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3 Maggio 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA
– L’inflazione è salita a sorpresa ad aprile, all’8,3% dal 7,6% di marzo sul NIC (+0,5% m/m) e all’8,8% dall’8,1% sull’IPCA (+1%).
La sorpresa al rialzo è imputabile soprattutto alla componente energetica non regolamentata (da 18,9% a 26,7% a/a), per via di rincari superiori all’8% su base mensile per gas e energia elettrica sul mercato libero; rallentano anche i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da 6,3% a 6,7% a/a) e i servizi vari (da 2,5% a 2,9% a/a).
Di contro, calano i prezzi degli energetici regolamentati (da -20,3% a -26,4%, -19,3% m/m), per via di un ribasso di -41% m/m dell’energia elettrica sul mercato tutelato.
Rallentano su base annua gli alimentari (da 12,9% a 12,3% a/a; +0,7% m/m).
L’inflazione al netto di energetici e alimentari freschi è risultata stabile al 6,3%.
Nelle nostre stime, l’inflazione dovrebbe tornare a calare da maggio, per poi scendere al 2,3% a dicembre 2023; il calo dell’indice “core BCE” sarà più lento (è atteso rimanere sopra il 3% a fine anno).
– I prezzi alla produzione nell’industria sono scesi di -1,5% m/m a marzo (3,8% a/a da 9,6% di febbraio), per effetto del calo di -4,9% m/m dei prodotti energetici (più marcato sul mercato interno).
Al netto dell’energia, il PPI ha registrato una diminuzione più modesta (- 0,1% m/m, 6,2% a/a da 8,3% precedente) e concentrata sui beni intermedi.
– I dati sul commercio extra-UE di marzo hanno registrato un crollo delle importazioni (-12,9% m/m), più marcato di quello dell’export (-4,6% m/m).
La pesante flessione dell’import è spiegata per due terzi da energia e beni intermedi, per via del calo dei prezzi, ma anche gli acquisti di beni di consumo e strumentali sono diminuiti rispetto a febbraio.
La flessione dell’export risulta concentrata tra i prodotti energetici e i beni di consumo non durevoli.
Il surplus commerciale con i Paesi non appartenenti all’Unione Europea ha toccato un massimo da oltre 30 anni (+8,5 miliardi contro un disavanzo di -793 milioni un anno prima).
Il deficit energetico si è ridimensionato rispetto a marzo 2022 (-5,3 miliardi da -8,5), mentre il surplus per i beni non energetici si è ampliato a 13,8 miliardi (da 7,8 miliardi un anno prima).

AREA EURO
 – Ieri l’inflazione è salita di un decimo ad aprile, al 7% a/a (+0,6% m/m), dopo cinque mesi di cali consecutivi, per via di effetti base sfavorevoli sull’energia (ad aprile 2022 il calo dei prezzi energetici è stato di -4% m/m contro il -0,8% di aprile 2023), che hanno più che compensato il rallentamento di alimentari e beni industriali non energetici.
I servizi hanno visto un’accelerazione a 5,2% da 5,1% di marzo.
L’indice core BCE (al netto di alimentari freschi ed energia) è sceso al 7,3% dopo aver toccato un picco a 7,5% in marzo (primo calo da gennaio 2022), l’inflazione al netto di alimentari ed energia è calata di un decimo al 5,6% (primo calo da giugno 2022).
L’inflazione dovrebbe tornare a calare da maggio, spinta al ribasso nuovamente dall’energia, che potrebbe dare un contributo negativo nella seconda metà dell’anno, e dagli alimentari; anche la dinamica di fondo è attesa proseguire lungo il trend di discesa, sia pure più lentamente, per via della svolta sui beni industriali non energetici.
A fine anno, l’inflazione potrebbe attestarsi al 2,3% sull’indice headline e al 3,2% sulla misura “core BCE”; i rischi al rialzo sono ancora concentrati sulla componente “di fondo”.
– La stima finale del PMI manufatturiero di aprile nell’Eurozona ha visto una revisione al rialzo di tre decimi a 45,8 (47,3 il mese precedente).
Si è registrata una revisione al rialzo sia in Germania (44,5 da 44) che in Francia (45,6 da 45,5), che risultano comunque in calo rispetto al mese precedente e sui minimi dai mesi del primo lockdown tre anni fa.
In Italia, il PMI manufatturiero ha sorpreso al ribasso (46,8 da 51,1), tornando sui livelli di ottobre dello scorso anno.
La contrazione della domanda ha frenato i nuovi ordini, sia domestici che esteri, e la produzione, che è scesa ai livelli di novembre 2022. I prezzi, sia di acquisto che di vendita, continuano nel loro trend discendente.
In Spagna il PMI manufatturiero è sceso a 49 da 51,3 di marzo, registrando un’inversione di marcia dei nuovi ordini (decimo calo negli ultimi 11 mesi) dopo il rimbalzo di marzo.
– La crescita di M3 ha rallentato a marzo, a 2,5% a/a da un precedente 2,9%.
M1 ha accelerato al ribasso a -4,2% a/a da -2,7%, e i prestiti hanno evidenziato una frenata sia verso le imprese che verso le famiglie.
Continua invece la crescita delle forme alternative di investimento a breve termine: 20% a/a da 17,5% di febbraio per i depositi a breve termine (esclusi quelli a vista) e 23,4% a/a da 21,1% per gli strumenti negoziabili altamente liquidi.

STATI UNITI – Ieri, la Job Openings and Labor Turnover Survey di marzo ha dato indicazioni esplicite di rallentamento del mercato del lavoro, con un nuovo netto calo delle posizioni aperte, a 9,6 mln da 10 mln, sul minimo da aprile 2021, e un ampio rialzo dei licenziamenti, a 1,8 mln da 1,6 mln di febbraio.

 

COMMENTI:                                  

BCE – L’ultima Bank Lending Survey (BLS) conferma che è in corso una diffusa restrizione delle condizioni creditizie, che le banche si attendono continui anche nel trimestre in corso.
La quota delle richieste di credito che viene respinta è ai livelli più alti dal 2015 e la domanda di credito è segnalata come in flessione.
La BLS segnala che il rimborso di TLTRO III condurrà a una diffusa, ulteriore, restrizione delle condizioni creditizie nel 2° e nel 3° trimestre.
Inoltre, le banche segnalano un moderato peggioramento delle condizioni sulla raccolta all’ingrosso e al dettaglio.
Nel complesso, la BLS indica che la trasmissione della stretta monetaria è in pieno sviluppo e che la BCE può permettersi di rallentare il ritmo dei rialzi dei tassi.

STATI UNITI – Oggi il focus sarà sulla riunione del FOMC, che dovrebbe concludersi con un altro rialzo di 25pb e tassi dei fed funds a 5,25%.
Il Comitato potrebbe aprire la strada a una pausa di “attesa vigile, mirata a valutare gli effetti su ciclo e inflazione della restrizione monetaria già attuata e delle ricadute della crisi bancaria sulla disponibilità di credito e, quindi, sulla domanda finale.
Il FOMC dovrebbe mantenere l’impegno ad agire come necessario per riportare l’inflazione al 2%, da un lato, e per garantire la stabilità finanziaria in caso di nuove pressioni sulle banche, dall’altro.
Verso la fine del ciclo dei rialzi che si è concluso nel 2006, la Fed aveva usato quasi esattamente la stessa frase introdotta alla scorsa riunione, secondo cui “un po’ di ulteriore restrizione potrebbe essere necessaria”.
Con lo spostamento del consenso nel FOMC verso una pausa, il comunicato a maggio 2006 aveva aggiunto una qualificazione, affermando che “un po’ di ulteriore restrizione potrebbe ancora essere necessaria” e una nuova frase secondo cui “l’entità e la tempistica di tale restrizione dipenderanno in larga misura dall’evoluzione delle prospettive economiche“.
Con l’ultimo rialzo, attuato a giugno 2006, il comunicato aveva eliminato la frase riguardo all’ulteriore restrizione e indicato che l’entità e la tempistica di qualsiasi restrizione addizionale sarebbe dipesa dall’evoluzione dello scenario.
Alla riunione di oggi il FOMC potrebbe adottare un linguaggio simile, sottolineando la presenza di rischi verso l’alto sull’inflazione ma puntando a una pausa.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Dopo il recupero degli ultimi giorni il dollaro è tornato a scendere da ieri sui JOLTS che hanno dato indicazioni di rallentamento del mercato del lavoro mostrando un netto calo delle posizioni aperte e un ampio aumento dei licenziamenti.
Cruciale sarà ora l’esito del FOMC di questa sera.
Le attese sono per un ultimo rialzo dei tassi di 25 pb a 5,00-5,25%.
La Fed dovrebbe segnalare l’intenzione di fare una pausa, tendenzialmente condizionata all’effettiva evoluzione del quadro inflazionistico.
Questo apre a una nuova fase di indebolimento del dollaro, che potrebbe però non materializzarsi già nell’immediato se i dati USA mostreranno un rallentamento modesto della crescita e un calo non rapido dell’inflazione, supportando uno scenario di avvio del ciclo di tagli dei tassi non prima dell’anno prossimo.

EURSui dati USA l’euro è tornato a salire, da 1,09 a 1,10 EUR/USD, favorito dal restringimento dei differenziali di rendimento.
La chiusura del ciclo di rialzi Fed dovrebbe favorire prossimamente un rafforzamento verso nuovi massimi in vista della prosecuzione invece dei rialzi BCE.
In questi giorni, tuttavia, l’upside potrebbe rivelarsi limitato, perché domani la BCE dovrebbe alzare di soli 25 pb e se il quadro di crescita e inflazione dell’area dovesse dimostrarsi un po’ più debole del previsto l’ulteriore restrizione BCE potrebbe essere leggermente inferiore alle attese.
Ieri mattina infatti l’euro era sceso, seppure di poco, sui dati di inflazione che avevano sorpreso leggermente al ribasso.

GBPAnche la sterlina si è rafforzata ieri contro dollaro sui dati USA, ma non abbastanza da riassorbire il calo iniziale, per cui ha chiuso comunque al ribasso da 1,25 a 1,124 GBP/USD anche se sta rimontando oggi.
Sulla valuta britannica pesa l’elevata incertezza sul sentiero dei tassi BoE, dovuta al quadro di crescita nel Regno Unito molto più debole rispetto agli Stati Uniti (ma anche all’area euro) a fronte però di un’inflazione più elevata (ancora al 10%).
Così ieri la sterlina è tornata a scendere contro euro da 0,87 a 0,88 EUR/GBP.
Il mercato sconta circa 75 pb di rialzi BoE entro l’estate, lo stesso ammontare che sconta per la BCE, ma il quadro complessivo dell’economia britannica è più negativo di quello dell’area.
In attesa di chiarimenti in merito che arriveranno alla riunione BoE dell’11 maggio, con la pubblicazione delle nuove previsioni di crescita e inflazione, la sterlina seguirà ancora i driver di dollaro.
La chiusura del ciclo di rialzi Fed dovrebbe offrirle ancora supporto, ma tendenzialmente in misura inferiore che all’euro.

JPYAnche lo yen ha recuperato sui dati USA da 137 a 135 USD/JPY contro dollaro e da 151 a 149 EUR/JPY contro euro.
La chiusura del ciclo di rialzi Fed apre a una nuova fase di recupero della valuta nipponica, soprattutto contro dollaro, ma nel breve potrebbe mantenersi ancora sulla difensiva se i dati USA concederanno ai rendimenti a lunga statunitensi una temporanea stabilizzazione piuttosto che l’immediata re-immissione su un trend discendente.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi il tasso di disoccupazione a marzo dovrebbe risultare stabile al 6,6%, come suggerito dai risultati delle indagini di fiducia e dai dati nazionali già pubblicati.
Il mercato del lavoro non mostra segnali di inversione: complice un ciclo più resiliente delle attese, le intenzioni di assunzione delle imprese restano su livelli ampiamente espansivi e coerenti con una crescita occupazionale ancora positiva almeno nel 1° semestre dell’anno.
Anche in Italia ci attendiamo un tasso di disoccupazione invariato, all’8%

STATI UNITI – L’ISM dei servizi di aprile è atteso a 51,5, da 51,2 di marzo.
L’indagine a marzo segnalava espansione dell’attività, rallentamento degli ordini e crescita disomogenea fra i settori, alcuni segmenti sono ancora spinti da una domanda sostenuta, ma restano vincolati dalla carenza di manodopera, altri invece sono caratterizzati da prospettive più deboli.
La domanda di servizi complessivamente dovrebbe mantenersi in crescita nella parte centrale dell’anno.