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3 Febbraio 2023 – nota economica giornaliera

STATI UNITI – Ieri, la crescita della produttività nel 4° trimestre ha registrato un’accelerazione a 3% t/t ann., con una ripresa che rende meno preoccupante la crescita delle retribuzioni per lo scenario dell’inflazione.
Il costo del lavoro per unità di prodotto è cresciuto di 1,1% t/t ann., la variazione più contenuta dal 2020, in rallentamento rispetto ai trimestri precedenti, con indicazioni incoraggianti per la sostenibilità della dinamica dei salari.

CINA – L’indice PMI dei servizi rilevato da Caixin è salito oltre le aspettative (consenso Bloomberg: 51,0) in gennaio, portandosi a 52,9 da 48,0 in dicembre, spinto al rialzo da un aumento generalizzato di tutte le componenti.
Il dato segnala la prima riaccelerazione dell’attività del settore da agosto 2022, in linea con l’abbandono delle misure di contenimento del Covid-19.
La componente dei nuovi ordini, che, rimasta sotto 50 per quattro mesi, è salita da 47,9 in dicembre a 52,2 in gennaio, e quella delle aspettative, balzata da 62,7 in dicembre a 68,6 in gennaio, oltre i massimi di marzo 2021 (67,3), hanno registrato gli incrementi più elevati.
Le assenze per malattia hanno contribuito a un marginale calo dell’occupazione – la cui componente, nonostante il miglioramento, è rimasta al di sotto di 50 – e ad un aumento degli ordini inevasi.
La dinamica degli ordini indica che le pressioni inflazionistiche rimangono contenute, con un modesto aumento dei prezzi degli input che non si trasmette completamente ai prezzi di vendita.

 

COMMENTI:

BCE – La Banca Centrale Europea ha attuato ieri il previsto rialzo dei tassi ufficiali di 50pb, portando il tasso sui depositi (DFR) a 2,50%.
L’indirizzo sull’andamento futuro dei tassi è stato reso più forte, segnalando non soltanto che i tassi dovranno ancora salire in misura significativa e a passo costante, ma anche che il 16 marzo bisogna attendersi un’altra mossa di 50pb.
Alla prossima riunione, il consiglio esaminerà l’aggiornamento delle proiezioni dello staff e procederà a un riesame della situazione.
Probabilmente, da maggio la dimensione dei rialzi scenderà a 25pb.
La breve disamina della situazione economica inclusa nel discorso della presidente Lagarde evidenzia che la BCE si attende una riaccelerazione della crescita dopo il rallentamento di questi mesi, e che ritiene necessario frenare la domanda mediante una politica monetaria restrittiva mantenuta sufficientemente a lungo.
Infatti, le prospettive di inflazione sono sì soggette a rischi “più bilanciati”, ma tutte le misure di inflazione sottostante sono ritenute ancora troppo alte e non sono migliorate.
Al margine della riunione, la BCE ha anche confermato che la riduzione del portafoglio APP avverrà con un reinvestimento proporzionale della parte eccedente l’obiettivo di 15 miliardi mensili.
Tuttavia, nel reinvestimento dei titoli corporate, ora la BCE privilegerà le imprese con buoni risultati climatici.
La comunicazione di ieri conferma le nostre aspettative sui tassi: dopo i 50pb preannunciati a marzo, ci attendiamo due mosse di 25pb a maggio e a giugno, per portare il DFR al 3,50%.
I mercati stanno scontando uno scenario simile, anche se con probabilità non piena.
Al contrario, non condividiamo l’aspettativa che i tassi ufficiali calino prima di fine 2023.

REGNO UNITO – Anche la Bank of England ha alzato ieri i tassi di riferimento (per la decima riunione consecutiva) di mezzo punto, da 3,5% a 4% (un massimo dal 2008).
I voti favorevoli sono stati 7, quelli contrari 2.
La BoE ha dichiarato che i rialzi dei tassi attuati a partire da dicembre 2021 saranno un freno crescente per l’economia, contribuendo a far scendere l’inflazione a circa il 4% entro la fine di quest’anno (la precedente previsione era al 5%).
In precedenza la BoE aveva dichiarato che avrebbe risposto “con forza, se necessario” ai segnali di ulteriori pressioni inflazionistiche.
I mercati prezzano ora non interamente un rialzo da 25 punti base nella prossima riunione del 23 marzo.

 

PREVISIONI:

FRANCIA – Oggi la produzione industriale è attesa registrare un calo di -0,4% m/m a dicembre dopo l’ampio recupero del mese precedente (+2% m/m), che era stato viziato dal +90% m/m nella raffinazione per via della conclusione degli scioperi.
L’industria francese sta in ogni caso mostrando una tenuta migliore delle attese grazie al contributo dei settori che beneficiano dei minori problemi di approvvigionamento.

AREA EURO
– Il PPI di dicembre dovrebbe sorprendere al rialzo: ci aspettiamo una crescita di 1,1% m/m dopo il -0,9% precedente; la crescita annua dovrebbe rallentare a 24,6% da 27,1%, confermando la tendenza al ribasso dopo il picco toccato lo scorso agosto.
I rincari mensili dovrebbero essere trainati dall’energia ma anche le altre componenti ad eccezione dei beni intermedi sono viste in crescita.
– In calendario infine le stime finali dei PMI servizi di gennaio mentre in Italia la prima lettura dovrebbe registrare un miglioramento a 51 da 49,9 del mese precedente, che riporterebbe l’indice composito al di sopra della soglia d’invarianza (stimiamo a 51,3 da 49,6) per la prima volta dallo scorso giugno.

STATI UNITI
 – Oggi il focus sarà sul mercato del lavoro di gennaio.
Gli occupati non agricoli di gennaio sono previsti in aumento di 130 mila, dopo 223 mila di dicembre, con persistente contrazione dei lavoratori temporanei, debolezza nel manifatturiero e rallentamento nei servizi.
La stima ADP degli occupati non agricoli privati ha registrato un netto rallentamento (+106 mila) concentrato nelle imprese medio-piccole e in parte da attribuire al clima avverso nella settimana di rilevazione.
Il BLS pubblicherà le revisioni della popolazione e un primo aggiornamento dei non-farm payroll del 2022, che dovrebbe abbassare significativamente la crescita dell’occupazione dalla primavera in poi.
Il tasso di disoccupazione è previsto in rialzo al 3,6%, sulla scia di una frenata degli occupati rilevati con l’indagine presso le famiglie.
Il mercato del lavoro è in fase di transizione verso un contesto recessivo, a nostro avviso e nei prossimi mesi ci saranno ampie revisioni verso il basso dell’occupazione del 2022.
I salari orari dovrebbero registrare un incremento di 0,3% m/m come a dicembre, con un ulteriore rallentamento della variazione annua, a 4,5% a/a.
– L’ISM dei servizi dovrebbe scendere ulteriormente in territorio recessivo con una flessione a 49,4 da 49,6 di dicembre.
Il trend verso il basso di attività, occupati e prezzi dovrebbe essere confermato, con segnali di debolezza per la crescita a inizio 2023.