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1 Marzo 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA
 – Il fatturato industriale è cresciuto di 0,7% m/m (14,9% a/a) a dicembre, chiudendo il 4° trimestre in espansione di 0,8% t/t.
Anche il dato espresso in volume relativo al solo settore manifatturiero ha registrato un incremento di 0,9% m/m (4,4% a/a).
Nel 2022, il fatturato manifatturiero è aumentato di 17,7% in valore e di 3,8% in volume.
Nel 4° trimestre il fatturato dei servizi è cresciuto di 1,8% t/t e 8,5% a/a, con incrementi per tutti i principali settori di attività; nel 2022, il fatturato dei servizi è aumentato del 13,5%, trainato soprattutto dai servizi di alloggio e ristorazione (+45,8%), che hanno superato in maniera marcata i livelli del 2019; viceversa, per trasporto aereo e agenzie di viaggio il fatturato resta molto al di sotto dei livelli pre-pandemici.
– A gennaio gli scambi commerciali con i paesi extra-UE hanno registrato un contenuto aumento delle esportazioni (0,7% m/m, 20,3% a/a) a fronte di un ampio calo per le importazioni (-9,7% m/m, -1% a/a: prima flessione tendenziale da quasi due anni).
La contrazione dell’import è diffusa a tutti i principali comparti ma trainata dagli acquisti di energia (-19,4% m/m) per via del calo sia dei prezzi che dei volumi importati.
A gennaio il saldo verso i Paesi extra-UE è risultato pari a -1,4 miliardi di euro (-5,3 miliardi un anno prima); al netto dell’energia si registra un avanzo di 6,1 miliardi (2,3 miliardi a gennaio 2022).

AREA EURO – Ieri i dati di inflazione di febbraio in Francia e Spagna hanno sorpreso al rialzo.
In Francia la crescita dei prezzi al consumo ha accelerato all’1% m/m sull’indice armonizzato e a 0,9% m/m su quello nazionale, da 0,4% precedente su entrambe le misure.
L’inflazione sull’IPCA è salita al 7,2% a/a da 7%, un nuovo massimo da almeno il 1991, quella nazionale si è portata a 6,2% a/a dal 6% di gennaio, tornando sui precedenti picchi di ottobre e novembre.
È la componente alimentare a trainare la crescita annua dei prezzi, mentre rallenta l’energia e accelerano anche beni industriali e servizi.
In Spagna i prezzi sono tornati a crescere a febbraio, di 1% m/m dopo il -0,4% registrato a gennaio; l’inflazione armonizzata è salita al 6,1% a/a da un precedente 5,9%, restando comunque ben al di sotto dei massimi toccati nei mesi centrali dello scorso anno.
Secondo le stime preliminari sia in Francia che in Spagna anche l’inflazione core avrebbe accelerato rispetto a gennaio.
I dati suggeriscono la presenza di rischi verso l’alto sull’inflazione relativa al complesso dell’Eurozona che verrà pubblicata domani, e confermano la presenza di pressioni ancora severe sulla dinamica sottostante dei prezzi.

FRANCIA – La spesa per consumi è tornata a crescere a gennaio, di 1,5% m/m dopo la flessione di -1,6% (rivista da -1,3%) registrata nel mese precedente.
Il rimbalzo è diffuso a tutte le principali componenti di spesa ma trainato soprattutto dalla componente energetica: l’aumento si spiega esclusivamente con la riduzione della quota di spesa energetica a carico delle autorità pubbliche in relazione al calendario di pagamento del buono energia, che ha fatto aumentare di conseguenza la quota a carico delle famiglie (il consumo effettivo di elettricità e gas da parte delle famiglie è diminuito a gennaio).
La crescita del PIL nel 4° trimestre è stata confermata a 0,1% t/t (0,5% a/a).

STATI UNITI – Ieri, la fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board a febbraio è calata per il secondo mese consecutivo, a 102,9 da 106 di gennaio, contro attese per un modesto recupero.
L’indagine mostra un miglioramento delle condizioni correnti, a 152,8 da 151,1, mentre le aspettative sono in flessione a 69,7 da 76 di gennaio.
L’indice delle aspettative è stato al di sotto di 80 per 11 degli ultimi 12 mesi: storicamente aspettative inferiori a 80 sono state associate a una recessione entro un anno.
Il deterioramento della fiducia è concentrato nelle coorti comprese fra 35 e 54 anni e nelle fasce di reddito oltre la mediana.
L’indagine rileva un ritracciamento delle aspettative di inflazione.
La valutazione del mercato del lavoro corrente migliora, ma peggiora per il medio termine.
Pertanto, l’indagine complessivamente dà indicazioni miste per lo scenario economico e per il sentiero dei tassi.

CINA – Gli indici PMI hanno segnalato un’ulteriore accelerazione dell’attività nel settore dei servizi e il ritorno all’espansione anche del settore manifatturiero.
Il miglioramento è stato generalizzato a tutte le tipologie di imprese e guidato soprattutto dall’aumento della produzione e degli ordini in linea con la ripresa della domanda, e dalla normalizzazione delle operazioni logistiche seguita alla riapertura.
L’indice PMI manifatturiero rilevato da Caixin è salito da 49,2 in gennaio a 51,6 in febbraio, oltre le aspettative di consenso (50,7), registrando un aumento esteso a tutte le componenti ad eccezione dei prezzi di acquisto, e tornando in territorio espansivo dopo sei mesi di contrazione.
Gli incrementi più rilevanti si sono registrati per le componenti della produzione (da 49,0 a 52,9) e degli ordini, sia esteri sia totali.
Per la prima volta dopo 10 mesi la componente occupazione è salita sopra 50, a 50,6, così come quella degli acquisti.
Le imprese hanno altresì segnalato un netto miglioramento dei tempi di consegna, e le aspettative a un anno sono salite ai massimi degli ultimi 23 mesi.
Indicazioni simili sono giunte dal PMI manifatturiero rilevato dal NBS, che è salito da 50,1 in gennaio a 52,6 in febbraio, anch’esso oltre le aspettative (consenso Bloomberg: 50,6), con aumenti diffusi a tutte le componenti e un ritorno in territorio espansivo per tutte le tipologie di imprese.
Il balzo più significativo ha riguardato le componenti della produzione (da 49,8 in gennaio a 56,7 in febbraio) e degli ordini esteri (da 46,1 in gennaio a 52,4 in febbraio).
Indicazioni di miglioramento dell’attività manifatturiera sono giunti anche dall’indice PMI di Standard Chartered sulle piccole e medie imprese e dall’indice di clima del Cheung Kong GSB.
L’indice PMI non manifatturiero, dopo il balzo di oltre 12 punti registrato in gennaio, guidato dai servizi, ha messo a segno un ulteriore aumento, da 54,4 in febbraio a 56,3 in febbraio, anche se inferiore alle attese (consenso Bloomberg: 54,9).
L’aumento è spiegato soprattutto dal miglioramento del PMI del settore costruzioni (da 56,4 in gennaio a 60,2 in febbraio), tornato sui livelli di settembre 2022 grazie ad un netto incremento dei nuovi ordini e dell’occupazione, sia pur registrando un calo delle aspettative.
L’aumento del PMI dei servizi è stato invece più contenuto, da 54 in gennaio a 55,6 in febbraio, trainato dagli ordini e dai prezzi di vendita, mentre la componente occupazione, pur in miglioramento, è rimasta sotto 50.
In tutti i settori si è registrato un moderato rallentamento dei prezzi di acquisto.
L’aumento degli indici ha spinto verso l’alto l’indice composito, passato da 52,9 in gennaio a 56,4 in febbraio.

 

COMMENTI:

STATI UNITI – Dalla Fed, Williams (NY Fed) ha detto che l’inflazione, pur essendo in calo, rimane ancora troppo elevata, al 5%, e che la domanda aggregata continua a eccedere l’offerta.
Williams ha sottolineato l’importanza dei prezzi dei servizi core ex-abitazione, che restano su un sentiero elevato e non hanno ancora dato segnali di ridimensionamento.
Williams prevede l’inflazione al 3% nel 2023 e intorno al 2% nei prossimi anni.
A suo avviso, la politica monetaria continuerà ad agire in modo da portare l’inflazione al 2%, senza cambiare rotta fino a quando il valoro non sarà concluso.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è indebolito ancora ieri sui dati di fiducia dei consumatori e PMI di Chicago che hanno deluso mostrando un calo contro attese di aumento, ma è subito risalito dopo i dati, una reazione probabilmente di tipo tecnico dopo l’ampia correzione di lunedì.
Oggi è di nuovo in calo.
Nel complesso si tratta di una dinamica di assestamento dopo il significativo rafforzamento di febbraio, in attesa di informazioni dai prossimi dati a conferma – o meno – del nuovo scenario che vedrebbe la Fed alzare i tassi più del previsto nei prossimi mesi.
Un primo test si avrà oggi con l’ISM manifatturiero, atteso in lieve aumento ma ancora in territorio recessivo.
Se le aspettative saranno confermate il dollaro dovrebbe cedere leggermente o stabilizzarsi, qualora invece dovesse sorprendere verso l’alto dovrebbe riprendere a salire.

EURL’euro aveva aperto al rialzo ieri da 1,05 a 1,06 EUR/USD sui dati di inflazione francesi e spagnoli che avevano sorpreso verso l’alto ma poi è arretrato di riflesso al recupero del dollaro sui dati USA.
Oggi apre di nuovo al rialzo e dovrebbe riuscire a consolidare se anche i dati di inflazione tedesca oggi dovessero sorprendere verso l’alto.
Importanti saranno però poi anche i dati USA, che invece lo indebolirebbero in caso di sorprese favorevoli.
Resistenze a 1,0660-1,0700-1,0760 EUR/USD e supporti a 1,0600-1,0530 EUR/USD.

GBPMovimentata anche la dinamica della sterlina, in rafforzamento iniziale ieri contro dollaro da 1,20 a 1,21 GBP/USD (e anche contro euro da 0,88 a 0,87 EUR/GBP) ancora sulla scia dell’accordo Regno Unito-UE sui nodi che erano rimasti irrisolti con il Protocollo nordirlandese, ma in calo successivamente dopo i dati USA e di nuovo in salita oggi.
Maggiori indicazioni direzionali dovrebbero giungere in seguito ai dati USA, per cui se l’ISM oggi dovesse sorprendere al rialzo la valuta britannica dovrebbe tornare a indebolirsi.
Da seguire anche i discorsi BoE, per cercare di capire se alla prossima riunione di marzo i tassi saranno alzati di 25 pb o di 50 pb.
Bailey questa mattina ha lasciato intendere che lo scenario per i tassi non è agevole, soprattutto perché di recente l’inflazione si è rivelata leggermente più debole, mentre l’attività economica e i salari leggermente più forti, con le condizioni del mercato del lavoro che restano molto tirate.
Bailey ha però confermato che per la BoE la preoccupazione maggiore restano i rischi verso l’alto sull’inflazione, per cui al momento manteniamo ancora attese di un rialzo dei tassi BoE di 25 pb a marzo, ma aumenta la probabilità che il rialzo sia invece, ancora, di 50 pb.

JPYAnche lo yen ha avuto una dinamica movimentata, prima in calo ieri contro dollaro da 135 a 136 USD/JPY poi in recupero fino a oggi, generalmente in linea con la dinamica dei rendimenti a lunga USA.
Se i dati USA di oggi dovessero sorprendere verso l’alto lo yen tornerebbe a scendere.
Movimentata anche la dinamica contro euro, in calo ieri da 143 a 145 EUR/JPY, poi in recupero e oggi di nuovo in calo.

 

PREVISIONI:

ITALIA
– Istat comunica i dati relativi al 2022 su PIL e indebitamento della PA.
Stimiamo una crescita del PIL nell’anno di 6,1% in termini nominali e 3,9% a prezzi costanti (da 7,3% e 6,7% rispettivamente nel 2021).
Il dato sul deficit 2021 sarà rivisto significativamente al rialzo (dal 7,2% precedente), e il disavanzo 2022 dovrebbe risultare molto più alto del 5,6% atteso dal governo nella NADEF, per effetto di una diversa contabilizzazione dei crediti fiscali sui bonus edilizi.
– La prima stima dei PMI manifatturieri dovrebbe registrare un miglioramento rispetto al mese precedente, in area moderatamente espansiva.

GERMANIA
 – Oggi i dati di febbraio dovrebbero mostrare una crescita dei prezzi al consumo di 0,8% m/m sull’indice nazionale e di mezzo punto sull’armonizzato UE.
Lo scarto tra le due misure è dovuto principalmente a differenze nella revisione dei pesi del paniere dei prezzi, che quest’anno sono state insolitamente significative.
La tendenza annua è attesa stabile all’8,7% sul CPI e in calo all’8,7% dal 9,2% di gennaio sull’IPCA.
Stimiamo una crescita dei prezzi al 5,4% in media nel 2023 sull’indice armonizzato e al 5,9% sul nazionale.
–  Il tasso di disoccupazione dovrebbe mantenersi invariato al 5,5% a febbraio.
– In calendario anche le stime finali dei PMI manifatturieri di febbraio.

STATI UNITI – L’ISM manifatturiero di febbraio dovrebbe registrare un modesto aumento a 48, da 47,4 di gennaio, restando ancora in territorio recessivo.
L’indagine sarà importante per mettere in prospettiva i dati molto positivi visti con l’employment report (occupati e ore lavorate) e la produzione manifatturiera di gennaio (+1% m/m), in contrasto con la debolezza dei trend dell’autunno e con i segnali delle altre indagini.