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3 Marzo 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA
 – L’inflazione calcolata sull’indice nazionale è scesa al 9,2% dal 10% di gennaio, quella armonizzata al 9,9% dal 10,7% precedente.
Nel mese i prezzi sono cresciuti di +0,3% m/m sul NIC e di +0,2% m/m sull’IPCA.
Il rallentamento tendenziale è imputabile prevalentemente alla componente energetica (da 42,5% a 28,2% a/a; -4,4% m/m), spinta al ribasso dalla flessione della componente regolamentata (da -12% a -16,7% a/a) e dalla decelerazione di quella non regolamentata (da 59,3% a 40,8% a/a).
Sono cresciuti ancora invece i prezzi degli alimentari (da 12,2% a 13,2% a/a; +1,7% m/m), quelli dei tabacchi (per effetto dell’aumento delle accise) e i listini nei servizi (da 4,2% a 4,4% a/a; +0,4% m/m), questi ultimi spinti al rialzo dai servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona.
L’inflazione al netto di energia e alimentari freschi ha accelerato dal 6% di gennaio al 6,4% a febbraio, sorprendendo al rialzo come negli altri principali Paesi dell’Eurozona.
Stimiamo una media annua al 6,3% nel 2023 e al 2,1% nel 2024 sull’IPCA, e al 5,7% nell’anno in corso e al 2% nel prossimo anno sul NIC.
– I dati sul mercato del lavoro di gennaio hanno registrato un aumento di un decimo del tasso di disoccupazione in Italia a 7,9% spiegato da un aumento del tasso di attività (che ha toccato un nuovo massimo da almeno il 2004) a fronte di una crescita solo modesta degli occupati.

AREA EURO
 – Ieri l’inflazione nell’area euro è calata marginalmente a febbraio, all’8,5% da 8,6% di gennaio; il dato è stato più alto delle attese di consenso (8,2%).
Di contro, è cresciuta ancora l’inflazione core al netto di energetici e alimentari freschi, che ha toccato un nuovo massimo al 7,4% dal 7,1% precedente.
Nel mese i prezzi al consumo sono aumentati di 0,8% m/m mentre l’indice core è cresciuto di 0,9% m/m.
L’aumento congiunturale di febbraio è trainato dai beni alimentari (+1,6% m/m), spinti al rialzo dagli alimentari freschi (+3,4% m/m).
Sul mese crescono anche i beni industriali non energetici (+0,8% m/m) e i servizi (+0,9% m/m); in calo invece l’energia (-1,1% m/m).
Sulla variazione tendenziale, gli alimentari spiegano ora circa un terzo dell’inflazione complessiva; cresce il contributo di beni industriali (in accelerazione a 6,8% da 6,7%) e servizi (4,8% da 4,4%), mentre continua il rallentamento della componente energetica, passata al 13,7% dal 18,9% di gennaio.
In sintesi, il rallentamento dell’inflazione dell’eurozona a febbraio è stato meno accentuato del previsto, e gli indici core segnalano anzi un aumento delle pressioni sulla dinamica sottostante.
– Nel complesso dell’Eurozona il tasso dei senza-lavoro è rimasto stabile al 6,7% (i dati relativi ai mesi precedenti sono stati rivisti al rialzo di un decimo).

GERMANIA – Poco fa i dati sul commercio estero di gennaio hanno mostrato un rimbalzo dell’export (+2,1% m/m da -6,3% precedente) ed un ulteriore calo per l’import (-3,4% m/m da -5,6% di dicembre), con un conseguente miglioramento del saldo commerciale destagionalizzato a 16,7 miliardi dopo i 10 miliardi del mese precedente.

STATI UNITI – Ieri, le nuove richieste di sussidi di disoccupazione al 25 febbraio hanno registrato una correzione a 190 mila, con segnali di stabilizzazione su livelli sempre storicamente associati a condizioni di mercato del lavoro al pieno impiego.

GIAPPONE
– Il tasso di disoccupazione a gennaio è sceso a 2,4% e il jobs to applicant ratio è rimasto su livelli storicamente elevati, a 1,35.
– Il CPI core di Tokyo a febbraio ha confermato l’aspettativa di svolta verso il basso dell’inflazione, scendendo a 3,3% a/a da 4,3%, grazie all’entrata in vigore delle misure governative di controllo dei costi energetici.
I dati fanno prevedere un declino relativamente rapido dell’inflazione nazionale nei prossimi mesi, e un probabile ritorno sotto il 2% nella parte finale dell’anno.

CINA – Il PMI Caixin dei servizi è balzato da 52,9 a 55,0 in febbraio, confermando che il cambiamento delle politiche sanitarie sta portando a una diffusa ripresa nel terziario.

 

COMMENTI:

BCE – Il resoconto dell’ultima riunione BCE di politica monetaria segnala che era “considerato imperativo mantenere la rotta e mostrare determinazione nell’intenzione di stringere ulteriormente”.
Dai verbali emerge che la trasmissione della politica monetaria era ritenuta ancora molto parziale, sebbene in linea con le esperienze passate.
Gli sviluppi successivi alla riunione di dicembre implicavano proiezioni di inflazione sottostante più basse per il biennio 2024-25, considerazione che dovrebbe essere stata confermata anche dai dati successivi e che dovrebbe riflettersi in una limatura delle prossime proiezioni dello staff.
Il fatto che l’economia reale si sia dimostrata resiliente implicava (secondo alcuni membri) che “il Consiglio direttivo potrebbe essere in grado di ridurre l’inflazione senza sacrifici eccessivi in termini di attività economica”.
Tuttavia, anche i verbali mostrano un consiglio diviso in merito al rischio che l’inflazione elevata possa dimostrarsi persistente.

STATI UNITI – Dalla Fed, Waller (Board Fed) ha detto che il mercato del lavoro è ancora “insostenibilmente caldo e l’inflazione non sta scendendo meno velocemente” del previsto.
Secondo Waller è possibile che i dati di gennaio siano degli outlier.
In questo caso, si potrebbe mantenere un punto di arrivo dei tassi fra il 5 e il 5,5%.
Se invece i dati continueranno a essere “troppo caldi”, il sentiero dei fed funds andrà rivisto verso l’alto per non perdere il trend in atto prima di gennaio.
Bostic (Atlanta Fed) ha detto che rimane fermamente convinto che sia opportuno proseguire su un sentiero di rialzi moderati da 25pb, sottolineando che la politica monetaria è diventata restrittiva solo in tempi relativamente recenti.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è tornato a salire ieri più che recuperando il calo del giorno precedente, favorito dalla salita dei rendimenti dopo che la componente prezzi dell’ISM manifatturiero aveva mostrato un ampio aumento.
Stamani però il biglietto verde apre in calo, confermando una dinamica settimanale all’insegna di una sostanziale stabilizzazione dopo il forte apprezzamento di febbraio.
Oggi l’attenzione sarà sull’ISM non-manifatturiero, atteso in lieve calo ma ancora in territorio espansivo. In tal caso il dollaro dovrebbe tendenzialmente mantenersi in range.
Se invece il dato dovesse sorprendere verso l’alto, il biglietto verde dovrebbe tornare a salire.

EURL’euro è tornato a scendere ieri, da 1,06 a 1,05 EUR/USD, principalmente di riflesso al recupero del dollaro, ma apre in leggero rialzo oggi.
In parte la dinamica laterale del cambio di questi giorni riflette comunque anche l’incertezza sul sentiero dei rialzi dei tassi BCE dopo la riunione di marzo.
Dai verbali BCE pubblicati ieri, così come dai discorsi recenti, è emersa infatti una divisione sulla valutazione della persistenza o meno dell’inflazione, tema cruciale in quanto sarà questo a determinare dimensione e portata complessiva dei rialzi dopo marzo.
Per oggi, intanto, il cambio reagirà soprattutto ai dati USA: se l’ISM dovesse sorprendere verso l’alto l’euro dovrebbe tornare a indebolirsi.

GBPAnche la sterlina è scesa ieri contro dollaro da 1,20 a 1,19 GBP/USD ma è in risalita stamani, leggermente più dell’euro rispetto al quale si sta rafforzando, seppure mantenendosi in area 0,88 EUR/GBP.
La scarsa direzionalità riflette il permanere dell’incertezza sulla decisione della BoE alla prossima riunione del 23 marzo.
Ieri Pill ha riportato che dai dati recenti sul mercato del lavoro giungono ancora segnali contrastanti, per cui resta incerto se il rialzo BoE di marzo sarà di 25 o di 50 pb.
Oggi, intanto, anche la sterlina reagirà di riflesso al dollaro all’ISM USA.

JPYAnche lo yen si è indebolito ieri contro dollaro da 136 a 137 USD/JPY sulla salita dei rendimenti a lunga USA, ma oggi apre al rialzo.
Se l’ISM USA dovesse sorprendere vero l’alto tornerebbe a scendere.
Oggi lo yen è in rafforzamento anche contro euro da 145 a 144 EUR/JPY, prevalendo il ritracciamento dei rendimenti a lunga USA sul recupero dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Istat diffonde la seconda stima del dato sul PIL nel 4° trimestre 2022.
La prima lettura aveva visto una marginale flessione congiunturale (-0,1% t/t, 1,7% a/a).
Lo spaccato dovrebbe mostrare una contrazione della domanda interna, soprattutto dal lato dei consumi, a fronte di un contributo positivo dell’export netto (derivante da una probabile flessione dell’import).
Il valore aggiunto dovrebbe essersi contratto nell’industria in senso stretto (e nel settore primario), a fronte di un progresso nei servizi e nelle costruzioni.

AREA EURO
 – Nell’Eurozona il PPI dovrebbe tornare a calare a gennaio (-0,4% m/m) ma la flessione dovrebbe essere imputabile esclusivamente all’energia, a fronte di pressioni ancora severe sui beni non energetici; su base annua il PPI è visto rallentare a 17,9% a/a da un precedente 24,6%.
– In calendario anche le stime finali degli indici PMI dei servizi di febbraio; la prima lettura per l’Italia dovrebbe anch’essa registrare un miglioramento, sia pur contenuto, del morale.

FRANCIA – Questa mattina la produzione industriale è attesa riportare il terzo progresso mensile consecutivo a gennaio, sia pure di entità inferiore a quella dei due mesi precedenti (0,3% m/m), coerentemente con il recupero di morale evidenziato dagli indici di fiducia.

STATI UNITI – Oggi l’ISM dei servizi di febbraio dovrebbe mostrare una correzione a 54,5 da 55,2 di gennaio, pur mantenendosi in area espansiva, al contrario delle indicazioni delle altre indagini del settore non manifatturiero.
In questa fase, gli indicatori ciclici stanno dando segnali non omogenei, con i dati resi poco informativi da difficoltà di destagionalizzazione.
Il mese scorso, l’indice di occupazione dell’ISM dei servizi, per esempio, era vicino a 50, in contrasto con il boom di occupati nei servizi privati visto nell’employment report.
Pertanto, il quadro congiunturale resterà di difficile lettura ancora per diversi mesi.