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03 Giugno 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – La stima finale del PIL nel 1° trimestre è stata rivista verso l’alto a +0,1% t/t da -0,4% t/t precedente.
In termini tendenziali la flessione passa dunque a -0,8% a/a da -1,4% a/a preliminare.
La crescita congiunturale è imputabile all’ampio apporto positivo delle scorte (+0,8 punti percentuali) a fronte di contributi negativi sia da parte del canale estero (-0,6 pp) che della domanda nazionale netta (-0,1 pp).
In particolare, l’apporto negativo della domanda domestica finale è la sintesi di una contrazione dei consumi che compensa l’ampio incremento registrato dagli investimenti.
L’ampia flessione della spesa delle famiglie (-1,2% t/t dopo il -2,7% precedente) è dovuta ancora una volta ai servizi (-4,2% t/t da -6%); solo i consumi di beni non durevoli risultano in recupero (+1,9% da -2,1% precedente).
Accelerano decisamente gli investimenti (+3,7% t/t) con un’espansione diffusa a tutte le principali componenti ma trainata soprattutto da un rimbalzo nelle costruzioni.
Il contributo negativo del commercio internazionale è dovuto a marginale calo dell’export (-0,1% t/t) a fronte di un solido incremento per l’import (+2,3% t/t).
Dal lato dell’offerta sono invece industria e agricoltura a contribuire positivamente alla crescita del valore aggiunto, in presenza di un apporto ancora negativo da parte dei servizi: da notare il -2,3% t/t di commercio, trasporto, alloggio e ristorazione e il -1,7% delle attività artistiche e di intrattenimento (in controtendenza invece le attività professionali, di ricerca e i servizi di supporto, che crescono del 4,3% t/t).
L’Italia risulta quindi l’unico Paese, tra le quattro principali economie dell’area euro, ad evitare una contrazione del PIL nel 1° trimestre dell’anno.
La variazione acquisita per il 2021 (cioè nel caso di una stagnazione nei restanti tre trimestri) è del 2,6% (da 1,9% stimato in precedenza).
Ciò aggiunge rischi al rialzo sulla nostra previsione sul PIL 2021, che, in base alle informazioni oggi disponibili, potrebbe attestarsi sopra il 4%.

ITALIA – In aprile il tasso di disoccupazione è salito a 10,7% da 10,4% precedente (rivisto da 10,1% della prima stima), al di sopra delle attese di consenso che puntavano a una sostanziale stabilità; si tratta di un massimo dal giugno del 2018.
Il dato è imputabile ad un contenuto aumento degli occupati (+20 mila unità rispetto al mese precedente) a fronte di un più ampio calo degli inattivi (-138 mila unità).
Nel mese l’aumento degli occupati è dovuto interamente ai dipendenti temporanei (+96 mila unità), mentre si registra una contrazione significativa sia per i dipendenti permanenti che per i lavoratori autonomi (-47 e -30 mila, rispettivamente); il saldo dall’inizio della pandemia risulta comunque negativo per tutte le categorie.
Il bilancio dallo scoppio del Covid è di una perdita di quasi 815 mila posti di lavoro a fronte di un aumento degli inattivi di 415 mila unità: quest’ultimo, congiuntamente agli interventi governativi che hanno limitato i licenziamenti, ha contribuito a mitigare la salita del tasso di disoccupazione (che risulta più alto solo di un punto rispetto ai valori pre-pandemia).
Riteniamo che il tasso di disoccupazione possa salire ancora nei prossimi trimestri, per raggiungere un picco, in media annua, nel 2022 (poco sopra l’11%).
La previsione di incremento è imputabile prevalentemente a due ragioni: la progressiva rimozione degli strumenti straordinari di protezione del mercato del lavoro e il rientro degli inattivi nella forza lavoro.
Nonostante le prime indicazioni incoraggianti sull’occupazione che iniziano ad emergere dalle indagini congiunturali è probabile che, almeno nelle prime battute della ripresa, la ripartenza delle assunzioni non riesca a tenere il passo della ripresa del tasso di partecipazione.
Anche la scadenza del blocco dei licenziamenti e condizioni meno favorevoli per la CIG potrebbero contribuire all’aumento delle persone in cerca di occupazione, in un contesto in cui alcuni settori continuano a presentare condizioni operative decisamente inferiori ai livelli pre-COVID.

AREA EURO
– La stima finale dell’indice PMI manifatturiero di maggio è stata rivista verso l’alto a 63,1 da 62,8 preliminare, in crescita da 62,9 di aprile. Si tratta di un nuovo massimo storico.
La lettura finale beneficia di revisioni al rialzo per le indagini tedesca (64,4 da 64,0) e francese (59,4 da 59,2).
In miglioramento rispetto al mese precedente anche gli indici spagnolo (59,4 da 57,7 di aprile) e italiano. In Italia l’indice PMI manifatturiero è salito più del previsto a 62,3 (consenso 62,0) da 60,7 di aprile, rinnovando i massimi storici già raggiunti nel mese precedente.
Nel complesso le indagini confermano come al momento sia ancora la manifattura a trainare la ripresa, con solide indicazioni anche per l’occupazione.
Rispetto al mese precedente si registra però un leggero rallentamento del ritmo di crescita di produzione ed ordinativi, frenati dai colli di bottiglia presenti nelle catene globali del valore e dalle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, soprattutto in alcuni comparti.
Le strozzature all’offerta si riflettono dunque in un significativo rallentamento dei tempi di consegna, in un calo delle scorte e in un aumento delle commesse inevase.
Di conseguenza accelerano anche i prezzi, pagati e ricevuti, confermando i rischi al rialzo per l’inflazione dei beni nei prossimi mesi.
– Il tasso di disoccupazione ad aprile è calato per il secondo mese consecutivo portandosi a 8,0% da 8,1% precedente.
Tra le principali economie si registra una flessione in Germania (4,4% da 4,5%) e in Francia (7,3% da 7,9%) a fronte di incrementi per Italia (10,7% da 10,4%) e Spagna (15,4% da 15,3%).
Durante la pandemia il tasso dei senza lavoro è salito meno del previsto grazie alle misure di sostegno varate dai Governi e si trova solo 0,7pp al di sopra dei livelli pre-COVID.
I prossimi mesi potrebbero essere di transizione per il mercato del lavoro: le indagini di fiducia offrono segnali incoraggianti circa la ripresa delle assunzioni ma con il progressivo rientro degli inattivi tra la forza lavoro e la rimodulazione degli schemi pubblici di sostegno non escludiamo un modesto incremento del tasso di disoccupazione.
Potrebbe essere quindi necessario attendere il 2022 per assistere ad un più significativo processo di riassorbimento delle risorse inutilizzate.
– La stima flash dell’inflazione nel mese di maggio mostra una forte crescita, da 1,6% a 2,0% a/a (+0,3% m/m), toccando il massimo da ottobre 2018.
Di contro, l’indice core BCE al netto di alimentari freschi ed energia vede un’accelerazione solamente marginale, a 0,9% a/a da 0,8% precedente, segnale che il rialzo è legato alla componente più volatile.
Sulla variazione tendenziale, infatti, l’aumento dei prezzi dell’energia (a 13,1% a/a da 10,4% precedente), per via anche di effetti base favorevoli, spiega gran parte dell’inflazione osservata.
I dati per i beni industriali al netto dell’energia registrano un incremento tendenziale di 0,7% a/a.
Nei prossimi mesi, qualche sorpresa al rialzo sui beni manufatti non è da escludere, come evidenzia l’indagine della Commissione Europea; in prospettiva, pressioni al rialzo potranno arrivare anche dai servizi, che hanno fatto registrare un’accelerazione già a maggio (a 1,1% a/a da 0,9% di aprile).
Lo spaccato per Paese mostra un’accelerazione dell’inflazione armonizzata nelle quattro maggiori economie dell’area, particolarmente marcata in Spagna ed in Germania dove l’indice ha raggiunto il 2,4% a/a.
Secondo le nostre previsioni, l’inflazione è attesa accelerare ulteriormente nel secondo semestre; in media annua il CPI è atteso a 1,9% nel 2021.
Tuttavia, la tendenza rialzista nell’Eurozona sarà meno marcata e persistente che negli Stati Uniti.
Rispetto agli USA, l’inflazione dell’area euro sconta effetti base meno favorevoli (nel 2020 i prezzi dell’Eurozona hanno visto un calo meno pesante), minori frizioni attese nel mercato del lavoro e, infine, uno stimolo fiscale inferiore.
Di conseguenza, l’inflazione è destinata a rallentare già nel prossimo anno.
– Ad aprile i prezzi alla produzione nell’industria sono saliti di +1,0% m/m da +1,1% m/m precedente. La crescita tendenziale ha invece accelerato a +7,6% da +4,3%, ai massimi dal settembre del 2008.
Sul mese non è più l’energia, che registra comunque un solido +1,0% m/m, a guidare i prezzi: la crescita del PPI risulta invece sostenuta dal +1,8% m/m registrato dai beni intermedi.
Al netto dell’energia la crescita dei prezzi è infatti del +0,9% m/m e del +3,5% a/a.
Il rincaro dei beni intermedi, al quarto mese di crescita mensile superiore all’1%, è indicativo delle difficoltà di approvvigionamento degli input da parte delle imprese, soprattutto in alcuni comparti.
In sintesi, si confermano le pressioni al rialzo a monte della catena produttiva che potrebbero trasferirsi, come peraltro inizia ad emergere dalle più recenti indagini congiunturali, anche al consumatore finale, con rischi al rialzo per il profilo d’inflazione nei prossimi mesi.
Tali pressioni dovrebbero però risultare temporanee in quanto frutto soprattutto dei colli di bottiglia presenti nelle filiere produttive destinati probabilmente a calmierarsi a partire dai prossimi mesi.

GERMANIA
– Le vendite al dettaglio sono calate di -5,5% m/m in aprile; il crollo sarebbe spiegato dalle restrizioni all’attività commerciale e dal forte aumento dei consumi di marzo (+7,7% m/m) per le spese pasquali. Rispetto all’anno precedente le vendite sono aumentate di +4,4%, per via del confronto con i mesi del primo lockdown.
Maggio dovrebbe mostrare un parziale recupero su base congiunturale per le vendite, seguito da una decisa accelerazione nel mese corrente.
– In maggio il tasso di disoccupazione pubblicato dalla Bundesbank rimane stabile al 6%, in linea con le nostre attese.
Nonostante i segnali di ripresa, i posti di lavoro persi con la crisi pandemica dovrebbero essere recuperati soltanto nella parte iniziale del 2022.
A causa della graduale risalita della partecipazione, il tasso di disoccupazione potrebbe calare sotto i livelli precrisi più avanti, tra fine 2022 e inizio 2023.

STATI UNITI
– Il Beige Book, redatto per la riunione del FOMC di metà giugno, riporta crescita dell’economia a un ritmo “moderato” fra inizio aprile e fine maggio, in espansione “un po’ più rapida” rispetto al periodo precedente.
Diversi distretti riferiscono effetti positivi dalle vaccinazioni e dalla riapertura delle attività precedentemente soggette a restrizioni, pur in presenza di effetti contrari derivanti da strozzature dal lato dell’offerta.
Nel manifatturiero e nelle costruzioni si segnala scarsità diffusa di materiali e lavoro, con crescente allungamento dei tempi di consegna.
Nonostante i problemi dal lato dell’offerta, le imprese restano ottimiste sulle prospettive di crescita solida.
Sul fronte del lavoro, si riporta aumento dell’occupazione in genere fra “modesto” e “moderato”, con una dinamica particolarmente solida nei servizi ricreativi e aggregativi, pur a fronte di diffuse difficoltà a reperire manodopera in particolare nei comparti con salari bassi.
In alcuni casi, la mancanza di manodopera ha determinato la riduzione dei piani produttivi e in altri ha dato luogo ad aumenti salariali e all’offerta di bonus per nuove assunzioni.
Le imprese prevedono un persistente eccesso di domanda di lavoro nei prossimi mesi.
Nel complesso le pressioni sui prezzi sono ancora aumentate, con moderati incrementi dei prezzi di vendita e rialzi più rapidi dei prezzi degli input.
Le imprese prevedono trend verso l’alto sia per i prezzi di acquisto sia per quelli di vendita.
Le informazioni del Beige Book danno un quadro in linea con quello che emerge dai dati e dalle indagini: strozzature all’offerta, eccesso di domanda per beni e lavoro, trasferimento sui prezzi di una parte delle pressioni.
La riunione del FOMC di giugno dovrebbe riconoscere queste caratteristiche della congiuntura attuale, sottolineando però che l’eccesso di domanda e i rialzi dei prezzi dovrebbero essere fenomeni transitori.
– L’ISM manifatturiero a maggio aumenta a 61,2, da 60,7 di aprile, con indicazioni positive per l’attività nel settore.
Le componenti ordini, ordini inevasi e tempi di consegna sono in ulteriore rialzo a 67 (da 64,3), 70,6 (da 68,2) e 78,8 (da 75), con segnali di rafforzamento della domanda.
Invece, occupazione e produzione correggono a 50,9 (da 55,1) e a 58,5 (da 62,5), rispettivamente, indicando difficoltà dal lato dell’offerta a produrre ai livelli desiderati.
L’indice dei prezzi punta a una possibile stabilizzazione dell’inflazione da costi, con una flessione di 1,6 punti a 88, livello comunque sui massimi storici.
Le imprese riportano difficoltà a soddisfare la domanda crescente e registrano scarsità di input, incluso il lavoro, per via di assenteismo e di mancanza di personale disponibile.
L’indagine conferma quindi l’eccesso di domanda nel settore, pur mantenendo indicazioni di solida espansione, con rischi di freno alla dinamica occupazionale per scarsità di offerta.
– La spesa in costruzioni ad aprile aumenta di 0,2% m/m (9,8% a/a), spinta ancora dal segmento residenziale (+1% m/m, 29,5% a/a), mentre nel settore non residenziale si registra una contrazione di -0,5% m/m (-3,9% a/a).
La spesa privata è in aumento di 0,4% m/m, grazie al settore residenziale, mentre il comparto non residenziale privato è frenato da istruzione, trasporti, comunicazione e ricreazione.
I dati confermano che la forte domanda di case continua a trainare l’attività di costruzione, pur dopo un anno di boom immobiliare nel 2020.

CINA – Il PMI dei servizi rilevato da Caixin-Markit, pur mantenendosi ampiamente in territorio espansivo, è sceso da 56.3 in aprile a 55.1 in maggio.
La flessione è imputabile a una diminuzione del ritmo di espansione degli ordini (da 55.7 in aprile a 54.7 in maggio), che resta in ogni caso robusto e superiore rispetto a quello del primo trimestre (52,8), e dell’occupazione (da 52,7 in aprile a 52,5 in maggio).
Le aspettative, pur ancora elevate (63,3) sono scese arrivando poco al di sotto del livello di febbraio. In aumento invece sono stati gli ordini arretrati e le componenti dei prezzi.
Nonostante la flessione il dato conferma che il ritmo di espansione dei servizi rimane solido e in ripresa rispetto al primo trimestre.
La flessione del PMI dei servizi non ha compensato il lieve aumento di quello del settore manifatturiero pubblicato martedì (da 51,9 in aprile a 52 in maggio) determinando un calo del PMI composito da 54.7 in maggio 53.8.
Il PMI composito resta comunque in territorio espansivo e su un livello superiore a quello raggiunto marzo (53,1).

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEA – La Commissione Europea ha presentato lo Spring Package confermando, come atteso, l’applicazione della clausola di salvaguardia generale (general escape clause) che permette la sospensione del Patto di Stabilità anche nel 2022.
La clausola dovrebbe quindi essere disattivata solo dal 2023 (si ricorda comunque come sia in corso una discussione sulla possibile riforma delle regole fiscali).
Come lo scorso anno quindi la Commissione, pur pubblicando le valutazioni sulle finanze pubbliche degli Stati membri, non impone obiettivi quantitativi di riequilibrio e non avvia procedure di deficit eccessivo limitandosi a fornire raccomandazioni solo di carattere qualitativo.
La Commissione ha quindi identificato 3 situazioni di “squilibri eccessivi” (Italia, Grecia e Cipro) e 9 paesi con “squilibri” (Croazia, Francia, Germania, Irlanda, Olanda, Portogallo, Romania, Spagna e Svezia) ribadendo però come la ripresa post-pandemica, le riforme e gli investimenti condizionali all’utilizzo dei fondi comunitari potrebbero risultare utili nel ridimensionare i fattori di rischio e debolezza.

STATI UNITI
 – La Fed ha annunciato che a breve inizierà a liquidare le attività detenute dalla Secondary Market Corporate Credit Facility, attraverso cui nel 2020 aveva acquistato corporate bond sul mercato secondario e ETF per un totale di 5,2 mld e 8,6 mld di dollari, rispettivamente.
Le vendite saranno “graduali e ordinate” e dovrebbero concludersi entro fine anno ed essere condotte in modo da minimizzare il potenziale per qualsiasi impatto avvero sul funzionamento del mercato tenendo conto della liquidità giornaliera e delle condizioni degli scambi.
L’annuncio conferma che il FOMC si sta avviando verso una graduale riduzione dello stimolo e segnala che il Comitato ritiene che la ripresa sia ormai consolidata e avviata su un sentiero sostenibile.
Harker (Philadelphia Fed) ha detto di essere quasi pronto a discutere di tapering, ma ha sottolineato che la Fed intende mantenere i tassi “bassi a lungo.
Harker ha aggiunto che lo stimolo verrà ridotto “gradualmente e metodicamente mentre l’economia continua a rafforzarsi”.
Brainard (Board Fed) ha detto che la Fed deve mantenere una politica stabile, mentre l’economia rimane lontana dagli obiettivi della banca centrale. Brainard ha affermato che si aspetta “ulteriore progresso nei prossimi mesi”.
A suo avviso, la Fed dovrà restare “stabile e trasparente”, pur rimanendo “attenta all’evoluzione dei dati e pronta ad aggiustare come necessario”.
Kashkari (Minneapolis Fed) ha detto che a suo avviso le politiche fiscale e monetaria non stanno generando le condizioni per una fiammata inflazionistica.
Un’analisi della San Francisco Fed conclude che le condizioni del mercato del lavoro non riflettono un eccesso di domanda, con una conclusione opposta a quella di altre Fed regionali che ritengono il mercato del lavoro sia già sotto pressione se si utilizzano indicatori diversi da quelli tradizionali come il tasso di disoccupazione.
I presidenti delle Fed di Dallas e St Louis hanno enfatizzato i segnali della continua crescita delle posizioni aperte oltre ai risultati delle indagini di settore, interpretando i dati in modo più coerente con una valutazione di mercato del lavoro già sotto pressione, nonostante il tasso di disoccupazione ancora relativamente elevato.
– Gli attacchi di “ransomware negli Stati Uniti si stanno diffondendo.
Dopo quello all’oleodotto Colonial, sono stati resi noti attacchi alla società di lavorazione delle carni JBS, alla società che gestisce la metropolitana di NYC e a quella che opera i traghetti di Martha’s Vineyard.
JBS ha detto che gli stabilimenti basati negli USA hanno ripreso a operare mercoledì e dovrebbero essere pienamente operativi oggi.
Tuttavia, i giorni di chiusura delle attività in USA hanno già avuto effetti sui prezzi all’ingrosso delle carni e sulla disponibilità di alcuni prodotti per la distribuzione finale, con possibili impatti sui prezzi al consumo nel comparto alimentare.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro mostra una dinamica contrastata in attesa dei dati chiave in arrivo domani sul mercato del lavoro.
È risalito ieri dai minimi di martedì, ma non è riuscito a mantenere i guadagni finendo per chiudere ancora al ribasso.
L’ISM manifatturiero è salito più delle attese, ma la componente prezzi è scesa contro attese di aumento.
Oggi importanti saranno i sussidi di disoccupazione, gli occupati ADP e l’ISM non manifatturiero, attesi positivi.
Se non deluderanno, il dollaro potrebbe riuscire a evitare nuovi cali, ma il banco di prova finale sarà l’employment report domani.

EURL’euro si è mosso ancora di riflesso al dollaro, mantenendosi nel range 1,21-1,22 EUR/USD.
I dati di inflazione hanno mostrato un incremento leggermente superiore alle attese, ma anche per l’area euro, come per gli USA, l’interpretazione che ancora prevale è che si tratti di un aumento transitorio.
Per cui il cambio di fatto non ne è stato impattato.
I driver saranno quindi quelli di dollaro anche oggi e domani, in attesa poi della riunione BCE fra una settimana.

GBPAnche la sterlina segue in questi giorni i driver di dollaro, ma dopo aver aggiornato martedì i massimi dell’anno a 1,4248 GBP/USD è ridiscesa in area 1,41 GBP/USD per il rischio di rinvio dell’ultima fase delle riaperture (programmata per il 21 giugno) a causa della variante indiana del coronavirus.
Contro euro il cambio è pressoché stabile nel range 0,85-0,86 EUR/GBP.
Se i dati USA non deluderanno, dovrebbe arretrare sia contro dollaro sia – data l’incertezza sulla riapertura – contro euro.

JPY – Lo yen si mantiene pressoché stabile in area 109 USD/JPY contro dollaro, in attesa di spunti più chiari dai dati USA che, se positivi, dovrebbero favorire il dollaro indebolendo lo yen verso quota 110 USD/JPY.
Contro euro la valuta nipponica ha aggiornato ancora (di poco) i minimi dell’anno in area 134 EUR/JPY, ma mantenendosi comunque nel range 133-134 EUR/JPY.
In caso di dati USA molto positivi il calo atteso dello yen contro dollaro dovrebbe essere superiore a quello del cambio EUR/USD, per cui lo yen dovrebbe finire per indebolirsi ancora anche contro euro.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La stima finale dell’indice PMI servizi di maggio potrebbe esibire una revisione verso l’alto di due decimi a 55,3, in netto miglioramento dal 50,5 registrato ad aprile.
La lettura preliminare potrebbe non aver risentito completamente dell’allentamento delle misure restrittive in Francia (a partire dal 19 maggio), che dovrebbe spingere ulteriormente al rialzo la stima finale.
L’indice composito dovrebbe quindi portarsi a 57 da 56,9 della stima flash.
Anche le prime letture degli indici spagnolo e italiano dovrebbero beneficiare delle riaperture: il PMI servizi italiano è visto a 51,4 da 47,3 del mese precedente, al di sopra della soglia d’invarianza che separa l’espansione dalla contrazione dell’attività per la prima volta da luglio dello scorso anno.

STATI UNITI
– La stima ADP dei nuovi occupati non-agricoli privati è prevista dal consenso a 650 mila dopo 742 mila di aprile, che aveva ampiamente sovrastimato il dato effettivo dei non-farm payroll (266 mila).
– L’ISM dei servizi a maggio è atteso a 63,1 da 62,7 di aprile, sulla scia delle riaperture delle attività e del calo dei contagi.
Il trend dovrebbe essere di ulteriore miglioramento nei prossimi mesi, con incrementi dell’occupazione e dell’attività, e con indicazioni di accelerazione della crescita nella parte centrale dell’anno.
– I nuovi sussidi di disoccupazione a fine maggio dovrebbero proseguire sul trend in calo e toccare nuovi minimi post-COVID, da 406 mila della settimana conclusa il 22 maggio, non solo grazie all’aumento delle assunzioni ma anche sulla scia delle recenti decisioni in 23 Stati di ridurre e/o eliminare i programmi federali.
Alcuni Stati hanno annunciato l’eliminazione del contributo di 300 dollari a settimana e altri sospenderanno l’estensione dei sussidi oltre le 26 settimane tipiche dei periodi non recessivi.
Gli effetti di queste decisioni si dovrebbero vedere anche sui sussidi esistenti che dovrebbero ridursi da giugno in poi, senza quindi essere visibili nei dati in pubblicazione oggi che per i sussidi esistenti sono riferiti a metà maggio.