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2 Maggio 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – L’inflazione calcolata sull’indice nazionale è scesa al 6,2% a/a da 6,5% a marzo, quella armonizzata è calata al 6,6% a/a da un precedente 6,8%.
Anche in Italia riteniamo che l’inflazione possa seguire un trend discendente solamente a partire dal 3° trimestre.

GERMANIA – Questa mattina le vendite al dettaglio di marzo hanno registrato una flessione in termini reali di -0,1% m/m e -2,7% a/a (sull’anno, le vendite in termini nominali sono invece cresciute del 3,1%)

AREA EURO
– Sul fronte della crescita nel 1° trimestre del 2022, il PIL è cresciuto dello 0,2% t/t in area euro.
Lo spaccato per Paese mostra un’inattesa stagnazione dell’economia in Francia (da 0,8% t/t precedente) ed un rimbalzo della crescita in Germania (0,2% t/t da -0,3% t/t), comunque non sufficiente a compensare la flessione registrata nel 4° trimestre del 2021.
In contrazione l’Italia (-0,2% t/t da 0,6% t/t), mentre decelera il ritmo di ripresa in Spagna (0,3% t/t da 2,2% t/t), dove però il divario da colmare rispetto ai livelli precedenti alla pandemia è ancora ampio.
I dati nazionali disponibili suggeriscono che i consumi privati potrebbero essersi contratti per il secondo trimestre consecutivo mentre dovrebbe essere rimasta complessivamente espansiva la dinamica degli investimenti.
Il contributo del canale estero potrebbe essere infine risultato negativo.
Una mancata riaccelerazione della ripresa nel 2° trimestre si sta facendo progressivamente più probabile, e i rischi per la crescita nei prossimi mesi restano decisamente verso il basso.
– Venerdì sono stati rilasciate anche le stime preliminari di inflazione di aprile.
I prezzi al consumo sono cresciuti più del previsto (0,6% m/m headline, 1,2% m/m core), spingendo l’inflazione su nuovi massimi da almeno il 1998 (al 7,5% a/a headline e al 3,9% a/a core).
Nelle nostre stime l’inflazione potrebbe intraprendere uno stabile trend discendente solo da fine estate.

STATI UNITI
– Venerdì, la spesa personale di marzo ha mostrato una variazione di 1,1% m/m, al di sopra delle aspettative di consenso per +0,7% m/m, dopo 0,6% m/m di febbraio, spinta dai servizi e frenata da una correzione dei beni durevoli (soprattutto auto).
In termini reali, i consumi sono aumentati di 0,2% m/m.
Il reddito personale è cresciuto di 0,5% m/m, dopo 0,7% m/m di febbraio, rivisto verso l’alto da 0,4% m/m.
Il deflatore dei consumi ha segnato un balzo di 0,9% m/m (6,6% a/a), dopo 3 mesi consecutivi di variazioni pari a 0,5% m/m, e l’indice core è cresciuto di 0,3% m/m (5,2% a/a), in linea con le attese.
Il tasso di risparmio cala ancora, scendendo a 6,2% e dando supporto all’ipotesi che le famiglie siano disposte a utilizzare parte dei risparmi in eccesso accumulati durante la pandemia per sostenere una dinamica dei consumi vivace, soprattutto nei servizi ora che le attività sono normalizzate.
I dati confermano che la domanda nella parte centrale dell’anno rimarrà in espansione rapida e quindi richiederà una progressiva riduzione dello stimolo monetario per frenare l’inflazione.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan ad aprile (finale), a 65,2, è in calo rispetto alla lettura preliminare, ma in rialzo rispetto a marzo grazie a miglioramenti sia per le condizioni correnti sia, soprattutto, per l’ampio incremento delle aspettative.
Le famiglie riportano maggiore ottimismo per le prospettive economiche e per quelle delle finanze personali, spine in particolare dalla recente correzione del prezzo della benzina.
Le aspettative di inflazione sono stabili rispetto al mese precedente, a 5,4% sull’orizzonte a 1 anno e a 3% su quello a 5 anni.

CINA – Gli indici PMI hanno segnalato che l’attività economica si è ulteriormente contratta in aprile, sia nel settore manifatturiero che in quello dei servizi, ed è rallentata nelle costruzioni, a causa delle interruzioni logistiche causate dal lockdown di Shanghai e di altre città e dalle altre misure di contenimento dell’attuale ondata di contagi.
L’indice PMI manifatturiero rilevato da Caixin Markit è sceso da 48,1 in marzo a 46 in aprile (consenso Bloomberg: 47), toccando i minimi da marzo 2020, spinto al ribasso da un calo generalizzato di tutte le componenti e in particolare della produzione, scesa di quasi otto punti a 38,5.
È aumentato notevolmente il ritmo di contrazione delle scorte di materie prime e degli ordini interni, e sono significativamente aumentati i tempi di consegna.
Una dinamica simile ha riguardato anche l’indice PMI manifatturiero rilevato dal NBS, sceso da 49,5 in marzo a 47,4 in aprile, principalmente a causa del calo degli ordini.
Il peggioramento dell’attività ha riguardato tutte le tipologie di aziende e in particolare le piccole imprese.
Il calo dell’indice PMI non manifatturiero è stato molto maggiore, da 48,4 in marzo a 41,9 in aprile, e superiore alle attese di consenso (consenso Bloomberg: 46).
Il crollo del PMI servizi, da 46,7 in marzo a 40 in aprile (minimo da marzo 2020) si è infatti affiancato a una riduzione del PMI costruzioni, da 58,1 in marzo a 52,7 in aprile (entrambi spinti al ribasso soprattutto da una contrazione degli ordini e dell’occupazione).

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEA – L’Unione Europea potrebbe decidere questa settimana una graduale sospensione delle importazioni di petrolio dalla Russia, secondo quanto riferito da EurActiv.
La stessa fonte riferisce che l’embargo incontra ancora l’opposizione di alcuni Paesi (Ungheria, Austria, Spagna e Italia), e che inizialmente escluderebbe i flussi via oleodotto.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata al rialzo aggiornando i massimi, ritracciando però leggermente al ribasso durante la giornata di venerdì.
Il FOMC di mercoledì sancirà un rialzo dei tassi di 50 pb indicando un sentiero di restrizione più robusto.
Questo dovrebbe favorire ancora il dollaro, ma non è da escludere che il vantaggio potrebbe essere modesto e/o temporaneo perché il mercato sconta già un sentiero di rialzi Fed molto incisivo e la prospettiva di un rallentamento della crescita a causa dell’ampia restrizione monetaria potrebbe ridurre l’upside dei rendimenti USA.
Cruciale in questa fase resterà comunque anche l’evoluzione della risk aversion, in funzione degli sviluppi sul fronte russo-ucraino e del quadro pandemico in Cina: un suo ulteriore aumento favorirebbe il biglietto verde.
Sul fronte dati, gli ISM oggi e mercoledì e l’employment report venerdì sono attesi positivi.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata in importante calo da 1,08 a 1,04 EUR/USD, seppur recuperando marginalmente nella giornata di venerdì.
In questi giorni, l’esito atteso del FOMC e il flusso di notizie sul fronte russo-ucraino (inclusa la possibilità che l’UE decida una graduale sospensione delle importazioni di petrolio dalla Russia), potrebbero mettere l’euro ancora sotto pressione.
Il downside dovrebbe restare contenuto entro la fascia 1,02-1,00 EUR/USD, a meno di un’escalation significativa del conflitto.
Importanti saranno anche le indicazioni dalla BCE in merito al timing del primo rialzo dei tassi.
Quando infatti i differenziali di rendimento smetteranno di allargarsi l’euro dovrebbe gradualmente iniziare a riprendersi.

GBPAnche la sterlina ha chiuso la settimana passata in calo contro dollaro su nuovi minimi da 1,28 a 1,24 GBP/USD, ma leggermente meno dell’euro, rispetto al quale si è marginalmente rafforzata da 0,84 a 0,83 EUR/GBP.
Cruciale sarà giovedì l’esito della riunione BoE, soprattutto nel confronto diretto e immediato con il FOMC della sera precedente.
Le attese sono per un altro rialzo dei tassi da 0,75% a 1,00%, ma discriminanti saranno le indicazioni sul sentiero di aggiustamento nel secondo semestre anche in base alle nuove previsioni di crescita e inflazione che vedranno verosimilmente una revisione verso il basso per la crescita e verso l’alto per l’inflazione.
Nel breve pertanto la sterlina potrebbe ritrovarsi ancora sulla difensiva contro dollaro in prospettiva di un sentiero di rialzi BoE più blando della Fed.

JPYAnche lo yen ha chiuso la settimana passata in calo contro dollaro da 127 a 131 USD/JPY, pur recuperando leggermene venerdì.
La valuta nipponica ha spazio per nuovo indebolimento, in linea però con la dinamica dei rendimenti a lunga USA: se questi saliranno verso nuovi massimi sull’esito del FOMC lo yen potrà tornare a indebolirsi anche aggiornando i minimi.
La discesa dovrebbe interrompersi quando i rendimenti USA smetteranno di salire.
Contro euro invece lo yen si è rafforzato da 139 a 136 EUR/JPY, per via della maggior debolezza dell’EUR/USD, che nel breve potrebbe limitarne ancora il downside.

AUDNel corso dell’ultimo mese il dollaro australiano si è indebolito rispetto al dollaro USA portandosi da 0,76 a 0,70 AUD/USD penalizzato dall’indebolimento del quadro di crescita globale, anche per via del conflitto russo-ucraino, e di quello cinese in particolare, complice in questo caso anche il deterioramento del quadro pandemico.
Importante sarà l’esito della riunione della Reserve Bank of Australia di domattina.
Il consenso si aspetta infatti in questa occasione l’avvio – anticipato – di un ciclo di rialzo dei tassi, con un primo rialzo da 0,10% a 0,25%, a causa dell’ampia salita dell’inflazione che la settimana scorsa ha mostrato un incremento da 3,5% a 5,1% nel 1° trimestre, ben al di sopra della fascia obiettivo del 2-3%.
La contestuale preparazione dello Statement on Monetary Policy con le nuove previsioni di crescita e inflazione (che verrà però pubblicato venerdì) potrebbe giustificare la svolta di policy già questo mese.
L’esito della riunione però non è così scontato, perché la RBA, nonostante già ad aprile avesse lasciato intendere che l’avvio del ciclo di rialzo dei tassi si stava avvicinando a causa delle accresciute pressioni al rialzo sull’inflazione, aveva spiegato che non si vedevano ancora sufficienti indicazioni rialziste sul fronte della dinamica salariale – il che potrebbe spingere la RBA ad attendere la prossima riunione di giugno per procedere con il primo rialzo.
Meno probabile, anche se avanzata da qualcuno, appare invece l’ipotesi di un rialzo più ampio già domani, da 0,10% a 0,50% per contrastare l’ascesa dell’inflazione, rivelatasi effettivamente più ampia del previsto.
Un rialzo dei tassi già domani con indicazione di altri rialzi in corso d’anno (almeno due-tre di 25 pb) dovrebbe favorire il dollaro australiano, ma il vantaggio potrebbe essere limitato fintantoché a livello globale permarrà un grado significativo di risk aversion, soprattutto se il sentiero di rialzi RBA sarà più blando – come probabile – rispetto a quello della Fed.

 

PREVISIONI:

ITALIA – L’indice PMI manifatturiero di aprile è visto scendere a 55 da un precedente 55,8, anche se le indagini Istat hanno mostrato una tenuta migliore delle attese.

ITALIA – A marzo il tasso di disoccupazione è invece atteso calare di un decimo a 8,4%; le indagini per ora non segnalano riflessi sul mercato del lavoro della crisi geopolitica internazionale, che però non si possono escludere per i prossimi mesi.

AREA EURO
– Oggi le indagini della Commissione Europea dovrebbero evidenziare una lieve correzione dell’indice composito ESI a 108,2 da 108,5, sintesi di un calo nell’industria (a 9,5 da 10,4) a fronte di un morale stabile nei servizi.
– In settimana il dato sulla produzione industriale di marzo in Germania e Francia confermerà la debolezza del manifatturiero.
Nello stesso mese, gli ordini tedeschi sono invece attesi mostrare un aumento, seppur lieve.
– Sempre a marzo, vediamo una flessione delle vendite al dettaglio nell’Eurozona, penalizzate dall’aumento dei prezzi.
– Sono in uscita anche i dati sulla disoccupazione ad aprile in Germania e a marzo nell’Eurozona.
– Infine, la lettura finale delle indagini PMI relative al mese di aprile dovrebbe confermare un miglioramento del clima di fiducia dovuto però esclusivamente ai servizi.

STATI UNITI
 – La settimana sarà carica di informazioni importanti, con l’uscita dei principali dati macro di aprile e la riunione del FOMC.
La Fed dovrebbe accelerare nella rimozione dello stimolo monetario, con un rialzo dei tassi di 50pb, l’annuncio del programma di riduzione del bilancio e l’impegno a controllare l’inflazione a ogni costo.
– I dati di aprile dovrebbero restare positivi, con una crescita di occupati intorno a 420 mila unità e un calo del tasso di disoccupazione a 3,5%, mentre le indagini ISM dovrebbero mostrare un’accelerazione dell’attività in tutti i settori, ma specialmente nei servizi.
– A marzo, il deficit della bilancia commerciale dovrebbe essere in netto ampliamento e la spesa in costruzioni in rialzo solido.