Seguci su twitter

Categorie

4 Ottobre 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ieri l’indice PMI manifatturiero di settembre è salito a 48,3 da un precedente 48: l’indagine riporta una attenuazione solo marginale del ritmo di contrazione del settore ma non cambia il quadro di debolezza per il settore, destinata a proseguire anche nei prossimi mesi.
Si registra inoltre un nuovo irrigidimento delle catene di approvvigionamento: è possibile che l’allungamento dei tempi medi di consegna possa essere imputabile alla frenata dell’attività nei settori più colpiti dai rincari energetici.

AREA EURO – Il PMI manifatturiero in Spagna è calato a 49 (da 49,9), mentre le stime finali hanno registrato revisioni al ribasso rispetto alle letture flash in Germania (47,8 da 48,3 preliminare e da 49,1 ad agosto), in Francia (a 47,7 da 47,8 della prima stima, 50,6 il mese precedente) e nell’intera area euro (a 48,4 da 48,5; 49,8 ad agosto).

STATI UNITI – Sul fronte dei dati, ieri l’indice ISM manifatturiero di settembre ha deluso le aspettative con una correzione a 50,9 da 52,8 di agosto, toccando il minimo da maggio 2020.
Le componenti ordini e occupazione sono tornate in territorio recessivo a 47,1 e 48,7, rispettivamente, mentre gli ordini inevasi hanno dato segnali di rallentamento a 50,9.
La produzione è aumentata marginalmente, a 50,6, e l’indice dei prezzi, in calo a 51,7, ha toccato il minimo da giugno 2020.
L’indagine conferma il proseguimento dell’espansione nel settore, che tuttavia si assesta sui ritmi più contenuti dall’inizio della pandemia.
Le imprese riportano rallentamento della dinamica occupazionale, attraverso congelamento delle assunzioni, senza considerare licenziamenti, ma continuano a segnalare fiducia nella tenuta della domanda, anche se il livello dell’indice composito a settembre è coerente con una crescita di 0,8%.

 

COMMENTI:

AREA EURO – I ministri delle finanze dell’Eurogruppo hanno concordato che, nel disegnare la risposta alla crisi energetica, eviteranno misure che possano alimentare l’inflazione.
Gli interventi dovranno essere di natura temporanea e indirizzati alle fasce più vulnerabili della società.

ITALIA – Secondo l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, l’interruzione delle forniture di gas verso l’Italia da parte di Gazprom attraverso il gasdotto di Tarvisio non ha motivazioni geopolitiche ma regolatorie, e i flussi (che nel periodo più recente ammontano a circa 20 milioni di metri cubi al giorno, pari al 10% del totale del gas importato in Italia) potrebbero riprendere in settimana.

REGNO UNITO – Il ministro delle finanze del Regno Unito ha annunciato ieri la rinuncia al taglio dell’aliquota applicata ai redditi più alti, la misura più controversa nel mini-budget che aveva scatenato una tempesta sui mercati finanziari britannici.

STATI UNITI – Oggi non ci sono dati di rilievo in uscita, ma ci saranno ancora diversi discorsi dalla Fed.
Ieri, Williams (NY Fed) ha rilevato che la politica monetaria più restrittiva sta iniziando a raffreddare la domanda, e i prezzi delle materie prime e di alcuni beni durevoli stanno rallentando, ma “il lavoro non è ancora finito”.
Infatti, le pressioni sui prezzi della maggior parte dei servizi e dei beni restano diffuse e la loro riduzione richiederà tempo.
Williams prevede per fine 2023 l’inflazione al 3% a/a e il tasso di disoccupazione a 4,5%.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana in calo sulla discesa di tassi attesi e rendimenti dopo la delusione ieri dell’ISM manifatturiero che ha mostrato un calo superiore al previsto.
Se anche l’ISM non-manifatturiero domani dovesse deludere, l’arretramento del dollaro potrebbe proseguire.
In generale nel breve il biglietto verde dovrebbe comunque restare ancora supportato, in un contesto globale dove la risk aversion può ancora tornare a salire.
Successivamente invece il trend rialzista dovrebbe interrompersi, di pari passo con la chiusura attesa del ciclo di rialzi Fed nella prima parte dell’anno prossimo e un rischio di recessione USA verso metà dell’anno prossimo.

EUR – L’euro ha aperto la settimana in rafforzamento da 0,97 a 0,99 EUR/USD, di riflesso all’arretramento del dollaro.
Il movimento non è pertanto dovuto a fattori di forza propria ed è anzi in contrasto con l’allargamento dei differenziali di rendimento che ieri hanno visto scendere i rendimenti europei più di quelli USA.
Nel breve il deterioramento del quadro di crescita e inflazione dell’area (da seguire domani e venerdì i dati di produzione industriale francesi e tedeschi) e i rischi dovuti all’evoluzione del conflitto russo-ucraino possono rendere il recupero in corso reversibile, tornando a far scendere l’euro.
Anche tecnicamente il fronte ribassista resta intatto fino a 1,01-1,02 EUR/USD.

GBPLa sterlina ha aperto la settimana in ulteriore recupero contro dollaro da 1,10 a 1,14 GBP/USD tra ieri e oggi, aiutata dagli annunci da parte del ministro del tesoro Kwarteng: ieri la marcia indietro sulla programmata abolizione dell’aliquota fiscale per i redditi più elevati e oggi la dichiarazione che la pubblicazione del Medium Term Fiscal Budget con le proiezioni dell’OBR verrà anticipata, probabilmente entro fine ottobre, rispetto alla data precedentemente annunciata del 23 novembre.
Questo, insieme al contestuale intervento della BoE (i cui acquisti di governativi stanno procedendo come da programma), può favorire una temporanea stabilizzazione della sterlina, ma i rischi di nuova debolezza rimangono, soprattutto se il costo delle nuove misure fiscali dovesse effettivamente rivelarsi non sostenibile per i conti pubblici.
La sterlina si è rafforzata ulteriormente anche contro euro da 0,88 a 0,86 EUR/GBP, ma resta a rischio anche su questo cross.

JPY – Lo yen ha aperto la settimana in solo marginale rafforzamento contro dollaro da 145 a 144 USD/JPY sul calo dei rendimenti a lunga USA e oggi è di nuovo in seppur lieve calo, indebolito dalle pressioni ribassiste sui rendimenti domestici al mantenimento della divergente strategia di policy della BoJ (che ha anzi raddoppiato gli acquisti di governativi nel trimestre in corso).
Nel breve i rischi restano verso il basso per lo yen, ma il monitoraggio vigile delle autorità domestiche sul cambio dovrebbe contribuire a contenerne il downside.
Contro euro lo yen è in calo da ieri da 141 a 143 EUR/JPY, per via del rafforzamento dell’EUR/USD.

AUDIl dollaro australiano ha corretto questa mattina sia rispetto al dollaro USA da 0,65 a 0,64 AUD/USD sia rispetto all’euro da 1,50 a 1,52 EUR/GBP, penalizzato dall’annuncio della RBA che ha alzato i tassi di soli 25 pb (a 2,60%) contro attese per un incremento di 50 pb.
La RBA ha giustificato la decisione sia con l’ampia salita che i tassi hanno subìto in questi mesi sia con i rischi verso il basso sulla crescita domestica in relazione ai recenti segnali di deterioramento del quadro di crescita globale.
L’ampia salita dell’inflazione richiederà comunque altri rialzi dei tassi nei prossimi mesi.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi il PPI è visto in crescita del 5% m/m ad agosto, trainato soprattutto dal rincaro delle tariffe elettriche.
Su base annua, i prezzi alla produzione dovrebbero toccare un nuovo massimo storico al 43,2% a/a.