Seguci su twitter

Categorie

02 Novembre 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – Il PIL è rimbalzato di ben +16,1% t/t nel trimestre estivo, dopo essersi contratto di -13% t/t nei mesi primaverili. Il dato è molto più forte sia delle attese di consenso (11,1%) che della nostra previsione (12,5%).
Peraltro, il rimbalzo arriva dopo una contrazione del PIL di -18% nel primo semestre, quindi lascia l’attività economica inferiore di quattro punti e mezzo rispetto alla fine dell’anno scorso. La variazione annuale del PIL è migliorata a -4,7%, dopo un minimo storico a -17,9% nel secondo trimestre.
In effetti, il balzo del PIL è dovuto al rilascio delle restrizioni imposte all’attività economica nei mesi primaverili, ed è stato con ogni probabilità trainato dai consumi dal lato della domanda e dall’industria dal lato dell’offerta.
Istat ha riferito che la crescita congiunturale riguarda sia la domanda interna che il commercio estero; tutti i principali settori (agricoltura, industria e servizi) hanno contribuito positivamente.
La variazione “acquisita” del PIL nel 2020 è ora pari a -8,2% (in caso di stagnazione nel quarto trimestre); anche ipotizzando un calo nello scorcio finale dell’anno, il 2020 dovrebbe chiudersi con una flessione non molto distante da quella “acquisita, ovvero meno ampia di quanto fino ad oggi stimato (il consenso di ottobre si posizionava a -9,9%, tre mesi fa eravamo a -10,6%).
Sfortunatamente, le nuove restrizioni attese per combattere la “seconda ondata” di COVID-19 peseranno sul trimestre in corso.
L’effetto sarà meno accentuato rispetto a quello delle misure prese per fronteggiare la prima ondata, sia perché non ci attendiamo un blocco generalizzato delle attività produttive (come accaduto tra fine marzo e fine aprile), sia perché i settori più colpiti (servizi ricettivi e di ristorazione, trasporti, attività artistiche e ricreative) viaggiavano già su livelli di attività ben inferiori alla norma.
Peraltro, già il mese finale del trimestre estivo dovrebbe aver visto una correzione per i principali indicatori di domanda e offerta, e dal mese di ottobre (e verosimilmente in misura più accentuata a novembre) si cominceranno a sentire i primi effetti delle nuove restrizioni, almeno sugli specifici settori di cui sopra. Pertanto, visto che il trimestre autunnale si confronta con un dato così forte nei mesi estivi, sospettiamo ora che l’attività economica possa contrarsi nello scorcio finale dell’anno.

ITALIA – A settembre, gli occupati sono risultati sostanzialmente stabili rispetto al mese precedente (+6 mila unità). La stabilità dell’occupazione nel mese è il risultato di una crescita tra i dipendenti permanenti, compensata circa in egual misura dal calo tra i lavoratori autonomi.
Gli inattivi sono calati ulteriormente (-15 mila unità), determinando una flessione a sorpresa di un altro decimo (dopo quella già vista ad agosto) del tasso di disoccupazione, a 9,6%. Sia l’aumento degli occupati che il calo degli inattivi nel mese sono concentrati nella componente femminile.
Ancora una volta, l’unica fascia di età a registrare significativi incrementi occupazionali è quella degli ultracinquantenni, a fronte di un’ulteriore contrazione tra i 25-34enni.
In sintesi, i dati sul mercato del lavoro continuano a sorprendere verso l’alto. Tuttavia, le condizioni più restrittive su blocco dei licenziamenti e ricorso alla CIG, nonché gli effetti della “seconda ondata” su alcuni settori dei servizi, dovrebbero spingere significativamente al rialzo la disoccupazione nei prossimi mesi.

ITALIA – L’inflazione è risalita moderatamente a ottobre, a -0,3% da -0,6% a/a sull’indice domestico (con prezzi in aumento di due decimi nel mese) e a -0,6% da -1% precedente sulla misura armonizzata UE (con listini in salita di sei decimi).
L’aumento congiunturale sul NIC è dovuto ai beni energetici regolamentati (+7,6%), per via dei rialzi a due cifre delle tariffe su elettricità e gas; hanno contribuito, in minor misura, anche i beni alimentari non lavorati (+0,9%); viceversa, un contributo negativo è arrivato dai servizi relativi ai trasporti (-1,1%); si nota anche un ampio calo dei prezzi nell’istruzione (-4,1%).
L’“inflazione di fondo” (al netto degli energetici e degli alimentari freschi) e quella al netto dei soli beni energetici sono salite entrambe, rispettivamente da +0,1% a +0,3% e da +0,2% a +0,5%.
Pensiamo che il rialzo di ottobre sia stato temporaneo, e che l’inflazione possa tornare a calare moderatamente nei prossimi mesi. Pensiamo che entrambi gli indici possano restare in territorio negativo almeno sino all’inizio della prossima primavera.

AREA EURO
 – La stima flash di ottobre conferma le nostre aspettative di un’inflazione stabile a -0,3% a/a; anche l’indice core BCE al netto di alimentari freschi ed energia è rimasto invariato rispetto al mese precedente (+0,4% a/a, in linea con le attese).
Sul mese, l’indice generale ha visto un aumento del +0,2% m/m dopo il +0,1% m/m di settembre; crescono i listini alimentari (+1,4% m/m e +4,3% a/a) ed i prezzi dell’energia (+0,2% m/m e -8,4% a/a).
Prevediamo un rialzo dell’inflazione verso l’1% medio nel 2021, dopo lo 0,3% atteso per quest’anno, ma i rischi sulla previsione sono chiaramente orientati al ribasso.
– La stima flash del PIL nel 3° trimestre 2020 mostra un recupero più forte del previsto: la crescita è stata del +12,7% t/t e -4,3% a/a (dopo -11,8% t/t e -14,8% a/a registrato nel trimestre primaverile). Si tratta dell’aumento più ampio da quando esiste la serie storica (1995).
Eurostat non può fornire dettagli sull’andamento della domanda o sull’andamento per settori in coincidenza con la pubblicazione di questa prima stima, che sarà rivista il prossimo 13 novembre.
Nel 4° trimestre, la crescita subirà una battuta di arresto a causa della reintroduzione di misure di confinamento e chiusure di attività commerciali in diversi Stati membri. L’incertezza è molto elevata, e non si può escludere una drastica contrazione.

FRANCIA – La stima flash indica che i prezzi al consumo a ottobre sono calati di un decimo su entrambe le misure da -0,5% m/m dell’indice nazionale e da -0,6% m/m dell’armonizzato.
Nel mese i prezzi sono quindi rimasti circa stabili, l’aumento dei prezzi degli alimentari freschi è stato più che compensato dal calo del prezzo dei servizi, mentre i prodotti manufatti e l’energia hanno entrambi mostrato un modesto incremento (+0,3% m/m).
Di riflesso l’inflazione è rimasta a zero per il secondo mese consecutivo su entrambe le misure, in linea con le nostre stime.
Nei prossimi mesi le pressioni al ribasso sull’indice dei prezzi rimarranno sostanziali, dopo l’evoluzione negativa della seconda ondata epidemica, che ha costretto il Governo a una nuova chiusura generalizzata.

GERMANIA – La stima preliminare evidenzia un rimbalzo del PIL più ampio delle attese, pari a +8,2 t/t da -9,8% t/t (il dato del secondo trimestre è stato rivisto al ribasso di un decimo).
I dettagli non sono ancora disponibili, ma pensiamo che il contributo della domanda interna sarà prevalente, con una spinta dei consumi sia privati sia pubblici che sarà stata superiore al previsto. Anche il contributo dell’export potrebbe aver sorpreso in positivo.
Se confermato in seconda lettura, ora il PIL tedesco sarebbe in rotta per una contrazione del -5,5% nel 2020.
L’alea per la parte finale dell’anno rimane elevata, specie in considerazione delle nuove disposizioni federali disposte per far fronte alla seconda ondata; per ora, confermiamo una stima di un rallentamento attorno al 2,8% t/t, ma la stima sarà riesaminata alla luce degli sviluppi sul fronte pandemico.

SPAGNA – La stima preliminare del PIL nel 3° trimestre segna un forte rimbalzo di +16,7% t/t (valore ben al di sopra delle aspettative) da -17,8% t/t precedente, per una variazione tendenziale di -8,7% a/a, dopo il -21,5% a/a del 2° trimestre 2020.
L’istituto di statistica riporta che i tre mesi estivi hanno visto un recupero di tutte le principali componenti.
Il contributo principale è arrivato dalla domanda interna: i consumi sono saliti del +20,2% t/t, mentre gli investimenti del +19,8% t/t.
Un ulteriore contributo alla crescita è arrivato dal commercio estero, che ha visto una ripresa dell’export (+34,3% t/t) più marcata di quella dell’import (+28,4% t/t).
Lo spaccato per settori ha evidenziato un recupero più lento nei servizi (+15,0% t/t), mentre l’industria ha registrato un balzo del +27,4% t/t. La crescita su base congiunturale potrebbe ritornare in territorio lievemente negativo nell’ultimo trimestre dell’anno: il 2020 dovrebbe chiudersi con un crollo del PIL di circa il -11,0% (i rischi sulla previsione sono verso il basso).

STATI UNITI – La spesa personale torna ad accelerare a settembre, con un incremento di 1,4% m/m (1,2% m/m in termini reali). La variazione totale è spinta ancora dai beni (2% m/m, con 3% m/m per i durevoli e 1,5% m/m per i non durevoli), mentre la crescita dei servizi rallenta (1,1% m/m dopo due variazioni di 1,5% m/m a luglio e agosto, e una media di +6,1%).
I dati offrono una solida base di partenza per i consumi del 4° trimestre, attesi in rialzo intorno a 7% t/t ann.
Il reddito personale e il reddito disponibile aumentano ciascuno di 0,9% m/m (dopo -2,5% m/m e -2,9% m/m, rispettivamente).
I salari crescono di 0,8% m/m e più che compensano le correzioni dei trasferimenti per la pandemia e dei pagamenti per i lavoratori temporanei per il censimento.
I consumi non hanno ancora recuperato il terreno perso da marzo, mentre il reddito è superiore del 3,55.
Il tasso di risparmio prosegue sul sentiero di normalizzazione dal picco di aprile oltre il 30%, scendendo a 14,3%, ma resta su livelli che possono sostenere la spesa in autunno, in attesa che si materializzi un consenso per rinnovare le misure di sostegno al reddito disponibile scadute da luglio.

CINA – L’indice PMI manifatturiero rilevato da Caixin-Markit è salito da 53 a 53,6 in ottobre, grazie all’incremento marcato della componente dei nuovi ordini, salita a 57, il massimo da gennaio 2011, e in misura lieve dell’occupazione, dei prezzi degli output e delle scorte di materie prime. La componente degli ordini esteri è invece scesa di oltre 3 punti, da 54,4 in settembre a 51 in ottobre, verosimilmente in conseguenza alle nuove misure di contenimento della pandemia progressivamente annunciate nei paesi dei principali partner commerciali.
L’indice PMI manifatturiero rilevato dal NBS è lievemente sceso da 51,5 in settembre a 51,4 in ottobre, a causa di un calo moderato delle scorte, degli acquisti e, in misura minore, della componente occupazione. Resta invariata la componente degli ordini totali mentre gli ordini esteri, al contrario della rilevazione Caixin-Markit, mettono a segno il sesto mese consecutivo di espansione.
La scomposizione per tipologia di imprese indica un miglioramento delle condizioni delle piccole imprese, che restano comunque più difficili rispetto a quelle delle grandi imprese.
L’indice PMI non manifatturiero è invece salito da 55,9 in settembre a 562 in ottobre, grazie ad un incremento del PMI dei servizi salito a 55,5 in ottobre da 55,2 e sostenuto dall’aumento delle componenti dei prezzi e dell’occupazione.
Il PMI del settore costruzioni è invece sceso 59,8 in ottobre dopo due mesi di stabilità a 60,2 accompagnato da un ridimensionamento degli ordini, dell’occupazione e delle aspettative.
Nel complesso i dati indicano che l’accelerazione dell’attività economica anche in ottobre rimane solida, grazie al miglioramento della dinamica del settore manifatturiero e di quello dei servizi, anche se si prefigura un marginale rallentamento delle costruzioni e un nuovo ridimensionamento della domanda estera.

 

COMMENTI:

ITALIA –  Il Governo proseguirà oggi gli incontri iniziati nel fine settimana con maggioranza, regioni ed enti locali, prima di intervenire in parlamento per illustrare le nuove misure in preparazione per fronteggiare la seconda ondata di COVID-19 (Conte è atteso alle 12 alla Camera e alle 17 in Senato).
Il nuovo DPCM, che potrebbe essere varato già questa sera, dovrebbe contenere lo stop agli spostamenti dopo le 18, limitazioni ai movimenti tra Regioni, una riduzione della mobilità per gli over 70, la chiusura dei centri commerciali non alimentari nel fine settimana, la possibilità di estendere la didattica a distanza al 100% per le scuole superiori (e forse per la terza media), la facoltà per le Regioni con Rt elevati (forse superiori a 2) di istituire delle “zone rosselocali.

ITALIA – L’agenzia di rating canadese DBRS ha confermato i rating dell’Italia “BBB(high)/R-1(low)” con trend negativo.
Il rating DBRS (più ottimistico di quello delle tre principali agenzie di rating) riflette il supporto straordinario della BCE (che consente di gestire il forte aumento delle necessità di finanziamento) e i buonifondamentali” dell’Italia (tra cui si sottolineano i bassi livelli di indebitamento privato, la resilienza del settore manifatturiero e la maggiore forza, rispetto al passato, del settore bancario, soprattutto in termini di patrimonializzazione e qualità del credito).
Il trend negativo tiene conto del fatto che le probabili nuove misure restrittive necessarie per fronteggiare il recente aumento dei contagi di COVID-19 avranno un impatto sulla crescita del PIL e dunque sulla capacità di ridurre significativamente l’elevato debito pubblico.
Sebbene un miglioramento dei rating sia considerato improbabile nel breve termine, l’agenzia sottolinea che i rating potrebbero essere migliorati nel caso in cui le prospettive economiche dell’Italia migliorassero significativamente, tanto da supportare un consolidamento fiscale molto rapido e una riduzione delle difficoltà del settore finanziario e delle imprese.
Il trend potrebbe tornare “stabile” se:
1) ci fosse evidenza di una risposta politica efficace, ad esempio attraverso nuove riforme e investimenti pubblici;
2) l’economia italiana registrasse una performance migliore delle attese.
Viceversa, i rating potrebbero essere declassati al verificarsi di uno o più dei seguenti fattori:
a) peggioramento “strutturale” delle prospettive economiche;
b) mancata implementazione di azioni per ridurre il rapporto debito/PIL nel medio termine;
c) aumento inatteso e significativo del costo di finanziamento del debito pubblico.

AREA EURO-Covid19 – In Belgio, il governo ha annunciato un nuovo giro di vite per frenare i contagi. Da oggi, il lavoro da casa sarà obbligatorio; se non è possibile, è previsto l’obbligo di mascherina.
Le vacanze scolastiche sono state prorogate fino al 15/11; successivamente, gli studenti delle scuole secondarie seguiranno le lezioni da casa a rotazione.
Gli esercizi commerciali non essenziali saranno chiusi; ristoranti e bar erano già chiusi dal 19/10, i centri sportivi dal 26/10. Ricordiamo che dal 19/10 era già in vigore un coprifuoco fra le h. 00:00 e le h. 5:00. I contatti con persone esterne alla famiglia sono stati ulteriormente ristretti.
In Portogallo, è stato annunciato un nuovo confinamento con decorrenza dal 4 novembre, che si applicherà a circa il 70% della popolazione e sarà riesaminato fra due settimane; saranno proibiti gli spostamenti da casa eccetto che per motivi di lavoro, istruzione o acquisti.
In Austria, da martedì 3 fino al 30 novembre sarà in vigore un coprifuoco dalle 20:00h alle 6:00h, con esenzione per gli spostamenti per lavoro, emergenza o esercizio fisico. Ristoranti e bar potranno operare soltanto per il take-away.
Musei, teatri, cinema, palestre chiuderanno. Gli hotel saranno aperti soltanto per viaggi di lavoro. Le università e le scuole superiori faranno soltanto lezioni a distanza. Le misure di compensazione prevedono un contributo pubblico pari all’80% del fatturato del 2019 per le aziende costrette a chiudere.

STATI UNITI – Alla vigilia delle elezioni del 3 novembre, la media dei sondaggi nazionali rimane poco variata, e conferma il vantaggio di Biden (7,2 realclearpolitics, 8,6 fivethirtyeight).
Sulla base dei sondaggi statali, le stime variano: la media realclearpolitics dà 216 delegati sicuri/probabili a Biden con 125 a Trump e 197 incerti; per la media WSJ, Biden è in vantaggio con 226 delegati su Trump con 125; per fivethirtyeight il vantaggio di Biden è ben definito, con 319 delegati contro 125 per Trump e solo 94 incerti. I modelli di fivethirtyeight e 270towin continuano prevedere una vittoria di Biden con probabilità elevatissima (85,9% e 89%, rispettivamente).
Negli stati chiave, la media dei sondaggi è a 3,2 (realclearpolitics), con vantaggio diffuso per Biden, anche se marginale in alcuni casi.
In Florida, la media realclearpolitics dà Biden in testa con 1,4 punti. La Florida ha modificato le regole per lo spoglio dei voti postali, permettendo l’inizio del processo molto in anticipo e determinando una elevata probabilità di avere i risultati disponibili entro il 4 novembre.
In Pennsylvania, dove entrambi i candidati stanno facendo gli ultimi comizi, Biden ha un vantaggio di 4,3 punti, non lontano da quello che ha in Michigan (5,1 punti) e Wisconsin (6,6 punti). La Pennsyvlania non permette lo spoglio delle schede postali fino al 3 novembre, pertanto i risultati dello stato arriveranno con notevole ritardo rispetto al voto in persona. Nel 2016, Pennsylvania, Wisconsin e Michigan avevano avuto un ruolo determinante per la vittoria di Trump.
Invece, in North Carolina e Arizona, il margine di Biden è molto contenuto (a 0,3 e 1,4, rispettivamente). Infine, per il Senato il quadro resta incerto, con una quasi parità dei seggi sicuri/probabili (45 e 46 per democratici e repubblicani rispettivamente) e 9 seggi incerti, mentre per la Camera lo scenario centrale indiscusso è una maggioranza democratica.
Sul fronte del voto anticipato i numeri continuano a crescere vertiginosamente. Hanno già votato in 94 mln, con 34 mln in persona e 59,961 mln per posta. Nel 2016 in totale l’affluenza era stata di 138 mln.
In alcuni stati il voto anticipato ha già superato l’affluenza totale del 2016.
Ci sono ancora 31,385 mln di schede postali non pervenute, che rischiano di non arrivare in tempo per essere contate, alla luce dei vincoli imposti sulla data ultima di ricevimento accettabile in molti stati.
Sulla base dei dati degli stati che riportano le informazioni sugli elettori, il 45,5% dei voti pervenuti è di democratici, il 30,4% di repubblicani, con una distribuzione diversa fra le categorie “in persona” e “per posta”. Nella prima prevalgono i repubblicani, con 41,8% contro il 35,5% dei democratici, mentre per i voti postali, le schede democratiche sono 48,8% contro il 26,6% dei repubblicani.
Lo spoglio e la comunicazione dei risultati relativi alle schede postali saranno al centro di probabili contestazioni e conflitti nei prossimi giorni.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata al rialzo. La settimana entrante sarà fitta di appuntamenti importanti: Presidenziali domani, FOMC giovedì e molti dati, in primis l’employment report venerdì atteso positivo. L’evento chiave sono sicuramente le elezioni. In questo caso, anche all’indomani del voto l’incertezza su chi sarà il vincitore potrebbe protrarsi più del solito, il che potrebbe contribuire a limitare la reazione post-voto del dollaro. Vale comunque la pena provare a fare delle ipotesi sulla reazione di impatto immediata nei diversi scenari.
Un’eventuale vittoria di Biden potrebbe tendenzialmente favorire il biglietto verde, per via dell’effetto espansivo sulla crescita dei suoi programmi di politica fiscale. L’effetto dovrebbe essere più ampio in caso di Congresso democratico, più contenuto in caso di Congresso diviso.
Va comunque ricordato il rischio che se dovesse invece prevalere l’interpretazione reflazionistica del programma di Biden la reazione immediata del dollaro potrebbe non essere favorevole, ma potrebbe diventare tale in un secondo momento.
Un’eventuale vittoria di Trump potrebbe invece non favorire il dollaro, per via dello scarso impatto positivo sulla crescita dei suoi programmi di politica fiscale, ma questo non implica necessariamente una correzione del biglietto verde, perché si potrebbe assistere a un nuovo aumento della risk aversion che agirebbe a favore del dollaro (in questo caso quindi evitandogli di scendere) nel suo ruolo di safe haven. Uno scenario di Congresso diviso potrebbe rivelarsi meno sfavorevole in questo caso.
Anche nell’ipotesi di vittoria di Trump vi è comunque un rischio, quello che sul mercato prevalga una reazione di aumento della risk aversion che, in quanto tale, potrebbe finire per favorire il dollaro.
Quanto al FOMC, non si attendono nuove azioni di policy, ma verosimilmente la Fed rileverà l’aumento dei rischi verso il basso derivanti dall’evoluzione della pandemia e dalla mancata approvazione di un nuovo pacchetto di stimolo fiscale e potrebbe accennare alla discussione in atto sul programma di acquisti rinviando a dicembre per i dettagli.
In condizioni normali un messaggio di accresciuti rischi verso il basso agirebbe negativamente sul dollaro, ma in questo caso, il biglietto verde potrebbe beneficiarne, nel suo ruolo di safe haven.

EURL’euro ha chiuso la settimana al ribasso da 1,18 a 1,16 EUR/USD. Questa settimana si muoverà di riflesso alla dinamica del dollaro, principalmente in funzione delle Presidenziali USA.
Una reazione positiva del biglietto verde potrebbe portare a un calo dell’euro fino in area 1,15 EUR/USD, con downside fino a 1,1450 EUR/USD. Una reazione negativa del dollaro ne agevolerebbe invece un recupero, che però dovrebbe essere limitato entro quota 1,18 EUR/USD: il messaggio veicolato dalla BCE giovedì scorso comprime infatti l’upside della moneta unica.

GBP – La scorsa settimana la sterlina è scesa contro dollaro da 1,30 a 1,28 GBP/USD mentre è salita contro euro da 0,91 a 0,89 EUR/GBP. Questa settimana anch’essa si muoverà inizialmente di riflesso al dollaro in funzione dell’esito delle elezioni USA, ma poi l’attenzione dovrebbe tornare sui temi domestici per via della riunione BoE di giovedì, dove si attende un possibile aumento del programma di acquisti e un messaggio di maggior cautela alla luce dei crescenti rischi verso il basso a causa dell’evoluzione della pandemia – il che dovrebbe indebolire la valuta britannica.
Eventuali novità comunque sul fronte dei negoziati post-Brexit con l’UE avrebbero il sopravvento, sia in una direzione che nell’altra.

JPYLo yen si è rafforzato la scorsa settimana sia contro dollaro, da 105 a 104 USD/JPY, chiudendo comunque pressoché stabile, sia contro euro da 124 a 121 EUR/JPY.
Questa settimana si muoverà di riflesso al dollaro, soprattutto in risposta all’esito delle Presidenziali USA.
In caso di rafforzamento del dollaro il calo dello yen potrebbe estendersi fino in area 106 USD/JPY, nel caso opposto potrebbe invece aversi una temporanea rottura di 104,00 USD/JPY.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – La stima finale del PMI manifatturiero dovrebbe essere rivista al ribasso di due decimi dalla stima flash ma comunque in crescita da 53,7 di settembre, a 54,2. Il miglioramento riguarderebbe quasi tutte le componenti, in particolare gli indici per la produzione e per i nuovi ordini esteri; l’occupazione, in lieve discesa, resterebbe su valori coerenti con una contrazione degli organici, mentre l’indice dei prezzi è atteso in leggera risalita.
Lo spaccato per Paese dovrebbe vedere la Germania confermare il dato della stima preliminare (58,0 punti); il PMI manifatturiero francese, invece, potrebbe essere rivisto al ribasso di quattro decimi, a 50,6.
La prima lettura del PMI manifatturiero per l’Italia è attesa mostrare un lieve miglioramento a 53,5 da 53,2 precedente.
– Nella settimana le vendite al dettaglio sono attese in calo, pur restando sopra i livelli pre-COVID. Il dato sulla produzione industriale tedesca di settembre dovrebbe evidenziare un forte rimbalzo, coerente con quanto emerso dalle indagini di settore, dopo la battuta d’arresto di agosto.

STATI UNITI
 – L’ISM manifatturiero a ottobre è previsto a 55,6 (da 55,4 di settembre).
Le prime indagini di ottobre hanno dato indicazioni generalmente positive, sempre in linea con ulteriore espansione del settore: PMI ed Empire segnalano stabilizzazione su livelli relativamente elevati, la Philadelphia Fed punta a un’accelerazione, e tutti i segnali sono di ulteriore crescita nei prossimi 6 mesi. Le indagini di ottobre hanno dato segnali misti per il ritmo di crescita degli occupati.
La previsione per l’ISM è di aumento solo marginale dell’indice occupazione, che deve ancora recuperare la distanza dagli indici corrispondenti nelle altre indagini, essendo rimasto sotto quota 50 da agosto 2019.
Le imprese partecipanti all’indagine dovrebbero confermare uno scenario relativamente favorevole per il settore, grazie alla domanda solida di beni da parte delle famiglie, ma dovrebbero anche continuare a evidenziare colli di bottiglia dal lato dell’offerta e preoccupazione per l’andamento dei contagi.
– La spesa in costruzioni a settembre dovrebbe proseguire sul sentiero di rialzi, con una variazione di 0,9% m/m, dopo 1,9% m/m di agosto, grazie al persistente boom nel settore dell’edilizia residenziale e nonostante la debolezza della componente non residenziale, che risente dei problemi nel settore immobiliare commerciale. Il principale freno all’espansione dell’attività di costruzione viene dai vincoli all’offerta nel segmento residenziale.
– La settimana sarà intensa, sia per gli eventi sia per i dati. Il focus sarà sul voto del 3 novembre per la nomina del Presidente, il rinnovo della Camera e di un terzo del Senato. Le informazioni saranno incomplete per un periodo potenzialmente prolungato a causa della massa di schede inviate per posta e del probabile aumento dell’affluenza alle urne.
La riunione del FOMC non dovrebbe fornire novità, ma dovrebbe segnalare preoccupazione per l’assenza di nuovo stimolo fiscale e indicare che sono in atto discussioni sul programma di acquisto di titoli.
Per quanto riguarda i dati, gli indici ISM dovrebbero mantenersi in territorio espansivo, intorno ai livelli di settembre, con un possibile miglioramento nei servizi, mentre l’employment report è previsto ancora una volta in miglioramento con una dinamica occupazionale positiva e un ulteriore calo del tasso di disoccupazione.