Seguci su twitter

Categorie

02 Febbraio 2021 – nota economica giornaliera

ITALIAA dicembre, gli occupati sono tornati a calare (per la prima volta dallo scorso mese di giugno); si registra anche un aumento dei disoccupati (non accadeva da luglio) e degli inattivi (in questo caso, per il secondo mese di fila).
L’aumento degli inattivi ha limitato la salita del tasso di disoccupazione a 9%, da un precedente 8,8% (rivisto al ribasso di un decimo rispetto alla prima lettura).
Sia il calo dell’occupazione che l’aumento dell’inattività nel mese sono concentrati nella componente femminile.
La diminuzione degli occupati è particolarmente ampia per i lavoratori autonomi (-79 mila unità: si tratta del calo mensile più ampio post-COVID, e massimo dal marzo del 2017), ma riguarda anche i dipendenti.
Ancora una volta, sono solo gli ultracinquantenni a salvarsi dal calo sia degli occupati che della popolazione attiva nel mese, e, anche al netto della componente demografica (su base annua), la fascia di età 50-64 anni è l’unica a mostrare un aumento dell’occupazione e una tenuta della partecipazione al mercato del lavoro.
Rispetto ai livelli pre-COVID (febbraio 2020), si registrano 420 mila occupati in meno e oltre 400 mila inattivi in più.
È anche tornato ad ampliarsi il gap fra il numero di ore lavorate pro capite e quello dello stesso mese dello scorso anno (-2,9 ore), dopo il recupero visto tra luglio e novembre.
In prospettiva, continuiamo a ritenere che la disoccupazione abbia ampi margini di aumento, per ora limitati dall’aumento dell’inattività e dal blocco dei licenziamenti; pensiamo che il picco per il tasso dei senza-lavoro possa essere raggiunto in media d’anno non nel 2021 ma nel 2022 (vicino all’11%).

AREA EURO
 – Il PMI manifatturiero di gennaio è stato rivisto al rialzo di un decimo, a 54,8; l’indice è diminuito da 55,2 punti di dicembre.
Cala il ritmo di espansione dei nuovi ordini e della produzione (rispettivamente a 54,7 e 54,6), che comunque rimane tra i più alti osservati negli ultimi tre anni; migliorano le condizioni dell’export (54,7 punti). La pressione dei nuovi ordinativi si è riflessa in un aumento del lavoro inevaso.
L’occupazione resta su valori coerenti con una contrazione degli organici (49,4 punti).
I prezzi sono visti in crescita.
Lo spaccato per Paese ha visto una revisione al rialzo di un decimo del PMI manifatturiero francese (da 51,1 a 51,6). Si assestano sotto la soglia di non cambiamento gli indici della produzione (a 49,5 punti) e dell’export (49,6). I prezzi sono coerenti con un’accelerazione, che coinvolgerebbe sia i prezzi dei fattori produttivi che dei prodotti finali.
Anche in Germania il PMI manifatturiero ha segnato un aumento di un decimo rispetto al dato preliminare, da 58,3 a 57,1. Rimangono su valori alti gli indici dei nuovi ordini (58,8) e degli ordini esteri (58,8); l’occupazione, invece, continua a segnare una contrazione. I prezzi, infine, hanno registrato una crescita.
Il PMI manifatturiero dell’Italia ha visto una forte accelerazione del ritmo di espansione, da 52,8 a 55,1. Gli indici dei nuovi ordini e degli ordini esteri restano abbondantemente sopra la soglia di invarianza; la crescita della produzione (54,4punti) si riflette in un miglioramento del mercato del lavoro (53,2).
In Spagna, il dato di dicembre segna una  contrazione del manifatturiero, da 51,0 a 49,3.
– A dicembre, il tasso di disoccupazione è rimasto stabile a 8,3%. Nel corso del mese, piccoli incrementi si sono osservati in Germania, Francia, Italia e Spagna, cali in Olanda e Belgio.
Il tasso di disoccupazione ha segnato un picco fra luglio e settembre a 8,6%.
Prima della crisi pandemica, la disoccupazione era al 7,3-7,4%.
– Nel 3° trimestre 2020, le registrazioni di nuove imprese sono in crescita del 3,5% a/a, ma ciò riflette in parte uno spostamento di registrazioni dal 2° trimestre (-28,3% a/a) e il 2020 registrerà un calo su base media annua.
Le dichiarazioni di fallimento di impresa sono in calo del -19,8% a/a. Il calo dei fallimenti riflette l’impatto delle misure di sostegno alla liquidità delle imprese, nonché delle misure specifiche adottate in alcuni paesi per sospendere le procedure fallimentari durante la crisi pandemica.

STATI UNITI – L’ISM manifatturiero a gennaio cala a 58,7 da 60,5 di dicembre, mantenendo indicazioni positive per il settore nel 1° trimestre.
Le principali componenti flettono a inizio anno, ma restano su livelli ampiamente espansivi: nuovi ordini da 67,5 a 61,1, produzione da 64,7 a 60,4, ordini all’export da 57,5 a 54,9. Tuttavia, l’occupazione migliora da 51,7 a 52,6.
Il rialzo degli ordini inevasi da 59,1 a 59,7 segnala ancora la presenza di strozzature all’offerta.
Il direttore dell’indagine riporta che le imprese continuano a operare con strutture produttive adeguate ai vincoli imposti dalla pandemia, ma sono soggette a problemi produttivi collegati a chiusure temporanee, assenteismo, attività di sanificazione, difficoltà a ritenere e trovare manodopera.
Ciononostante, i partecipanti all’indagine rimangono ottimisti sullo scenario, sulla scia di indicazioni favorevoli dal lato della domanda.
Su 18 settori, 16 sono in espansione e fra i 6 con il maggior peso sulla produzione aggregata, 5 riportano “crescita fra moderata e forte” e solo uno (petrolio e carbone) è in contrazione.
Le imprese segnalano attese di accelerazione della crescita e degli investimenti, anche grazie a “reshoring”, pur in presenza di vincoli dal lato dell’offerta, collegati a logistica, approvvigionamento di materie prime e carenza di manodopera.
I dati sono in linea con la previsione di una crescita potenzialmente intorno al 5% nel 2021.

 

COMMENTI:

ITALIA – Si conclude oggi il tavolo di confronto tra le forze che sostenevano il governo uscente in merito al programma di un possibile nuovo esecutivo.
I lavori riprendono alle 9 con la discussione su uno degli argomenti più divisivi, la giustizia (sinora il negoziato si è concentrato su lavoro, riforme istituzionali e riforma elettorale).
Secondo alcune ricostruzioni, resterebbero ampie le distanze tra i partiti, in particolare tra Italia Viva e Movimento 5 Stelle in merito a reddito di cittadinanza e MES.
Il partito guidato da Matteo Renzi ha anche proposto un dialogo con le opposizioni, cui affidare la presidenza di due commissioni bicamerali, sulle riforme e sul Recovery Plan.
I lavori dovrebbero concludersi alle 13, e salvo ritardi, il Presidente della Camera Fico è atteso salire al Quirinale nel pomeriggio per riferire al Presidente della Repubblica circa l’esito dei colloqui.

STATI UNITI
 – Il Congressional Budget Office ha pubblicato l’aggiornamento delle previsioni economiche per il 2021-31.
Secondo il CBO la diffusione dei vaccini dovrebbe permettere una riduzione delle misure di contenimento e un’accelerazione della crescita nel 2021 al 4,6% (da -3,5% del 2020), che dovrebbe riportare il PIL sui livelli pre-pandemici a metà di quest’anno.
Nello scenario del CBO, la crescita media nel periodo 2021-25 sarebbe pari a 2,6%, al di sopra della crescita potenziale stimata a 1,9%.
Il mercato del lavoro dovrebbe essere in continuo miglioramento, con il tasso di disoccupazione medio al 5,7% nel 2021, e l’occupazione sui livelli pre-pandemici nel 2024.
L’inflazione misurata con il deflatore dovrebbe accelerare, tornando al 2% nel 2023,mentre il CPI supererebbe il 2% dal 2022, salendo al 2,3% nel 2023.
Il CBO ipotizza che i tassi della Fed resterebbero invariati a zero fino a metà 2024, per poi crescere gradualmente.
La crescita potenziale è attesa in calo nel corso del decennio, da una media di 1,9% nel 2021-25 a 1,7% nel 2026-31, sulla scia di un modesto rallentamento della crescita della forza lavoro e della produttività.
Le previsioni del CBO includono tutta la legislazione approvata finora (quindi anche il pacchetto di stimolo di fine 2020) e costituiscono la base per l’aggiornamento dello scenario decennale di finanza pubblica che verrà pubblicato entro fine mese.
Il gruppo di repubblicani moderati guidato dalla senatrice Collins ha diffuso i dettagli del piano anti-Covid discusso poi alla Casa Bianca ieri sera.
Le misure sono pari a 618 mld di dollari, circa un terzo dell’American Rescue Plan (ARP) presentato da Biden due settimane fa.
Fra le principali voci del piano repubblicano ci sono assegni per 1000 dollari a persona e 500 dollari per i figli (contro i 1400 dollari dell’ARP) con un tetto di 50 mila dollari al reddito dei beneficiari, estensione fino a giugno (nell’ARP fino a settembre) e integrazione dei sussidi federali di 300 dollari/settimana (400 dollari/settimana nell’ARP), sostegno di 50 mld alle piccole imprese e di 20 mld agli asili, 160 mld per vaccini e altre misure sanitarie.
I grandi assenti dalla proposta sono il rialzo del salario minimo (nell’ARP, da 7,25 dollari/ora a 15 dollari), i trasferimenti agli stati (350 mld nell’ARP), i fondi per la riapertura delle scuole (nell’ARP, 170 mld) e l’aumento del credito di imposta per i figli.
La discussione con il presidente ha fornito un “ottimo scambio di opinioni”, secondo Collins, e sarà seguita da altri incontri.
I democratici si trovano di fronte alla scelta fra negoziare sulla base della proposta repubblicana, con l’obiettivo di sveltire la trasmissione dello stimolo e costruire cooperazione in Congresso, oppure procedere, con tempi più lunghi, con il proprio piano (che comunque dovrebbe essere ridimensionato per le richieste di due senatori democratici) da attuare con la procedura di reconciliation.
Un obiettivo comunque difficile per Biden è ottenere il supporto all’interno del suo partito, qualunque delle due strade venga scelta.
In ogni caso, riteniamo che entro un mese possa essere approvato un pacchetto di almeno 800 mld di dollari.
Kaplan (Dallas Fed) ha detto che grazie alla diffusione dei vaccini, ci sarà una ripresa solida, con una crescita di 5% nel 2021 e un calo del tasso di disoccupazione dall’attuale 6,7% al 4,5% a fine anno.
Kaplan però non ha dato indicazioni sui tempi della svolta della politica monetaria.
Kashkari (Minneapolis Fed) ha sottolineato che l’economia deve ancora recuperare terreno e la Fed deve “mantenere il piede sull’acceleratore”.
Rosengren (Boston Fed) ha detto che l’economia è ancora in piena recessione ed è indispensabile il supporto della politica monetaria, ma soprattutto della politica fiscale.
Daly (San Francisco Fed) ha ricordato che ci sono ancora “mesi bui” da affrontare e che non bisogna fare l’errore di preoccuparsi che “sia alle porte un’inflazione a due cifre e di mettere le redini all’economia” prima di avere raggiunto la spinta necessaria.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana al rialzo, andando a rivedere livelli abbandonati circa due mesi fa, sulla prospettiva che la ripresa USA possa essere più robusta che altrove – soprattutto rispetto all’area euro – e grazie al buon ritmo con cui stanno procedendo le vaccinazioni.
Oggi un buon test in tal senso sia avrà di riflesso alla reazione dell’euro sui dati di crescita dell’area.

EURL’euro ha aperto la settimana in calo da 1,21 a 1,20 EUR/USD sulla prospettiva che la ripresa dell’area euro sarà più debole rispetto agli USA.
Il pessimo dato delle vendite al dettaglio tedesche è stato lo spunto per il movimento correttivo.
Oggi il test chiave si avrà sul PIL area euro del 4° trimestre, atteso in contrazione, in pieno contrasto con il PIL USA positivo pubblicato la settimana scorsa. Il confronto dovrebbe sfavorire l’euro.
Tuttavia, un’eventuale sorpresa verso l’alto potrebbe ridurre l’impatto sul cambio.
La reazione è da monitorare, perché una rottura dei supporti chiave a quota 1,2000 EUR/USD potrebbe aprire una fase di maggior debolezza.

GBP – La sterlina ha ceduto sul dollaro, ma partendo dai massimi recenti, da 1,37 a 1,36 GBP/USD, sorretta dal positivo procedere delle vaccinazioni.
Contro euro infatti si è rafforzata, seppure restando in area 0,88 EUR/GBP.
In questo caso il test sarà giovedì con la riunione BoE.

JPYAnche lo yen ha aperto la settimana in calo sul dollaro da 104 a 105 USD/JPY, penalizzato sia dal confronto sfavorevole con l’economia USA sia dal rientro della risk aversion. Contro euro invece è salito da 127 a 126 EUR/JPY per via del calo dell’EUR/USD.
Dinamica opposta rispetto a dollaro ed euro potrebbe osservarsi anche oggi se i dati area euro favoriranno un rafforzamento del dollaro e un calo dell’euro.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Il PIL è atteso mostrare una contrazione dell’ordine di grandezza di due punti percentuali su base congiunturale nel trimestre finale del 2020: la flessione dovrebbe venire soprattutto dalla domanda interna, in particolare per consumi, nonché, dal lato dell’offerta, dai servizi.
La variazione annua dovrebbe tornare a peggiorare, a -6,6% da -5% precedente.
Il 2020 è atteso chiudere con un calo del PIL di -8,8% (meno marcato del previsto).
Il nostro scenario centrale vede al momento un rimbalzo del PIL a inizio 2021, tuttavia nelle ultime settimane sono aumentati i rischi che la fase recessiva si estenda alla parte iniziale del nuovo anno.

FRANCIA – A gennaio, il rinvio dei saldi invernali potrebbe riflettersi in un’inflazione più alta rispetto alla norma: l’indice armonizzato e l’indice domestico dovrebbero risalire a +0,8% a/a e +0,6% a/a rispettivamente, da zero precedente.
Sul mese, i prezzi al consumo sono visti in crescita di due decimi sull’indice nazionale e di tre sull’armonizzato (parte del rialzo di quest’ultimo deriverebbe dalle novità metodologiche proposte da Eurostat).
L’inflazione dovrebbe risalire gradualmente nei prossimi mesi.

AREA EURO – La stima preliminare del PIL nel 4° trimestre 2020 è attesa evidenziare una flessione di -1,0% t/t, che si tradurrebbe in una contrazione di -5,4% a/a.
Le previsioni, originariamente collocate intorno al -2% t/t, sono state riviste al rialzo a causa delle sorprese positive venute da Francia, Spagna e Belgio.
L’attività economica ha risentito delle restrizioni introdotte per controllare la seconda ondata di contagi.
La minore intensità del calo rispetto ai minimi dei mesi primaverili è dovuta a una combinazione di fattori:
(1) la ripresa della domanda estera,
(2) l’assenza di restrizioni normative per attività edili, manifatturiere e servizi alle imprese,
(3) la maggiore selettività delle restrizioni sul commercio.
Di conseguenza, il PIL nel 2020 dovrebbe essersi contratto di circa il -7%; al pesante ribasso seguirebbe un rialzo di circa il +4% quest’anno, ipotizzando che anche il 1° trimestre 2021 registri una variazione marginalmente negativa.