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26 Giugno 2019 – nota economica giornaliera

STATI UNITI
– La fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board a giugno corregge da 131,3 (rivisto da 134) a 121,5 (minimo dal 2017), rimanendo in linea con il livello di gennaio 2019 (121,7).
Le condizioni correnti calano da 170,7 a 162,6 e le aspettative flettono da 105 a 94,1.
La correzione di giugno, simile a quella vista fra fine 2018 e inizio 2019 (sulla scia dello shutdown e del timore per i dazi), riflette probabilmente preoccupazioni collegate alla politica commerciale.
Anche le aspettative di inflazione a 12 mesi, in rialzo da 4,6% a 5,1% (pur in presenza di un trend debole dei prezzi della benzina), potrebbero essere influenzate dal timore che i dazi minacciati sulle importazioni di beni di consumo dalla Cina possano trasferirsi sui prezzi finali.
Fino al mese scorso, le indagini presso i consumatori sembravano essere scarsamente toccate dal peggioramento delle tensioni commerciali. Nonostante la correzione, lo scenario per i consumi resta in ogni caso favorevole.
– Le vendite di case nuove a maggio deludono le aspettative, segnando un calo a 626 mila, da 679 mila di aprile (rivisto da 673 mila): è la seconda contrazione consecutiva. La correzione è concentrata negli stati occidentali e in quelli nord-orientali, mentre nel Midwest e nel sud le vendite sono state in aumento.
Il calo dei tassi sui mutui e il continuo aumento della formazione di nuove unità famigliari hanno spinto le vendite verso l’alto nei primi mesi del 2019, dopo un anno di quasi-stagnazione dovuta ai prezzi elevati.
I dati di maggio potrebbero essere peggiorati dal clima avverso del nord-est e dai timori di una guerra dei dazi che si è riflessa anche sulla fiducia. L’evoluzione dei rapporti Cina-USA nelle prossime settimane potrebbe essere rilevante sia per le decisioni di consumatori e imprese, sia per quelle della Fed.

 

COMMENTI:

ITALIA – La riunione odierna del Consiglio dei Ministri potrebbe approvare un pacchetto di misure di assestamento dei conti 2019 per ricondurre il deficit al 2,1% del PIL.
La manovra includerebbe l’attivazione dei tagli alla spesa dei ministeri per 2 miliardi, la revisione delle entrate tributarie (maggiori incassi IVA e condoni), extra-dividenti di CDP e Banca d’Italia, revisione al ribasso delle stime sui costi di reddito di cittadinanza e quota-100 (altri 6 miliardi complessivi).
In vista della decisione della Commissione Europea, sarebbe utile fornire garanzie anche sui conti 2020, riguardo ai quali la divergenza iniziale fra stime del governo e Commissione assomma a 1,8% del PIL, ma qui gli ostacoli saranno maggiori.

STATI UNITI – L’agenda dei discorsi dei partecipanti al FOMC resta fitta per tutta la settimana.
Ieri il focus era su Powell, ma anche gli interventi di Bullard e Barkin sono di rilievo.
Powell ha ripetuto che l’incertezza sulla politica commerciale e sulla crescita globale, cresciuta nelle ultime 6-8 settimane, potrebbe dar luogo a tagli dei tassi.
Powell ha detto che per ora i dazi attuati nella disputa USA-Cina non sono tali da mettere a rischio la ripresa USA, ma la Fed sta seguendo con preoccupazione segnali di “perdita di fiducia o una reazione dei mercati finanziari”.
Inoltre, secondo Powell sta cambiando la valutazione della dinamica inflazionistica, la cui debolezza potrebbe essere “più persistente” del previsto. Powell ha anche ribadito che con il tasso neutrale su livelli storicamente bassi, la ricerca economica prescrive di intervenirepiù presto piuttosto che più tardi”.
Una parte importante del discorso di Powell è stata dedicata a difendere l’indipendenza della Fed da ingerenze politiche. Pur senza citare gli attacchi di Trump esplicitamente, Powell ha ricordato che le modifiche istituzionali che hanno portato all’attuale assetto indipendente della banca centrale sono state attuate dopo periodi di errori di policy causati proprio dalle ingerenze della politica nella conduzione della politica monetaria.
Powell ha sottolineato che i membri della Fed sono umani e possono ovviamente commettere errori, ma non commetteranno errori di “integrità o di carattere”.
Bullard (St Louis Fed), che ha dissentito alla riunione di giugno e ha chiarito che non sarebbe favorevole a una riduzione dei fed funds di 50pb a luglio; il suo voto sarebbe per un intervento espansivo di 25pb.
Barkin (Richmond Fed) ha preso una posizione attendista, affermando di non essere sicuro che sia opportuno attuare un taglio dei tassi nel 2019.
Barkin ha notato che i dati recenti hanno dato segnali misti, con indicazioni di indebolimento degli investimenti, in un contesto che finora era di crescita consolidata. A suo avviso la politica monetaria è ancora modestamente accomodante e non è ancora chiaro se sarà opportuno attuare un taglio dei tassi nel 2019: sarà necessario seguire l’evoluzione dei dati per decidere il sentiero dei tassi.

 

L’indice del dollaro ha recuperato terreno ieri (+0,5%), sia in mattinata e sia dopo i discorsi Fed.

L’euro ha perso lo 0,5% contro dollaro portandosi a 1,1361. Sul fronte dei dati, più che l’inflazione saranno importanti i dati di economia reale: soltanto una netta ripresa della fiducia nell’Eurozona domani (ma molto improbabile) e della produzione industriale (che però sarà pubblicata soltanto fra due settimane circa) potrebbe riportare la BCE in condizioni di attesa.

La sterlina scivola senza opporre resistenza a 1,2670 contro USD (-0,7%). Contro euro cede lo 0,5% e ritorna a 0,8965. Nei giorni scorsi Johnson ha inasprito la sua retorica a favore di un’uscita entro il 31 ottobre a tutti i costi, contestato in questo dall’altro candidato Jeremy Hunt, che sostiene invece un approccio più moderato.

Le parole di Powell hanno anche sgonfiato un po’ lo yen, che ieri ha ceduto lo 0,6% dopo il visibile apprezzamento a cavallo del fine settimana. USDJPY scambia ora a 107,39.

Il franco svizzero è sostanzialmente fermo contro euro a 1,1095 mentre contro dollaro si sta dirigendo verso 0,9800.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI
– Gli ordini di beni durevoli a maggio (prel.) sono previsti in calo a maggio, dopo il -2,1% m/m di aprile.
Una parte della debolezza è ancora attribuibile al comparto dell’aeronautica e causata dalle difficoltà di Boeing. Al netto dei trasporti, gli ordini dovrebbero essere in rialzo. Anche gli ordini di beni capitali al metto di trasporti e difesa sono previsti in modesto aumento, dopo il calo di -1% m/m di aprile, mantenendo il trend marginalmente positivo, in linea con le indicazioni della componente ordini dell’ISM.
– La bilancia commerciale dei beni a maggio (prel.) dovrebbe registrare un deficit circa stabile, a -72 mld di dollari.
Importazioni ed esportazioni sono state in calo ad aprile, e a maggio dovrebbero registrare un rimbalzo. In particolare, le importazioni potrebbero essere spinte dal tentativo delle imprese di accumulare scorte in previsione di un possibile aumento dei dazi con la Cina, mentre l’export resterà frenato nel comparto dell’aeronautica civile per via dei problemi di Boeing. I dati darebbero indicazioni per un modesto contributo negativo del canale estero nel 2° trimestre.