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2 Maggio 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA
– Il fatturato industriale è rimbalzato di 1,3% m/m a febbraio (7,2% a/a), dopo il -1,2% m/m di gennaio.
I dati espressi in volume e relativi al solo settore manifatturiero registrano invece un aumento dello 0,8% in termini congiunturali e un calo di -1% rispetto ad un anno prima.
– Sempre in Italia, l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a marzo ha registrato un incremento dello 0,1% m/m, accelerando su base annua a 2,2% a/a: si tratta di un massimo dal 2010, anche se la crescita è dovuta quasi interamente ai rinnovi nel settore pubblico.

AREA EURO – Venerdì il PIL relativo al 1° trimestre è cresciuto meno delle attese, di appena 0,1% t/t (1,3% a/a), dopo la stagnazione di fine 2022.
I dati nazionali già pubblicati suggeriscono che la domanda interna è rimasta debole a cavallo d’anno mentre la crescita è stata verosimilmente sostenuta, come a fine 2022, dalle esportazioni nette.
Nei prossimi trimestri ci aspettiamo una crescita del PIL compatibile con un incremento in media annua intorno a 0,8% (il recupero di potere d’acquisto derivante dal contro-shock energetico dovrebbe prevalere sugli effetti della restrizione monetaria).
Tra le principali economie, in Germania il PIL è risultato stabile (0,2% a/a), mentre in Italia e in Spagna i dati hanno sorpreso al rialzo, segnando in entrambi i casi una crescita di 0,5% t/t (rispettivamente 1,8% e 3,8% a/a).
In Francia il PIL è cresciuto, in linea con le attese, di 0,2% t/t (0,8% a/a).

GERMANIA
 – Poco fa le vendite al dettaglio hanno registrato una nuova flessione in marzo (-2,4% m/m, -8,6% a/a); rispetto a febbraio 2020, le vendite risultato più basse del 2,7%.
I dati nazionali già pubblicati sono coerenti con un calo di circa -1% m/m delle vendite al dettaglio nel complesso dell’Eurozona a marzo, confermando il quadro di debolezza per i consumi privati a inizio anno.
– Le stime preliminari dell’inflazione di aprile hanno confermato la tendenza di calo sia per l’indice nazionale (a 7,2% a/a da 7,4%) che per quello armonizzato (a 7,6% a/a da 7,8%), dovuta quasi esclusivamente agli alimentari e, in minor misura, ai servizi.
Nel nostro scenario centrale l’inflazione headline dovrebbe continuare a calare nei prossimi mesi, fino a raggiungere il 2,4% a fine anno.
L’inflazione al netto di alimentari ed energia, attesa stabile al 5,7% in aprile, dovrebbe chiudere l’anno sopra il 3%.
– Il tasso di disoccupazione è risultato stabile al 5,6% in aprile, dopo essere cresciuto di un decimo a marzo.
Il numero dei senza lavoro è aumentato di 24 mila unità in termini destagionalizzati, per effetto sia dell’impatto ritardato del rallentamento del ciclo, che dell’afflusso di rifugiati dall’Ucraina.
La disoccupazione dovrebbe mantenersi pressoché stabile nei prossimi mesi, per tornare a flettere dall’estate (ci aspettiamo un tasso medio a 5,4% nel 2023 dal 5,3% dello scorso anno).

FRANCIA – I prezzi al consumo sono saliti al 5,9% dal 5,7% sull’indice nazionale e al 6,9% dal 6,7% sull’armonizzato, trainati da energia e servizi.

SPAGNA – L’inflazione ha evidenziato un aumento più forte delle attese, al 4,1% da 3,3% di marzo, mentre la dinamica “di fondo” ha registrato una flessione di nove decimi al 6,6%.

STATI UNITI
 – L’ISM manifatturiero di aprile è salito a 47,1 da 46,3 di marzo, rimanendo in territorio recessivo per il sesto mese consecutivo.
Ordini e produzione sono in rialzo, ma restano in area di contrazione, a 45,7 e 48,9, rispettivamente. L’occupazione, a 50,2, segnala stabilità dopo 46,9 di marzo.
Le imprese stanno smaltendo gli ordini inevasi e le scorte, e si aspettano un miglioramento nella seconda metà dell’anno ma restano preoccupate per lo scenario incerto.
Il livello dell’indice composito è coerente con una crescita del Pil di 0,8%.
– Venerdì, l’Employment Cost Index del 1° trimestre ha segnalato che la crescita del costo del lavoro non rallenta, registrando una variazione di 1,2% t/t, all’interno dell’intervallo elevato visto da fine 2021.
Il dato precedente è stato rivisto verso l’alto a 1,1% t/t da 1%.
I salari nel settore privato sono in aumento di 1,2% t/t, con indicazioni sempre preoccupanti per il trend dei prezzi dei servizi.
– La spesa personale a marzo è rimasta invariata in termini nominali e in calo di -0,1% m/m in termini reali (spesa reale per beni, -0,4% m/m, per servizi, 0,2% m/m), mente il reddito personale è cresciuto di 0,3% m/m.
Il deflatore core di marzo è aumentato di 0,3% m/m, ma i dati precedenti sono stati rivisti verso l’alto, con gennaio a 0,6% m/m e febbraio a 0,4% m/m.
A marzo, i prezzi di sanità e ospitalità hanno segnato aumenti sempre solidi, mentre per la ricreazione i prezzi sono in modesto calo.
Il trend dei prezzi core rimane elevato, con la variazione tendenziale a 4,6% a/a e la variazione trimestrale ann. a 4,9%.
I dati nel complesso danno un ulteriore supporto alla previsione di rialzo dei fed funds alla riunione del FOMC che si concluderà il 3 maggio.

CINA – Gli indici PMI rilevati dall’ufficio statistico (NBS) e relativi al mese di aprile sono stati inferiori alle attese di consenso, evidenziando un lieve rallentamento dell’attività nel settore dei servizi, che resta comunque in netta espansione, e una contrazione nel manifatturiero.
Il PMI manifatturiero è infatti sceso per il secondo mese consecutivo, portandosi da 51,9 a 49,2 in aprile (Consenso Bloomberg: 51,4), a causa di un calo generalizzato di tutte le componenti.
Il maggior contributo alla flessione è venuto dalla componente della produzione, scesa da 54,6 a 50,2, e da quella degli ordini totali, scesa di quasi 5 punti fino a 48,8, poco al di sopra di quella degli ordini esteri, portatasi a 47,6.
Le componenti dell’indice segnalano una contrazione delle scorte, sia di materie prime sia di prodotti finiti, e dell’occupazione nel mese di aprile e un ulteriore rallentamento dell’inflazione dei prezzi di acquisto.
Il PMI non manifatturiero, pur rimanendo su livelli ancora elevati e ben superiori a quelli del PMI manifatturiero, è sceso da 58,2 a 56,4 in aprile (Consenso Bloomberg: 57,0), trainato al ribasso dal calo sia del PMI dei servizi, sceso da 56,9 a 55,1, sia da quello delle costruzioni, sceso da 65,6 a 63,9.

 

COMMENTI:                                  

ITALIA – Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto che attua la riduzione del cuneo contributivo che era stata annunciata in sede di diffusione del DEF, e che riguarda i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35.000 euro lordi annui; il taglio, di quattro punti percentuali, sarà in vigore da luglio a dicembre; è previsto inoltre, esclusivamente per i lavoratori dipendenti con figli a carico, un incremento della soglia dei fringe benefit a 3.000 euro per il 2023.
Il decreto contiene inoltre l’introduzione della nuova misura di contrasto alla povertà e di inclusione sociale e lavorativa che sostituirà dal 2024 il Reddito di Cittadinanza (l’Assegno di inclusione, che potrà essere richiesto da nuclei familiari con disabili, minorenni od over 60), nonché norme per un utilizzo più flessibile dei contratti a termine.

AREA EURO – Fitch ha tagliato di un grado il rating sovrano della Francia a AA- (outlook stabile).
Tra le ragioni del downgrade l’agenzia segnala un disavanzo e un debito pubblico in rapporto al PIL, nonché un costo medio del debito, elevati e superiori alla mediana dei Paesi nella classe di rating AA.
Tra le criticità Fitch evidenzia anche obiettivi di consolidamento particolarmente sfidanti, basati su ipotesi governative di crescita ottimistiche, a fronte di esperienze precedenti di limitato successo e tensioni sociali che possono frenare o invertire il percorso.
DBRS ha confermato il rating BBB (high)/R-1(low), con trend stabile, per l’Italia.

STATI UNITI
 – Ieri, il segretario del Tesoro Yellen ha detto che il Tesoro potrebbe terminare le misure straordinarie per la gestione del debito a partire dal 1° giugno in assenza di un accordo sul limite del debito.
Anche il Congressional Budget Office ha anticipato la stima della data X, quando il Tesoro potrebbe fare default, alla luce di entrate meno ampie del previsto, e ha segnalato “un rischio significativamente maggiore che il Tesoro finisca i fondi a inizio giugno”.
Biden ha convocato i leader democratici e repubblicani per una riunione sul limite del debito la prossima settimana.
– I dati dei bilanci bancari al 19 aprile mostrano stabilità dei depositi rispetto alla settimana precedente, con un aumento di 21 mld e contrazioni di -58 mld e -540 mld rispetto a un mese e a tre mesi fa, rispettivamente.
Anche i prestiti sono poco variati.
Barr, vice-presidente della Fed per la supervisione, ha ammesso che nella sua attività di supervisione di Silicon Valley Bank, la Fed non aveva valutato correttamente i rischi e le fragilità collegati alla crescita e alla gestione della banca.
In seguito, i supervisori non hanno agito in modo sufficientemente energico per ottenere cambiamenti tempestivi da parte del management.
Separatamente, l’FDIC in un rapporto sul fallimento di Signature Bank, che era sotto la sua supervisione, ha riconosciuto di avere agito con lentezza di fronte ai problemi che erano stati identificati, ma ha sottolineato che la banca ha tardato a rispondere alle richieste di correttivi segnalate dall’FDIC stessa.
Secondo Barr, è opportuno rendere più granulare la supervisione delle banche al di sopra dei 100 mld di attivo (ora le regole più stringenti si applicano sulle banche con più di 250 mld di attività) e riconsiderare il trattamento dei depositi al di sopra dei 250 mila dollari.
La NY Fed, per esempio, ha proposto una regolamentazione che ridurrebbe gli incentivi alle corse ai depositi.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata e aperto ieri quella corrente in leggero rialzo, sull’analogo movimento dei rendimenti, favoriti da dati USA che hanno mostrato miglioramenti/aumenti superiori alle attese (PMI di Chicago, costo del lavoro, ISM manifatturiero), confermando la persistenza di pressioni inflazionistiche, a supporto della previsione di un altro rialzo dei tassi al FOMC di domani.
Tuttavia, la prospettiva che tale rialzo sia l’ultimo riduce l’upside del biglietto verde.
La possibilità che la Fed domani segnali una “pausa vigile” sui tassi piuttosto che una chiusura del ciclo di rialzi potrebbe comunque agevolare una fase di stabilizzazione del dollaro piuttosto che un immediato calo, che sarebbe invece da attendersi successivamente all’avvicinarsi dell’avvio del ciclo di tagli dei tassi previsto per l’inizio dell’anno prossimo.

EUR – L’euro ha chiuso la settimana passata in solo marginale salita da 1,09 a 1,10 EUR/USD, aprendo quella corrente in arretramento di nuovo in area 1,09 EUR/USD, penalizzato dal riallargamento dei differenziali di rendimento, con i rendimenti USA sostenuti dalle sorprese verso l’alto sui dati statunitensi e i rendimenti euro invece penalizzati dai dati dell’area.
Venerdì, infatti, la crescita dell’area è stata più debole delle attese e l’inflazione in Germania è scesa più del previsto.
Complessivamente nella stessa direzione sono andati i dati di inflazione dell’area oggi che hanno mostrato una salita solo marginale, come atteso, per l’indice “headline”, ma un calo, maggiore del previsto, per l’indice “core”.
La prospettiva che la BCE alzi i tassi di soli 25 pb giovedì contribuisce a contenere lo slancio dell’euro, che tuttavia dovrebbe salire ulteriormente, al di sopra di 1,10 EUR/USD prossimamente, su attese che comunque entro l’estate la BCE alzi ancora i tassi mentre la Fed sarà già in pausa.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana passata in salita da 1,24 a 1,25 GBP/USD contro dollaro, aggiornando qui i massimi da giugno dell’anno scorso, favorita da attese di mercato che la BoE alzi i tassi più della Fed nel breve.
Ha però aperto la settimana corrente arretrando nuovamente, sia per via delle sorprese verso l’alto dai dati USA sia su segnali che le pressioni inflazionistiche nel Regno Unito stiano probabilmente iniziando ad allentarsi (calo del sotto-indice dei prezzi input del PMI manifatturiero).
In assenza di dati rilevanti su fronte domestico la sterlina seguirà perlopiù i driver di dollaro in questi giorni, per cui potrebbe parzialmente recuperare sull’esito del FOMC, ma i giochi si riapriranno la settimana prossima in vista della riunione BoE dell’11 maggio, dall’esito ancora incerto (atteso un rialzo dei tassi, ma non chiaro se di 25 pb o di 50 pb).
Analoga la dinamica della sterlina contro euro, in rafforzamento la settimana scorsa da 0,88 a 0,87 EUR/GBP, ma di nuovo in parziale arretramento da ieri.

JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata in ampio indebolimento sull’esito della riunione BoJ, da 133 a 136 USD/JPY contro dollaro, aprendo in calo fino a 137 USD/JPY anche quella corrente sulla salita dei rendimenti a lunga USA post-ISM statunitense.
Nel breve lo yen potrebbe temporaneamente mantenersi sulla difensiva, per poi riprendere a rafforzarsi successivamente sul calo atteso dei rendimenti USA e, più avanti, in prospettiva di modifiche al controllo della curva in direzione meno espansiva da parte della BoJ.
Contro euro lo yen ha aggiornato i minimi (dal 2008) a 151 EUR/JPY partendo da 146 EUR/JPY di una settimana fa.

AUDIl dollaro australiano si è rafforzato questa mattina sia rispetto al dollaro USA da 0,66 a 0,67 AUD/USD sia rispetto all’euro da 1,65 a 1,63 EUR/AUD, sull’esito della riunione della Reserve Bank of Australia, che ha alzato i tassi a sorpresa di 25 pb a 3,85% contro attese per tassi ancora fermi dopo la pausa del mese scorso.
La RBA ha infatti deciso di riprendere ad alzare i tassi perché l’inflazione, anche se si è ormai lasciata il picco alle spalle, rimane ancora troppo elevata e le condizioni del mercato del lavoro molto “tirate”.
La RBA ha infatti indicato che potrebbe essere necessaria ulteriore restrizione monetaria, anche se lo spazio verso l’alto è ridotto per via del rallentamento atteso della crescita sotto-trend.
Manteniamo previsioni di tendenziale rafforzamento del dollaro australiano nei prossimi mesi, anche se più come riflesso del generalizzato arretramento atteso del dollaro USA che sulla base di significativi fattori di forza propria.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La stima preliminare dovrebbe mostrare i prezzi al consumo ancora in rallentamento, a 7,2% a/a ad aprile sull’indice nazionale e a 7,6% a/a in base alla misura armonizzata (da 7,6% e 8,1% precedenti, rispettivamente).
Nel mese, i listini dovrebbero risultare in calo di – 0,5% m/m sul NIC e invariati sull’IPCA.
Ad aprile, le spese per la casa vedranno significativi ribassi, dopo il calo delle tariffe di luce e gas (-12% m/m e -3% m/m), che saranno solo in parte compensati dai rincari, tipicamente stagionali, dei servizi ricettivi e di ristorazione.
Il calo dell’inflazione dovrebbe proseguire nei prossimi mesi e potrebbe portare la tendenza annua vicina all’1,5% negli ultimi mesi dell’anno.

AREA EURO
 – Oggi l’attenzione sarà soprattutto sui dati di inflazione di aprile nell’Eurozona, anch’essi potenzialmente importanti per la riunione BCE.
La stima preliminare dovrebbe mostrare un’inflazione stabile al 6,9% a/a ad aprile.
L’indice al netto di alimentari freschi ed energia dovrebbe restare anch’esso invariato, a 7,5%.
Nei prossimi mesi l’inflazione headline riprenderà a calare fino al 2% a fine anno, grazie agli effetti base favorevoli sull’energia; l’indice core BCE dovrebbe vedere una discesa più lenta, attestandosi attorno al 3,5% in dicembre.
– Sempre nell’Eurozona, oggi sono in calendario le letture definitive dei PMI manifatturieri di aprile, dopo che le stime flash avevano evidenziato marcate e inattese flessioni (e anche le indagini della Commissione Europea hanno confermato la debolezza del settore industriale).
La flessione più ampia è stata registrata in Francia per via degli scioperi; i dati già pubblicati sono coerenti con un ampio calo anche del PMI manifatturiero italiano, a 49 da un precedente 51,1.
– In calendario anche i dati sulla crescita di M3, attesa in ulteriore rallentamento a marzo.
– Questa settimana il focus sarà sulla riunione di politica monetaria della BCE, attesa alzare i tassi ufficiali di 25 punti-base.
Importante per la BCE è l’esito della Bank Lending Survey, che sarà reso pubblico oggi alle h. 10:00.

STATI UNITI – Oggi non ci sono dati di rilievo in uscita, ma questa settimana l’agenda è fitta di dati ed eventi cruciali.
La riunione del FOMC dovrebbe concludersi con un altro rialzo dei tassi di 25pb e l’apertura di una possibile fase di pausa prolungata, condizionata all’evoluzione dei dati e alla ripresa del trend verso il basso dell’inflazione.
Sul fronte dei dati di aprile, gli occupati non-agricoli dovrebbero confermare il trend di rallentamento visto nei mesi recenti, con una crescita ancora solida ma più contenuta, e il tasso di disoccupazione dovrebbe essere in marginale aumento a 3,6%.