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3 Ottobre 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO
 – Venerdì, i prezzi al consumo hanno segnato un’accelerazione di 1,2% m/m e l’indice core è cresciuto di 0,9% m/m.
I maggiori contributi alla variazione mensile sono venuti da energia (3% m/m), beni manufatti non energetici (2,8% m/m) e alimentari (1%); sul mese sono calati lievemente i servizi (-0,1% m/m).
L’inflazione headline, salita al 10% dal 9,1% (sopra la stima di consenso di 9,7%), e quella core, a 6,1% a/a, sono su nuovi massimi dal 1998 (ovvero da quando esistono i dati comparabili).
Sul dato di settembre continua a pesare il meccanismo endogeno di trasmissione dei rincari energetici, come dimostra l’accelerazione dei beni manufatti ex-energia e la crescita della componente alimentari.
Ha inciso anche il ritiro di alcune delle misure calmieranti decise dai Governi nazionali (in particolare la fine del taglio sul prezzo dell’abbonamento per il trasporto pubblico in Germania), nonché l’aumento del prezzo del gas.
– Il tasso di disoccupazione è sceso ancora, al 7,8%, in Italia ad agosto, mentre è rimasto stabile al 6,6% nello stesso mese nell’area euro, e al 5,5% a settembre in Germania.

FRANCIA – L’inflazione è scesa al 5,6% dal 5,9% sull’indice nazionale e al 6,2% dal 6,6% sull’armonizzato, contro attese di marginale aumento: nel mese, i prezzi hanno segnato una flessione di cinque decimi su entrambi gli indici; il ribasso tendenziale è legato principalmente al rallentamento dei servizi (a 3,2% da 3,9%) e dell’energia (a 17,8% da 22,7%).

ITALIA – Sempre a settembre, l’inflazione calcolata sull’indice NIC è salita all’8,9% a/a da 8,4% di agosto, e quella armonizzata al 9,5% a/a da 9,1% precedente, in linea con le nostre attese.
Nel mese i prezzi sono cresciuti di 0,3% m/m sull’indice nazionale e di 1,7% m/m sull’IPCA, con quest’ultima misura che ha beneficiato della fine dei saldi estivi.
Il forte rialzo tendenziale è imputabile agli alimentari (da 10,1% a 11,5%) e ai servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da 4,6% a 5,7%).
Un importante contributo è arrivato dai beni non durevoli (da 3,8% a 4,7%) e semidurevoli (da 2,3% a 2,8%).

STATI UNITI
– Venerdì, la spesa personale di agosto ha mostrato un incremento di 0,4% m/m in termini nominali e di 0,1% m/m in termini reali, con segnali di crescita dei consumi modesta nel 3° trimestre.
I consumi reali di beni sono calati di -0,2% m/m, a fronte di un incremento moderato dei servizi (0,2% m/m).
Il reddito personale è cresciuto di 0,3% m/m in termini nominali ed è rimasto invariato in termini reali, mentre il reddito disponibile reale è aumentato di 0,1% m/m, dopo 0,5% m/m a luglio.
Il tasso di risparmio si è stabilizzato a 3,5%, sul livello di luglio, dopo le revisioni verso il basso viste con l’aggiornamento annuale del PIL pubblicato il 29 settembre.
Le informazioni più preoccupanti sono venute dai prezzi. Il deflatore ha segnato un rialzo di 0,3% m/m, sulla scia di prezzi dei beni in calo di -0,3% m/m (energia -5,5% m/m e alimentari +0,8% m/m), con una variazione annua di 6,2% a/a.
Anche il deflatore core ha sorpreso verso l’alto, con un aumento di 0,6% m/m (4,9% a/a), superiore al +0,5% m/m del CPI core.
L’inflazione mediana misurata con il deflatore dei consumi è in rialzo di 0,66% m/m e di 5,8% a/a, in continuo aumento da marzo 2021.
I dati danno complessivamente segnali di debolezza per la crescita ma indicano rischi sempre elevati sul fronte dei prezzi e danno supporto alla previsione di un altro rialzo di 75pb alla riunione del FOMC di novembre.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a settembre (finale) è rimasta pressoché invariata a 58,6 nella lettura finale di settembre, con moderati aumenti di condizioni correnti e aspettative rispetto ad agosto. Le aspettative di inflazione sono scese ulteriormente, a 4,7% sull’orizzonte a 1 anno e a 2,7% su quello a 5 anni, con incertezza molto elevata e diffusa riguardo alle previsioni.

GIAPPONE – L’indice Tankan di settembre per le grandi imprese manifatturiere ha sorpreso verso il basso, calando a 8, contro attese per un recupero a 11 da 9, mentre l’indice per le grandi imprese non manifatturiere è aumentato a 14 da 13.
Le previsioni per il prossimo trimestre sono di marginale miglioramento a 9 per il manifatturiero e di indebolimento a 11 per il non manifatturiero.
Le imprese prevedono un cambio yen/dollaro circa stabile nei prossimi trimestri, a 134,3.
Le imprese riportano condizioni di domanda e offerta circa in equilibrio sul mercato domestico, con persistente eccesso di domanda per beni e servizi dall’estero.
Le proiezioni delle vendite sono positive, anche se si rileva una correzione degli utili.
Le proiezioni per gli investimenti restano favorevoli, a 21,5% a/a, con modeste revisioni verso l’alto.
Le imprese prevedono un sentiero di inflazione moderato: 2,2% quest’anno, 1,6% fra 3 anni e 1,4% fra 5 anni.
Per i prezzi di vendita, le imprese vedono aumenti intorno a 3% nel manifatturiero e in aumento da 1,9% fra 1 anno a 2,8% fra 5 anni nel non manifatturiero.
Nel complesso, l’indagine dà indicazioni di prosecuzione dell’espansione e segnala l’assenza di eccessi, confermando la previsione che la BoJ mantenga la politica monetaria invariata anche nei prossimi trimestri.

 

COMMENTI:

BCE – Secondo il governatore della Banca d’Italia, Visco, il livello del tasso neutro della BCE nell’area dell’euro è compreso tra lo 0,7 e l’1,8% e l’elevata incertezza impone prudenza nella definizione delle future mosse dei tassi.
Un peggioramento delle prospettive economiche e un inasprimento monetario troppo rapido potrebbero provocare una recessione e rendere più difficile il raggiungimento della stabilità dei prezzi nel medio termine.
Visco concorda sul fatto che la politica monetaria deve mantenere le aspettative ben ancorate, ma è in disaccordo con la spinta a favore di rialzi dei tassi molto rapidi.
BdI stima che il 65% dell’errore di previsione sull’inflazione è spiegato dagli effetti dei prezzi dell’energia, e che un altro 15% è spiegato dalle sorprese sui prezzi degli alimentari.

RUSSIA – Da sabato scorso, la Russia ha interrotto anche le forniture di gas all’Italia tramite il valico di Tarvisio, evento che avvicina l’Italia allo scenario di eccessivo assottigliamento delle scorte nei prossimi mesi, con la necessità di spingere sulla riduzione dei consumi.
Ciò significa che eventuali misure di calmieramento dei prezzi dovranno probabilmente accompagnarsi a razionamento della domanda.

STATI UNITI – Dalla Fed, Brainard (Board Fed) ha sottolineato che restano elevati i rischi di ulteriori vincoli dal lato dell’offerta causati dall’evoluzione dello scenario in Cina e dalla guerra in Ucraina.
Brainard ha notato che ormai praticamente tutta la curva dei rendimenti, a parte le scadenze brevissime, ha tassi reali positivi e ha confermato il messaggio del FOMC, affermando che la politica monetaria dovrà essere restrittiva “per un certo tempo” e che la Fed è impegnata a evitare di svoltare prematuramente, anche se a un certo punto i rischi cominceranno a provenire da due lati.
Brainard ha anche discusso i rischi alla stabilità finanziaria, esacerbati da elevati livelli di debito e da deprezzamento del cambio in alcuni paesi.
Bullard (St Louis Fed) ha ribadito l’impegno della Fed a riportare l’inflazione al 2% in tempi più rapidi rispetto ai 15 anni impiegati negli anni ’70.
A suo avviso l’inflazione non calerà in modo lineare, pertanto i tassi dovranno restare elevati più a lungo di quanto i mercati si aspettassero.
Secondo Bullard sarebbe un errore modificare verso l’alto l’obiettivo di inflazione della Fed.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in calo, sul parziale arretramento di rendimenti e risk aversion.
I dati della settimana entrante (ISM oggi e mercoledì, nonché employment report venerdì) dovrebbero supportare lo scenario di un altro rialzo Fed di 75 pb al prossimo FOMC del 2 novembre, offrendo supporto al dollaro e, a meno di delusioni dai dati, favorendone un almeno parziale recupero.
Tuttavia, data l’accelerazione verso nuovi massimi del mese scorso, lo slancio rialzista potrebbe temporaneamente ridimensionarsi, a meno di un nuovo aumento dell’avversione al rischio a livello globale.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata in recupero da 0,95 a 0,98 EUR/USD, di riflesso al generalizzato ritracciamento del dollaro e al rimbalzo della sterlina.
I dati in uscita (in primis la produzione industriale francese e tedesca, rispettivamente mercoledì e venerdì) dovrebbero però risultare negativi, mostrando che il rischio di recessione verso fine anno sta aumentando.
Unitamente agli sviluppi sul fronte del conflitto russo-ucraino (tra cui l’interruzione da sabato delle forniture di gas russo all’Italia attraverso il valico di Tarvisio), questo lascia pertanto esposto l’euro a rinnovata debolezza nel breve.
Anche tecnicamente, tra l’altro, un recupero fino a 1,01-1,02 EUR/USD mantiene intatto il fronte ribassista.

GBP – La sterlina ha chiuso la settimana passata in ampio recupero soprattutto contro dollaro da 1,03 a 1,12 GBP/USD ma anche contro euro da 0,92 a 0,87 EUR/GBP grazie all’intervento della BoE (acquisti di governativi per arrestare il sell-off dell’obbligazionario) che ha parzialmente rassicurato i mercati.
E oggi apre in ulteriore rafforzamento dopo la notizia che il governo ha annunciato il ritiro di una delle misure fiscali più contestate, l’eliminazione dell’aliquota sui redditi più elevati, una mossa di carattere più politico dato il risparmio contenuto che ne deriva, ma comunque un gesto che potrebbe aprire all’ipotesi di qualche revisione più ampia nelle prossime settimane, ai fini di ridurre il deterioramento dei conti pubblici che i tagli delle tasse annunciati comporterebbero.
L’agenzia S&P ha infatti rivisto l’outlook del Regno Unito da “stabile” a “negativo”: secondo le nuove stime di S&P il deficit/PIL salirebbe a 5,5% dal 2023 al 2025, rispetto al 3% previsto in precedenza.
In assenza di novità positive sul fronte fiscale la valuta britannica resta quindi ancora esposta a nuova debolezza anche nel breve sia contro dollaro sia contro euro: la prospettiva di rialzi dei tassi BoE più poderosi non riesce infatti a prevalere sui rischi di recessione comunque imminente.

JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata in marginale calo contro dollaro da 143 a 144 USD/JPY, ma oggi ha aperto in ulteriore calo in area 145 USD/JPY, in avvicinamento ai livelli dove due settimane fa è scattato l’intervento valutario.
La valuta nipponica resta infatti sotto pressione per via della divergenza di policy della BoJ, in particolare dopo l’annuncio che la BoJ ha raddoppiato nel trimestre ottobre-dicembre gli acquisti programmati di titoli governativi (sulle scadenze dai 10 ai 25 anni) per far scendere i rendimenti.
Il ministro delle finanze Suzuki oggi ha ribadito il messaggio che le autorità restano pronte a intervenire se necessario per contrastare i rischi di un deprezzamento indesiderato.
La settimana scorsa lo yen si è deprezzato maggiormente contro euro, da 137 a 142 EUR/JPY, complice il recupero dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Oggi, le stime finali dei PMI di settembre e le prime letture in Italia sono attese sottolineare che la ripresa è ormai in fase di stallo, con rischi di recessione in rapida crescita.
Ci aspettiamo che il PMI manifatturiero italiano possa calare a 47,7 da 48 di agosto.
– Nel corso della settimana, i primi dati di produzione industriale di agosto dovrebbero confermare un quadro di debolezza per il settore, con una contrazione in Germania e un rimbalzo solo modesto in Francia mentre i prezzi alla produzione dovrebbero ribadire la presenza di forti pressioni inflattive a monte delle filiere.
– Nel complesso dell’Eurozona le vendite al dettaglio dovrebbero essere tornate a calare ad agosto.

STATI UNITI
 – Questa settimana verranno pubblicati i principali dati macro di settembre.
Il rapporto sul mercato del lavoro dovrebbe mostrare ancora una dinamica occupazionale sostenuta, con il tasso di disoccupazione poco variato, intorno a 3,7%, i salari orari in aumento di 0,3% m/m e conferme di persistente eccesso di domanda.
– Gli indici ISM di settembre sono previsti in modesta correzione, ma sempre in territorio espansivo.
– Il deficit della bilancia commerciale di agosto dovrebbe essere ancora ampio e confermare le aspettative di un significativo contributo del canale estero alla crescita estiva.