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28 Marzo 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ancora in calo il morale di famiglie e imprese manifatturiere. I dati sono risultati inferiori alle attese e lo scenario di base potrebbe includere una stagnazione nel primo trimestre e un ritorno a un’espansione moderata dal trimestre primaverile (0,1% t/t), ma più sostanziosa nella seconda metà dell’anno (0,2% t/t). Tuttavia, gli indici anticipatori ancora non segnalano una svolta.
Nel dettaglio, il morale dei consumatori è calato ancora a marzo (da 112,4 di febbraio a 111,2): si tratta di un minimo da agosto del 2017. Il peggioramento è diffuso a tutte le principali componenti, ma riguarda più il clima economico nazionale che la situazione personale degli intervistati, e più la condizione corrente che le aspettative per il futuro. In flessione sia i giudizi che le attese sulla situazione economica dell’Italia; tornano ad aumentare le preoccupazioni sull’occupazione.
L’indice composito sul morale delle aziende diffuso dall’Istat ha mostrato invece un recupero a marzo, a 99,2 (da 98,2 di febbraio), in sostanza tornando sui livelli del primo mese dell’anno.
La ripresa è dovuta ai servizi (da 98,3 a 100,1) e soprattutto alle costruzioni, dove l’indice ha toccato un nuovo massimo degli ultimi 12 anni (da 135,5 precedente a 140,3).
Il morale è rimasto invariato nel commercio.
La fiducia delle imprese è invece scesa ancora nel manifatturiero a 100,8 (minimo da febbraio 2015) da 101,6 precedente. Ha pesato soprattutto il ridimensionamento sia dei giudizi che delle attese sulla produzione; in lieve recupero le aspettative sull’economia. Si registra anche un calo delle scorte (di per sé positivo per le prospettive di produzione).
La flessione più marcata è per i produttori di beni strumentali, il che conferma le difficoltà nel riavviare un ciclo degli investimenti.

ITALIA – I dati di febbraio sul commercio estero coi Paesi extra-UE hanno evidenziato una flessione per le esportazioni (-2,2% dopo il +5,8% m/m di gennaio) a fronte di una sostanziale stabilità per le importazioni (-0,1% dopo il -2,7% m/m precedente).
Di conseguenza, il saldo in termini destagionalizzati è calato a 2,8 mld (da 3,2 mld di gennaio).
Nel mese, l’ampia flessione dell’export è dovuta soprattutto ai beni di consumo (-7,1% m/m), mentre si sono mossi in controtendenza i beni strumentali (+5,2% m/m).
Entrambi i flussi mantengono però una discreta crescita tendenziale rispetto a un anno prima (export +6,1% da +5,4% precedente, import invariato a +5,6%). L’aumento è spiegato per oltre due punti percentuali dalle vendite di prodotti della cantieristica navale verso gli Stati Uniti. Oltre agli Stati Uniti, anche il Giappone registra un tasso di crescita superiore al 20% a/a (bene anche la Svizzera: +16,5%), mentre restano in netto calo le vendite verso Turchia (-28,9%), OPEC (-7,8%) e Paesi MERCOSUR (-5,5%).
In sintesi, il dato di febbraio conferma come quello di gennaio per le esportazioni potesse essere solo un rimbalzo “tecnico” (sospettiamo che un discorso analogo possa valere per il recupero di produzione, fatturato e ordini industriali nel primo mese dell’anno).

FRANCIA – L’indice di fiducia delle famiglie sale a marzo in linea con le attese da 95 a 96.
Il miglioramento è spiegato da un giudizio migliore degli intervistati sulle finanze future e sulle condizioni economiche attuali così come un marginale aumento della propensione agli acquisti e alle proprie capacità di risparmio.
I timori sulla disoccupazione attesa però tornano a salire dopo la correzione di febbraio e in media trimestrale le famiglie francesi continuano a percepire la disoccupazione nuovamente come il principale elemento di sfiducia da quattro trimestri a questa parte. Infine, le famiglie che prevedono un aumento dell’inflazione nei prossimi dodici mesi sono meno numerose rispetto a febbraio. In sintesi, il morale delle famiglie ha probabilmente toccato il minimo nel quarto trimestre 2018 (91) e nel primo trimestre il clima è già in via di rasserenamento. Il livello rimane però ora al di sotto della media storica.

STATI UNITI – La bilancia commerciale registra una chiusura del saldo molto più ampia delle attese. Il deficit a gennaio crolla a -51,1 mld di dollari (da -59,9 mld di dicembre), contro le attese di consenso per una riduzione minore (-57 mld).
Il dato di gennaio è il risultato di un aumento di esportazioni di 0,9% m/m (dopo due contrazioni consecutive), a fronte di un calo dell’import di -2,6% m/m.
Le esportazioni di beni sono in forte ripresa (1,3% m/m), spinte dagli alimentari (+13,1% m/m, soprattutto soia verso la Cina), dalle auto e dai beni di consumo, mentre calano nel comparto dei beni capitali.
Dal lato delle importazioni, il calo è diffuso a tutti i settori e diffuso a tutti i paesi, ma particolarmente marcato dalla Cina.
I dati per paese mostrano invece un incremento dell’export verso l’Europa e il Messico e un ulteriore correzione verso la Cina.
I dati sono ancora influenzati dalla tempistica dei dazi: la flessione dell’import dalla Cina è collegata al forte rialzo che si era visto nei mesi precedenti l’imposizione dell’ultima tranche di dazi. Una parte dei movimenti di gennaio è transitoria, tuttavia è probabile che le esportazioni di soia verso la Cina si rinforzino rispetto a quanto visto nella seconda metà del 2018.
Con un inizio d’anno forte per l’export e debole per l’import, lo scenario per il contributo del commercio estero alla crescita del 1° trimestre è mutato rispetto alle previsioni, e dovrebbe essere positivo. Le prospettive del deficit commerciale nell’anno restano comunque negative, almeno fino a quando il differenziale di crescita fra gli USA e i suoi partner non si chiuderà.

 

COMMENTI:

BREXIT – Il primo voto indicativo sulle varie opzioni per gestire l’uscita del Regno Unito ha visto tutte e otto le proposte respinte dal Parlamento.
Tuttavia, due opzioni (la relazione a regime che includa un’unione doganale permanente, e il referendum confermativo) hanno ottenuto rispettivamente 264 e 268 voti, e sono state sconfitte con margini contenuti (8 e e 27 voti rispettivamente).
Bocciata con larghissimo margine la proposta di revoca dell’art. 50 (293 a 184), anche se con numerosissime astensioni.
Intanto, la premier May ha compiuto un estremo tentativo di salvare il suo accordo, offrendo le proprie dimissioni in caso di approvazione per consentire ad altri di gestire la seconda fase del processo.
Tuttavia, anche se la mossa ha convinto alcuni euroscettici a garantire il proprio appoggio, DUP ed altri euroscettici hanno confermato che continueranno a votare contro. Appare molto improbabile che l’accordo possa passare se DUP si oppone, o se più di 10 conservatori votano contro.
Peraltro, lo speaker della Camera ha ribadito che non accetterà la riproposizione di una mozione sull’accordo senza modifiche significative.
A questo punto, un terzo voto appare improbabile. In conclusione, la giornata di ieri ha fatto considerevolmente aumentare la probabilità di un’uscita senza accordo il 12 aprile.
Per evitarla, è necessario che lunedì, quando si potrebbe tenere un nuovo voto indicativo, si verifichi una maggiore convergenza sulle opzioni più popolari.
Ciò non è escluso, ma è più difficile in assenza di un efficace meccanismo di coordinamento e con l’anarchia che ormai prevale all’interno dei due maggiori partiti.

AREA EURO (BCE) – Draghi, dalla conferenza dell’IMFS (Istituto per la stabilità monetaria e finanziaria di Francoforte), ha riconosciuto che i rischi al ribasso sono aumentati ma la convergenza dell’inflazione al target è solo ritardata. In ogni caso la BCE non è a corto di strumenti e rimane pronta ad agire se necessario. In particolare il Consiglio starebbe valutando, secondo fonti Reuters, nuove misure per mitigare gli effetti di tassi negativi sulla redditività delle banche.
Pensiamo che una possibilità potrebbe essere l’introduzione di un sistema di tiering con una penalizzazione differenziata e incrementale per livelli di eccesso di riserva più ampi, già in uso in Giappone.
Praet ha ricordato che le TLTRO III sono uno strumento flessibile che può essere ricalibrato a seconda delle condizioni cicliche. I dettagli tecnici su come verranno condotte le aste verranno comunicati in tempi brevi, al più tardi a giugno. Praet ha anche indicato che il tasso naturale di interesse rimarrà su livelli bassi ancora a lungo.
Mersch è, invece, intervenuto sul livello del bilancio della BCE indicando che resterà ampio a lungo e che la BCE non ha fretta di riportarlo ai livelli pre-crisi.

USA Kaplan (Dallas Fed) ha detto che è troppo presto per considerare un taglio dei tassi: che per rispondere a un’inversione della curva dei rendimenti occorre avere segnali più rilevanti in termini di dimensione e/o di durata.
Il commento di Kaplan è particolarmente rilevante alla luce dell’elevata probabilità attribuita dal mercato a tassi più bassi entro fine anno (stima Bloomberg: 61% a luglio, 75,4% a dicembre e 80.6% a gennaio).
George (Kansas City Fed) ha detto che i fondamentali economici sono solidi e, pur in presenza di rischi verso il basso, le sue previsioni sono di “rallentamento della crescita verso il trend, con una dinamica occupazionale in via di moderazione e l’inflazione bassa”.
Questo quadro è coerente con un atteggiamento di attesa, anche perché non si può escludere che l’inflazione acceleri in futuro.

Indice del dollaro volatile ieri, apre stamattina in correzione sulla scia del calo dei rendimenti dei Treasury americani ai minimi da 15 mesi.

EURUSD, ancora debole dopo la correzione di martedì e dopo le parole di Draghi di ieri, scambia sotto a 1,1260. Il mercato ha interpretato le voci di una possibile introduzione di un meccanismo di tassi scalettati sulle riserve in eccesso come un’ulteriore pressione al ribasso sui rendimenti.

La giornata di ieri ha aumentato la probabilità di un’uscita senza accordo il 12 aprile e in tutto ciò la sterlina ha perso uno 0,2% contro dollaro a 1,3188. Comunque, la sterlina mostra ancora una resilienza sorprendente alle notizie. Contro euro, al contrario, l’annuncio in serata delle possibili dimissioni della May aveva portato a un rafforzamento della moneta unica dello 0,6%, ma poi i voti indicativi hanno riportato tutto ai livelli precedenti (intorno a 0,8540).

Lo yen risente dell’aumento dell’avversione al rischio iniziando ad apprezzarsi stamattina su USD dello 0,4%, scambia ora a 110,20.

 

MARKET MOVERs:

AREA EURO
– La dinamica M3 è attesa in aumento al 4,0% a/a a febbraio da un precedente 3,8% a/a.
Tra le controparti di M3 ci aspettiamo una ri-accelerazione dei prestiti alle imprese al 3,5% a/a dopo la frenata del mese scorso. I prestiti alle famiglie dovrebbero continuare a crescere poco sopra il 2,1% a/a come a gennaio. Le condizioni al credito, secondo le indagini BCE, sarebbero circa neutrali nell’Eurozona.
– L’indice di fiducia economica elaborato dalla Commissione Europea è atteso in lieve recupero a marzo, mente la seconda lettura dell’indice di fiducia dei consumatori dovrebbe confermare la stima flash. L’indice per il manifatturiero potrebbe ritornare a zero da -0,4 dopo tre mesi di cali, mentre quello per i servizi è visto in stabilizzazione a 12,1. Infine, la fiducia nel commercio al dettaglio e nelle costruzioni dovrebbero essere variate di poco.
– La stima flash dovrebbe mostrare i prezzi al consumo in aumento di 1,3% m/m su spinta di una stagionalità positiva dall’aggregato core e rialzo dell’energia. L’inflazione è attesa in aumento di un decimo all’1,6%, mentre la dinamica core è vista stabile all’1,2%.
L’inflazione Eurozona potrebbe però tornare a calare verso l’1,3% nei mesi centrali dell’anno su di un effetto base sfavorevole per l’energia. In media 2019 l’inflazione è ancora vista all’1,6%.

GERMANIA – La stima preliminare potrebbe mostrare i prezzi al consumo in aumento di 0,7% m/m a marzo su spinta dei prezzi interni e della componente energia. L’inflazione è attesa in aumento sulla misura nazionale all’1,6% ma in calo di un decimo all’1,6% sull’indice armonizzato. L’inflazione tedesca è attesa stabilizzarsi intono all’1,7% nel resto dell’anno.

SPAGNA – La stima preliminare potrebbe mostrare i prezzi al consumo in aumento di 0,6% m/m a marzo: l’inflazione è attesa in aumento all’1,5% da un precedente 1,1% sulla misura nazionale e all’1,6% da 1,1% sull’indice armonizzato.
Come nel resto della zona euro il rialzo dell’inflazione dipenderà dalla dinamica core che vediamo in aumento di due decimi quest’anno all’1,1%.

USA – La terza stima del PIL del 4° trimestre dovrebbe rivedere la crescita a 2,4% t/t ann., da 2,6% t/t ann., sulla scia di una revisione verso il basso dei consumi e di un ampio contributo negativo del commercio estero.
Le aspettative per il 1° trimestre sono deboli, con una previsione di crescita inferiore all’1% t/t ann., causata soprattutto dal netto rallentamento della spesa delle famiglie associata allo shutdown.