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02 Dicembre 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – La seconda stima ha confermato che il PIL è cresciuto di 0,1% t/t, in linea con i precedenti tre trimestri. La crescita annua è stata anch’essa confermata, a 0,3% (massimo da un anno).
Come atteso, la crescita è venuta dalla domanda domestica, e in particolare dai consumi (+0,4% t/t) e dalle scorte (contributo: +0,3% t/t), mentre un contributo negativo è venuto dal commercio estero (-0,4% t/t).
Gli investimenti sono calati (-0,2% t/t). In pratica, come sospettavamo, il grosso dell’incremento della domanda interna è venuto dalle scorte (che avevano significativamente frenato l’attività nella prima parte dell’anno). Il contributo dei magazzini è risultato, come spesso capita, speculare a quello del commercio estero.
Come ci aspettavamo, l’industria in senso stretto è ora stimata aver contribuito negativamente al PIL, con un calo del valore aggiunto pari a -0,2% t/t, coerentemente con le indicazioni giunte dai dai mensili sulla produzione. Viceversa, si è registrato un aumento del valore aggiunto di un decimo sia nei servizi che nelle costruzioni.
La crescita “acquisita” per il 2019 (assumendo una stagnazione nell’ultimo trimestre dell’anno) è rimasta a 0,2%, come nella precedente stima. Pensiamo che il consuntivo 2019 possa risultare in linea con quel valore. In prospettiva, pensiamo che la fase di sostanziale stagnazione dell’attività economica possa estendersi quanto meno ai trimestri a cavallo d’anno.
Le indagini sono oggi coerenti con un PIL t/t nel range -0.1%/+0.1% t/t. In ogni caso, il 2020 dovrebbe vedere un miglioramento rispetto alla media 2019. I rischi sulla nostra attuale previsione per l’anno prossimo (0,3%) appaiono oggi lievemente verso l’alto.

ITALIA – Il tasso di disoccupazione è tornato a calare (più del previsto) a ottobre, a 9,7%, dopo essere salito a 9,9% a settembre. Nel mese, gli occupati sono saliti per la prima volta negli ultimi 4 mesi (+46 mila unità), con il tasso di occupazione stabile al 59,2% (vicino ai massimi storici).
Al contrario che in settembre, a ottobre gli inattivi sono tornati a salire, di 25 mila unità, con il tasso di inattività in aumento di un decimo a 34,3% (ancora vicino ai minimi storici).
Il grosso della creazione di posti di lavoro è dovuto ai lavoratori indipendenti (+38 mila unità), mentre i dipendenti sono aumentati solo marginalmente.
Il tasso di disoccupazione giovanile è sceso anch’esso, a 27,8% da 28,6%, tornando vicino ai livelli di agosto dopo l’aumento di settembre (vicino ai minimi dal 2010).
Ancora una volta, l’occupazione nel mese cresce soprattutto tra gli ultracinquantenni (+41 mila unità), anche se ciò è in parte dovuto alla dinamica demografica (la crescita dell’occupazione per gli ultracinquantenni su base annua è pari a 2,6%, che si riduce a 1% al netto della dinamica demografica (contro 2,7% per i lavoratori sotto i 35 anni).
In breve, l’occupazione rimane più dinamica del PIL (+0,9% a/a a ottobre, contro un PIL in crescita di +0,3% nel 3° trimestre). Dopo una crescita robusta nel 1° semestre, e dopo aver toccato un picco a giugno, l’occupazione si è mossa lateralmente. In prospettiva, pensiamo che il gap tra occupati e PIL possa ridursi nei prossimi mesi.
Le indicazioni recenti dalle indagini non sono confortanti, in quanto sia le famiglie che le imprese si aspettano un aumento della disoccupazione nei prossimi mesi. Stimiamo un tasso dei senza-lavoro vicino al 10% per l’orizzonte prevedibile.

ITALIA – L’inflazione è salita più del previsto a novembre, a 0,4% da 0,2% precedente. Nel mese, i prezzi sono rimasti stabili sul NIC e sono scesi di un decimo sull’armonizzato.
Sull’indice domestico, i prezzi sono calati, principalmente a causa di fattori stagionali, nei servizi ricettivi e di ristorazione (-1,6% m/m) e nei trasporti (-0,8% m/m), mentre sono saliti nel settore alimentare (+1% m/m, anche a causa di fattori climatici).
L’inflazione di fondo è salita per il terzo mese, a 1% a/a da 0,7% precedente: è un massimo da più di due anni.
È salita anche l’inflazione sul “carrello della spesa” e sui beni ad alta frequenza di acquisto. È possibile una revisione al ribasso dei dati di novembre, per via degli sconti associati al cosiddetto “Black Friday” a fine mese, che in ogni caso avrebbe un impatto più pronunciato sull’indica armonizzato che su quello nazionale. In sintesi, i dati sono stati superiori alle attese, ma non cambiano significativamente il quadro di debolezza delle dinamiche inflattive, anche tenuto conto del fatto che non ci sono pressioni a monte della catena produttiva (il PPI è calato a -3% a/a a ottobre).
In prospettiva, pensiamo che il minimo per l’inflazione possa essere stato roccato a ottobre, tuttavia il CPI rimarrà al di sotto di valori “normali” (e della media eurozona) ancora per diverso tempo. Stimiamo un ulteriore lieve aumento a dicembre, ma la media annua anche nel 2020 dovrebbe restare inferiore all’1%.

AREA EURO
Il tasso di disoccupazione è calato in ottobre a 7,5%, dal 7,6% precedente (rivisto da 7,5%). Ci attendiamo che il tasso di disoccupazione registri un incremento marginale nei prossimi mesi, per effetto del rallentamento della crescita occupazionale.
La stima flash dell’inflazione è stata un po’ più alta delle attese. L’indice generale ha registrato una variazione di -0,3% m/m, per un tendenziale di 1,0% a/a. Escludendo alimentari non trasformati ed energia, le variazioni sono pari a -0,4% m/m e 1,3% a/a. L’inflazione è destinata a salire ancora nei prossimi mesi, con picchi che ci attendiamo a 1,5-1,6%.

FRANCIA
– La stima preliminare indica che a novembre i prezzi al consumo sono cresciuti di un decimo su entrambi gli indici dopo essere rimasti fermi a ottobre. L’inflazione ha accelerato oltre le attese all’1,0% da 0,8% sull’indice nazionale e all’1,2% dallo 0,9% su quello armonizzato. L’inflazione è vista rallentare quest’anno all’1,3% dal 2,1% del 2018.
La spesa per consumi a ottobre avanza di 0,2% m/m da -0,3% m/m, un decimo meno della nostra previsione, ma il dato di settembre è stato rivisto al rialzo di un decimo. Le vendite di automobili sono cresciute dell’1,8% m/m da -3,6% m/m e sono state il principale contributore al dato.
Il consumo di energia è calato dell’1,5% da +0,2% m/m. La variazione annua passa a -0,2% da +0,5%. I consumi sono in rotta per una stagnazione nell’ultimo trimestre, dopo l’aumento di +0,4% t/t nel terzo. In media annua i consumi sono attesi piatti nel 2019.

GERMANIA
– Il tasso di disoccupazione
è rimasto stabile al 5% a novembre, solo un decimo al sopra del minimo storico. Nel mese, il numero di disoccupati è calato a sorpresa di -16 mila unità. Il picco per le condizioni sul mercato del lavoro potrebbe essere alle spalle, anche se la situazione rimane florida. È aumentato il numero di lavoratori con orario ridotto. Le recenti indagini fanno sperare in una stabilizzazione dell’attività economica nei prossimi mesi.
In contrasto con i dati positivi sul mercato del lavoro, le vendite al dettaglio hanno sorpreso al ribasso a ottobre (non è da escludere che le riduzioni di orario possano avere avuto un impatto). Le vendite sono calate di ben -1,9% m/m a ottobre, per un rallentamento su base annua a 0,8%, da 3,4% precedente.

GIAPPONE
– I dati sugli investimenti delle imprese nel 3° trimestre pubblicati dal Ministero delle Finanze mostrano un incremento solido della spesa in conto capitale e degli utili. Le nuove informazioni fanno prevedere una revisione verso l’alto della crescita del 3° trimestre, da 0,1% t/t della prima stima a 0,3% t/t.
– Il PMI manifatturiero a novembre registra un aumento a 48,9 da 48,6 della stima flash. Gli ordini e la produzione sono in rialzo, ma restano deboli, a 46,1 e 48,9, rispettivamente.

CINA – L’indice PMI manifatturiero rilevato dal NBS, dopo essere stato per sei mesi al di sotto di 50, è risalito a novembre portandosi a 50,2, grazie al rimbalzo della produzione e degli ordini totali.
Pur rimanendo in territorio di contrazione, hanno registrato un miglioramento anche le componenti degli ordini esteri, degli acquisti e delle importazioni e in aumento sono stati anche gli indici relativi alle diverse tipologie di imprese.
Il PMI non manifatturiero è salito da 52,8 in ottobre (minimo del 2019) a 54,4 in novembre, riportandosi sopra il livello di giugno, grazie all’aumento del PMI dei servizi, salito di oltre due punti a 53,5 con un miglioramento di tutte le componenti.
Il PMI del settore costruzioni è invece sceso da 60,4 in ottobre a 59,6 in novembre ma solo a causa della modesta diminuzione delle aspettative e registrando un aumento degli ordini sia interni sia esteri.
L’indice PMI manifatturiero rilevato da Caixin-Markit, contrariamente alle aspettative (consenso Bloomberg 51,5) è salito lievemente a 51,8 in novembre (da 51,7 in ottobre), mettendo a segno il quinto mese di aumento consecutivo, quasi esclusivamente grazie al netto aumento della componente occupazione, salita poco sopra 50 dopo sette mesi in territorio di contrazione.
A differenza della rilevazione dell’Ufficio Statistico, si è registrato un moderato ritracciamento degli ordini, in particolare interni. Secondo i dati pubblicati questa notte, l’indice dei nuovi ordinativi esteri si è collocato a 51, segnalando così espansione della domanda estera.
L’aumento di entrambi gli indici, anche se difficile da riconciliare con gran parte dei dati reali, segnala un moderato miglioramento dell’attività all’inizio del 4° trimestre.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata all’insegna di una sostanziale stabilizzazione, in linea con l’assenza di sviluppi importanti sul fronte macro. Ha tuttavia vissuto una giornata movimentata venerdì, complici fattori tecnici di chiusura settimanale/mensile e per i volumi sottili post-Thanksgiving, in aggiunta al mood contrastato in relazione ai rapporti USA-Cina (prima dichiarazioni di progressi nei negoziati, poi scontro diplomatico dopo l’approvazione della legge USA per la tutela dei diritti umani dei protestanti di Hong Kong e nuove tensioni sulla vicenda Huawei).
Fermo restando che gli sviluppi sul fronte USA-Cina rimangono da monitorare almeno in questa prima metà di dicembre, la settimana entrante torna a proporre spunti importanti sul fronte dei dati USA, in particolare con l’ISM manifatturiero in uscita oggi, e atteso in miglioramento, con l’ISM non-manifatturiero mercoledì, atteso pressoché stabile, e con l’employment report venerdì, atteso positivo. A meno di delusioni dai dati USA il dollaro potrebbe quindi riuscire a rafforzarsi.

EUR – Anche l’euro ha chiuso la settimana pressoché stabile in area 1,10 EUR/USD, attraversando una sessione movimentata venerdì di riflesso alla dinamica del dollaro passando per un nuovo minimo intra-day a 1,0979 (minimo da oltre un mese e mezzo) e non riuscendo a trarre beneficio dai dati sull’inflazione dell’area che hanno mostrato una salita superiore alle attese. La dinamica del cambio conferma la sostanziale assenza di spunti di forza propria della moneta unica in un contesto dove le indicazioni di stabilizzazione della crescita vengono interpretati con cautela perché pur riducendo le probabilità di un nuovo rallentamento non sono sufficienti a segnalare che possa esserci un effettivo miglioramento nei prossimi mesi.
La settimana entrante propone come dati i PMI finali dell’area (manifatturieri oggi, servizi mercoledì) e il Pil finale dell’area del 3° trimestre (giovedì), attesi tutti confermare le letture preliminari, nonché i dati tedeschi sugli ordini e sulla produzione industriale (rispettivamente giovedì e venerdì) dai quali si attende un leggero miglioramento. A meno di sorprese positive eclatanti da questi dati, alla fine sul cambio potrebbero prevalere però i dati USA, esponendo quindi l’euro al rischio di scendere nuovamente sotto 1,1000 EUR/USD. Anche in questo caso comunque potranno avere ancora rilievo eventuali sviluppi sul fronte USA-Cina. Dal lato BCE, in programma oggi un discorso di Lagarde.

GBP – La sterlina ha chiuso la settimana in leggero rialzo sia contro dollaro da 1,28 a 1,29 GBP/USD sia – di meno – contro euro, dove si è mantenuta in area 0,85 EUR/GBP (salvo un breve passaggio in area 0,84), grazie alle proiezioni di seggio aggiornate di YouGov che confermerebbero una maggioranza assoluta dei Conservatori in base ai sondaggi più recenti. Tra i nuovi sondaggi pubblicati nel fine settimana alcuni hanno mostrato una stabilizzazione, altri una riduzione del margine di vantaggio dei Conservatori sul Labour, indebolendo leggermente la valuta britannica in apertura di settimana. All’avvicinarsi delle elezioni (fra dieci giorni) sondaggi e proiezioni di seggio saranno il principale driver della sterlina, ma – a meno di variazioni significative – le oscillazioni dovrebbero rimanere tendenzialmente centrate sul range delle ultime due settimane.
Sul fronte dati escono le stime finali dei PMI (manifatturiero oggi e servizi mercoledì), ma anche eventuali revisioni potrebbero avere impatto non significativo rispetto al flusso di notizie preelettorale.

JPY – Lo yen ha chiuso la settimana al ribasso sia contro dollaro da 108 a 109 USD/JPY (minimo da sei mesi) sia contro euro da 119 a 120 EUR/JPY sul ridimensionarsi (a livello settimanale) della risk aversion in merito ai rapporti USA-Cina, ma nella giornata di venerdì ha parzialmente ritracciato al rialzo contro dollaro al riemergere dell’incertezza. Questa settimana il cambio tornerà a muoversi anche in funzione dei dati USA: se questi non deluderanno lo yen potrebbe intanto inaugurare nuovi minimi contro dollaro.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La prima lettura del PMI manifatturiero dovrebbe mostrare un lieve recupero a novembre, da 47,7 di ottobre. Sarebbe il 14° mese in territorio (debolmente) recessivo.
L’indagine il mese scorso aveva evidenziato un recupero per i nuovi ordini. Il PMI ha dato di recente indicazioni meno confortanti rispetto all’indagine Istat, che pure è tornata a calare a novembre dopo il rimbalzo di ottobre. Il gap tra le due indagini potrebbe parzialmente chiudersi a novembre. Il livello del PMI è coerente con un contributo nullo dell’industria al valore aggiunto.

AREA EURO – Questa settimana saranno pubblicati i dati definitivi dei PMI manifatturieri e dei servizi. Il dato finale del PMI manifatturiero dovrebbe essere confermato a 46,6, in rialzo rispetto a ottobre. Per il dato italiano, oltre al lieve miglioramento dell’indice manifatturiero, si prevede un calo di quello dei servizi.
I dati più seguiti saranno quelli tedeschi su ordinativi (giovedì) e produzione industriale (venerdì), che riteniamo mostreranno una flessione meno accentuata rispetto al mese precedente. In arrivo anche la seconda stima dei conti nazionali del 3° trimestre per l’Eurozona, che dovrebbe confermare l’incremento di 0,2% t/t.

STATI UNITI
– Questa settimana sono in uscita i principali dati di novembre, che dovrebbero dare segnali positivi per la prosecuzione della ripresa.
L’ISM manifatturiero dovrebbe avvicinarsi alla soglia di 50 e a novembre è previsto in rialzo a 49,7 da 48,3 di ottobre. Le altre indagini di settore a novembre (PMI Markit, Philadelphia Fed, Empire) sono in territorio espansivo e in rialzo dopo il periodo di debolezza estivo. A novembre, complice anche la fine dello sciopero GM, si dovrebbe registrare un riavvicinamento alla soglia di 50 per la produzione e l’occupazione. Gli ordini dovrebbero stabilizzarsi poco sopra il livello di ottobre (49,1).
L’indice non manifatturiero dovrebbe correggere dal livello elevato di ottobre, pur restando saldamente al di sopra di 50.
Le informazioni congiunturali, sia domestiche sia globali, segnalano che il rallentamento visto nella parte centrale dell’anno dovrebbe essere stato un episodio di metà ciclo e non l’inizio di una fase pre-recessiva, grazie anche agli interventi espansivi delle Banche centrali e alla tregua nella guerra dei dazi.
Il deficit della bilancia commerciale di ottobre è previsto in chiusura, con segnali di un contributo marginalmente positivo del canale estero alla crescita del 4° trimestre.
La spesa in costruzioni a ottobre dovrebbe aumentare di 0,5% m/m, come a settembre, sulla scia di un altro incremento solido della componente privata residenziale, e nonostante la persistente debolezza nel comparto non residenziale. I nuovi cantieri residenziali e le costruzioni completate a settembre hanno segnato ampi rialzi, in linea con il trend positivo del settore in atto da inizio anno, al di là dell’elevata volatilità mensile.
Le vendite di autoveicoli a novembre dovrebbero riaccelerare, con un aumento a 16,8 mln di unità ann. da 16,55 mln di ottobre. L’ampia correzione del mese scorso è stata associata alla carenza di scorte causata dallo sciopero GM e dovrebbe essere seguita da una ripresa delle vendite a novembre e dicembre.
L’employment report dovrebbe mostrare un rimbalzo della dinamica occupazionale, in parte spinta dalla fine dello sciopero GM, e una limatura del tasso di disoccupazione.