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31 ottobre 2018 – nota economica giornaliera

AREA EURO – L’indice di fiducia economica ESI della Commissione Europea è calato anche a ottobre a 109,8 (da 110,9 visto in precedenza) confermando il dato proveniente dal PMI composito pubblicato la scorsa settimana e dalle indagini di fiducia nazionali.

ITALIA – A ottobre, si è registrato un ulteriore aumento della fiducia delle famiglie, ma un arretramento del morale delle imprese. La fiducia dei consumatori è aumentata per il secondo mese a 116,6. Tuttavia, il miglioramento non è diffuso ma riguarda unicamente le aspettative per il futuro, mentre sono peggiorate le condizioni correnti e si è registrato un minor ottimismo per quanto riguarda il clima economico nazionale e la situazione personale degli intervistati.
In sintesi, l’indagine segnala che il morale delle famiglie mantiene un’impostazione positiva, mentre si registra maggiore incertezza dal lato delle imprese. Su ciò potrebbe aver inciso anche l’impostazione della manovra di bilancio, significativamente più espansiva dal lato delle famiglie che delle imprese. Ma sulle aziende, in particolare nel manifatturiero, sembra pesare soprattutto la minore dinamicità della domanda dall’estero.
Il peggioramento risulta abbastanza diffuso, ma con le uniche eccezioni delle aspettative sugli ordini e sull’occupazione. Il miglioramento della fiducia è spiegato soprattutto dal maggior ottimismo sul mercato del lavoro: le preoccupazioni delle famiglie sulla disoccupazione sono calate su livelli assolutamente positivi a confronto con la media storica.
Tra le altre componenti dell’indagine, si registra infatti un peggioramento delle opportunità sia correnti che attese di risparmio. L’indice composito sul morale delle aziende diffuso dall’Istat è calato per il terzo mese a ottobre, a 102,6: Si tratta di un minimo dal dicembre del 2016. La fiducia è calata sia nei servizi che nel commercio, mentre ha visto un recupero nelle costruzioni; nel settore manifatturiero, il clima di fiducia è tornato a calare a 104,9 dopo essere salito a sorpresa a 105,6 a settembre.
Le indagini di ottobre sono dunque miste, ma sembrano prevalere le indicazioni meno ottimistiche, dato che l’indagine di fiducia sulle imprese (in particolare nell’industria) è considerata un indicatore maggiormente anticipatore del ciclo rispetto ad altri.

STATI UNITI – La fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board a ottobre segna un moderato aumento a 137,9 (massimo dal 2000), rivisto verso il basso dalla stima del 138.
La valutazione del mercato del lavoro continua a migliorare: il differenziale jobs plentifuljobs hard to get sale a 32,7 da 30 di settembre e tocca il massimo da gennaio 2001, segnalando un probabile ulteriore calo del tasso di disoccupazione. Il mercato del lavoro e le aspettative per il reddito continuano a essere il principale sostegno per la fiducia. Tuttavia, La correzione del mercato azionario dell’ultimo mese (-7,9% dall’8 di ottobre) è stata solo parzialmente incorporata nei dati.

ITALIA – Il PIL è rimasto invariato nel 3° trimestre, dopo essere cresciuto di 0,2% t/t nei tre mesi precedenti. È la prima stagnazione dal 4° trimestre del 2014. La crescita annua è rallentata a 0,8% da 1,2% precedente (ai minimi da oltre tre anni). Il dettaglio per componenti di domanda non è ancora noto, ma sarà diffuso dall’Istat il prossimo 30 novembre. Tuttavia, l’agenzia di statistica ha comunicato che:

a) il dato è il risultato di una espansione del valore aggiunto nei servizi e nell’agricoltura a fronte di un arretramento nell’industria che, da tre trimestri, non contribuisce sostanzialmente alla crescita, nonostante anche i servizi avevano più che contribuito a tale debolezza;

b) sia la domanda domestica (al lordo delle scorte) che il commercio estero hanno dato un contributo nullo all’attività economica nel trimestre. È purtroppo da diversi trimestri che il commercio estero non dà un apporto positivo, mentre dal lato della domanda domestica, il recupero dei consumi può esser stato controbilanciato dal calo degli investimenti dopo l’impennata del trimestre precedente; dubbio il ruolo delle scorte.

La crescita acquisita per il 2018, in caso di stagnazione nel 4° trimestre, sarà pari all’1%. Occorrerebbe una accelerazione molto forte nei mesi finali dell’anno (ad almeno 0,4% t/t) per avere un consuntivo 2018 superiore all’1%. Soprattutto, la minore crescita nell’anno in corso potrebbe abbassare anche le prospettive per l’anno futuro.

FRANCIA – La stima preliminare indica che nel terzo trimestre il PIL ha accelerato a 0,4% t/t (da 0,2% t/t), per una variazione annua da 1,7% a 1,5%.
La domanda interna ha registrato un avanzamento dello 0,5% t/t (da -0,1% t/t), gli investimenti fissi si sono mostrati ancora tonici (+0,9% t/t) principalmente grazie al contributo di quelli produttivi, mentre gli investimenti delle famiglie retrocedono di -0,2% t/t.
Le esportazioni nette danno un contributo positivo alla formazione del PIL sulla scia di un rimbalzo delle esportazioni superiore a quello dell’import.
L’ultimo trimestre non dovrebbe aggiungere nulla in termini annui al PIL, che quindi potrebbe attestarsi all’1,6% nel 2018 (in ribasso da 2,3%).

AREA EURO – In sintesi delude la crescita del PIL euro zona nei mesi estivi, assestandosi ad appena 0,2% t/t da un precedente 0,4% t/t. Sull’anno la crescita è rallentata a 1,7% da un precedente 2,2%. Il dato è più debole delle stime degli analisti, nonché delle previsioni BCE di settembre scorso.
Per il momento solo Francia, Italia e Belgio hanno pubblicato le stime di crescita. In Francia il PIL è avanzato di 0,4% t/t dopo il +0,2% t/t dei mesi primaverili, leggermente al di sotto delle stime di consenso.
In Belgio, il PIL è accelerato a 0,4% t/t da un precedente 0,3% t/t.
La sorpresa principale è venuta dall’Italia dove il PIL ha stagnato per la prima volta da fine 2014, mentre le previsioni erano per un ritmo di crescita simile a quello primaverili 0,2% t/t.
Oggi, sono in calendario i dati dalla Spagna, ma manca all’appello la Germania, con una previsione di crescita verso il basso.

GERMANIA – Le vendite al dettaglio sono rimaste pressoché invariate a settembre (+0,1% m/m) dopo i cali dei due mesi precedenti (-2,6% a/a), ma i fondamentali per i consumi tedeschi restano più che solidi dato l’andamento di salari e occupazione. La debolezza del trimestre estivo dovrebbe essere legata a fattori temporanei.
I dati di Laender hanno indicato un aumento dello 0,2% m/m dei prezzi al consumo in ottobre sulla misura nazionale. Altresì, sulla misura armonizzata, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,1%.
L’inflazione è accelerata da 2,3% al 2,5% sull’indice nazionale, leggermente al di sopra alle aspettative, mentre si è attestata al 2,4% sulla misura armonizzata.
Le pressioni al rialzo sono concentrate nel capitolo beni di consumo non durevoli, mentre i prezzi dei servizi escluso l’affitto sono diminuiti nel mese, frenati dai costi per il tempo libero.

FRANCIA – La spesa per consumi crolla inaspettatamente a settembre, segnando un -1,7% m/m da 1,1% m/m.
Il calo è spiegato in particolare dal crollo delle vendite di auto (da +8,7% m/m a -7,9% m/m) e dalla correzione nel consumo di energia (a -1,2% m/m); flette anche il consumo di alimentari (a -0,9% m/m) e degli altri beni durevoli (da 1,6% m/m a -0,6% m/m).
La variazione annua scende a -1,5% da +1,3%, lasciando però i consumi in aumento nel terzo trimestre di 0,6% t/t.
Il calo ampio e inatteso si è infatti riflesso anche in un aumento del PIL leggermente inferiore alle aspettative.

GIAPPONE – La produzione industriale a settembre (preliminare) sorprende verso il basso, con un calo di -1,1% m/m (la correzione comprende 11 settori su 15). La produzione industriale nel 3° trimestre è invece in calo di -1,6% t/t, segnalando una elevata probabilità di variazione negativa del PIL in estate.
Le consegne hanno segnato un calo di -3% m/m a settembre e le scorte sono aumentate di +2,3% m/m.
La debolezza estiva, in larga parte attribuibile alle condizioni climatiche avverse, riflette anche un indebolimento sottostante già in atto dalla fine della primavera.
Nel quarto trimestre però si potrebbe avere una normalizzazione dell’attività industriale: le proiezioni del METI vedono un aumento della produzione di 6% m/m a ottobre e di 0,8% m/m a novembre. Con queste previsioni la variazione nel 4° trimestre sarebbe vicina al 5% t/t.

 

COMMENTI:

In Giappone, la riunione di ottobre della BoJ si è conclusa come atteso con politiche invariate, votate con 7 voti a favore e 2 dissensi. Vengono mantenute le indicazioni di possibili fluttuazioni vicino allo zero dei rendimenti a 10 anni (in un intervallo determinato dagli sviluppi dell’economia e dei prezzi), e di acquisti di Japanese Government Bond “flessibili” ma mirati a una variazione annua di +80 trilioni di yen, come indicato da agosto in poi. Pertanto, le politiche attuali verranno mantenute “fino a quando l’inflazione non eccederà il 2 per cento e resterà al di sopra dell’obiettivo in modo stabile”.
Il comunicato e l’aggiornamento delle previsioni macroeconomiche contenute nell’Outlook for Economic Activity and Prices restano in linea con la stabilità dei tassi sui livelli attuali. Tuttavia, anche se le proiezioni di inflazione per il 2019-20 si realizzassero, rimane poco probabile una svolta prima del 2020.
Nella conferenza stampa, Kuroda ha infatti ribadito che i rischi per crescita e inflazione sono verso il basso e che i tassi verranno mantenuti estremamente bassi per un periodo esteso.
In sintesi la BoJ mantiene la previsione di crescita al di sopra del potenziale, sostenuta da condizioni monetarie accomodanti, da una politica fiscale espansiva e dal proseguimento della crescita mondiale. I rischi per la crescita sono quindi verso il basso: 1,4% per il 2018 (da 1,5% precedente) e lo 0,8% per il biennio 2019-2020.
Anche se la BoJ rimane convinta che con un output gap positivo l’inflazione riprenderà a salire, le proiezioni per i prezzi nel prossimo biennio vengono riviste verso il basso: si prevede 0,8% nel 2018 (da 1,1%), 1,4% per il 2019 (da 1,5%) e 1,5% per il 2020 (da 1,6%).

Nell’Area Euro il dato di crescita del PIL per il trimestre estivo ha dato qualche segnale di rallentamento ma non deve però allarmare: se ripetuto su più trimestri, un ritmo di crescita trimestrale di 0,2% t/t rappresenterebbe il rischio di una crescita annua inferiore al trend (1,4 % / 1,5%).
Come indicato da Draghi potrebbero aver giocato a sfavore fattori specifici quali ad esempio l’entrata in vigore di una normativa sui gasi di scarico che ha depresso vendite e la produzione di auto, in particolare in Germania.
Tuttavia, i fondamentali per consumi e investimenti restano ancora solidi ed è possibile che si veda una ri-accelerazione della crescita nei prossimi mesi. Ciò detto, vanno tenuti in considerazione anche i segnali provenienti dalle indagini di fiducia che nell’ultimo mese sono tornate a calare: il peggioramento di morale questa volta ha riguardato non solo l’industria ma anche i servizi e il commercio al dettaglio.
Un’altra tornata di indagini di fiducia deboli potrebbe indurre la BCE a tagliare le proiezioni macro e a rivedere la valutazione dei rischi da bilanciati a verso il basso.

Negli USA le indagini regionali del mese scorso sono state generalmente positive (Empire e Philadelphia Fed) con indicazioni di espansione in linea con quanto rilevato a settembre, a parte l’indagine della Richmond Fed che ha corretto in modo significativo ma sempre in territorio positivo.

 

L’indice del dollaro continua a salire, segnando ieri un +0,4% (toccando i massimi da giugno 2017), sostenuto dalla seduta positiva delle borse americane e dall’assenza di fattori di opposizione tra le principali valute.

Contro l’euro, il dollaro continua ad apprezzarsi (+0,3%) dopo la diffusione dei deludenti dati di crescita per l’eurozona. Le incertezze politiche italiane e l’annuncio del ritiro politico di Angela Merkel stanno probabilmente costituendo la base per prospettive orientate verso il basso.

La risalita di USD contro lo yen è stata di +0,7% dopo che la riunione di ottobre della Bank of Japan si è conclusa con politiche invariate e indicazioni di possibili fluttuazioni dei rendimenti a 10 anni intorno allo zero.

La sterlina cede sia contro dollaro (-0,7% e scambia ora in area 1,2721) sia contro euro (-0,5% e in area 0,8922) in attesa della riunione di Bank of England di domani e nel silenzio sul fronte Brexit.

Il Franco svizzero, sebbene sia rimasto stabile contro euro, contro il biglietto verde cede lo 0,3% e scambia intorno alla parità a 1,0050.

 

MARKET MOVERs:

Calendario assai fitto di dati in uscita tra oggi e domani nell’eurozona: in primo luogo, la disoccupazione a settembre, dopo che il tasso dei “senza-lavoro” è diminuito di mezzo punto percentuale da inizio anno e si trova ora ai minimi da dicembre 2008; secondo, la stima flash dell’inflazione potrebbe confermare una stabilizzazione verso i mesi finali dell’anno al 2,2%.

Anche in Francia sono in uscita i prezzi al consumo, con la stima preliminare che mostra che l’inflazione a ottobre è rimasta ferma al 2,5% sull’indice armonizzato e al 2,2% su quello nazionale, mentre per quanto riguarda l’Italia, ci si aspetta una lieve variazione verso l’alto del tasso di disoccupazione dopo il deciso calo a 9,7% di agosto, come pure una lieve risalita dell’inflazione.
In Spagna la stima di crescita del PIL dovrebbe confermarsi stabile nel trimestre estivo, anche se su base annua potrebbe decelerare lievemente.

Negli Stati Uniti, oggi è in calendario la stima ADP degli occupati non agricoli privati, mentre domani usciranno la produttività per il 3° trimestre, l’ISM manifatturiero di ottobre e la spesa in costruzioni di settembre.