilizzazione appare però guidata dall’estero, mentre la domanda domestica risulta invece in ulteriore peggioramento.

AREA EURO – Il PMI servizi dell’eurozona di novembre è stato rivisto al rialzo a 51,9 rispetto alla stima flash. L’indice resta in calo rispetto al 52,2 di ottobre. Sia il PMI tedesco che quello francese sono stati rivisti rispetto alla prima lettura, ma in direzioni opposte: il primo al rialzo a 51,7, risultando ora in lieve aumento rispetto al 51,6 di ottobre; il secondo al ribasso a 52,2. La prima stima del PMI servizi per i restanti Paesi mostra un netto rallentamento in Italia (a 50,4 da 52,2 di ottobre) e viceversa una accelerazione in Spagna (a 53,2 da 52,7 del mese precedente). Per il PMI servizi eurozona, nonostante il calo dell’indice di attività, si nota un lieve incremento delle aspettative sugli affari e dell’indice occupazionale.
A seguito delle revisioni sia nel manifatturiero che nei servizi, il PMI composito è stato rivisto da 50,3 della stima flash a 50,6, risultando ora in linea con il dato del mese precedente. Il livello dei PMI è coerente con una crescita per il PIL dell’area euro di 0,1% t/t a cavallo d’anno. Francia e Spagna continuano a sovraperformare, mentre Germania e Italia mantengono una maggiore debolezza rispetto alla media dell’area.

STATI UNITI
– La stima ADP dei nuovi occupati non agricoli privati a novembre, a 67 mila, è molto al di sotto delle aspettative di consenso (140 mila). Il rapporto mostra una contrazione di -18 mila nell’industria (-6 mila in ciascuno dei tre settori, costruzioni, manifatturiero ed estrattivo), e un aumento di 85 mila nei servizi (contrazioni in trasporti e informazione, aumenti solidi in sanità, servizi alle imprese, ospitalità).
Il dato mette rischi verso il basso per l’employment report di venerdì. I non farm payrolls saranno gonfiati dal rientro al lavoro di circa 45 mila occupati di GM dopo lo sciopero (questi erano stati contabilizzati come “occupati” nel dato ADP di ottobre). Al di là della volatilità dovuta allo sciopero, il trend dei nuovi occupati è in rallentamento verso variazioni intorno a 110-120 mila nel 2020.
– Anche l’ISM non manifatturiero a novembre delude, correggendo a 53,9 da 54,7 di ottobre (consenso: 54,5). L’indice di attività scende a 51,6 (da 57 di ottobre), ma gli ordini aumentano a 57,1 da 55,6 e l’occupazione sale a 55,5 da 53,7. Le imprese riportano ancora preoccupazione ed effetti negativi collegati alla guerra dei dazi e auspicano una soluzione, mentre continuano a segnalare scarsità persistente di manodopera. Dodici settori sono in espansione, cinque in contrazione (fra questi ultimi ci sono agricoltura, costruzioni ed estrattivo).
Secondo il direttore dell’indagine, il livello corrente dell’ISM non manifatturiero è in linea con una crescita del PIL vicina a 1,9% t/t ann. I dati non modificano le aspettative di crescita moderata nel 4° trimestre trainata dai consumi.

 

COMMENTI:

ITALIA – Nel documento semestrale “Le prospettive per l’economia italiana”, l’Istat ha diffuso per la prima volta la previsione sull’andamento del PIL nel 2020, visto in accelerazione a 0,6% da 0,2% di quest’anno (stima rivista al ribasso di un decimo rispetto alla proiezione dello scorso maggio).
La previsione è superiore al consenso, che si collocava allo 0,4% a novembre, e in linea con l’obiettivo governativo. La nostra stima è più cauta (0,3%), anche se riconosciamo che i rischi su tale previsione oggi non sono più verso il basso ma verso l’alto.
Istat vede nel 2020 un rallentamento solo lieve della domanda domestica (guidato dagli investimenti, mentre i consumi sono attesi mantenere il passo di quest’anno), in presenza di un contributo ancora lievemente positivo del commercio estero e di un minor freno dalle scorte (il nostro scenario per componenti di domanda è simile, ma implica una frenata più marcata degli investimenti, un contributo lievemente negativo del commercio estero e un apporto nullo dai magazzini). Condividiamo l’idea che il tasso di disoccupazione possa risultare poco variato l’anno prossimo. Tra le ipotesi alla base dello scenario Istat vi è un recupero del commercio mondiale (atteso crescere in volume di 2,3% nel 2020 dopo l’1,4% del 2019).
Nell’ultima parte del 2019, Istat si attende un’evoluzione sugli stessi ritmi dei mesi precedenti (0,1% t/t); a nostro avviso, i rischi su questa stima sono al ribasso.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro è sceso ulteriormente ieri penalizzato dai dati USA risultati più deboli del previsto con gli occupati ADP che sono aumentati meno delle attese e l’ISM non-manifatturiero che è sceso più delle attese. Sul fronte USA-Cina invece il flusso di notizie questa volta è stato positivo, con un report di Bloomberg secondo il quale le parti sarebbero vicine a un accordo sull’ammontare dei dazi da ridurre e con le dichiarazioni di Trump che ha espresso soddisfazione per come stanno procedendo i negoziati – notizie che hanno contribuito a ridimensionare il calo dovuto ai dati. Oggi, a meno di delusioni dai dati USA sugli ordini di beni durevoli – dei quali viene pubblicata la lettura finale – e a meno di sorprese dai dati area euro, il dollaro dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi, ferma restando la reattività, simmetrica, alle notizie sul fronte USA-Cina. Il prossimo appuntamento chiave con i dati sarà domani con l’employment report.

EUR – L’euro si è rafforzato sui dati USA più deboli delle attese salendo da 1,10 a 1,11 EUR/USD dove ha rivisto massimi abbandonati un mese fa, ma poi ha chiuso leggermente al ribasso a causa delle notizie favorevoli sul fronte USA-Cina. Non si è invece rafforzato sui PMI dell’area (servizi e composito, finali) che pure hanno mostrato revisioni al rialzo. Oggi viene pubblicata la stima finale del Pil dell’area per il 3° trimestre, attesa confermare la prima lettura. A meno di sorprese/delusioni da questo dato, l’euro dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi.

JPY – Lo yen ha ritracciato rispetto al rafforzamento di martedì – mantenendosi comunque ancora in area 108 USD/JPY contro dollaro e 120 EUR/JPY contro euro – indebolito dal nuovo flusso di notizie favorevoli sul fronte USA-Cina. Gli sviluppi su questo fronte resteranno il driver principale anche oggi. Dalla BoJ questa notte Harada ha dichiarato che non c’è bisogno di aumentare lo stimolo monetario perché la strategia BoJ del controllo della curva produce delle sinergie con il nuovo pacchetto di stimolo fiscale del governo.

GBP – La sterlina ha registrato un’improvvisa accelerazione rialzista sia contro dollaro da 1,29 a 1,31 GBP/USD sia contro euro da 0,85 a 0,84 EUR/GBP, rivedendo rispettivamente massimi abbandonati a maggio e nel 2017. In assenza di novità sul fronte preelettorale, il movimento ha natura perlopiù tecnica, dato l’avvicinarsi delle elezioni (tra una settimana esatta) e si colloca ancora in un contesto di indebolimento del dollaro. Sul fronte dati il PMI servizi è stato rivisto al rialzo. A meno di novità inattese per quanto riguarda le elezioni la sterlina dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
La stima finale del PIL dovrebbe essere confermata a 0,2% t/t e 1,2% a/a, come da stima preliminare. La crescita trimestrale è stata trainata dalla domanda finale interna.
– Prevediamo che l’occupazione sia cresciuta di 0,2% t/t. I dati già pubblicati hanno mostrato una lieve flessione in Italia, ma incrementi in diversi altri paesi (Germania, Spagna, Olanda, Austria, Portogallo). L’indice occupazionale nelle indagini PMI è calato a 51,68 nel 3° trimestre, e segnala un probabile rallentamento della crescita tendenziale dell’occupazione. Stimiamo che quest’ultima sia scesa ulteriormente all’1,0% a/a, dall’1,2% del 2° trimestre.

STATI UNITI – Il deficit della bilancia commerciale a ottobre è previsto in chiusura a -49,2 mld di dollari. In termini nominali i flussi dovrebbero essere frenati anche dal calo dei prezzi, più marcato per l’import (-0,5% m/m) che per l’export (-0,1% m/m). La stima preliminare della bilancia dei beni ha registrato una correzione dell’export di -0,7% m/m, dovuta ai segmenti auto e (sciopero GM) e agricoli (guerra dei dazi con la Cina), mentre le importazioni sono crollate di -2,6% m/m.
Il canale estero sulla base dei dati disponibili finora, dovrebbe dare un contributo positivo alla crescita del PIL del 4° trimestre.