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3 Maggio 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – Il PMI manifatturiero è calato più del previsto a 54,5 da 55,8, mentre a marzo il tasso di disoccupazione è sceso a 8,3% da 8,5%, grazie a un aumento degli occupati a fronte di una flessione per gli inattivi: al momento il mercato del lavoro italiano non sembra ancora risentire delle tensioni internazionali ma non possiamo escludere dei riflessi nei prossimi mesi.

AREA EURO
 – Ieri, le indagini della Commissione Europea di aprile hanno evidenziato un calo dell’indice composito ESI a 105 da un precedente 106,7 (rivisto al ribasso da 108,5), con flessioni diffuse a tutti i settori ma particolarmente marcate tra i consumatori e tra le imprese industriali e commerciali, e con aspettative sui prezzi che hanno toccato nuovi record.
Le indagini sono coerenti con una frenata della ripresa tra marzo e aprile, accompagnata da un ulteriore surriscaldamento per la dinamica inflattiva.
– Le stime finali degli indici PMI manifatturieri di aprile hanno registrato revisioni al rialzo sia per l’insieme dell’Eurozona (a 55,5 da 55,3) che per Germania (54,6 da 54,1) e Francia (55,7 da 55,4), confermando comunque le indicazioni di stagnazione dell’output e di accelerazione dei prezzi, pagati e ricevuti.

STATI UNITI
– Ieri, l’ISM manifatturiero di aprile ha deluso le aspettative con un calo a 55,4 (minimo da luglio 2020), da 57,1 di marzo.
I principali sottoindici (produzione, nuovi ordini, ordini inevasi) restano in territorio espansivo, ma sono circa stabili o in modesto calo.
La principale correzione si registra per l’occupazione, che però riflette in gran parte scarsità di manodopera disponibile.
L’indice dei prezzi, a 84,6, è in marginale calo da 87,1 di marzo.
Il direttore dell’indagine rileva che il settore nel suo complesso resta in una situazione di eccesso di domanda, con una persistente (e crescente) difficoltà a reperire e ritenere occupati.
Le imprese riportano che le principali preoccupazioni sono i problemi della catena produttiva e il rialzo dei prezzi.
Il rallentamento della domanda a maggio è attribuito all’estensione dei tempi di consegna e ad aumenti dei prezzi record.
– La spesa in costruzioni a marzo è aumentata di 0,1% m/m (11,7% a/a).

 

COMMENTI:

ITALIAIl Governo ha approvato l’atteso pacchetto di misure per contrastare i rincari energetici.
Il decreto vale 14 miliardi di euro, più del doppio di quanto preventivato fino alla vigilia (ma è parzialmente finanziato dall’aumento del prelievo straordinario sugli extra-profitti delle aziende importatrici e produttrici di energia).
Il pacchetto è molto ampio e include, tra gli altri interventi: la proroga del taglio delle accise sui carburanti (che durerà fino all’8 luglio e che si estende anche al metano) e del bonus sociale per le bollette (che diventa retroattivo), l’estensione del credito di imposta per le imprese energivore, misure per adeguare i costi degli appalti pubblici per fronte agli aumenti eccezionali dei materiali, l’estensione sino a fine anno della garanzia sui prestiti bancari alle PMI e alle imprese maggiori attraverso Sace.
Nel complesso, i 14 miliardi si aggiungono ai 15,5 miliardi stanziati in precedenza, il che porta il totale di misure approvate contro il caro-energia a circa 30 miliardi “lordi ovvero circa 2 punti percentuali del PIL.

AUSTRALIA – La Reserve Bank of Australia ha alzato il tasso di riferimento da 0,15 a 0,35% (più di quanto atteso dal consenso), avvisando che ritiene necessari ulteriori rialzi dei tassi in futuro.
Per il momento, la RBA non intende ridurre attivamente il portafoglio di titoli acquistati durante la pandemia, ma ha dichiarato che non reinvestirà le scadenze.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana al rialzo ieri, favorito soprattutto da un ulteriore aumento della risk aversion, ma si è mantenuto al di sotto dei massimi recenti raggiunti giovedì e questa mattina sta leggermente ritracciando.
L’assenza di spunti nuovi oggi e l’attesa per il FOMC di domani sera potrebbero favorire una pausa durante la giornata odierna, ma la tendenza dei rendimenti, che rimane al rialzo sia sul tratto breve che su quello lungo, dovrebbe ancora offrire sostegno al biglietto verde.
Nel breve, la portata della restrizione Fed e l’incertezza/risk aversion a livello globale, restano fattori favorevoli al dollaro.

EURL’euro ha aperto la settimana in calo ieri da 1,0568 a 1,0489 EUR/USD, solo marginalmente al di sopra dei minimi di giovedì scorso a 1,0470 EUR/USD, e si mostra su livelli ancora bassi, in prossimità di 1,0500 EUR/USD, anche questa mattina.
Le ripercussioni negative del conflitto sull’economia dell’area (in calo ieri gli indici di fiducia della Commissione Europea) e l’incertezza sugli sviluppi futuri mantengono il cambio sotto pressione soprattutto alla vigilia del FOMC.
Nel breve i rischi rimangono verso il basso (target ribassisti in area 1,03 EUR/USD e downside nella fascia 1,02-1,00 EUR/USD).

GBPAnche la sterlina ha aperto la settimana scendendo nuovamente ieri, sia contro dollaro, da 1,25 a 1,24 GBP/USD, sia contro euro, da 0,83 a 0,84 EUR/GBP, penalizzata dall’ulteriore aumento della risk aversion e dall’incertezza sul quadro macro e di politica monetaria a livello domestico.
Oggi sta recuperando su entrambi i fronti ma nel breve i rischi, in particolare contro dollaro, restano ancora verso il basso, soprattutto se la riunione BoE di giovedì lascerà intravedere un sentiero di rialzi dei tassi più moderato rispetto alla Fed.

JPYLo yen ha aperto la settimana in lieve calo ieri contro dollaro da 129 a 130 USD/JPY penalizzato dall’ulteriore salita verso nuovi massimi dei rendimenti a lunga USA.
L’arretramento però è stato contenuto, per via del contestuale aumento della risk aversion, che, unitamente alla debolezza dell’EUR/USD, ha infatti favorito un leggero rafforzamento dello yen rispetto all’euro da 137 a 136 EUR/JPY.
L’attesa è per il FOMC di domani: se l’effetto sarà un’ulteriore salita verso nuovi massimi dei rendimenti a lunga USA lo yen dovrebbe indebolirsi ancora, verso nuovi minimi, rispetto al dollaro, calo che inizialmente potrebbe non trasmettersi al cross contro euro per via dell’attesa contestuale debolezza dell’EUR/USD.

AUDIl dollaro australiano si è rafforzato questa mattina sull’esito della riunione della Reserve Bank of Australia, sia rispetto al dollaro USA, da 0,70 a 0,71 AUD/USD, sia rispetto all’euro, da 1,49 a 1,47 EUR/AUD.
La RBA ha infatti alzato i tassi di 25 pb, da 0,10% a 0,35%, più di quanto atteso dal consenso che ipotizzava un rialzo solo fino a 0,25%, anche se qualche previsore non aveva escluso un incremento immediato di 50 pb alla luce dell’ampio aumento dell’inflazione, che nel 1° trimestre ha infatti sorpreso verso l’alto portandosi da 3,5% a 5,1%.
La RBA ha giustificato la decisione spiegando che è opportuno iniziare a rimuovere ora parte dello stimolo straordinario che era stato elargito durante la crisi pandemica, sia per l’aumento delle pressioni inflazionistiche – ora prevede che l’inflazione salga intorno al 6% quest’anno per scendere successivamente fino al 3% circa per metà 2024 – sia per l’emergere di segnali di effettiva accelerazione della dinamica salariale in un mercato del lavoro dove le condizioni sono “tirate”.
La RBA ha avvisato che i rialzi proseguiranno nei prossimi mesi, ad un ritmo che dipenderà dall’evoluzione del quadro economico domestico e globale.
Il governatore Lowe ha comunque dichiarato che un livello dei tassi più normale si colloca intorno al 2,50%.
Quanto al bilancio la RBA ha annunciato la cessazione del re-investimento per i titoli che giungono a scadenza prevedendo una significativa riduzione del bilancio nei prossimi due anni, ma ha aggiunto di non avere in programma per ora di vendere i titoli in portafoglio acquistati durante la crisi pandemica.
La banca centrale ha ribadito che la ripresa economica procede ed è solida, prevedendo una crescita intorno al 4¼% quest’anno, ma menziona l’elevata incertezza che grava sullo scenario globale per via del recente deterioramento del quadro pandemico in Cina, per il conflitto russo-ucraino e per la riduzione del potere d’acquisto dovuto all’ampia salita dell’inflazione, prevedendo una decelerazione dell’economia domestica verso il 2% circa l’anno prossimo.
L’avvio anticipato del ciclo di rialzi RBA e la prospettiva di una maggior continuità sul sentiero atteso in corso d’anno suggeriscono una tendenza al rafforzamento del dollaro australiano, ma alla luce delle incertezze che gravano sul quadro di crescita globale è probabile che il sentiero di rialzi dei tassi della RBA sia, soprattutto nel breve, più moderato rispetto alla Fed, il che dovrebbe contribuire a limitare il potenziale di apprezzamento dell’AUD rispetto all’USD.
Il profilo atteso del dollaro australiano rispetto al dollaro USA è dunque 0,69-0,72-0,75-0,78-0,80 AUD/USD a 1m-3m-6m-12m-24m.
Il profilo atteso contro euro è 1,48-1,49-1,47-1,45-1,48 EUR/AUD sul medesimo orizzonte.
Rivaluteremo comunque le previsioni sull’AUD in seguito alla pubblicazione, venerdì, dello Statement on Monetary Policy che conterrà le previsioni macro, soprattutto di crescita e inflazione, aggiornate, che potrebbero essere utili per trarre eventualmente maggiori indicazioni sul sentiero di policy della RBA nei prossimi mesi.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Oggi il tasso di disoccupazione è visto in calo di un decimo al 6,7% a marzo, in linea con le indicazioni favorevoli emerse dalle indagini congiunturali e dai dati ad alta frequenza.
– Le rilevazioni sul PPI dovrebbero infine evidenziare una robusta accelerazione dell’inflazione dei prezzi alla produzione a marzo nell’Eurozona, stimiamo a 36,3% a/a da 31,4% precedente, spinta dai pesanti rincari delle materie prime dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina.

GERMANIA – Ad aprile il tasso dei senza lavoro è atteso stabile al 5% (gli indicatori anticipatori iniziano a segnalare un rallentamento della domanda di lavoro).

STATI UNITI – Oggi non ci sono dati di rilievo in uscita, ma inizia la riunione del FOMC che si concluderà domani e dovrebbe vedere sia un rialzo di 50pb sia l’annuncio del programma di riduzione del bilancio.