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04 Ottobre 2019 – nota economica giornaliera

AREA EURO
– Il PMI composito è calato da 51,9 a 50,1 a settembre, tre decimi peggio rispetto alle attese. L’indice dei servizi è stato oggetto di revisioni al ribasso rispetto alla stima flash in Germania e Francia. In Spagna, il PMI dei servizi è calato da 54,3 a 53,3. In controtendenza rispetto al quadro di rallentamento del terziario che caratterizza l’eurozona è l’Italia, dove l’indice dei servizi è salito da 50,6 a 51,4. Il movimento dell’indice italiano è legato alla componente delle nuove commesse (51,5, +0,8 punti).
Le vendite al dettaglio sono cresciute di 0,3% m/m e 2,1% a/a in agosto, a parziale correzione del calo di -0,5% m/m registrato in luglio.

STATI UNITI
– L’ISM non manifatturiero a settembre corregge a 52,6 (da 56,4 di agosto), toccando il minimo da agosto 2016. Lo spaccato dell’indagine è in linea con il messaggio dell’indice composito: il settore non manifatturiero resta in espansione, ma su ritmi progressivamente più contenuti. Non ci sono campanelli d’allarme preoccupanti per il brevissimo termine, ma il trend è verso il basso: attività da 61,5 a 55,2, nuovi ordini da 60,3 a 53,7, occupazione da 53,1 a 50,4, ordini inevasi da 49 a 54.
Le imprese riportano preoccupazione per i dazi, la scarsità di manodopera, le pressioni sui costi e la direzione dell’economia. In particolare, l’indagine segnala che i timori relativi agli effetti dei dazi non riguardano l’aumento dei prezzi ma l’impatto sulla domanda e sull’incertezza. Secondo il direttore dell’indagine il livello dell’indice composito di settembre sarebbe in linea con una crescita del PIL di 1,4%. La stima nowcasting dell’Atlanta Fed è di crescita del PIL di 1,8% t/t ann. nel 3° trimestre.
I dati, più deboli delle attese, mantengono aperti i dubbi relativi alla natura dell’attuale rallentamento della crescita americana: aggiustamento di metà ciclo o trasmissione strutturale della debolezza del manifatturiero legata alla domanda estera e all’incertezza sui dazi? Le informazioni disponibili fino ad ora non sono sufficienti a fare prevedere un ulteriore ampio rallentamento della crescita, tuttavia un quadro misto dai dati a nostro avviso manterrà la Fed in modalità espansiva, con una elevata probabilità di un nuovo taglio dei tassi a dicembre.
– I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 28 settembre sono poco variati, a 219 mila da 215 mila della settimana precedente, sui minimi da inizio 1973. I nuovi sussidi restano in un intervallo relativamente contenuto dall’inizio dell’estate e non danno segnali di svolta del mercato del lavoro.

 

COMMENTI:

AREA EURO – Il vicepresidente della BCE, De Guindos, è tornato a richiedere un ruolo più attivo della politica fiscale, che diventa più efficace nello stimolare l’economia quando i tassi sono vicini al limite inferiore. Secondo De Guindos, “nella misura in cui gli Stati Membri si sono creati spazio fiscale, sarebbe desiderabile che la politica fiscale sostenesse il ciclo economico più attivamente”. Inoltre, sarebbe importante disporre di un’autorità fiscale centrale con il potere di allocare spesa tra i paesi con funzione stabilizzatrice. Le dichiarazioni arrivano alla vigilia di un nuovo dibattito dell’Eurogruppo (9 ottobre) sulla creazione di un budget a livello di Eurozona, che vede gli Stati Membri in profondo disaccordo su diversi aspetti.

BREXIT – Il presidente della Commissione Europea ha segnalato che ci sono alcuni aspetti problematici nella proposta britannica per superare il backstop; in particolare, la proposta di consultare ogni 4 anni l’assemblea dell’Irlanda del Nord e la realizzabilità del sistema di controlli doganali proposto. Inoltre, la proposta renderebbe necessari controlli sia per le spedizioni da/per l’Irlanda, sia per quelle da/per la Gran Bretagna. Per tali motivi, può essere considerata soltanto un punto di partenza. Tuttavia, il dialogo non è chiuso.

STATI UNITI – Clarida (vice-presidente Fed) ha detto che i tagli dei tassi attuati nei mesi scorsi sono stati essenziali per mantenere l’economia sul sentiero desiderato dalla Fed. A suo avviso l’economia ora è “in una buona posizione”, vicina agli obiettivi di crescita stabile, massima occupazione e stabilità dei prezzi. Clarida ha indicato che la Fed non è su una rotta “prestabilita” e che prenderà le prossime riunioni “una alla volta” per decidere il livello dei tassi. Il vicepresidente della Fed ha sottolineato che i singoli dati non vanno letti in isolamento e anche l’employment report di settembre, in uscita oggi, non sarà, da solo, determinante per le prossime decisioni della Fed.
Clarida ha ripetuto le parole di Powell dicendo che in ogni caso il FOMC agirà “come appropriato” per dare supporto all’espansione.
Mester (Cleveland Fed) ha invece dato una visione contrastante con quella di Clarida, affermando che tassi bassi possono alimentare instabilità finanziaria che la Fed potrebbe non essere in grado di contrastare. Mester ha ricordato che la banca centrale ha pochi strumenti “macroprudenziali” per affrontare eventuali rischi per la stabilità finanziaria. Secondo Mester, al momento i rischi finanziari sono gestibili, nonostante la presenza di alcuni problemi collegati al debito delle imprese e ai prezzi immobiliari commerciali. I verbali della riunione del FOMC di settembre, in uscita la prossima settimana, saranno utili per dare maggiori informazioni sula distribuzione delle posizioni dei partecipanti riguardo ad altri interventi preventivi.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha corretto ulteriormente aggiornando i minimi della settimana sulla delusione dell’ISM non-manifatturiero, che è sceso più delle attese da 56,4 a 52,6 contro attese a 55,0, indicando un rischio che la debolezza già conclamata del manifatturiero possa estendersi anche ad altri settori. È sceso anche il sotto-indice relativo all’occupazione, da 53,1 a 50,4, avvicinandosi quindi alla soglia critica di 50,0 che discrimina tra espansione e contrazione, aggiungendo nuova evidenza sul rallentamento in corso della dinamica occupazionale. Sale dunque l’attesa per l’employment report di oggi, dato che il mercato del lavoro ha rappresentato fino ad ora uno dei punti di forza dell’economia USA. Le attese sono per un lieve incremento degli occupati, che non negherebbe comunque il trend sottostante di rallentamento della dinamica occupazionale.
Un’eventuale delusione anche dai dati odierni indebolirebbe ulteriormente il dollaro. C’è infine attesa in serata per il discorso di Powell, importante perché potrebbe fornire qualche indicazione chiarificatrice alla luce di tutti i dati usciti nel frattempo. Finora infatti dai vari discorsi Fed non è ancora emersa una linea comune ma soprattutto in molti hanno dichiarato che le decisioni verranno prese di riunione in riunione a indicare che l’evidenza disponibile al momento non è sufficiente per capire cosa sia più opportuno fare da qui a fine anno.

EUR – L’euro si è rafforzato ulteriormente sull’ISM non-manifatturiero raggiungendo sul dato un massimo a 1,0999 EUR/USD da un minimo di 1,0939 EUR/USD toccato dopo la stima finale dei PMI servizi e composito dell’area che sono stati rivisti al ribasso rispetto alla lettura preliminare.
Un’eventuale delusione dall’employment report oggi potrebbe spingere l’euro a un’incursione in area 1,10 EUR/USD. Questo non sarebbe comunque sufficiente a escludere nuovi cedimenti del cambio già nel breve, perché il quadro dell’area euro rimane più debole di quello USA.
Tecnicamente, in assenza di sfondamento della fascia di resistenze 1,1070-1,1170 EUR/USD resta in essere il fronte ribassista.

GBP – La sterlina è rimasta volatile ma nel complesso si è rafforzata sia contro dollaro da un minimo di 1,2264 a un massimo di 1,2413 GBP/USD raggiunto dopo l’ISM statunitense sia contro euro da 0,8921 a 0,8845 EUR/GBP. A favorire il rafforzamento è stato probabilmente il fatto che l’UE non ha rigettato la proposta di accordo avanzata dal governo Johnson, impegnandosi a esaminarla approfonditamente in questi giorni. Tuttavia il Presidente della Commissione UE Juncker ha dichiarato che la proposta presenta dei punti problematici in relazione alla salvaguarda del Mercato Unico e dell’appartenenza ad esso dell’Irlanda, all’obiettivo di evitare la ricostituzione di un confine fisico tra le Irlanda e Irlanda del Nord e di preservare la cooperazione all’interno di tutta l’isola e l’economia della stessa. Appare poco probabile che l’UE accetti dunque la proposta così com’è e come vorrebbe Johnson, che l’ha avanzata come “non negoziabile”.
Nell’attesa di nuovi dettagli dall’UE la sterlina resta dunque esposta a nuovi cedimenti, specialmente alla luce della reazione “ottimista” che il cambio ha esibito ai commenti – pur cauti – dell’UE sulla proposta di Johnson. Sul fronte dati ieri il PMI manifatturiero ha deluso mostrando un calo più ampio delle attese da 50,6 a 49,5 contro attese per 50,3 e soprattutto una discesa sotto quota 50, che segnala contrazione del settore.

JPY – Anche lo yen si è apprezzato ulteriormente sull’ISM non-manifatturiero sia contro dollaro da 107 a 106 USD/JPY sia contro euro dove però si è mantenuto in area 117 EUR/JPY. Questa mattina il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha detto che se i rischi verso il basso dovessero intensificarsi il governo è pronto ad adottare le misure necessarie per sostenere l’economia domestica. Il riferimento implicitamente non è solo ai rischi globali ma anche ai possibili effetti restrittivi del rialzo dell’imposta sui consumi entrato in vigore l’1 ottobre. Oggi intanto se anche l’employment report dovesse deludere lo yen si rafforzerebbe ulteriormente.

 

PREVISIONI:

ITALIA – L’Istat diffonde la nuova serie dei dati trimestrali di contabilità nazionale al 2° trimestre 2019, coerente con la rilettura dei dati annui comunicata lo scorso 23 settembre (la revisione, concordata in sede europea a cinque anni dal passaggio a SEC 2010, ha introdotto innovazioni e miglioramenti di metodi e fonti). Non è da escludere una revisione al ribasso di un decimo sul tasso di crescita tendenziale (che per l’anno 2018 è ora visto a 0,8% da 0,9% precedente). Il dettaglio per componenti dovrebbe vedere una revisione al ribasso per investimenti in mezzi di trasporto e esportazioni e al rialzo per l’import, i consumi e le altre tipologie di investimenti.

STATI UNITI – L’employment report a settembre dovrebbe confermare il rallentamento della dinamica occupazionale in corso da inizio anno rispetto alla media 2018, ma mostrare una modesta accelerazione rispetto ad agosto. Gli occupati non-agricoli sono previsti in aumento di 140 mila, dopo 130 mila di agosto, in linea con le indicazioni dei nuovi sussidi che sono scesi nella settimana di rilevazione di settembre.
Nel settore privato, la variazione degli occupati dovrebbe rafforzarsi rispetto ad agosto, con un aumento di 130 mila da 96 mila del mese precedente. I servizi privati dovrebbero registrare un aumento di 105 mila, il manifatturiero dovrebbe creare 5 mila posti, in linea con i dati degli ultimi mesi e le costruzioni dovrebbero mantenere un trend positivo alla luce della dinamica positiva dell’attività. Nonostante la debolezza del settore, la componente occupazione delle indagini rimane in territorio espansivo.
Nel settore pubblico nei prossimi mesi si dovrebbero registrare ulteriori aumenti collegati al censimento: dopo +35 mila ad agosto e +10 mila previsti per settembre, gli occupati del governo federale dovrebbero aumentare di circa 30 mila a ottobre e l’occupazione dovrebbe accelerare. I salari orari sono attesi in rialzo di 0,3% m/m, dopo +0,4% m/m, confermando l’accelerazione in atto dalla primavera.
L’indagine presso le famiglie ha visto ampi aumenti di occupati e forza lavoro: a settembre ci dovrebbe essere un rallentamento in entrambe le serie, con un possibile calo della partecipazione e un ritorno del tasso di disoccupazione a 3,6% dopo tre mesi consecutivi a 3,7%. I salari orari dovrebbero segnare una variazione di 0,3% m/m, in moderazione dopo +0,4% m/m di agosto ma in linea con il trend recente di variazioni mensili a 0,3% m/m. Le imprese riportano l’utilizzo crescente di benefit per attrarre e trattenere occupati in modo da contenere la componente monetaria delle retribuzioni.
Nel complesso i dati di settembre dovrebbero mostrare ancora un mercato del lavoro al pieno impiego, con una conferma del rallentamento della crescita degli occupati probabilmente dovuto sia a vincoli dal lato dell’offerta sia a un rallentamento della domanda. Per ora non ci sono indicazioni di svolta ciclica che preludano a un rallentamento più marcato dell’occupazione, tuttavia la natura ritardata delle informazioni del mercato del lavoro rende più importante il focus sugli indicatori anticipatori.