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26 ottobre 2018 – nota economica giornaliera

BCE – La riunione BCE del 25 ottobre è stata interlocutoria in quanto il Consiglio non ha discusso di politica monetaria.
La comunicazione sui tassi e reinvestimenti è stata confermata nella sua formulazione di settembre scorso, mentre nel comunicato si ribadisce che l’APP (Asset Purchase Programmes) verrà concluso a fine anno.
In sintesi, bisognerà aspettare dicembre per delle novità sulla politica monetaria, ma si ritiene che il Consiglio possa avviare un ciclo di rialzi moderati a partire da settembre 2019 anche nel caso in cui la crescita dovesse tornare al trend, o poco al di sotto, dal momento che la politica monetaria resterebbe comunque accomodante.

STATI UNITI – Il deficit commerciale dei beni a settembre si attesta a -76 mld di dollari e tocca un massimo storico per la serie. Le importazioni aumentano di 1,5% m/m, sulla scia della volontà delle imprese di anticipare gli acquisti dall’estero in modo da evitare l’introduzione dei nuovi dazi del 10% sui prodotti cinesi entrati in vigore il 24 settembre.
Le importazioni sono quindi in rialzo sia nel comparto dei beni capitali sia in quello dei beni di consumo, ma le auto correggono di -1,9% m/m. Le esportazioni crescono di 1,8% m/m: nel 3° trimestre il canale estero dovrebbe dare un contributo negativo alla crescita, con esportazioni in calo e importazioni in forte aumento.
Le scorte sono però in rialzo (l’altra faccia della medaglia dell’aumento di importazioni) e dovrebbero dare un contributo tale da controbilanciare il freno delle esportazioni nette.

GERMANIA – L’indice di fiducia IFO è tornato indietro a ottobre ritracciando quasi interamente il miglioramento registrato nei mesi estivi. Il rallentamento del commercio globale e i timori di aumento di barriere tariffarie possono aver chiaramente pesato sulla dinamica dell’export e sull’attività manifatturiera tedesca. In generale, però, l’indice IFO resta al di sopra della media a lungo termine e continua a segnalare una fase solida dell’economia tedesca, nonostante il rallentamento del manifatturiero sembra essere una tendenza che difficilmente sarà invertita a breve.
L’indice si è quindi assestato a 102,8 (da 103,7) e sono peggiorate in particolare le attese per i prossimi mesi da 100,9 a 99,8. Anche la valutazione sulla situazione corrente peggiora con l’indice in calo a 105,9 da 106,6.
Il principale rischio per l’economia tedesca rimane infatti l’eventuale escalation di tensioni nel commercio internazionale, con un rischio che sembra concreto ancor prima dell’ipotetico lancio di nuovi dazi sulle auto: l’istituto IFO, stimando un aumento del 25% delle tariffe sulle auto vendute negli Stati Uniti, prevede un impatto di almeno -0,2% sul PIL tedesco.
In linea con il PMI pubblicato ieri, il sondaggio IFO suggerisce un marcato rallentamento dell’attività manifatturiera con l’indice ai minimi da inizio 2017 (in calo a 19,2 da 23,3).
La fiducia delle imprese è calata anche nei servizi scendendo a 31,7 da 32,4.
In peggioramento il morale anche nel commercio con l’indice per il comparto in calo a 10,1 (da 11,7): in particolare, è l’andamento del commercio al dettaglio a pesare di più con l’indice in calo a 0,6 da 5,2 (un minimo dal 2015). Nel commercio all’ingrosso, le condizioni sono peggiorate meno con l’indice in calo da 16,6 a 15,8.
Il settore delle costruzioni rimane in forte espansione con l’indice che continua a rompere nuovi massimi ogni mese.

STATI UNITI – I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 20 ottobre sono poco variati a 215 mila da 210 mila della settimana precedente e si mantengono sui minimi, con indicazioni di ulteriore calo del tasso di disoccupazione.

GIAPPONE – Il CPI di Tokyo a ottobre è in rialzo di 1,5% a/a, da 1,3% a/a di settembre. A ottobre l’inflazione è spinta dall’energia, mentre le altre voci restano su un sentiero pressoché stabile, mantenendo sempre lontano l’obiettivo della BoJ. L’inflazione (ex-alimentari freschi) è stabile all’1% a/a, mentre quella al netto di alimentari ed energia rallenta a 0,6% a/a (da 0,7% a/a di settembre). Su base mensile l’indice al netto degli alimentari freschi è invariato.

STATI UNITI – Gli ordini di beni durevoli a settembre aumentano di 0,8% m/m (dopo +4,6% m/m), spinti da difesa e auto.
L’aeronautica civile segna un’ampia correzione a settembre, dopo il forte aumento di agosto, ma altre voci nella categoria trasporti (auto) spingono l’aggregato al rialzo.
Al netto dei trasporti, la variazione è di solo 0,1% m/m, in rallentamento rispetto al trend recente di +0,3% m/m.
Gli ordini di beni capitali al netto di difesa e aerei calano di -0,1% m/m, indicativo di un rallentamento degli investimenti nella parte finale dell’anno.
Le consegne di beni capitali al netto di difesa e aerei sono stabili su base mensile, ma la media a 3 mesi è in aumento di 7,7%, segnale positivo per gli investimenti in macchinari nel 3° trimestre.

 

COMMENTI:

Durante la conferenza stampa, Draghi ha sottolineato che non vi è stato cenno sulla politica di reinvestimento né sulla durata dei riacquisti dopo il primo rialzo dei tassi.
La BCE non ha urgenza di fornire nuovi dettagli operativi, dal momento che in questo modo si lascia un ampio margine di flessibilità.
Una cosa è certa la regola di intervento in base alle quote capitale non verrà modificata.
Al centro del dibattito vi è stato sicuramente l’andamento più debole delle attese: tuttavia, il Consiglio non ha rivisto la propria valutazione dei rischi in uno scenario di moderata espansione e graduale ritorno dei prezzi al target nel medio periodo.
Draghi ha spiegato che l’andamento dei dati potrebbe essere in parte distorto da fattori idiosincratici quali il rallentamento delle vendite di auto in Germania.
Restano, però, incertezze sul quadro globale e su possibili aumenti indesiderati della volatilità: la BCE deciderà a dicembre con le nuove previsioni e più informazioni alla mano se rivedere la propria valutazione.
Draghi ha però sottolineato che, se anche il rallentamento recente dovesse essere confermato, si tratterebbe solo di un ritorno della crescita al proprio potenziale dopo diversi trimestri di espansione assai solida.
L’Italia è stata oggetto di molte domande dei giornalisti.
Ma anche qui le novità sono limitate: Draghi si è detto fiducioso che un accordo possa essere trovato ed ha anche riportato l’opinione di Dombrovski che si è dichiarato “aperto al dialogo nel rispetto delle regole del Patto di Stabilità”.
Draghi ha riconosciuto che il rialzo dello spread può mettere sotto pressione la posizione patrimoniale delle banche italiane nonché il costo della raccolta, ma si è rifiutato di identificare una soglia critica per il differenziale di tasso tra titoli italiani e tedeschi.
Riguardo l’attuale “dibattito sulla posizione fiscale” con la Commissione UE, Draghi è fiducioso. Tuttavia, se un singolo Paese Membro si dovesse trovare in una eventuale crisi di liquidità, la modalità di soccorso da parte della BCE sono le OMT (outright monetary transactions), lanciate nel 2012, che sono però sono attivabili solo sotto stretta condizionalità ovvero la firma di un Memorandum of Understanding da parte del Paese Membro che in cambio dell’apertura di una linea di credito, accetta un percorso di rientro dagli squilibri macroeconomici. La concessione di aiuti è un processo lungo che richiede l’approvazione unanime degli altri Paesi Membri e consenso politico nel Paese: solo quando questa linea di credito è attiva, il Paese Membro può richiedere l’intervento della BCE.

ITALIA – Oggi, a mercati chiusi, S&P potrebbe annunciare modifiche al rating (attualmente BBB) o all’outlook che per ora è dato come “stabile”. Un anno fa, dopo aver innalzato il rating dal precedente “BBB-”, l’agenzia aveva ipotizzato di poter abbassare il rating nel caso di:
> forte rallentamento della crescita;
> peggioramento della posizione esterna sull’estero (saldo di parte corrente negativo);
> infine, se fosse venuta meno la fase di miglioramento dei conti pubblici.
La terza possibilità è quella che potrebbe concretizzarsi in pieno.

Il nuovo vicepresidente della Federal Reserve, Richard H. Clarida, nel suo primo intervento ha detto che, se l’evoluzione dei dati sarà in linea con le sue previsioni, ci sarà “un po’ di ulteriore aggiustamento del tasso dei fed funds”.
Clarida ha detto che l’economia è in crescita solida e non ha più bisogno di stimolo monetario. Ha però sottolineato che cambiamenti nelle condizioni finanziarie sono rilevanti per lo scenario e vanno prese in considerazione dalla Fed. Clarida ha poi sottolineato che l’inflazione potrebbe non essere in significativo rialzo pur in una situazione di forte crescita, per diversi motivi: crescita potenziale in aumento con una maggiore produttività, NAIRU (Non-Accelerating Inflation Rate of Unemployment) inferiore alle stime, aumento della partecipazione.
Clarida ha concluso indicando che le aspettative e i dati di inflazione saranno cruciali per determinare fino a che punto occorrerà alzare i tassi.
Pur senza prendere una posizione chiara fra i due campi presenti nel FOMC, uno a favore di tassi in rialzo solo fino alla neutralità e l’altro invece favorevole a tassi modestamente restrittivi, Clarida potrebbe propendere marginalmente verso il secondo.
In ogni caso, i prossimi due-tre rialzi dei tassi saranno relativamente poco controversi nel FOMC, con solo un paio di presidenti contrari, ma a partire dalla primavera 2019 il consenso sarà più difficile da raggiungere nel Comitato.

 

Ritorno della volatilità sui mercati valutari, ieri, ancora all’insegna del rafforzamento di USD, con l’indice del dollaro in aumento dello 0,4% sulla scia del rimbalzo di Wall Street.

L’euro è stato nuovamente sotto pressione dall’inizio della riunione della BCE, calando di un altro 0,2% e scambia ora a 1,1371.

Anche la sterlina sta subendo nuove pressioni al ribasso, calando dello 0,5% contro USD e dello 0,3% contro euro dopo le ultime notizie dalla scena politica inglese, che confermano che il Governo sia in difficoltà nell’individuare una linea comune per fare avanzare i negoziati su Brexit.

Lo yen si rafforza contro dollaro di 0,3% sulla scia della diffusione dei dati di inflazione (CPI di Tokyo), che a ottobre è in rialzo.

Franco svizzero chiude la giornata di ieri in rafforzamento marginale sull’euro (+0,1%), mentre cede contro il dollaro lo 0,5%. Il biglietto verde ormai è sempre più vicino alla parità.

La NorgesBank ha lasciato i tassi invariati allo 0,75%: dopo un iniziale rafforzamento la Corona Norvegese è ritornata a scambiare attorno a 9,5.

 

MARKET MOVERs:

C’è attesa in Italia per l’annuncio di S&P in merito alla valutazione sul rating sovrano e dell’outlook economico del Paese. Se ne emergerà un declassamento a BBB- con outlook stabile, o ancor meglio soltanto un cambiamento dell’outlook, le conseguenze non saranno negative per l’euro.

Negli Stati Uniti, la stima advance del PIL del 3° trimestre potrebbe confermare una variazione positiva ma in rallentamento rispetto al periodo precedente, con una spesa pubblica che è invece prevista in accelerazione, grazie agli effetti della legge di spesa approvata in primavera. In generale i dati potrebbero confermare la solidità della ripresa nel 2018 sostenuta dagli effetti dello stimolo fiscale alla spesa per consumi privati e pubblici. Con la normalizzazione del canale estero e delle scorte nei prossimi trimestri, la crescita per il prossimo triennio potrebbe convergere però su livelli più moderati e aprire la strada ad un lieve rallentamento.

Sempre negli USA sarà diffuso il dato finale della fiducia dei consumatori rilevata dall’University of Michigan per il mese di ottobre.

In Francia è atteso l’indice di fiducia dei consumatori, dopo che il morale delle famiglie era calato a settembre: dopo tre mesi di relativa stabilità, per effetto di un peggioramento della percezione della propria situazione economica, il morale dei consumatori potrebbe tornare sui livelli del 2016, con ormai del tutto esaurita la fase espansiva registrata nel 2017.