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2 Novembre 2021 – nota economica giornaliera

AREA EURO
– La stima flash ha mostrato un’accelerazione dell’inflazione da 3,4% a 4,1% a/a (0,8% m/m) nel mese di ottobre.
Sulla variazione tendenziale, la componente energetica spiega direttamente più della metà dell’inflazione osservata.
L’indice core BCE al netto di alimentari freschi ed energia è cresciuto al 2,1% a/a.
I mesi finali del 2021 dovrebbero registrare i picchi in termini di inflazione tendenziale.
– Il PIL è cresciuto di 2,2% t/t nel 3° trimestre, dopo il 2,1% t/t dei tre mesi precedenti (dato rivisto al ribasso di un decimo).
In termini tendenziali la crescita è risultata pari al 3,7% da 14,3% precedente.
Il dato lascia l’economia dell’Eurozona mezzo punto percentuale al di sotto dei livelli pre-Covid.
I dati hanno sorpreso al rialzo in Francia e Italia (3% e 2,6% t/t, rispettivamente), mentre hanno deluso in Spagna e Germania (2% e 1,8% t/t).
Una decelerazione della ripresa (su ritmi che stimiamo nell’intervallo 0,5-1% t/t) appare inevitabile nel trimestre in corso, con rischi al ribasso derivanti dalle strozzature nell’industria e dall’incertezza relativa alle forniture energetiche e alla crescita dei prezzi.

STATI UNITI
 – La spesa personale di settembre ha registrato un incremento di 0,6% m/m, con freni derivanti dalla variante Delta nei servizi e dalla carenza di offerta nel comparto dei beni durevoli.
La previsione è che il 4° trimestre veda una netta riaccelerazione dei consumi.
Il reddito personale è calato di -1% m/m, per via della fine dei programmi federali per la disoccupazione e nonostante un solido aumento del reddito da lavoro (0,8% m/m).
Il deflatore dei consumi ha registrato una variazione di 0,3% m/m, mentre l’indice core è aumentato di 0,2% m/m (3,6% a/a).
L’inflazione mediana è in netta accelerazione (0,45% m/m, 2,7% a/a).
La previsione per i prossimi mesi è di ulteriore aumento delle pressioni verso l’alto, con rischi di crescita elevata del deflatore.
– Il dato più eclatante di venerdì è stato quello dell’Employment Cost Index del 3° trimestre, con una variazione di 1,3% t/t (la più ampia dal 1980) spinta da un incremento dei salari di 1,5% t/t: un balzo di questa entità segnala rischi di una possibile spirale salari-prezzi se non si realizzerà un aumento significativo della forza lavoro in tempi brevi.
– Ieri, l’ISM manifatturiero di ottobre ha registrato una modesta correzione a 60,8 da 61,1, con un calo degli ordini, da 66,7 a 59,8, e della produzione, da 59,4 a 59,3, a fronte di aumenti dell’occupazione da 50,2 a 52 e dei tempi di consegna, da 73,4 a 75,6.
L’indice dei prezzi è in ulteriore rialzo a 85,7 da 81,2.
I dati indicano che il trend verso l’alto dell’eccesso di domanda non ha tregua, con difficoltà dal lato dell’offerta e rialzi dei prezzi diffusi a livelli record.
Pur in presenza di crescenti pressioni inflazionistiche e di colli di bottiglia all’offerta, non ci sono indicazioni di stagnazione: la stima nowcasting dell’Atlanta Fed vede una crescita del PIL del 4° trimestre di 8,2% t/t ann.

CINA – L’indice PMI del settore manifatturiero si è mosso in maniera divergente nelle due rilevazioni ma in entrambe la dinamica delle componenti ha segnalato che la scarsità di materiali e le limitazioni nella fornitura di energia elettrica continuano a frenare la produzione e che gli ordini esteri restano deboli.
Nella rilevazione di Caixin-Markit l’indice è salito da 50,0 a 50,6 contro attese di stabilità, segnalando un lieve miglioramento dell’attività del settore manifatturiero trainato dall’espansione degli ordini totali (51,4 in ottobre); al contrario gli ordini esteri sono rimasti in contrazione per il terzo mese consecutivo.
La carenza di materiali, la limitata fornitura di energia elettrica e l’aumento dei costi hanno causato un calo della produzione che perdura da agosto.
Di pari passo si è registrato un aumento dei tempi di consegna e una riduzione delle scorte e dell’occupazione, quest’ultima sebbene a un ritmo meno marcato rispetto al mese precedente.
L’aumento dei costi delle materie prime e dei trasporti ha determinato un netto rimbalzo delle componenti dei prezzi sia degli input sia degli output.
Nella rilevazione del NBS (Ufficio Statistico) l’indice PMI manifatturiero è invece rimasto in territorio di contrazione e sceso a 49,2, registrando un calo generalizzato di quasi tutte le componenti ad eccezione degli ordini esteri, che registrano un minor ritmo di contrazione in ottobre (47,5) rispetto a settembre (46,8), degli acquisti e dei prezzi degli input.
Il PMI non manifatturiero rilevato sempre dal NBS è sceso da 53,2 in settembre a 52,4 in ottobre, spinto al ribasso dal calo sia del PMI del settore dei servizi (da 52,4 in settembre a 51,6 in ottobre) sia del PMI del settore costruzioni (da 57,5 in settembre a 56,9 in ottobre, il minimo da febbraio).

 

COMMENTI:

STATI UNITI – La leadership democratica ha delineato l’ultima versione del pacchetto Build Back Better, con misure espansive e redistributive per 1,85 tln.
Le principali voci includono il finanziamento di asili nido per tutti (fino al 2026) e sussidi per la cura dei figli dipendenti dal livello di reddito, estensione di un anno del credito di imposta per i figli, espansione della copertura sanitaria (fino al 2025), crediti di imposta per energia rinnovabile.
Il finanziamento delle misure dovrebbe provenire da imposte su società e famiglie con redditi elevati: imposta minima del 15% sulle società e tassazione minima del 15% del reddito generato all’estero dalle multinazionali, sovrattassa sui redditi al di sopra di 10 mln di dollari annui, rafforzamento dell’Internal Revenue Service per contrastare evasione ed elusione fiscale.

GIAPPONE – Il partito LDP ha ottenuto 261 seggi alle elezioni per la Camera Bassa, con perdite contenute e il mantenimento della maggioranza assoluta, rafforzata da 32 seggi del partito Komeito, partner della coalizione di governo.
Il primo ministro Kishida ha quindi un ampio supporto per formare un nuovo esecutivo e garantire stabilità politica in una fase complessa per il paese, non solo a livello domestico per l’uscita dalla pandemia, ma anche a livello internazionale per via delle crescenti tensioni con la Cina e la Corea del Nord.

AUSTRALIA – La Reserve Bank of Australia (RBA) ha abbandonato l’obiettivo di 0,1% sui rendimenti dell’obbligazione governativa Aprile 2024, lasciando invariate le altre misure.
Gli acquisti di titoli di stato continueranno al ritmo settimanale di 4 miliardi di AUD almeno fino a metà 2022.
L’indirizzo sui tassi ufficiali è stato modificato, togliendo la previsione che non sarebbero stati rialzati fino al 2024, ma la RBA ribadisce che “è pronta a essere paziente

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Stamane saranno pubblicati i dati finali dei PMI manifatturieri, unici dati di rilievo in agenda.
L’attenzione sarà però focalizzata sul mercato obbligazionario, considerando l’inusuale allargamento dei differenziali fra titoli governativi avvenuto venerdì e lunedì: lo spread Btp-Bund ha superato i 130pb, il livello più alto da un anno a questa parte.