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03 Novembre 2020 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Il PMI manifatturiero è salito in ottobre a 54,8 (4 decimi più della stima flash).
L’indice rimane in territorio espansivo per il quarto mese consecutivo dopo la forte flessione dei mesi precedenti, toccando un nuovo massimo da luglio del 2018.
Il miglioramento dell’indagine è diffuso: le imprese registrano diffusi incrementi degli ordinativi (58,7), anche esteri (56,3), e della produzione (58,4).
Gli ordini da evadere sono robusti (55,7), mentre le scorte sono in calo: due fattori che fanno propendere per la sostenibilità di breve termine della tendenza alla crescita del comparto manifatturiero.
I prezzi sono visti in leggero rialzo. Forti crescite sono state osservate soprattutto nel settore dei beni di investimento e in quello dei beni intermedi, mentre l’espansione dei beni di consumo è stata più debole.
Lo spaccato per Paese ha visto il PMI manifatturiero francese collocarsi tre decimi sopra il dato preliminare a 51,3 (da 51,2 di settembre). Restano sopra la soglia di non cambiamento gli indici della produzione (in calo da 53,3 a 52,1) e dei nuovi ordini; rallenta la ripresa dei nuovi ordini esteri. Gli indici dei prezzi sono coerenti con un’accelerazione, che coinvolgerebbe sia i prezzi dei fattori produttivi che dei prodotti finali.
In Germania, il PMI manifatturiero ha visto un aumento di due decimi rispetto al dato preliminare a 58,2 (da 56,4 di settembre). Rimangono su valori alti gli indici dei nuovi ordini (66,4) e degli ordini esteri (61,3); l’occupazione, invece, continua a segnare una contrazione ma a velocità ridotta. I prezzi hanno registrato una crescita.
Il PMI manifatturiero dell’Italia ha mostrato un miglioramento a 53,8 (da 53,2 di settembre). Gli indici degli ordini esteri e dell’occupazione restano sopra la soglia di invarianza; non ci sono evidenze di pressioni inflattive.
Infine, le indagini di ottobre indicano un forte recupero del manifatturiero anche in Spagna a 52,5 (da 50,8 precedente).

STATI UNITI – L’ISM manifatturiero a ottobre aumenta a 59,3 (da 55,4 di settembre), segnando il sesto rialzo consecutivo e toccando il massimo da settembre 2018.
Lo spaccato dell’indagine è omogeneamente incoraggiante: nuovi ordini a 67,9 (+7,7 punti), produzione a 63 (+2 punti), occupazione a 53,2 (+3,6 punti), ordini inevasi a 55,7 (+0,5 punti), ordini all’export a 55,7 (+1,4 punti), importazioni a 58,1 (+4,1 punti) e tempi di consegna a 60,5 (+1,5 punti).
Le imprese riportano che l’attività prosegue in stabilimenti riconvertiti per tenere conto dell’impatto della pandemia, con abilità crescente di espandere la produzione.
I partecipanti all’indagine riportano diffuso ottimismo sullo scenario, anche se in lieve calo rispetto a settembre. La domanda è in espansione (come indicato dagli ordini e dal livello considerato insufficiente delle scorte dei clienti).
Dal lato dell’offerta appaiono ancora vincoli alla produzione, evidenti da scorte troppo basse, importazioni e tempi di consegna, ma in calo rispetto ai mesi precedenti.
Su 18 settori, 15 sono in crescita e solo 2 in contrazione (tessile e stampa).
I commenti delle imprese segnalano fatturato solido e in aumento, limitato dall’offerta, ma ormai vicino ai livelli pre-Covid in molti settori.
In base alla relazione storica fra ISM e PIL, il dato di ottobre sarebbe associato a una crescita del PIL di 4,8%. I dati confermano che, in questa ripresa trainata prevalentemente dal consumo di beni, il settore manifatturiero brilla di luce propria ed è caratterizzato da rischi molto più limitati rispetto al settore dei servizi: le prospettive restano solide per il trimestre in corso.

 

COMMENTI:

STATI UNITI
 – Gli elettori americani sono chiamati a votare per la nomina del Presidente e del Vice-presidente, il rinnovo della Camera e di un terzo del Senato.
I sondaggi presidenziali delle ultime due settimane riportano Biden in vantaggio nel voto popolare di 6,8 punti, da 7,4 di ieri(media realclearpolitics).
I modelli per l’Electoral College, aggiornati con i sondaggi statali, vedono la probabilità di Biden presidente oltre l’85% (270towin: 85,9%, fivethirtyeight: 89%). La media dei sondaggi nei principali stati chiave dà a Biden un vantaggio di 2,8 punti (media realclearpolitics).
Per il Congresso, lo scenario centrale vede la Camera democratica, con un possibile aumento del vantaggio attuale. I sondaggi per i seggi da rinnovare al Senato (un terzo dei 100 totali), sono ancora incerti e sono circa ugualmente probabili maggioranze repubblicana o democratica.
l voto anticipato continua a sfondare nuovi record, con 98,802 mln di voti al 3/11, di cui 35,720 mln in persona e 63,081 mln per posta; le previsioni sono per un’affluenza totale vicina al 65% (più di 150 mln di elettori), dal 60% e 138 mln del 2016.
La possibilità di turbolenza post-elettorale conseguente a una dilazione della certificazione dei risultati e a capovolgimenti dell’esito iniziale è elevata, con rischi di crisi istituzionale.
Solo una vittoria schiacciante di Biden fin dal 3 novembre garantirebbe un passaggio relativamente rapido e poco traumatico.
Trump ha affermato che “bisogna avere il totale finale il 3 novembre”, missione impossibile con un numero di schede postali potenzialmente vicine a 90 mln (ci sono ancora 29 mln di schede distribuite e non riconsegnate).
Le implicazioni per la politica economica dipendono dallo scenario finale.
In caso di presidenza Biden e di Congresso tutto democratico, è probabile l’introduzione di riforme mirate a reflazione e redistribuzione nel prossimo biennio, con stimolo fiscale significativo e concentrato sulle fasce di reddito più basse (con maggiore propensione al consumo) e con moltiplicatori più elevati.
In caso di presidenza Biden con un Congresso diviso, lo stimolo fiscale sarebbe limitato agli interventi strettamente necessari per sostenere la ripresa, con effetti più limitati sulla crescita.
Con una presidenza Trump e un Congresso diviso, gli interventi sarebbero ancora più contenuti e con minore efficacia espansiva.
È improbabile che ci sia un risultato chiaro durante la notte del 3 novembre. Come seguire i risultati e quali informazioni cercare man mano che chiudono i seggi?
* Florida. Vantaggio Biden (1,8).
I risultati in questo stato sono sempre sul filo del rasoio (cin una differenza media di 18 mila voti nelle ultime 6 elezioni). La Florida ha 29 delegati e ha già iniziato a processare le schede postali da settimane, pertanto i voti anticipati (sia in persona sia postali) saranno probabilmente pubblicati prima di quelli del 3 novembre, con un possibile segnale iniziale favorevole a Biden, che potrebbe poi essere invertito. Risultati finali probabili nella notte.
* Georgia. Vantaggio Biden (2,5). 16 delegati.
I dati del voto anticipato potrebbero richiedere almeno un paio di giorni per essere processati.
* North Carolina. Vantaggio Trump (0,5). 15 delegati.
Stato incerto con distribuzione demografica disomogenea fra aree rurali pro-Trump e urbane recentemente più democratiche. Voto postale processato in anticipo, ma schede accettate fino al 12 novembre.
* Ohio. Vantaggio Trump (2,1). 18 delegati.
* Pennsylvania. Vantaggio Biden (2,6). 20 delegati.
Stato chiave, dove i risultati del voto postale potrebbe essere noti solo molti giorni dopo il 3 novembre, con esito inizialmente favorevole a Trump.
* Maine. Vantaggio Biden (10,5). 4 delegati. Rilevante soprattutto per la battaglia per il Senato, dove il seggio di S. Collins (repubblicana) è in bilico, con lo sfidante democratico in netto vantaggio (+6).
* Michigan. Vantaggio Biden (5,1). 16 delegati, stato vinto da Trump nel 2016 per 11 mila voti.
La governatrice ha segnalato che i risultati definitivi saranno ritardati dalla procedura per il conteggio dei voti postali, che possono essere processati solo per 10 ore il 2 novembre. Probabile pubblicazione dell’esito del voto postale dopo quello del voto del 3 novembre.
*Texas. Vantaggio Trump (3). 38 delegati. Stato chiave, in cui il margine tradizionalmente ampio a favore dei repubblicani si è eroso, fa +9 nel 2016 a circa parità nei sondaggi attuali.
Hanno già votato 9,7 mln (8,7 mln in persona, 1 mln per posta) e sono attesi circa 12 mln di voti in totale. Le schede postali sono state processate da 12 giorni.
Gran parte dei risultati del voto anticipato dovrebbe essere noto poco dopo la chiusura dei seggi. I risultati definitivi devono attendere una certificazione ufficiale il 6 novembre.
* Wisconsin. Vantaggio Biden (6,7). 10 delegati. Affluenza record per il voto anticipato al 63%.
Le schede postali possono essere processate a partire del mattino del 3 novembre, la Corte Suprema ha stabilito che i voti postali sono validi solo se ricevuti entro la sera del 3 novembre. Risultati disponibili entro le prime ore del 4 novembre.
* Minnesota. Vantaggio Biden (11). 10 delegati. Stato storicamente democratico, ma vinto da Trump nel 2016 per 45 mila voti. Schede postali processate a partire da due settimane prima del 3 novembre, risultati del voto postale disponibili in tempi rapidi.
* Arizona. Vantaggio Biden (0,9). 11 delegati.
Stato storicamente repubblicano, ma in quasi parità nel 2020. Schede postali processate a partire da due settimana prima dell’election day, con risultati disponibili in tempi rapidi, prima di quelli del voto del 3 novembre.
– I nuovi contagi sono su livelli elevati e in accelerazione in 42 stati, in rialzo in 10 stati e circa stabili solo nei restanti due stati.
A livello nazionale la variazione giornaliera è di 73.600, quella a due settimane è in aumento del 45%, con un trend verso l’alto.
In molte aree, soprattutto in quelle rurali degli stati centrali (Utah, Wisconsin, Colorado, Idaho), le strutture sanitarie sono vicine al collasso.
La risposta delle autorità è a macchia di leopardo, con aumento di restrizioni all’attività in alcuni stati della costa est e vincoli variabili per i servizi aggregativi negli stati centrali. In generale, le restrizioni sono decise a livello locale dalle singole contee.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha aperto la settimana al rialzo, ma la dinamica a livello intra-day è stata piuttosto movimentata, a indicare il prevalere di un clima di incertezza.
L’appuntamento odierno con le Presidenziali USA è da considerare importante per il biglietto verde, ma il rischio che non si riesca a conoscere rapidamente l’esito del voto potrebbe limitare la reazione di impatto sulla valuta statunitense e/o provocare nell’immediato una reazione suscettibile di essere sconfessata nei giorni/settimane successivi.
Ferme restando le ipotesi nei diversi scenari elettorali la dinamica del dollaro in questo scorcio finale dell’anno dovrebbe essere guidata principalmente dall’evoluzione della pandemia – e conseguente adozione di misure di contenimento – e dalla performance, attuale e attesa, della crescita USA.
Finché il quadro pandemico rimane preoccupante, il dollaro dovrebbe restare supportato, per via della più elevata risk aversion.
Al di là del breve, sviluppi positivi sulla crescita USA – inclusa l’eventuale approvazione di un nuovo pacchetto di stimolo fiscale, più ampio in caso di vittoria di Biden e Congresso democratico – dovrebbero rappresentare un altro fattore di sostegno per il biglietto verde.

EURL’euro ha aperto invece la settimana in calo, mantenendosi comunque in area 1,16 EUR/USD, penalizzato dall’evoluzione negativa del quadro pandemico in Europa.
Nell’immediato post-voto USA il cambio risentirà di riflesso della reazione del dollaro, ma il tema “persistente” in quest’ultimo scorcio dell’anno sarà l’impatto degli sviluppi sul fronte pandemia sulla crescita dell’area, che mantiene un bias verso il basso sull’euro.
Lo scenario centrale non è di inversione ribassista, che tecnicamente richiederebbe lo sfondamento del corridoio 1,1170-1,1070 EUR/USD, ma la dinamica del cambio va seguita da vicino a partire dalla reazione al voto USA per valutare meglio l’effettiva portata dei rischi verso il basso.

GBPLa sterlina ha aperto la settimana in calo sia contro dollaro, da 1,29 a 1,28 GBP/USD, sia contro euro da 0,89 a 0,90 EUR/GBP, penalizzata dall’annuncio di un nuovo lockdown nazionale.
L’esito del voto USA potrebbe contribuire a mantenere i rischi verso il basso sulla valuta britannica, che giovedì sarà poi sottoposta al test della riunione BoE, da cui non si attendono spunti rialzisti.

JPY – Lo yen ha aperto la settimana in modesto calo sia contro dollaro, contenuto comunque in area 104 USD/JPY, sia contro euro da 121 a 122 EUR/JPY, complice un parziale rientro della risk aversion. Si tratta comunque di movimenti poco significativi.
Ora le dinamiche del cambio saranno guidate dall’esito del voto USA, anche se non è garantito che questo possa offrire ancora spunti direzionali significativi.