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27 Giugno 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – Nel 1° trimestre 2019, l’indebitamento netto della PA è stato pari al 4,1%, un decimo in meno rispetto all’anno scorso. Il miglioramento è però dovuto unicamente alla spesa per interessi, visto che il saldo primario è risultato pari a -1,3% contro -0,9% del 2018. Ciò nonostante un aumento della pressione fiscale, salita di tre decimi al 38%.
• Sempre nel 1° trimestre, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato di ben +0,9% t/t, dopo la diminuzione di -0,2% t/t di fine 2018. La variazione è la stessa in termini reali (in questo caso c’era stato un calo di -0,5% t/t nel 4° trimestre 2018 e di -0,1% nel 3° trimestre 2018). Nello stesso periodo, i consumi in termini nominali sono cresciuti di appena 0,2% t/t, pertanto il tasso di risparmio è salito di ben sette decimi rispetto al trimestre precedente, a 8,4%.
• Nello stesso periodo, la quota di profitto delle società non finanziarie è scesa al 40,7%, sei decimi in meno rispetto ai tre mesi precedenti. Si tratta di un minimo almeno dal 2010. Anche il tasso di investimento delle aziende è calato, di quattro decimi, al 21,1%.
• In sintesi, i dati di finanza pubblica mostrano che l’andamento dei saldi a inizio anno è circa in linea con il 2018. Il reddito delle famiglie è in ripresa dopo il calo di fine 2018, ma non si traduce in maggiori consumi.
I dati sulle imprese non sono particolarmente positivi in quanto mostrano un calo sia per i margini di profitto che per gli investimenti.

FRANCIA – L’indice di fiducia dei consumatori è migliorato a giugno a 101 da 99, contro attese che lo davano stabile.
Il dato è spiegato da un giudizio più positivo sulle condizioni di vita passate e su quelle future, con anche un aumento della propensione agli acquisti e della capacità di risparmio. Le attese di disoccupazione sono stazionarie e quelle di inflazione in calo. Nel complesso l’indagine di giugno è quindi positiva e conferma la nostra visione di un consolidamento della spesa delle famiglie nella parte centrale dell’anno.

STATI UNITI
– Gli ordini di beni durevoli a maggio calano di -1,3% m/m, dopo -2,8% m/m di aprile (rivisto da -2,1% m/m), con un’altra frenata del comparto dell’aeronautica civile (-28,2% m/m, dopo -39,3% m/m di aprile) dovuta ai problemi di Boeing. Al netto dei trasporti però gli ordini aumentano più delle attese, +0,3% m/m.
Gli ordini di beni capitali al netto di difesa e aerei sono in rialzo di +0,4% m/m, dopo -1% m/m di aprile. Fra le diverse voci, si rileva un’accelerazione degli ordini di macchinari (+0,7% m/m), di computer ed elettronica (+0,8% m/m) e di auto (+0,6% m/m).
Le consegne di beni capitali sono in rialzo di 0,5% m/m; al netto di difesa e aerei, le consegne di beni capitali aumentano di 0,7% m/m (variazione a 3 mesi ann., +1,7%), con il comparto dei macchinari in rialzo di 1,1% m/m.
Le scorte proseguono sul trend positivo con un aumento di 0,5% m/m.
Il rapporto scorte/fatturato è in rialzo a 1,67 per il secondo mese consecutivo, rispetto a una media di 1,62 dei due trimestri precedenti. I dati sono moderatamente incoraggianti, con segnali positivi per gli investimenti del 2° trimestre, grazie alla dinamica positiva degli ordini e delle consegne di beni capitali e alle revisioni verso l’alto delle consegne.
– La bilancia commerciale dei beni a maggio (prel.) registra un ampliamento del deficit, da -70,9 mld di aprile (rivisto da -72,1 mld) a -74,5 mld di dollari.
Le esportazioni aumentano di 3% m/m, mentre le importazioni segnano un incremento di 3,7% m/m. E’ possibile che nei mesi primaverili le importazioni siano gonfiate dall’anticipo di ordini dalla Cina mirati a mitigare gli effetti di nuovi dazi su 200 mld di dollari di prodotti cinesi, entrati in vigore a maggio, e di potenziali nuovi dazi su altri 300 mld di beni importati dalla Cina. Gli incrementi di importazioni ed esportazioni di maggio seguono debolezza nei mesi precedenti.

 

COMMENTI:

ITALIA – Nel documento “L’economia aperta rende la zona euro più vulnerabile all’escalation dei conflitti commerciali”, Standard & Poor’s ha confermato la propria stima sulla crescita dell’economia italiana per il 2019, a 0,1%, ma ha tagliato la previsione per il 2020, a 0,5% da 0,6% dello scorso marzo. Le nuove stime sono inferiori ai target governativi ma circa in linea con il consenso. L’agenzia si pronuncerà sul rating sovrano dell’Italia il prossimo 25 ottobre (attuale rating BBB con outlook negativo).

STATI UNITIDaly (San Francisco Fed) ha detto che un eventuale taglio dei tassi sarebbe mirato a stimolare la crescita verso il potenziale. Secondo Daly il mercato del lavoro è sotto pressione e l’economia era solida fino all’arrivo dei nuovi venti contrari dalla politica commerciale.
Daly ha però aggiunto che al momento è difficile prevedere se fra un anno i tassi saranno inferiori a quelli attuali, dato che gli eventi nuovi sono intervenuti nelle ultime sei settimane e potrebbero anche scomparire.
Il flusso di discorsi dalla Fed iniziato dopo la riunione del FOMC sottolinea da un lato l’apertura a interventi di stimolo e dall’altro l’incertezza sugli effetti e sulla durata dei “venti contrari”.
Intanto non si interrompe la serie di attacchi aggressivi da parte di Trump contro la Fed in generale e Powell in particolare.
L’ultimo attacco è stato sferrato ieri con l’affermazione di Trump secondo cui la Fed è “pazza” (“insane”) e gli Stati Uniti dovrebbero avere Draghi invece della loro “Fed person”.
Trump ha detto che nessuno sapeva chi fosse Powell fino a quando lui stesso non lo ha nominato presidente della Fed e ha aggiunto: “io l’ho fatto, e vuole mostrare quanto è tosto. Ok. Lasciamogli mostrare quanto è tosto”. L’escalation delle dichiarazioni contro Powell potrebbe a un certo punto arrivare a testare i limiti legali del potere del presidente sull’indipendenza della banca centrale.

 

Volatilità nella media, ieri, con l’indice del dollaro poco variato (+0,2%).

L’euro potrebbe apprezzarsi sulla scia dell’uscita dell’inflazione tedesca di giugno, attesa in accelerazione, ma difficilmente uno sforamento della resistenza di 1,1400 potrebbe dimostrarsi duraturo.
Ieri ha ceduto lo 0,2% contro USD, portandosi appena sotto a 1,1360.

Sterlina sempre apatica e lontana dall’attenzione degli operatori in questa fase, è rimasta ferma ieri a 1,2680 contro dollaro. Anche contro euro la sterlina è rimasta sul livello di chiusura di martedì, a 0,8950.

I rischi geopolitici continueranno a sostenere lo yen, che sta però ora si è indebolito contro USD dello 0,8% a 108,10.

Anche il franco svizzero ha ceduto lo 0,5% contro EUR a 1,11135 e lo 0,6% contro USD a 0,9810.
Rimane comunque sopravvalutato rispetto alla media di lungo termine contro entrambe le valute.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – L’indice di fiducia economica elaborato dalla Commissione Europea (ESI) è visto in stabilizzazione a giugno (da 105,1 precedente).
Nell’industria il morale è atteso anche qui in consolidamento (attorno a -3,6), mentre nei servizi il livello potrebbe leggermente migliorare (stimiamo a 12,6).
Infine, la seconda lettura dovrebbe confermare la stima flash, indicando che il morale delle famiglie dell’Eurozona è rimasto stabile rispetto a maggio. L’indice ESI rimane ancora al di sopra della media storica ma è inferiore di 6 punti rispetto alla media 2018.

ITALIA – La fiducia delle imprese manifatturiere potrebbe tornare a calare a giugno, risentendo della nuova escalation della guerra commerciale su scala mondiale.
Più contenuta dovrebbe essere la flessione per l’indice composito sulla fiducia delle imprese (da 100,2 di maggio). La fiducia dei consumatori è vista anch’essa in lieve calo, dopo che il recupero a 111,8 del mese precedente era dipeso non da un miglioramento della situazione personale degli intervistati, ma da una valutazione meno ottimistica della situazione economica del Paese, su cui però sembra aumentata l’incertezza nell’ultimo mese.

GERMANIA – La stima flash dai Länder dovrebbe indicare che a giugno i prezzi al consumo sono in calo di un decimo sull’indice nazionale e di due decimi su quello armonizzato.
Di conseguenza l’inflazione è vista in rallentamento di un decimo sull’indice nazionale (dall’1,4% all’1,3%) e di due decimi su quello armonizzato (dall’1,3% all’1,1%).

STATI UNITI – La terza stima del PIL del 1° trimestre è prevista in rialzo di 3,2% t/t ann.