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26 Febbraio 2019 – nota economica giornaliera

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ITALIA – Nel corso di un’intervista, il ministro dell’economia ha escluso la possibilità di una manovra correttiva, alla luce della situazione economica che oscilla fra stagnazione e recessione, e ha definito “follie” le ipotesi di aumento dell’Iva.
Tria ha anche ricordato che, in base ai Trattati, “nessuno può disporre delle riserve d’oro, se non la banca centrale, per motivi di politica monetaria”, e che un loro conferimento al governo sarebbe una forma non consentita di finanziamento del settore pubblico. Il presidente del consiglio dei ministri, Conte, ha prospettato nella prossima manovra di bilancio una revisione delle detrazioni fiscali, nonché un piano di privatizzazioni limitato al patrimonio immobiliare.

REGNO UNITO – Secondo quanto riferisce Waugh di HuffPost, potrebbero essere pubblicati oggi i documenti con l’analisi degli impatti di un no-deal Brexit, come promesso dal governo alla parlamentare Soubry.
Ieri, il segretario del Partito Laburista, Corbyn, ha dichiarato che appoggerà la richiesta di un secondo referendum.
Corbyn non ha chiarito quali opzioni sarebbero incluse nel referendum, ma la mossa a sorpresa (nella lettera inviata a Theresa May due settimane fa tale ipotesi non era neppure menzionata) dovrebbe prevenire ulteriori defezioni di deputati moderati, 8 dei quali erano confluiti recentemente in un gruppo di indipendenti insieme a 3 conservatori. Infatti, il Partito non appare compatto nel sostenere la proposta: secondo i media britannici, 25 laburisti potrebbero addirittura votare contro.
Perciò, la proposta di un secondo referendum potrà ottenere la maggioranza parlamentare soltanto se sostenuta da un significativo numero di conservatori. L’appoggio al referendum non dovrebbe concretizzarsi subito: si prevede che domani i laburisti ripropongano la proposta dell’unione doganale, preparando una mozione a favore di un referendum soltanto in vista del successivo voto, che dovrebbe tenersi il 12 marzo, nella probabile eventualità che il loro piano sia nuovamente bocciato.

STATI UNITI
– L‘audizione di Powell alla Commissione Bancaria del Senato dovrebbe confermare la fase di pausa annunciata dalla Fed alla riunione di gennaio.
Nei discorsi recenti, e nei verbali, si registra una divisione all’interno del FOMC riguardo alla probabilità di ulteriori rialzi al termine di questo periodo di valutazione. Per alcuni l’economia potrebbe proseguire su un sentiero di crescita superiore al potenziale e richiedere ancora qualche modesto intervento verso l’alto.
Per altri, invece, il regime di bassa inflazione e il raggiungimento della neutralità implicano più probabilmente tassi stabili ai livelli attuali.
Powell dovrà fare un atto di equilibrismo, senza schierarsi, ma segnalando che i dati saranno determinanti per le decisioni di politica monetaria. A gennaio la sua conferenza stampa era stata molto dovish, mentre a dicembre la conferenza stampa era stata eccessivamente hawkish.
Il messaggio generale dovrebbe essere positivo sullo scenario economico e di wait and see sui tassi.
Bostic (Atlanta Fed) ha ripetuto la sua opinione che sarebbe probabilmente appropriato attuare ancora un rialzo dei tassi quest’anno e uno nel 2020. Bostic ha detto di avere abbassato, sulla scia della crescente incertezza, la propria previsione che a dicembre era di due rialzi nel 2019.
Clarida (Board Fed) ha sottolineato i rischi derivanti dal rallentamento dell’economia globale, ribadendo che questi rappresentano uno dei motivi dietro l’attuale fase di pausa dei tassi. Tuttavia, Clarida ha anche sottolineato che lo scenario americano è solido e la bassa inflazione permette alla Fed di essere “paziente” e di guardare anche le indicazioni derivanti da una curva dei rendimenti molto piatta.
– Un lavoro della San Francisco Fed stima che un rialzo dal 25% dei dazi americani sulle importazioni dalla Cina avrebbe l’effetto di aumentare l’inflazione di 0,4 pp, mentre la stabilizzazione dei dazi sui livelli attuali (che includono i rialzi del 2019) è associata a una spinta verso l’alto dei prezzi di 0,1 pp.

 

Il trend di bassa volatilità della scorsa settimana sta proseguendo. Ieri, i principali cross hanno aperto la nuova settimana senza particolare scossoni: l’indice del dollaro ancora in lieve calo con i rendimenti dei Treasury in riduzione.

In un contesto ieri povero di spunti, l’euro si è assestato sulla media mobile a 20gg, scambiando a 1,13 dollari.

La sterlina si apprezza contro dollaro per effetto dell’annuncio del leader laburista Corbyn di essere a favore di un nuovo referendum su Brexit e della dichiarazione di Theresa May di non avere preclusioni a una dilazione della data di uscita, guadagnando lo 0,5% e portandosi a 1,3130 contro il biglietto verde. Nei confronti dell’euro ha invece ceduto lo 0,4%, scendendo fino al minimo mensile di 0,8648,

Lo yen dopo un cedimento ieri in chiusura di giornata sulla scia di un crescente appetito per il rischio fino a 111,15 ha poi recuperato riportandosi a 110,80. Kuroda in un discorso ha dichiarato che monitorerà da vicino l’impatto della stretta fiscale sull’economia in programma dall’autunno.

 

MARKET MOVERs:

FRANCIA – L’indice di fiducia dei consumatori a febbraio è atteso migliorare marginalmente.
Il morale delle famiglie era peggiorato toccando un minimo a dicembre, ma risalendo a gennaio: avevano pesato particolarmente le proteste, che ora sembrano assopite ma non ancora spente. Nuovi focolai di protesta potrebbero riaccendersi con effetti negativi sul morale.

STATI UNITI
– I nuovi cantieri residenziali a dicembre dovrebbero essere poco variati, mentre la fiducia dei consumatori, rilevata dal Conference Board a febbraio, è attesa in rialzo. L’aumento previsto non dovrebbe compensare la correzione registrata nei tre mesi precedenti, ma il recupero dei mercati e il continuo ottimo andamento del mercato del lavoro sostengono comunque la fiducia su livelli storicamente elevati, anche se l’incertezza politica pesa sull’ottimismo delle famiglie, soprattutto per quanto riguarda le aspettative.