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2 Ottobre 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – L’inflazione è calata meno delle attese, passando al 5,3% dal 5,4% di agosto sull’indice nazionale, ed è cresciuta (contro attese di un calo) al 5,7% dal 5,5% sull’armonizzato.
Nel mese i prezzi sono saliti di +0,2% m/m sul NIC e di +1,7% m/m sull’IPCA, che però risente della fine dei saldi estivi.
L’inflazione al netto degli energetici e degli alimentari freschi (sul NIC) continua a calare, al 4,6% da 4,8% di agosto.
L’inflazione italiana calerà nei mesi finali dell’anno per via di effetti base favorevoli sulla componente energia ma probabilmente meno delle attese.
L’Arera ha annunciato un aumento della bolletta elettrica nel mercato tutelato del +18,6% nel 4° trimestre, mentre il patto anti-inflazione promosso dal Governo potrebbe non essere sufficiente a rallentare significativamente la crescita tendenziale dei prezzi.
In prospettiva, l’inflazione potrebbe attestarsi al 3% (sul CPI) a fine anno, e scendere, temporaneamente, poco sotto il 2% solo a inizio 2025.
L’indice al netto di alimentari freschi ed energia è stimato al 3,8% a fine 2023 e al 2,3% a dicembre 2024.

AREA EURO – Venerdì l’inflazione headline è calata più delle attese in settembre, al 4,3% (+0,3% m/m) dal 5,2% di agosto; il dato rappresenta un minimo da ottobre 2021.
Ulteriori buone notizie continuano ad arrivare dagli indici al netto delle componenti più volatili, diminuiti anch’essi più delle attese di consenso.
L’indice core BCE (al netto di energia e alimentari freschi) scende per la sesta volta a 5,5% (0,2% m/m) da 6,2% precedente, un minimo da oltre un anno; l’indice al netto di alimentari ed energia cala per la seconda volta al 4,5% (+0,2% m/m) dal 5,3% di agosto.
Nelle nostre stime, l’inflazione potrebbe attestarsi al 3,5% a fine anno, continuare a scendere al 2,2% nel dicembre 2024 e stabilizzarsi intorno alla soglia del 2% da inizio 2025, mentre al netto di alimentari freschi ed energia è attesa passare dal 3,9% di fine 2023 al 2,2% di dicembre 2024, per attestarsi stabilmente sotto la soglia del 2% dal 2° trimestre 2025.
Ad ogni modo, la bilancia dei rischi sul profilo atteso di inflazione pende ancora, seppur lievemente, verso l’alto per via di possibili nuovi shock sulle componenti più volatili (energia e alimentari).

FRANCIA
 – L’inflazione armonizzata è tornata a calare a settembre a 5,6% a/a da un precedente 5,7% (stabile al 4,9% sul CPI nazionale).
Al netto dell’energia, viziata da effetti base, lo spaccato per componenti è incoraggiante e punta verso un calo dell’inflazione core atteso proseguire nei prossimi mesi.
Vediamo un’inflazione armonizzata al 4,1% a/a a dicembre 2023 e poco sopra al 2% a fine 2024.
– La spesa per consumi ad agosto è calata di -0,5% m/m dopo tre mesi di rialzo.
Le spese restano comunque in rotta per un’espansione nel 3° trimestre (+0,8% t/t nel caso di una stagnazione a settembre) compatibilmente con un rimbalzo dei consumi privati di contabilità nazionale.
Il recente calo del morale dei nuclei famigliari suggerisce però che il ritmo di crescita degli acquisti possa riaccelerare in misura più significativa solo dal 2024.

GERMANIA – Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile a settembre, al 5,7%, in linea con le nostre attese e quelle del consenso.
Il numero dei disoccupati è aumentato di 10 mila unità, da 20 mila di agosto (consenso: 15 mila).

STATI UNITI
– Venerdì, la spesa personale ad agosto ha registrato un aumento di 0,4% m/m, dopo lo 0,9% del mese precedente (rivisto al ribasso da 0,8%), frenata dal rallentamento dei servizi (0,4% m/m da 1%) parzialmente compensato dall’accelerazione dei beni (0,6% m/m da 0,5%), spiegata tuttavia dal rimbalzo della benzina e dei beni energetici (+9,8% m/m).
La componente core della spesa personale è infatti salita di solo 0,1% m/m (da 0,6% di luglio) ma nel complesso la rilevazione conferma che i consumi nel 3° trimestre daranno un contributo maggiore alla crescita del PIL rispetto allo 0,8% t/t ann. del secondo.
Il reddito personale è cresciuto dello 0,4% m/m da 0,2% del mese precedente e il tasso di risparmio è calato al 3,9%, in costante discesa dal 5,3% di maggio.
Il deflatore ha registrato un aumento di 0,4% m/m sull’indice headline, portando la variazione annua al 3,5% dal 3,4% di luglio, e un ulteriore rallentamento su quello core, a 0,1% (minimo da luglio 2022) attestandosi a 3,9% a/a (minimo da settembre 2021).
Nel mese sono incrementati di 0,8% i prezzi dei beni (spinti dal rincaro dei prezzi della benzina) mentre i servizi hanno decelerato a 0,2% da 0,5% del mese precedente, con segnali di rallentamento diffusi a ristorazione, sanità, trasporti e servizi ricreativi.
– La stima finale della fiducia dei consumatori dell’Università di Michigan di settembre ha registrato un leggero miglioramento (68,1) rispetto alla lettura preliminare (67,7), rallentando comunque rispetto ad agosto (69,5).
L’incremento sull’indice composito è spiegato dal miglioramento delle condizioni correnti (71,4 da 69,8) che più che ha compensato la correzione delle aspettative (66 da 66,3).
Le attese di inflazione sono state riviste al rialzo rispetto alla stima preliminare di un decimo sia sull’orizzonte di 1 anno (a 3,2%, minimo da marzo 2021) sia su quello a 5 anni (a 2,8%, un minimo da settembre 2022).

CINA – Gli indici PMI relativi al mese di settembre hanno dato segnali contrastanti nelle due rilevazioni, segnalando in media una marginale accelerazione del settore manifatturiero, supportato più dalla domanda interna che da quella estera, e un’ulteriore perdita di slancio dell’attività nel settore dei servizi.
Il PMI manifatturiero rilevato dal NBS è salito da 49,7 a 50,2 in settembre, grazie ad un aumento della componente della produzione e degli ordini interni e un balzo della componente dei prezzi di acquisto, salita di quasi tre punti a 59,4, massimo dal maggio 2022.
Gli ordini esteri hanno continuato a contrarsi anche se a un ritmo inferiore rispetto ad agosto.
La scomposizione per tipologia di impresa indica che il miglioramento dell’attività nel settore manifatturiero è stato trainato dalle grandi imprese.
Il PMI non manifatturiero è salito da 51 a 51,7 in settembre grazie all’aumento sia del PMI dei servizi sia di quello delle costruzioni.
Il PMI manifatturiero rilevato da Caixin, al contrario di quello dell’ufficio statistico, è sceso da 51 a 50,6 in settembre, trainato al ribasso soprattutto dal calo della componente occupazione, ritornata in territorio di contrazione in settembre.
Le componenti dei prezzi di acquisto e di vendita hanno registrato, invece, gli aumenti più significativi, seguite da quella dagli ordini esteri, che rimane però al di sotto della soglia di 50.
Il PMI dei servizi è sceso da 51,8 a 50,2 in settembre, toccando il minimo da inizio anno.

 

COMMENTI:                                                                     

BCE – Secondo Vasle (Slovenia), la BCE ha probabilmente finito con i rialzi dei tassi.
Per Villeroy de Galhau (Francia), i tassi ufficiali sono ora a livelli appropriati e i dati di inflazione mostrano che la politica monetaria BCE è efficace.
Il mercato monetario non attribuisce probabilità significative a nuovi rialzi dei tassi ufficiali e, al contrario, attribuisce una probabilità di quasi il 70% a un primo taglio di 25pb alla riunione di giugno 2024.
In un’intervista al Financial Times, il vice-presidente Luis de Guindos ha detto che considerare un taglio dei tassi è oggi prematuro; la BCE dovrà prima vedere l’inflazione tornare al 2%, assieme a previsioni che indichino il 2% come sostenibile nel tempo.
De Guindos ha anche sottolineato l’importanza che la politica fiscale prenda atto che i tempi sono cambiati, dopo tanti anni di approccio “whatever it takes”, contribuendo alla disinflazione.

STATI UNITI
– Sul fronte politico, lo shutdown è stato evitato a poche ore dalla deadline con l’approvazione di una legge bipartisan che estenderà i finanziamenti fino al 17 novembre.
Il provvedimento, che ha superato la Camera con 335 voti a favore e 91 contro e il Senato con 88-9, prevede 16 miliardi di dollari in soccorsi in caso di calamità ma esclude gli aiuti all’Ucraina (circa 6 miliardi) e le misure di sicurezza alle frontiere richieste dai Repubblicani.
Barkin (Fed di Richmond) ha dichiarato che le prossime decisioni della banca centrale dipenderanno strettamente dall’evoluzione dell’inflazione e dei dati, in particolare del mercato del lavoro ancora in “ottima salute“.
Come altri governatori, Barkin si è detto sorpreso della resilienza dell’economia americana, nonostante la politica restrittiva della Fed, ma ha precisato che l’impatto della stretta non è ancora stato tramesso completamente all’economia.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata che era stata perlopiù al rialzo rientrando tra giovedì e venerdì quasi sui livelli di apertura, complici fattori tecnici, dati misti e il rischio di un parziale shutdown, che però è stato evitato.
Oggi apre infatti in lieve recupero ma importanti saranno i dati di questi giorni con l’ISM oggi atteso in marginale aumento, l’ISM non-manifatturiero mercoledì atteso invece in calo e l’employment report venerdì tendenzialmente positivo con gli occupati in calo solo modesto e il tasso di disoccupazione in discesa.
Eventuali sorprese verso l’alto dai dati favorirebbero un nuovo rafforzamento del dollaro.

EUR – Perlopiù di riflesso al dollaro l’euro ha chiuso la settimana passata riavvicinando in chiusura i livelli di apertura in area 1,06 dopo essere sceso fino in area 1,04 EUR/USD.
Oggi però è di nuovo in calo in linea con il calo dei rendimenti dopo che l’inflazione venerdì è scesa più del previsto.
Dai pochi dati in uscita nei prossimi giorni (produzione industriale) si attendono indicazioni id debolezza, Con un mercato che attribuisce una probabilità marginalmente superiore al 30% ad un rialzo dei tassi BCE prima di fine anno, a meno di sorprese positive dall’area o negative dagli USA l’euro rischia di restare sulla difensiva.

GBP – Similmente la sterlina ha chiuso la settimana passata prima in calo contro dollaro ma poi rientrando quasi sui livelli di apertura da 1,21 a 1,22 GBP/USD, ritrovandosi però di nuovo in calo oggi.
Qui la probabilità attesa di mercato di un altro rialzo dei tassi BoE entro fine anno supera di poco il 55%, ma in assenza di dati domestici in questi giorni prevarranno ancora i driver USA, per cui a meno di delusioni da questi la valuta britannica potrebbe restare sulla difensiva.
In programma oggi un discorso di Mann (BoE), da seguire perché alla riunione di settembre aveva votato a favore di un rialzo dei tassi immediato (la decisione di tassi fermi era stata presa con una maggioranza esigua di 5 contro 4).

JPY – Anche lo yen ha chiuso la settimana passata rientrando sui livelli di apertura contro dollaro in area 148 USD/JPY dopo essere sceso fino a 149 USD/JPY, ma oggi è di nuovo in calo e in prossimità delle soglie di intervento (150/151 USD/JPY) le autorità restano vigili.
A meno di delusioni dai dati USA i rischi per lo yen restano verso il basso.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
– Oggi le prime stime dei PMI manifatturieri di settembre dovrebbero registrare un contenuto rialzo in Italia, stimiamo a 45,8 da 45,4, e in Spagna, a 47,1 da 46,5, in entrambi i casi, comunque, su livelli ancora recessivi.
In sintesi, nonostante possibili indicazioni di stabilizzazione le indagini dovrebbero continuare a certificare il contesto di debolezza per l’industria.
Ci aspettiamo che anche i PMI servizi mercoledì mostreranno un rialzo in entrambi i paesi.
– La settimana entrante in area euro vedrà la pubblicazione dei primi dati di produzione industriale di agosto, che dovrebbero mostrare una correzione sia in Francia che in Spagna dopo i rialzi del mese precedente.
– In Germania, gli ordini all’industria dovrebbero rimbalzare dopo l’ampio calo di luglio in un contesto di domanda che dovrebbe però restare debole.
– I dati di agosto relativi al complesso dell’Eurozona dovrebbero registrare un nuovo calo delle vendite al dettaglio e un ritorno alla crescita dei prezzi alla produzione per via del rincaro dell’energia.
In area euro il tasso di disoccupazione potrebbe tornare a salire di un decimo al 6,5% ad agosto.
Al momento il mercato del lavoro sembra essere ancora teso ma le imprese stanno iniziando a ridimensionare le proprie intenzioni di assunzione.
Vediamo un tasso di disoccupazione in contenuto aumento nei prossimi mesi con un picco intorno al 6,8% a metà 2024.

STATI UNITI
– Calendario ricco di dati: il focus sarà venerdì sull’occupazione di settembre, con i non-farm payroll previsti in discesa, ma su valori più elevati rispetto alla media degli ultimi tre mesi, e il tasso di disoccupazione in calo di un decimo a 3,7%.
– Oggi la spesa in costruzioni ad agosto dovrebbe aumentare di 0,5% m/m, in rallentamento dallo 0,7% m/m di luglio, supportata da un consistente ritmo di crescita nel mese delle costruzioni di edifici residenziali con cinque o più unità.
Le costruzioni industriali e commerciali dovrebbero, invece, continuare ad esercitare una crescente pressione verso il basso, che sarà più marcata a cavallo tra fine 2023 e inizio 2024.
– Fra gli altri dati di settembre in uscita, l’ISM manifatturiero dovrebbe risalire lievemente, rimanendo in territorio recessivo, mentre quello dei servizi potrebbe registrare una moderata flessione, in linea con le altre indagini del mese.
L’ISM manifatturiero a settembre è previsto in rialzo a 48,1 da 47,6 di agosto.
Le indagini del mese hanno dato segnali generalmente positivi, con indicazioni di moderata ripresa da parte del PMI e dell’indicatore della NY Fed a fronte dell’indice della Philadelphia Fed tornato in territorio restrittivo.
L’indice dei prezzi pagati potrebbe continuare a crescere, spinto dall’aumento del costo della benzina, mentre l’occupazione dovrebbe registrare un ulteriore miglioramento, dopo aver toccato un minimo di tre anni a luglio.
Nonostante il leggero incremento, l’ISM risulterebbe comunque coerente con una moderata recessione del settore manifatturiero, rimanendo sotto la soglia di invarianza per l’undicesimo mese consecutivo.