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Consumo del suolo: uno sguardo ad una recente proposta di legge quadro

I dati che attualmente descrivono il c.d. «consumo del suolo» appaiono decisamente allarmanti: solo in Italia, secondo quanto è stato accertato dall’ultimo Rapporto ISPRA (n. 195/2014), si è passati da una percentuale di consumo del 2,9 per cento degli anni ‘50 al 7,3 per cento del 2012, con un incremento di più di 4 punti percentuali. In termini assoluti, precisa il Rapporto, si stima che il consumo di suolo abbia intaccato ormai quasi 22.000 chilometri quadrati del nostro territorio, con un primato che non fa certo onore al Bel Paese ovvero quello di essere uno dei più cementificati in Europa.

Ma quando si parla di consumo del suolo non si fa riferimento soltanto alla trasformazione del suolo agricolo e naturale in suolo urbano, che è la pratica più frequente ed anche più dannosa tra quelle note da cui origina il fenomeno della «impermeabilizzazione», dovuto all’impiego di materiali impermeabili artificiali, come asfalto e cemento, che rendono inutilizzabile il terreno per lo svolgimento di eventuali future e diverse funzioni ecosistemiche.

Per consumo del suolo si intende anche quell’insieme di attività che sottraggono il suolo, inteso come superficie agricola, alla sua destinazione naturale che è quella produttiva. Ed ovviamente si ricomprendono in questo catalogo sia le attività illecite che quelle lecite perché, come è noto, molte destinazioni del suolo non compatibili con i princìpi della sostenibilità ambientale, della agroecologia, della sicurezza del territorio sono individuate mediante scelte pubbliche che dovrebbero, per converso, operare per il comune interesse.

Preoccupato per le sorti del suolo sembrano anche diverse Regioni, quali la Lombardia e la Puglia che riconoscono il suolo quale «bene comune» e «risorsa non rinnovabile», mentre il legislatore nazionale non ha finora contribuito in modo efficace alla sua salvaguardia ed alla sua conservazione nonostante i chiari enunciati degli artt. 9 e 44 della Costituzione.

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Lorenza Paoloni(*)

(*) Professore di Diritto agrario ed agroalimentare Università degli Studi del Molise