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04 Febbraio 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – I dati sui prezzi al consumo di gennaio, come in altri Paesi europei, sono stati superiori alle attese: l’inflazione è salita da -0,2% a +0,2% a/a sul NIC (con prezzi in amento di mezzopunto nel mese) e da -0,3% a +0,5% sull’indice armonizzato UE (con listini in calo di -1,1% m/m, meno della stagionalità di gennaio per via del rinvio dei saldi invernali).
Sull’indice domestico, i rincari sono venuti dai trasporti (per via degli aumenti dei carburanti), dalle spese per la casa (visto l’aumento delle tariffe su luce e gas) e dagli alimentari.
Viceversa, sono calati i prezzi delle spese per il tempo libero e dell’abbigliamento.
L’inflazione “di fondo” è salita a 0,7% a/a da 0,6% precedente.
Resta in negativo l’inflazione sui beni ad alta frequenza di acquisto (-0,1% a/a da -0,3%).
L’aggiornamento del paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo, per tenere conto dei cambiamenti nelle abitudini di spesa dei consumatori, mostra (sul NIC) un aumento del peso degli alimentari (+3%) e delle spese per la casa (+1,3%), a discapito dei servizi ricettivi e di ristorazione (-3%), dei trasporti (-2,4%) e delle spese per il tempo libero (-0,8%).
I dati di gennaio, e la nuova struttura di ponderazione, ci inducono a rivedere lievemente al rialzo la stima sull’inflazione 2021, a 0,5%. Il CPI potrebbe comunque rimanere vicino a zero sino alla primavera.

AREA EURO
 – La stima flash di gennaio ha visto una risalita dell’inflazione circa in linea con le nostre attese, da -0,3% a +0,9% a/a; anche l’indice core BCE al netto di alimentari freschi ed energia è accelerato rispetto al mese precedente, da +0,3% a +1,4% a/a.
Sul mese, i prezzi sono cresciuti del +0,2% m/m, spinti al rialzo dal rincaro dell’energia (+3,8% m/m) e dei listini alimentari (+0,8% m/m), mentre sono calati di -0,3% nella misura sottostante, contro variazioni normali in gennaio di -1,2/1,4% m/m.
Il rialzo di questo mese è in parte influenzato dalla revisione del sistema di ponderazione delle componenti dell’indice e dal rinvio dei saldi post-natalizi in alcuni paesi.
Dopo la chiusura del 2020 con una media annua dello 0,3% e il rimbalzo di inizio anno, la crescita dei prezzi dovrebbe stabilizzarsi. Ci aspettiamo un’inflazione media di 0,9% nel 2021.
– Modesti segnali di ripresa dell’inflazione sono arrivati anche dai prezzi alla produzione.
In dicembre, l’indice generale è salito di +0,8% m/m, alzando la variazione tendenziale da -1,9% a -1,1% a/a.
La dinamica tendenziale complessiva è ancora frenata dall’energia (-4,9% a/a), che però dovrebbe contribuire positivamente entro qualche mese; la crescita dei prezzi è positiva per beni di investimento (+0,8% a/a) e beni durevoli di consumo (+1,3%), mentre è negativa per i beni di consumo non durevoli (-0,6%) e per gli intermedi di produzione.
– Il dato finale del PMI servizi è stato rivisto al rialzo di quattro decimi rispetto alla stima flash, a 45,4. L’indice resta ancorato in territorio recessivo.
Peggiorano i nuovi affari (a 45,4) mentre l’indice delle aspettative rimane su valori alti (62,8 punti); l’occupazione mostra una decelerazione nel ritmo di contrazione.
Il PMI composito, rivisto al rialzo di tre decimi dalla stima flash ma in calo dal 49,1 di dicembre a 47,8, è coerente con una contrazione dell’attività economica dell’Eurozona nel mese iniziale del nuovo anno.
Non vi è alcuna evidenza di pressioni inflattive: aggregando manifatturiero e servizi emerge una forte tendenza all’aumento dei prezzi pagati (57,2) ed un calo dei prezzi ricevuti (48,6).
Lo spaccato per Paese ha visto il PMI della Francia collocarsi 8 decimi sopra il dato preliminare (a 47,3 da 49,1 di dicembre). L’indice composito, rivisto al rialzo di 7 decimi a 47,7, è stabile in territorio recessivo: le indicazioni riflettono l’effetto dell’incertezza legata all’aumento dei contagi.
I servizi sono scesi nuovamente in Spagna (da 48,0 a 41,7), confermando i segnali concreti, già visti a novembre, di ripercussioni economiche negative legate alla risalita della curva dei contagi.
In Germania, il PMI dei servizi è stato rivisto al ribasso di un decimo (46,7 punti), e rimane al di sotto del valore registrato in dicembre (47,0). L’indice composito della Germania conferma il dato preliminare, da 52,0 a 50,8: il dato è coerente con un’espansione dell’economia solamente marginale.
La prima lettura del PMI servizi per l’Italia ha segnato un balzo da 39,7 a 44,7. Il miglioramento è guidato dalle aspettative (68,7); rallenta il ritmo di contrazione dei nuovi ordini. I prezzi dei servizi sono visti in leggera crescita. L’indice composito è passato da 43,0 a 47,2.

STATI UNITI
– L’ISM dei servizi di gennaio sorprende verso l’alto, toccando il massimo da febbraio 2020 con un aumento da 57,7 a 58,7, contro aspettative di consenso per una correzione a 57.
Tutti i sotto indici sono su livelli elevati e in territorio ampiamente espansivo: indice di attività da 60,5 a 59,9, nuovi ordini da 58,6 a 61,8 e occupazione da 48,7 a 55,2.
I dati sono indiscutibilmente positivi, anche perché includono un calo dei tempi di consegna di 5 punti, a 57,8, con indicazioni di normalizzazione dell’attività produttiva e di riduzione delle strozzature all’offerta.
Quattordici settori su diciotto riportano crescita: la flessione riguarda il commercio al dettaglio, arte e intrattenimento, servizi di istruzione (dovuti per lo più al periodo di chiusura natalizia) e utility.
Le imprese riportano ottimismo per ulteriori miglioramenti anche nei settori più colpiti dalla pandemia come la ristorazione, crescita degli ordini e vincoli alla produzione principalmente dovuti alla scarsità di manodopera e/o alle restrizioni collegate a Covid.
Secondo le stime ISM, un indice sui livelli di gennaio è coerente con una crescita del PIL di 3,4%.
Il messaggio delle indagini è in linea con l’aspettativa di un’accelerazione della crescita già a partire da gennaio, con ulteriori spinte attese nei mesi successivi grazie alla svolta della curva dei contagi, alla diffusione dei vaccini e all’arrivo di nuovo stimolo fiscale.
– La stima ADP dei nuovi occupati non agricoli privati registra una variazione di +174 mila a gennaio, dopo il calo di -123 mila di dicembre e ben al di sopra dei 45 mila attesi dal consenso.
L’aumento è diffuso a tutte le dimensioni di impresa (51 mila per le piccole imprese, 84 mila per le medie e 39 mila per le grandi), e a tutti i settori.
Nell’industria, l’incremento è di 19 mila, con +18 mila nelle costruzioni, 1000 nel manifatturiero e un dato stabile nell’estrattivo.
Per quanta riguarda i servizi, la variazione totale è di 156 mila, grazie a servizi alle imprese (54 mila), istruzione e sanità (54 mila), commercio e trasporti (16 mila), tempo libero e ospitalità (35 mila), altri servizi (30 mila).
I dati sono incoraggianti perché la curva dei contagi ha svoltato portando a una riduzione delle misure di contenimento soltanto nella seconda metà del mese scorso.
Le informazioni segnalano che i dati dei nonfarm payrolls di gennaio dovrebbero essere positivi, dopo il calo di dicembre, con un ulteriore miglioramento atteso nei mesi successivi.

 

COMMENTI:

ITALIA – Iniziano oggi pomeriggio le consultazioni del Presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi con le principali forze politiche e sociali per la formazione di un nuovo governo.
Ieri, dopo aver accettato con riserva (come da prassi) l’incarico, Draghi ha affermato di essere fiducioso che dal confronto con i partiti e dal dialogo con le parti sociali emerga “unità”; l’ex presidente della BCE ha indicato tre nodi fondamentali da affrontare: la lotta alla pandemia, il completamento del piano vaccinale e il rilancio del Paese.
Ad oggi, la strada per la formazione di una nuova maggioranza di governo resta in salita.
Le forza politiche stanno decidendo in queste ore la posizione da tenere.
Finora, un esplicito sostegno a Draghi è venuto, tra i maggiori partiti, solo da Partito Democratico e Italia Viva.
All’interno dell’ex maggioranza di governo, dubbi sono stati espressi sia da LeU che soprattutto dal Movimento 5 Stelle, che continua a chiedere un governo politico anziché tecnico.
Tra le forze di opposizione, Forza Italia ha fatto delle aperture, mentre Fratelli d’Italia ha annunciato che non voterà la fiducia a Draghi, invitando gli alleati ad astenersi; la Lega non ha pregiudiziali verso Draghi e si riserva di ascoltare dal Presidente incaricato le linee programmatiche del nuovo esecutivo, ma in alcune dichiarazioni Matteo Salvini ha lasciato aperta la porta ad un governo solo all’interno di un percorso che porti il Paese a elezioni anticipate nel giro di qualche mese.
In ogni caso, la situazione è molto fluida, e le posizioni di alcuni partiti potrebbero cambiare nel giro delle prossime ore.

STATI UNITI
 – Le discussioni riguardo al nuovo pacchetto anti-Covid proseguono nel partito democratico, con qualche spiraglio di aperture bipartisan.
Biden ha affermato di essere determinato a mantenere la promessa di inviare assegni di 1400 dollari per individuo (contro richieste di 1000 dollari nella proposta dei repubblicani moderati), ma ha anche detto di essere aperto a ridurre la platea di beneficiari in modo da rendere lo stimolo più concentrato sulle famiglie in difficoltà.
Nel pacchetto American Rescue Plan non erano specificati i livelli di reddito dei beneficiari degli assegni, ma solo il costo totale stimato a 450 mld.
Questo è quindi un primo punto di possibile avvicinamento fra le posizioni democratiche e repubblicane in caso i negoziati bipartisan procedessero.
Inoltre, Biden ha segnalato di essere flessibile sul costo totale e di essere aperto a “compromessi” su diverse misure.
Anche Schumer ha detto che i democratici vogliono avere una soluzione bipartisan, che però non deve “diluire e rallentare” lo stimolo necessario in questa fase.
D’altra parte, i senatori democratici moderati che avevano sollevato dubbi sulla necessità di un pacchetto di 1,9 tln stanno assumendo posizioni più morbide e allineate alla leadership, rafforzando la possibilità di approvare misure oltre 1 tln di dollari in caso si imboccasse la strada della procedura di reconciliation e si procedesse con un voto lungo linee dipartito.
– Il coro di voci dovish dal FOMC si è rafforzato ulteriormente ieri, con molti discorsi che hanno sottolineato la necessità di mantenere le politiche espansive in atto ancora per un certo tempo, pur in presenza di una probabile forte ripresa della crescita.
Evans(Chicago Fed) ha detto che l’accelerazione prevista per l’inflazione nei prossimi mesi sarà temporanea, e la Fed guarderà oltre il breve periodo di rialzi, senza “neppure pensare di pensare ad aggiustare” le misure di politica monetaria.
Evans prevede una crescita fra il 5% e il 6% nel 2021, seguita da un rallentamento nel biennio successivo, con l’aspettativa di un ritorno a un tasso di disoccupazione a 3,5%nel 2023 e di un raggiungimento dell’obiettivo di inflazione intorno al 2025.
Secondo Evans, la Fed rimarrà sul sentiero attuale ancora “per un po’” (“for a while”).
Evans ha detto che non ci sono tempistiche precise per le future svolte dei tassi e degli acquisti, dato che saranno guidate dal progresso verso gli obiettivi della Fed, che sarà accomodante per tutto il tempo necessario a raggiungerli.
Anche Bullard (St Louis Fed) ha dato indicazioni analoghe, affermando che la politica monetaria è “ben posizionata” e non dovrebbe considerare riduzione dello stimolo monetario.
Bullard ha anche detto che al momento non è preoccupato di possibili eccessi speculativi sul mercato azionario, sottolineando che l’azione della Fed è mirata a spingere la crescita e i mercati lo stanno prezzando.
Il presidente della St Louis Fed prevede una crescita “molto forte” nel 2021, pur in presenza di rischi verso il basso collegati alla pandemia, con ulteriori ampi miglioramenti sul mercato del lavoro e un tasso di disoccupazione in calo verso un intervallo compreso fra il 4,8% e il 5,4% dal 6,7% attuale.

STATI UNITI-Covid19 – La flessione della curva dei contagi prosegue, con 119 mila nuovi casi ieri e la media settimanale a 136.448, in calo di -30% rispetto alla media di due settimane fa.
Il miglioramento del quadro dei contagi è diffuso a tutti gli stati, con l’eccezione di solo tre stati (Alabama, Vermont e Montana) in cui i nuovi casi sono circa stabili.
Anche i decessi e i ricoveri proseguono sul trend in calo iniziato a fine e metà gennaio, rispettivamente. La campagna di vaccinazioni procede con circa 1,3 mln di vaccinazioni giornaliere, nonostante il rallentamento registrato negli stati nord-orientali per via della recente tempesta invernale che ha chiuso le attività e i trasporti per due giorni.
L’8,2% della popolazione ha ricevuto almeno una dose e l’1,9% ha ricevuto due dosi.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro sta proseguendo il rialzo intrapreso a inizio settimana sul consolidarsi di attese di solida ripresa USA, supportate anche dai dati di ieri (occupati ADP e ISM non-manifatturiero) che sono migliorati molto più del previsto.
Se domani l’employment report, atteso positivo, non deluderà, il biglietto verde dovrebbe avviarsi a chiudere la settimana al rialzo.

EURL’euro simmetricamente si mantiene in calo sul confronto sfavorevole tra ripresa economica dell’area e ripresa USA e oggi per la prima volta dall’1 dicembre è tornato sotto quota 1,2000 EUR/USD (minimo a 1,1991).
La rottura di tale soglia è un segnale importante: a meno di delusioni dagli USA, la debolezza dell’euro dovrebbe proseguire.
Tecnicamente, i target ribassisti in caso di sfondamento di 1,2000 si collocano nel corridoio 1,18-1,17 EUR/USD.

GBPLa sterlina invece è in calo sia contro dollaro da 1,36 a 1,35 GBP/USD sia contro euro da 0,87 a 0,88 EUR/GBP, sia per il generalizzato rafforzamento del dollaro sia – soprattutto – in vista della riunione BoE di oggi.
Le attese sono per tassi fermi e QE invariato alla riunione odierna, ma i rischi rispetto allo scenario centrale sono verso il basso (eventualità di un aumento del QE per supportare la ripresa).
Cruciali saranno inoltre le nuove previsioni di crescita e inflazione, le prime dopo la firma dell’accordo commerciale con l’UE.
Un’eventuale revisione al ribasso della crescita prevista quest’anno e/o il prossimo per la recente evoluzione della pandemia e il cambio di regime commerciale post-conclusione di Brexit indebolirebbero ancora la sterlina.
Al contrario, un’eventuale revisione al rialzo favorirebbe la sterlina, anche al di là del breve.

JPYAnche lo yen si mantiene in calo sul dollaro da 104 a 105 USD/JPY sulla risalita dei rendimenti USA, ma più forte contro euro seppure ancora a 126 EUR/JPY.
La divergenza contro dollaro ed euro potrebbe proseguire nel breve se il rafforzamento del dollaro prosegue.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Le vendite al dettaglio sono attese in recupero a dicembre (+2,9% m/m), dopo il crollo di -6,1% m/m registrato a novembre.
Per l’alternanza delle fasi di restrizione, il rimbalzo osservato in Francia sarà parzialmente compensato dal calo delle vendite in Germania.
Da gennaio, le vendite torneranno a calare, dato l’inasprimento delle misure di contenimento della seconda ondata pandemica in diversi Paesi dell’area, riflessosi in un ulteriore calo della mobilità verso le strutture commerciali e nel rinvio dei saldi post-natalizi