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29 ottobre 2018 – nota economica giornaliera

ITALIA – Venerdì, a mercati chiusi, Standard and Poor’s ha confermato il rating “BBB”, ma ha abbassato l’outlook a “negativo”. In sintesi, la decisione di S&P chiude il calendario 2018 delle revisioni del rating italiano con una nota migliore delle attese. Il rating dell’Italia è in linea con quello di Fitch, due gradini al di sopra della categoria “investment grade”.

STATI UNITI – La fiducia dei consumatori rilevata dall’University of Michigan a ottobre (finale) corregge a 98,6 e rimane su livelli storicamente elevati. Le condizioni correnti calano a 113,1 da 114,4, mentre le aspettative segnano un marginale rialzo a 89,3 da 89,1.
Il modesto “peggioramento” dell’indice è attribuibile a un marginale indebolimento nella valutazione delle finanze personali e sulle condizioni per l’acquisto di beni durevoli, soprattutto sulla scia di condizioni finanziarie future meno espansive. Le aspettative di inflazione segnano un lieve aumento sia sull’orizzonte a 1 anno (da 2,8% a 2,9%) sia su quello a 5 anni che si muove all’interno di un intervallo contenuto (2,4-2,6%) dall’autunno 2016.

STATI UNITI – La prima stima del PIL del 3° trimestre, registra una variazione di 3,5% t/t annuo, dopo +4,2% t/t ann. del 2° trimestre. La variazione tendenziale è in rialzo da fine 2016 e tocca il 3% a/a.
I consumi registrano una variazione di 4% t/t ann., dopo 3,8% della primavera, spinti da tutte le componenti.
La spesa pubblica accelera, con un rialzo di 3,3% t/t ann., anche sulla scia di una spesa per la difesa in aumento di 4,6% t/t ann. (che segue +5,9% t/t ann.) e registra gli effetti dello stimolo incorporato nella legge approvata in primavera.
Si registra invece un’ampia sorpresa negativa sul fronte degli investimenti fissi non residenziali, in aumento di solo 0,7% t/t ann., dopo il precedente +14,5% t/t ann.: la debolezza della spesa da parte delle imprese è diffusa alle strutture (-7,9% t/t ann.) e ai macchinari (0,4% t/t ann.), confermando in parte che la riforma tributaria non ha contribuito a spingere verso l’alto gli investimenti. Anche gli investimenti residenziali, correggono per il terzo trimestre consecutivo, segnando un calo di -4% t/t ann.
Le esportazioni calano di -3,5% t/t ann., a fronte di importazioni in rialzo di 9,1% t/t ann.: le esportazioni nette stanno quindi dando un contributo negativo alla crescita più ampio del previsto.
Tuttavia, la forte crescita delle importazioni potrebbe dipendere dal fatto che le imprese hanno anticipato gli acquisti prima dell’entrata in vigore dei dazi su 200 mld di dollari di import dalla Cina. Anche il calo delle esportazioni potrebbe essere collegato ai dazi: nel 2° trimestre c’era stato infatti un boom di esportazioni agricole, mirate ad anticipare le imposizioni cinesi su molti prodotti agricoli.

 

COMMENTI:

Nell’insieme gli ultimi dati relativi alla situazione economica USA mostrano che:
1) i consumi sono molto solidi, spinti dal mercato del lavoro e dalla riduzione delle imposte;
2) il rialzo dei tassi di interesse sta iniziando a farsi sentire sugli investimenti, anche se i non residenziali potrebbero essere indeboliti dall’incertezza del commercio internazionale;
3) lo stimolo fiscale sostiene ampiamente la crescita soprattutto attraverso una dinamica della spesa federale, ma non sta producendo effetti di rilievo significativo sulla spesa in conto capitale delle imprese;
4) dai dati non emergono segnali di pressioni inflazionistiche.

La decisione di Standard and Poor’s, in base a quanto contenuto nel comunicato stampa, riflette il rischio che l’orientamento di politica fiscale del Governo Italiano possa mettere in crisi le prospettive di crescita e l’atteso calo del rapporto debito/PIL.
Tuttavia, la conferma del rating (che era stato alzato solo un anno fa dalla stessa agenzia) è l’esito più favorevole tra quelli attesi alla vigilia. L’agenzia di rating S&P potrebbe abbassare il proprio giudizio sull’Italia nei prossimi 24 mesi in caso di sorprese negative sulla crescita del PIL o sui rapporti deficit/PIL e debito/PIL, ovvero se si assistesse a un forte deterioramento delle condizioni finanziarie.
Viceversa, l’outlook potrebbe essere rivisto a “stabile” se la ripresa economica dovesse accelerare, consentendo una riduzione del rapporto debito/PIL, ovvero se la deviazione di bilancio fosse significativamente inferiore a quella attualmente attesa, o se vi fossero significativi ulteriori progressi nella stabilizzazione del sistema finanziario.

GERMANIA – Le elezioni in Assia hanno segnato una “sconfitta” per la CDU e l’SPD, dopo quella già incassata in Baviera due settimane fa. La CDU ha ottenuto il 27,2% del voto (da 38,3% del 2013), l’SPD il 19,8% (da 30,7%). E’ proseguita la rimonta, già vista in Baviera, dei Verdi con il 19,6% (da 11,1%) e dell’AfD con il 13,2% (da 4,1%), mentre l’FDP, che ha ottenuto il 7,7%, potrebbe rivelarsi decisivo per la continuità del governo locale, ad esempio a sostegno di una coalizione CDU-Verdi.

 

MARKET MOVERs:

Da seguire negli Stati Uniti una settimana ricca di dati. Ad esempio la dinamica della spesa personale a settembre e l’andamento delle vendite al dettaglio in termini reali dovrebbero mantenersi sul livello moderato ma sostenute soprattutto dai beni durevoli come le auto; similmente anche i servizi dovrebbero mostrare una variazione in linea con il trend dei mesi precedenti.
Tuttavia la bisognerà osservare anche la dinamica della fiducia dei consumatori che è ai massimi livelli da fine 2000.
Si attendono previsioni positive per l’economia USA anche dai dati relativi all’andamento del reddito personale, con il deflattore dei consumi che potrebbe registrare una variazione contenuta ma in campo positivo e un’inflazione stabile al 2% annuo. Questo scenario conferma l’opinione della Fed di modeste pressioni dai prezzi nonostante la continua riduzione delle risorse inutilizzate. Fra i dati di ottobre, il focus sarà anche sull’employment report.

Nell’Eurozona il focus sarà sulle stime di crescita del PIL. Le indagini della Commissione UE e da parte di Francia e Italia andranno a completare il quadro sullo stato di salute dell’economia nella zona euro: le stime potrebbero indicare un ulteriore modesto rallentamento, ma con un’inflazione in lieve tendenziale salita nella media europea, mentre una spesa per consumi in probabile calo in molti Paesi.