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5 Agosto 2022 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Questa mattina, la produzione industriale ha visto un aumento di +0,4% m/m a giugno, dopo il -0,1% (rivisto al ribasso da 0,2%) registrato a maggio.
Rispetto ad un anno fa l’output risulta più basso di -0,5%.
Il manifatturiero ha visto una crescita di +0,7% m/m, spiegata principalmente dall’aumento dei beni di investimento (+1% m/m) e di consumo (+1,1% m/m). Cala il settore costruzioni (-0,8% m/m), mentre la produzione di energia è stagnante.

STATI UNITI
– Ieri, le nuove richieste di sussidi di disoccupazione al 30 luglio sono salite a 260 mila da 256 mila della settimana precedente, e i sussidi esistenti al 23 luglio sono aumentati a 1,416 mln da 1,368 mln del 18 giugno, su livelli storicamente ridotti ma su di un trend di moderato rialzo.
– La bilancia commerciale a giugno ha registrato un deficit di –79,6 mld, dopo -84,9 mld di maggio, con esportazioni in rialzo di 1,7% m/m e importazioni in calo di -0,3% m/m.

 

COMMENTI:

ITALIA – Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato il Dl Aiuti Bis da 15 miliardi di euro a cui vanno aggiunti ulteriori 2 miliardi di misure aggiuntive (il totale è quindi superiore ai circa 14 miliardi attesi) che portano il totale dei sostegni varati nell’anno in corso oltre i 50 miliardi.
Il decreto prevede un taglio del cuneo contributivo per i redditi inferiori a 35mila euro e l’anticipo ad ottobre della rivalutazione del 2% delle pensioni inizialmente prevista per gennaio 2023.
Sono stati inoltre prorogati gli sconti sulle accise sui carburanti al 20 settembre, i crediti d’imposta per le imprese energivore al 3° trimestre e il taglio degli oneri di sistema sulle bollette sul 4° trimestre.
Il decreto include inoltre maggiori fondi per comuni e enti locali, aiuti per l’ex ILVA, il rifinanziamento dei bonus trasporti e psicologo e misure per contrastare l’emergenza idrica.

REGNO UNITO – Ieri la Bank of England ha alzato i tassi, in linea con le attese, di 50pb con un voto di 8-1. L’incremento più ampio dal 1995 ha portato il Bank rate all’1,75%, un massimo da fine 2008.
Il sesto rialzo del costo del denaro è finalizzato a contenere un’inflazione che la BoE prevede raggiungere il 13% a fine anno e restare elevata anche nel 2023.
L’Istituto prevede però un’economia in recessione con il PIL che è visto contrarsi per cinque trimestri consecutivi a partire da fine 2022.
Il percorso di restrizione monetaria dovrebbe proseguire anche nelle prossime riunioni mentre per quanto riguarda il quantitative tightening il MPC è intenzionato, per il momento, di iniziare le vendite di gilts ad un ritmo di 10 miliardi di sterline per trimestre a partire da dopo la riunione di settembre (quando la decisione verrà approvata).

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto ieri, seguendo la dinamica ribassista dei rendimenti – in linea con continui segnali di rallentamento della crescita (ieri visibili anche nei dati sui sussidi di disoccupazione) – e il rientro della risk aversion.
L’employment report di oggi sarà un test importante: le attese sono per un rallentamento della dinamica occupazionale, che dovrebbe pertanto contribuire a indebolire ancora il biglietto verde.
La prospettiva di un significativo rallentamento dell’economia USA e della chiusura del ciclo di rialzi Fed nella prima parte dell’anno prossimo dovrebbero continuare a indebolire il dollaro già nel breve, ma per ora in misura modesta sia perché anche altrove, fuori dagli USA, vi sono segnali di rallentamento, sia perché l’opzione di un altro rialzo di 75 pb al prossimo FOMC del 21 settembre non si può ancora escludere del tutto.
Per decidere se alzare ancora di 75 pb o se passare a 50 pb la Fed seguirà i dati delle prossime settimane, in particolare l’inflazione (10 agosto e 13 settembre), il prossimo employment report (2 settembre), ma anche gli indici ISM (1 e 6 settembre) e di fiducia (soprattutto quello del Michigan che contiene anche le aspettative di inflazione, il 12 agosto e il 16 settembre).
Da seguire saranno poi i vari discorsi Fed e le indicazioni che questa fornirà in occasione del Simposio di Jackson-Hole (25-27 agosto). Segnali che facessero propendere per un rialzo di 50 pb a settembre potrebbero spingere il dollaro a rompere al ribasso il range dell’ultimo mese.
Tuttavia, in questa fase, che resta ancora di grande incertezza a livello globale, anche per gli sviluppi del quadro pandemico e del conflitto russo-ucraino, eventuali notizie negative che facessero risalire la risk aversion tornerebbero a favorire il dollaro, e l’upside in questo caso potrebbe ancora estendersi verso i massimi recenti di metà luglio.
Il dollaro trarrebbe temporaneamente vantaggio anche in caso di dati che suggerissero la necessità di alzare ancora di 75 pb a settembre.

EURL’euro è risalito ieri da 1,0153 a 1,0253 EUR/USD grazie al restringimento dei differenziali di rendimento e potrebbe riuscire a consolidare oggi se l’employment report USA confermerà i segnali di rallentamento atteso.
Nelle prossime settimane potrebbe osservarsi volatilità all’interno del range dell’ultimo mese (0,99-1,04 EUR/USD) in quanto i driver USA e area euro saranno altrettanto importanti per gli effetti sul cambio.
L’atteso ridursi dell’upside sul dollaro e la prospettiva che la BCE alzi ancora i tassi di 50 pb alla prossima riunione dell’8 settembre offrono infatti sostegno all’euro e possono favorirne un rafforzamento con tentativo di rottura dei limiti superiori del range recente.
Tuttavia, il rischio principale che grava sull’area euro non si può ancora considerare svanito: eventuali sviluppi negativi sul fronte delle forniture di gas dalla Russia penalizzerebbero l’euro con downside anche poco sotto la parità.
I principali dati da seguire per l’area saranno i PMI il 23 agosto e l’inflazione il 31 agosto: l’effetto (ribassista) sulla moneta unica di eventuali delusioni dai PMI potrebbe essere maggiore di quello (rialzista) di eventuali sorprese verso l’alto dall’inflazione, per via di rischi verso il basso sulla crescita non del tutto “prezzati”.

GBPLa sterlina si è indebolita ieri sull’esito della riunione BoE, sia contro dollaro da 1,2198 a 1,2063 GBP/USD (pur riprendendosi parzialmente in corso di sessione sul generalizzato arretramento del biglietto verde), sia contro euro da 0,83 a 0,84 EUR/GBP.
La BoE ha alzato i tassi di 50 pb, come da attese, portandoli a 1,75% e annunciando di essere pronta ad avviare il QT (iniziando a vendere i titoli governativi acquisiti con l’APF) già subito dopo la prossima riunione del 15 settembre (previo voto favorevole a tale riunione).
La BoE ha infatti rivisto ancora notevolmente al rialzo le previsioni di inflazione, attesa ora salire al 13% entro fine anno, ma ha rivisto nuovamente al ribasso quelle di crescita, specificando che la recessione dovrebbe partire già dal 4° trimestre ed estendersi a tutto l’anno prossimo, per il quale la BoE prevede una contrazione pari a -1,5% dopo il rallentamento a 3,5% atteso per quest’anno.
I rialzi dei tassi proseguiranno nei prossimi mesi (a nostro avviso almeno fino a fine anno/primo trimestre dell’anno prossimo), ma l’entità dei rialzi verrà decisa di riunione in riunione per l’accresciuta incertezza che grava sullo scenario domestico.
L’ulteriore – simultaneo – deterioramento del quadro di inflazione e di crescita, con recessione già “annunciata”, spiega la reazione negativa della sterlina.
Abbiamo quindi rivisto al ribasso il profilo atteso del cambio contro dollaro al di là del breve a 1,18-1,23-1,27-1,30 GBP/USD a 1m-3m-6m-12m dal precedente 1,18-1,25-1,30-1,32 GBP/USD.
Il profilo atteso contro euro resta di lateralità ma si sposta verso livelli leggermente più deboli a 0,83-0,84-0,83-0,84 EUR/GBP dal precedente 0,83-0,83-0,81-0,83 EUR/GBP.
Nelle prossime settimane la sterlina rischia nuova debolezza contro dollaro, soprattutto in funzione dei dati di PIL (12 agosto) che ci si attende mostrino una contrazione nel 2° trimestre.
Più importanti tuttavia per decidere se la BoE procederà con un rialzo di 50 pb alla riunione del 5 settembre o se tornerà invece a 25 pb saranno i dati sul mercato del lavoro (16 agosto e 13 settembre) e l’inflazione (17 agosto e 14 settembre), ma anche le vendite al dettaglio di luglio (19 agosto) e i PMI (23 agosto).

JPYLo yen ha recuperato ieri contro dollaro da 134 a 132 USD/JPY sull’arretramento dei rendimenti a lunga USA e se questo proseguirà oggi sull’employment report la valuta nipponica potrà consolidare.
Più contrastata la dinamica contro euro, seppure in marginale calo tra 135 e 136 EUR/JPY, per il contestuale rafforzamento dell’EUR/USD.
Nelle prossime settimane lo yen dovrebbe mantenersi perlopiù nella parte medio/bassa del range recente (130-139 USD/JPY) contro dollaro, in funzione di una tendenza leggermente ribassista dei rendimenti a lunga USA.
Resta comunque ancora in essere la possibilità di un indebolimento verso i minimi di luglio in caso di risalita più ampia dei rendimenti, ma si tratterebbe di un passaggio temporaneo dato che la Fed si trova nella fase matura del ciclo di policy.
Lo yen dovrebbe muoversi perlopiù nella parte medio-bassa del range dell’ultimo mese contro euro, con rischio di rottura dei limiti inferiori (i.e. rafforzamento dello yen) alla luce dei (suddetti) rischi verso il basso che ancora gravano sull’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – In calendario oggi anche le produzioni industriali di Francia, attesa in crescita di 0,5% m/m, ed Italia, dove l’output potrebbe subire un nuovo calo congiunturale, all’incirca della stessa entità di quello visto a maggio (-1% m/m).

STATI UNITI – Gli occupati non agricoli a luglio dovrebbero essere in aumento di 240 mila, dopo 372 mila di giugno.
Il tasso di disoccupazione dovrebbe essere stabile a 3,6%.
I salari orari sono attesi in rialzo di 0,3% m/m.
Nel complesso, i dati dovrebbero mantenersi positivi, pur segnalando un trend di occupati in via di rallentamento, a causa di una domanda meno forte e di un’offerta sempre insufficiente.