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01 Febbraio 2021 – nota economica giornaliera

GERMANIA
– In base alla stima preliminare, nel 4° trimestre 2020 il PIL a prezzi costanti è cresciuto di +0,1% t/t.
La variazione tendenziale è stimata in -3,9% a/a.
Secondo le prime indicazioni sulle componenti della domanda, esportazioni nette e investimenti fissi hanno compensato la contrazione dei consumi privati.
– Le vendite al dettaglio sono crollate di -9,6% m/m in dicembre, dopo due mesi di robusti incrementi.
La forte caduta riflette l’impatto delle misure di confinamento introdotte prima di Natale sul fatturato del periodo pre-festivo, rivelatosi molto più ampio del previsto.
La variazione tendenziale rimane in territorio positivo, a +1,5% a/a (da +5,0% a/a precedente).
In media annua, il 2020 si è chiuso con un aumento dei consumi del +3,9%.
Anche il mese di gennaio dovrebbe vedere un andamento delle vendite debole, per via della proroga delle nuove misure di confinamento.

FRANCIA
– La stima flash del PIL ha mostrato una flessione nel 4° trimestre di -1,3% t/t  e -5,0% a/a, che segue il +18,5% t/t (rivisto al ribasso di due decimi) del terzo. Il dato si colloca ben al di sopra delle attese.
La domanda interna ha sottratto -2,7 punti percentuali; al contrario, le esportazioni nette hanno fornito un contributo positivo alla crescita (+0,9pp).
La contrazione dei consumi è stata pari a -5,4% t/t, ed è stata spiazzata solo parzialmente dall’aumento degli investimenti (+2,4% t/t).
Il 2020 si chiude con una contrazione media annua di -8,3%; il nostro scenario centrale vede al momento un rimbalzo marginale del PIL a inizio anno, ma sulla previsione insistono rischi al ribasso.
– La spesa per consumi registra un forte rimbalzo a dicembre sulla scia della riapertura degli esercizi commerciali: le vendite sono salite di +23% m/m, dopo il -18% m/m (rivisto al rialzo di nove decimi) di novembre.
Il dettaglio mostra un violento rimbalzo per il settore tessile (+122,7% m/m dopo due mesi di crescita negativa) così come per le spese per la casa (+73,7% m/m da -26,6% m/m precedente).
Il consumo di energia risale di +11,3% m/m da -18,5% m/m di novembre, spinto dai carburanti.
Infine, il comparto alimentare registra solo un modesto aumento (+3,3% m/m da -5,8% m/m).
La variazione annua dei consumi passa da -16% a +3,7%.
Il livello dei consumi a dicembre risulta di circa il 5% al di sopra del livello di febbraio.
Nel 4°trimestre, le vendite al dettaglio hanno visto una contrazione dell’ordine di -4,2% t/t, dopo il +16,4% t/t dei mesi estivi. Prevediamo un rallentamento dei consumi a gennaio.

SPAGNA – La stima preliminare del PIL nel 4° trimestre ha visto un nuovo balzo, seppur debole, di +0,4% t/t (valore ben al di sopra delle aspettative) da +16,4% t/t precedente, per una variazione tendenziale di -9,1% a/a, dopo il -9,0% a/a del 3° trimestre 2020.
Il contributo principale è arrivato dalla domanda interna: i consumi sono saliti del +2,4% t/t, mentre gli investimenti hanno registrato una flessione del -3,2% t/t.
Un contributo negativo alla crescita è arrivato dal commercio estero, che ha visto un calo dell’export (-1,4% t/t) contrapposto a un aumento dell’import (+0,4% t/t).
Lo spaccato per settori ha evidenziato un inaspettato recupero nei servizi (+1,1% t/t) e un’industria debole (-0,1% t/t).
Il 2020 si chiude con un crollo del PIL di circa il -11%; la crescita su base congiunturale potrebbe ritornare in territorio lievemente negativo nel trimestre invernale (i rischi sulla previsione sono al ribasso).

BELGIO – I conti nazionali del 4° trimestre, come quelli di Germania, Francia e Spagna, hanno sorpreso in positivo.
La stima preliminare del PIL è di +0,2% t/t e -4,8% a/a, che segue il +11,6% t/te -4,3% a/a del trimestre estivo.
Il valore aggiunto è cresciuto vigorosamente nell’industria (+4,7% t/t) e nelle costruzioni (+3,3% t/t), mentre è sceso di -0,6% nei servizi.

AREA EURO – Il 2020 si chiude con un incremento di ben 12,3% a/a di M3 (novembre: +11%).
Il principale contributo viene da M1 (+15,6%), ma anche M3-M2 (strumenti di mercato a breve termine) risulta molto dinamica (+24,1%).
Fra le contropartite, la crescita dei prestiti alle famiglie è invariata a 3,1% a/a, mentre quelle dei prestiti alle imprese accelera marginalmente a 7,0%.
Il maggior contributo all’espansione viene dal credito al settore pubblico (+22,2% a/a), che riflette i programmi di acquisto PSPP e PEPP.

STATI UNITI – La spesa personale a dicembre sorprende verso il basso con un calo di -0,2% m/m in termini nominali e di -0,6% m/m in termini reali.
I dati mostrano una contrazione nel comparto dei beni, a fronte di un incremento in quello dei servizi, nonostante il deterioramento del quadro sanitario a fine anno.
All’interno della voce servizi, si registrano flessioni per sanità, alberghi e ristorazione, a fronte di aumenti per le utility.
Il reddito personale aumenta di +0,6% m/m, dopo due correzioni consecutive. Il rialzo di dicembre è dovuto in parte alla riapertura dei programmi federale di integrazione dei sussidi di disoccupazione a fine mese, in parte ad aumenti dei salari e al pagamento di dividendi.
Il tasso di risparmio torna a crescere, risalendo a 13,7%.
Il deflatore dei consumi è in aumento di 0,4% m/m (1,3% a/a), con incrementi di 0,6% m/m per i beni e 0,4% m/m per i servizi.
Il deflatore core è in rialzo di 0,3% m/m (1,5% a/a), in parte per una ripresa nel comparto sanità, mentre l’abitazione continua a rallentare.
Per ora non ci sono segnali di pressioni inflazionistiche.

GIAPPONE – Il PMI manifatturiero finale a gennaio è in marginale miglioramento a 49,8 da 49,7 della lettura preliminare, ma rimane al di sotto di 50 e conferma l’interruzione del trend di miglioramento in atto nel settore dalla primavera 2020.
La battuta d’arresto a gennaio è legata principalmente alla contrazione della produzione e riflette il peggioramento del quadro sanitario e l’estensione della dichiarazione di emergenza nazionale a 11 prefetture, oltre che un indebolimento degli ordini dall’estero.
La previsione è di contrazione del PIL nel 1° trimestre 2021.

CINA – Il PMI manifatturiero rilevato da Caxin-Markit è sceso da 53 in dicembre a 51,5 in gennaio, registrando il calo più ampio dall’inizio della pandemia.
Tutte le componenti – ad  eccezione dei prezzi degli output, delle scorte di prodotti finiti e dei tempi di consegna – si sono indebolite e in particolare quella degli ordini esteri, scesa al di sotto di 50 (da 51,8 a 47,4) per la prima volta da luglio.
Un andamento simile ha registrato il PMI manifatturiero rilevato dal NBS pubblicato ieri, sceso più moderatamente da 51,9 in dicembre a 51,3 in gennaio e spinto al ribasso soprattutto dal calo delle componenti degli ordini, sia totali (da 53,6 a 52,3) sia esteri (da 51,3 a 50,2), degli acquisti di materie prime e dell’occupazione.
La scomposizione per tipologia di impresa indica un rallentamento del ritmo di espansione dell’attività manifatturiera tra le grandi e soprattutto le medie imprese.
Il PMI non-manifatturiero sempre rilevato dal NBS è sceso di oltre tre punti e molto di più delle aspettative (Bloomberg 55), passando da 55,7 in dicembre a 52,4 in gennaio, a causa di una contrazione degli ordini totali, la cui componente è scesa al di sotto di 50 per la prima volta da marzo, e del calo della componente delle aspettative.
A livello settoriale la flessione è stata causata dal brusco calo dell’indice dei servizi, sceso da 54,8 in dicembre a 51,1 in gennaio, con una medesima dinamica delle singole componenti.
Il PMI del settore costruzioni è diminuito marginalmente da 60,7 in dicembre a 60,0 in gennaio, nonostante un minor ritmo di espansione degli ordini e un netto ridimensionamento dell’indice delle aspettative, sceso di quasi 10 punti.
Le misure di contenimento reintrodotte nelle zone in cui sono risaliti i contagi a gennaio hanno avuto un forte impatto nel settore dei servizi dove il rallentamento dell’attività è stato superiore alle attese.
Sulle aspettative del settore costruzioni, invece, potrebbe aver influito la nuova regolamentazione sui prestiti bancari al settore immobiliare entrata in vigore dal 1° gennaio, che si aggiunge a quella che limita le emissioni obbligazionarie delle imprese immobiliari sul mercato estero.
I prestiti bancari al settore immobiliare e i mutui alle famiglie non dovranno superare una percentuale stabilita a seconda del tipo di banca.
Per esempio, per le grandi banche commerciali i prestiti al settore in totale non possono superare il 40% dei prestiti totali e i mutui non possono superare il 32.5%.
Il rallentamento dell’attività nel settore dei servizi si annuncia verosimilmente di natura temporanea visto che la situazione sul fronte dei contagi è già in netto miglioramento rispetto alla prima metà di gennaio.
D’altro canto, le restrizioni agli spostamenti tra province potrebbero addirittura avere un effetto positivo sull’attività manifatturiera in gennaio e febbraio, perché incentivano le imprese a rimanere aperte.

 

COMMENTI:

ITALIA – Il Presidente della Camera Roberto Fico ha ricevuto venerdì sera dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella un “mandato esplorativo” per verificare la possibilità di formare una maggioranza di governo a partire dalle forze che hanno sostenuto il precedente esecutivo.
Ieri, al termine della seconda giornata di consultazioni del Presidente della Camera, tali forze politiche si sono dichiarate disponibili a un confronto comune.
Di conseguenza è stato convocato per oggi alle 9,30 un “tavolo tecnico” comune tra tutti i gruppi parlamentari protagonisti del primo giro di consultazioni, per elaborare una sorta di bozza di programma di governo.
Secondo fonti di stampa, Italia Viva non avrebbe ancora parlato di possibili candidati alla carica di Presidente del Consiglio (mentre gli altri partiti restano fermi sull’appoggio al premier uscente).
I nodi programmatici da sciogliere riguardano il MES e il Recovery Plan, ma anche temi relativi a economia e giustizia.
Entro domani sera, il Presidente Fico dovrà riferire a Mattarella circa l’esito delle sue consultazioni.

EUROPA-Covid19 – Il monitoraggio settimanale segnala un primo calo del tasso medio di incidenza quindicinale a 421 per 100 mila abitanti; soltanto 4 paesi (Finlandia, Francia, Spagna e Portogallo) segnalano incrementi.
La mortalità media quindicinale è stabile a 103 per 100 mila abitanti, con incrementi soltanto in Spagna, Irlanda, Portogallo e Slovacchia.
Tuttavia, il tasso di positività è alto (>3%) ancora in 21 paesi, in 3 dei quali (Francia, Polonia e Lituania) è in aumento.
La pressione sul sistema sanitario resta elevata o è crescente in 26 paesi.
La Francia ha prorogato il coprifuoco notturno e chiuso i centri commerciali alla domenica, ma ha deciso di evitare per ora un nuovo confinamento.
In Italia, da oggi diverse regioni passano dalla zona a rischio “intermedio a quella a rischio “moderato: quasi tutto il Paese risulta ora classificato in “area gialla” (restano in “arancione” solo Puglia, Sicilia, Sardegna, Umbria e Provincia Autonoma di Bolzano, corrispondenti al 20% della popolazione e del PIL nazionale).
Per quanto concerne le vaccinazioni, il passo resta piuttosto lento in Europa continentale: il numero medio giornaliero di dosi somministrate è di circa 1100 ogni milione di abitanti in Germania e Italia, 940 in Spagna e 860 in Francia, contro circa 5400 nel Regno Unito.

STATI UNITI – Mentre la leadership democratica in Congresso sta muovendo i primi passi per preparare il possibile utilizzo della procedura di reconciliation per portare al voto il pacchetto anti-Covid, un gruppo di 10 senatori repubblicani moderati (Collins, Murkowski, Romney, Portman, Moore Capito, Young, Moran, Tillis, Rounds, Cassidy) ha avanzato una proposta di collaborazione bipartisan, con un pacchetto pari a circa 600 mld di dollari (circa un terzo dell’American Rescue Plan (ARP) presentato da Biden due settimane fa) e richiesto l’apertura di una discussione.
Biden ha invitato i 10 senatori alla Casa Bianca questa settimana per un “pieno scambio di opinioni”.
La proposta repubblicana includerebbe l’estensione dei programmi federali di sussidi di disoccupazione oltre marzo e 160 mld per il sostegno alla campagna vaccinale e per altre misure di contrasto immediato a Covid, in linea con l’ARP, ma ridurrebbe ampiamente gli altri interventi con l’obiettivo di renderli più mirati a settori e individui effettivamente colpiti dagli effetti economici della pandemia.
Gli assegni alle famiglie sarebbero ridotti dai 1400 dollari inclusi nell’ARP (forse a 1000 dollari), con limiti più stringenti al livello di reddito dei potenziali beneficiari, anche i fondi per la riapertura delle scuole sarebbero ampiamente ridimensionati.
Nella proposta non sarebbero inclusi trasferimenti agli stati e altre voci considerate cruciali dai democratici.
Schumer e Deese (direttore del National Economic Council) hanno sottolineato che la Casa Bianca è pronta a discutere per migliorare il disegno delle misure, ma un potenziale accordo deve includere le parti chiave degli interventi previsti dall’ARP.
La necessità di agire in modo rapido e alcune difficoltà tecniche che potrebbero rallentare l’utilizzo della reconciliation, a nostro avviso rendono possibile un accordo bipartisan intorno a 800-900 mld, anche se un compromesso sarà difficile da trovare, perché deve soddisfare non solo i repubblicani moderati, ma anche l’ala progressista democratica.
Per raggiungere i 60 voti in Senato, occorre infatti l’unanimità dei democratici.

STATI UNITI-Covid19 – La curva dei contagi continua a rallentare, con un calo a 111.364 casi il 31 gennaio e una media settimanale a 148.444 casi (-32% rispetto alla media di due settimane fa), accompagnato da una flessione dei decessi(media in calo di -5% da due settimane fa) e dei ricoveri (-19%).
La campagna di vaccinazioni prosegue, con il 7,6% della popolazione che ha ricevuto almeno una dose. In media le dosi giornaliere somministrate sono pari a 1,3 mln.
Da oggi ci sarà una battuta d’arresto nel ritmo della campagna vaccinale nell’area nord-orientale per via dell’arrivo di una per via di una tempesta di neve che colpirà diversi stati, bloccando trasporti e attività.
Le misure di contenimento sono state parzialmente ridotte negli stati più popolosi (NY e California), mentre il CDC ha ordinato l’obbligo di indossare mascherine sui mezzi pubblici di trasporto, nelle stazioni di tutti i tipi e negli aeroporti, a partire da martedì.
L’ordine capovolge la politica della presidenza Trump, che lasciava libertà a stati ed enti locali riguardo all’obbligo di indossare equipaggiamento protettivo.
Il CDC ha affermato che questa è un’ “azione di emergenza” che verrà fatta applicare dalle autorità sia federali sia statali e locali.
Il CDC, in base alla stessa legge citata per ordinare l’obbligo di indossare mascherine, ha anche esteso il blocco degli sfratti da fine gennaio a fine marzo.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata solo marginalmente al di sopra dei livelli di apertura, seguendo tra giovedì e venerdì anche le dinamiche della risk aversion.
Fattori tecnici legati alla chiusura del mese possono aver in parte condizionato i movimenti di mercato.
La settimana entrante propone dati importanti relativi a gennaio (indici ISM ed employment report) attesi moderatamente positivi.
Tuttavia, il dollaro potrebbe risentire ancora delle dinamiche della risk aversion, rispondendo solo parzialmente agli spunti di natura fondamentale, in quanto sono passati solo pochi giorni dalla riunione della Fed, che è stata molto chiara nell’indicare che seguirà un approccio molto cauto prima di uscire dalla modalità espansiva.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata solo marginalmente al di sotto dei livelli di apertura ma ancora in area 1,21 EUR/USD, rafforzandosi durante la giornata di venerdì sui dati di PIL tedeschi, francesi e spagnoli, risultati migliori delle attese.
Un test significativo per il cambio si avrà domani, con il PIL area euro del 4° trimestre, atteso di nuovo in contrazione.
Il confronto sfavorevole con il corrispondente dato USA uscito la settimana scorsa dovrebbe contribuire a indebolire l’euro.
Tuttavia, se il dato aggregato dovesse ancora sorprendere al rialzo e/o la risk aversion a livello globale scendere di nuovo, il cambio potrebbe rafforzarsi.
Questo non precluderebbe tuttavia nuova debolezza dell’euro successivamente, se il confronto con l’economia USA si confermerà favorevole agli Stati Uniti.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana passata in solo marginale rialzo sia contro dollaro da 1,36 a 1,37 GBP/USD sia contro euro, restando in area 0,88 EUR/GBP, sorretta dal parziale rientro della risk aversion globale.
Questa settimana il focus tornerà sui temi domestici con la riunione BoE di giovedì, importante non solo per la decisione di policy (le attese sono per tassi e QE invariati) ma anche per le nuove previsioni di crescita e inflazione, le prime dopo la firma dell’accordo commerciale con l’UE.
Le nuove previsioni non dovrebbero essere molto diverse da quelle di novembre, in quanto già allora la BoE assumeva il raggiungimento di un accordo di libero scambio, come poi è stato, ammettendo però che nel breve il passaggio al nuovo regime avrebbe avuto ripercussioni non favorevoli sull’economia domestica.
Tuttavia, le negative evoluzioni della pandemia da una parte, a fronte invece di un procedere molto positivo delle vaccinazioni, potrebbero produrre revisioni non irrilevanti sia sul 2021 che sul 2022.
Eventuali revisioni al rialzo sulla crescita favorirebbero un rafforzamento della sterlina sia contro dollaro sia contro euro, e, simmetricamente, revisioni al ribasso la penalizzerebbero.

JPYLo yen ha chiuso la settimana passata in calo sia contro dollaro da 103 a 104 USD/JPY sia contro euro da 125 a 127 EUR/JPY, sulla risalita dei rendimenti USA e sul parziale recedere della risk aversion.
Il movimento dello yen potrebbe essere stato amplificato da fattori tecnici legati alla chiusura di fine mese e dai verbali dell’ultima riunione, secondo i quali, la BoJ starebbe ragionando sull’opportunità di ampliare il range di oscillazione dei rendimenti a lunga scadenza intorno al target (0%) per rendere più efficace la strategia di policy (attualmente sotto revisione: nuove linee guida dovrebbero essere date a marzo).
I temi USA e la dinamica globale dell’avversione al rischio resteranno i driver anche in questi giorni. La tendenza di fondo dello yen è attesa al ribasso anche al di là del breve.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Il tasso di disoccupazione potrebbe risalire a dicembre, tornando a 9,5% dopo il calo a sorpresa a 8,9% del mese precedente.
Sul dato di novembre aveva inciso l’aumento degli inattivi a un ritmo massimo dallo scorso mese di aprile: tale effetto dovrebbe svanire con l’allentamento delle restrizioni a dicembre.
Potrebbe viceversa continuare per il terzo mese la diminuzione dei lavoratori dipendenti con contratti a termine.
Continuiamo a pensare che il tasso dei senza-lavoro abbia ampi margini di aumento, sia pure limitati nel breve termine dalla proroga del blocco sui licenziamenti.
Prevediamo una disoccupazione a due cifre nel 2021, e stimiamo che il picco in media d’anno possa essere raggiunto non nel 2021 ma nel 2022 (vicino all’11%).

AREA EURO
– In settimana la prima lettura dei dati di contabilità nazionale relativi al 4° trimestre nell’area euro mostrerà una contrazione del PIL, sia pur inferiore a quanto atteso solo qualche settimana fa, dovuta a una flessione del terziario solo in parte compensata dall’industria manifatturiera.
L’inflazione di gennaio è attesa in risalita nell’Eurozona (a +1,0% da -0,3% precedente), in Italia (in rialzo di un decimo, a -0,3%) e in Francia (a +0,8% da zero).
Infine, le vendite al dettaglio nell’Eurozona dovrebbero mostrare un parziale recupero a dicembre, che però rischia di non estendersi al mese corrente.
– La stima finale del PMI manifatturiero è attesa confermare il rallentamento a 54,7 (da 55,2 di dicembre).
Dovrebbe calare il ritmo di espansione dei nuovi ordini e della produzione, che comunque rimarrebbe tra i più alti osservati negli ultimi tre anni; i prezzi sono visti in leggera crescita.
Lo spaccato per Paese dovrebbe vedere la Germania confermare il dato della stima preliminare (57,0), mentre il PMI manifatturiero francese potrebbe essere rivisto al ribasso di due decimi (51,3).
La prima lettura del PMI manifatturiero per l’Italia dovrebbe mostrare un calo a 52,2 da 52,8 di dicembre.
– La disoccupazione è prevista in aumento all’8,4% a dicembre, dall’8,3% di novembre.
La probabile estensione delle misure a sostegno del mercato del lavoro impedirà un eccessivo peggioramento del dato nei prossimi mesi.
Ciononostante, stimiamo una crescita del tasso dei senza-lavoro verso il 9% medio nel 2021, dopo l’8% stimato per l’anno scorso.

STATI UNITI
 – In settimana verranno pubblicati i principali dati del mese di gennaio.
L’employment report dovrebbe registrare un moderato aumento degli occupati non agricoli, dopo la contrazione di dicembre, e il tasso di disoccupazione dovrebbe essere poco variato a 6,8%.
Fra i dati di dicembre, la bilancia commerciale dovrebbe registrare una chiusura del deficit, sulla scia di un significativo rafforzamento delle esportazioni.
– L’ISM manifatturiero a gennaio è previsto in rialzo a 61 (da 60,7 di dicembre).
Le indicazioni del PMI manifatturiero flash sono in continuo miglioramento, con un rialzo a 59,1, massimo da quando esiste la serie.
Anche l’indice della Philadelphia Fed è tornato a salire, mentre gli altri indici regionali a gennaio hanno segnato flessioni (Dallas Fed, Empire, Philadelphia Fed), pur restando in territorio espansivo.
Gli ordini e le consegne sono in continuo aumento e l’ISM dovrebbe essere sostenuto ancora dall’aumento dei tempi di consegna dovuto a strozzature dal lato dell’offerta.
Il settore manifatturiero dovrebbe essere in solida espansione a inizio 2021, nonostante l’andamento ancora elevato della curva dei contagi.
– La spesa in costruzioni a dicembre dovrebbe aumentare di 0,8% m/m dopo 0,9% m/m di novembre.
La componente residenziale dovrebbe restare sul trend solido dell’ultimo anno, con una variazione attesa di 3,5% m/m, dopo 2,6% m/m di novembre alla luce del nuovo balzo dei cantieri a fine 2020 (5,7% m/m).
Il settore delle costruzioni non residenziali dovrebbe stabilizzarsi, con una debolezza prevista almeno fino a metà 2021: gli investimenti fissi delle imprese sono in crescita solida nel settore dei macchinari e in rialzo anche in quello della proprietà intellettuale, ma le strutture restano frenate dagli effetti della pandemia.