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25 ottobre 2018 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Il PMI composito, a sorpresa, è calato ancora marcatamente a ottobre assestandosi 52,7 da 54,1, un minimo dal 2015 e ben al di sotto del picco di fine 2017 (58,8). Il calo è interamente dovuto alla Germania dove l’indice è sceso a 52,7 da 55, mentre l’indice è migliorato in Francia seppur di poco (da 54,0 a 54,3).
Anche il PMI manifatturiero è calato (da 53,2 a 52,1) confermando il rallentamento dell’industria anche per effetto della minore domanda estera, che è scesa sotto quota 50 per la prima volta dal 2013 (a 48,9). In Germania ad esempio i nuovi ordini all’export sono a quota 47,4.
A pesare sull’andamento del comparto è anche l’aumento delle scorte di prodotti finiti che tornano a 50,4 da 49,4. Il quadro peggiora pure nei servizi, con il PMI eurozona che passa da 54,7 a 53,3. Anche in questo caso, però, il calo interessa in prevalenza la Germania (da 55,9 a 53,6), mentre l’indice è migliorato in Francia (da 54,8 a 55,6). Nei servizi, infatti, sono peggiorate le attese per i prossimi mesi mentre la valutazione della situazione corrente è poco variata: tuttavia, le imprese si aspettano di continuare ad aumentare l’organico anche se a ritmi meno sostenuti che in passato.
Sul fronte dei prezzi di vendita, il quadro è praticamente stabile con l’indice PMI prezzi praticati a 53,4 (da 53,6); l’indice PMI dei prezzi pagati è invece fermo a 60.4.
Difficile dire se il rallentamento sia o meno temporaneo, in particolare in Germania, laddove in ogni caso possono esserci dei rischi al ribasso per le stime di crescita del PIL in tutta la zona euro.

FRANCIA – L’indice di fiducia presso le imprese manifatturiere è calato a sorpresa a ottobre a 104 da 107, un minimo da novembre 2016.
L’indagine segnala un brusco calo della produzione corrente a fronte di un lieve aumento dalla produzione attesa. Il crollo può spiegarsi con il netto calo della domanda interna e degli ordini dall’estero.
In modo analogo, seppure il livello dei prezzi è rimasto invariato rispetto a settembre e l’indice rimane comunque al di sopra della media storica, l’indagine di ottobre segnala che nell’ultimo trimestre il morale potrebbe nuovamente declinare, dopo essere già sceso da 110,0 del secondo trimestre a 108,5 nel terzo.

BELGIO – L’indice di fiducia economica elaborato dalla Banca del Belgio sorprende al ribasso calando a ottobre a -1,1 (da 1,2): lo spaccato mostra un peggioramento anche dell’indice manifatturiero (da -1,1 a -4,0) dovuto alla netta frenata degli ordini sia domestici sia dall’estero.
Al contrario, il commercio al dettaglio migliora leggermente ma resta negativo a -9,0 (da -10,0), mentre l’edilizia avanza con l’indice a 5,8 (da 3,6).
L’indagine di ottobre conferma quindi che la discesa del morale è imputabile soprattutto alla frenata del manifatturiero ed è coerente con la lettura preliminare dei PMI di ottobre (calato a 51,2 da 53,2).

ITALIA – I dati di settembre sul commercio coi Paesi extra-Ue hanno però nuovamente evidenziato un calo dell’export (-3,7% m/m) e un aumento dell’import (+4,1% m/m).
Le esportazioni risultano in diminuzione di -7,3% su base annua: sul calo tendenziale pesano beni strumentali e di consumo durevoli, ma anche il calo generale delle vendite verso Turchia (-31,1%), Russia (-24,9%), Medio Oriente (-18,6%), Paesi MERCOSUR (-18,3%), Giappone (-17,5%) e Cina (-17,3%).
In sintesi, il commercio estero ancora non sembra dare chiari segnali di ripartenza e rimane un freno per la crescita.

CANADA – La Bank of Canada ha alzato il tasso di policy di 25 pb a 1,75% e ha segnalato l’intenzione di proseguire con i rialzi fino al raggiungimento del tasso neutrale, stimato fra 2,5% e 3,5%.
La Banca Centrale ha giustificato l’intervento con il raggiungimento di un accordo per la rinegoziazione del NAFTA e con la conseguente riduzione di incertezza.
Secondo la BoC, nonostante la recente volatilità, le condizioni finanziarie globali restano accomodanti. Nel comunicato non compare più il riferimento alla “gradualità” dei futuri rialzi dei tassi.

STATI UNITI – Il Beige Book di ottobre, preparato per la riunione del FOMC del 7-8 novembre, riporta espansione in tutte le aree geografiche: fra modesta e moderata nella maggior parte dei distretti, appena positiva in quelli di NY e St Louis, “robusta” in quello di Dallas.
In tutti i settori la crescita è moderata, ma ci sono strozzature all’offerta causate da aumenti dei costi, incertezze sul commercio internazionale e difficoltà a reperire manodopera. La spesa per consumi viene riportata come “modesta”.
Sul mercato del lavoro, gli occupati sono in rialzo quasi dappertutto: c’è però scarsità di manodopera (soprattutto qualificata), al punto da frenare la produzione in un paio di aree. Se, da un lato, la crescita salariale rimane “fra modesta e moderata”, dall’altro, le imprese stanno offrendo incentivi non monetari per attirare e trattenere la manodopera.
Sul fronte dei prezzi, gli aumenti proseguono in modo contenuti, con ad esempio il manifatturiero dove le imprese stanno trasferendo lungo la catena distributiva gli aumenti dei costi dovuti ai nuovi dazi; tuttavia in gran parte degli altri settori, i prezzi finali sono in rialzo.
Il Beige Book fotografa ancora una volta un quadro di crescita moderata, caratterizzata da crescente scarsità di risorse inutilizzate, soprattutto sul mercato del lavoro, ma anche da pressioni salariali e inflazionistiche contenute.
Un neo per lo scenario è la diffusa preoccupazione delle imprese per gli effetti dei dazi imposti dall’Amministrazione

STATI UNITI – Ampia sorpresa negativa per le vendite di case nuove, che calano a 553 mila, raggiungendo il minimo da dicembre 2016 e confermando il trend verso il basso in atto da fine 2017.
Le vendite sono in flessione marcata negli Stati occidentali e in quelli nord-orientali, indicando che non ci sono effetti collegati agli uragani che hanno colpito il Sud.
Le scorte di case invendute continuano la marcia verso l’alto e toccano 7,1 mesi, massimo da marzo 2011, dando supporto alle previsioni di ulteriore debolezza dell’attività nel comparto dell’edilizia residenziale.

 

COMMENTI:

BCE – Nell’ultimo mese, vi è stato un coro di voci da parte di membri del Consiglio BCE per mantenere la guidance sui tassi nella formulazione attuale.
Più di un membro ha indicato che la discussione sui tassi inizierà nei primi mesi del 2019. Il ciclo di rialzi potrebbe quindi essere più aggressivo di quanto non sconti il mercato: 3 rialzi per fine 2020, ma l’evoluzione dei dati rimane chiave.
Come fece la Fed, è possibile che la BCE discuta anche come alterare la guidance sui riacquisti. La BCE tuttavia potrebbe fornire indicazioni su come intende condurre le aste di rifinanziamento dal 2020.

Negli USA, Robert S. Kaplan della Dallas Fed ha confermato la propria visione più dovish (positiva e accomodante) affermando che a suo avviso i tassi dovrebbero salire “in modo graduale e prudente” fino alla neutralità.
Kaplan ha una stima del tasso neutrale “modestamente al di sotto della mediana delle stime dei suoi colleghi” e sottolinea come i tassi nel 2019 dovrebbero essere compresi tra un intervallo che oscilli fra 2,5-2,75 % o fra 2,75-3 %.
Loretta J. Mester della Cleveland Fed ha detto in un’intervista che le recenti critiche alla Fed non influenzano le decisioni della Banca Centrale.
A suo avviso, il tasso neutrale di policy è intorno al 3%, ma con lo stimolo fiscale generato dai tagli delle imposte e dall’aumento della spesa federale, i tassi potranno essere portati un po’ sopra il livello di lungo termine.
Secondo Mester, con una crescita che resta al di sopra del potenziale e, nonostante l’attuale volatilità sui mercati, con condizioni finanziarie ancora espansive, il FOMC può mantenere una visione di consenso con tassi modestamente restrittivi fra fine 2019 e il 2020, nonostante altri, oltre a Kaplan, hanno opinioni meno restrittive.

 

L’indice del dollaro si è rafforzato ieri e con il rendimento del treasury decennale in calo a 3,11%.

Nella giornata di ieri, l’euro ha toccato il minimo da due mesi e mezzo scendendo sotto quota 1,14 per poi risalire leggermente a 1,1417. Le parole di Draghi potranno quindi avere un peso rilevante sull’andamento del tasso di cambio.

Anche la sterlina ha accusato il colpo perdendo lo 0,8% contro USD, ma recuperando lo 0,2% contro euro.

Lo yen sta beneficiando dell’avversione al rischio degli investitori, apprezzandosi dello 0,2% contro dollaro e scambia ora a 112,08.

Dollaro canadese in rafforzamento su USD dopo la decisione di ieri di Bank of Canada di alzare il tasso di riferimento a 1,75%.

Poche novità per la corona svedese dopo la decisione di Riksbank di mantenere fermi i tassi a -0,50%: SEK in calo sull’euro dello 0,3% e scambia ora a 10,39.

 

MARKET MOVERs:

Il focus del giorno sarà la riunione della BCE di ottobre che non dovrebbe però vedere l’introduzione di novità nella comunicazione sui tassi e sui riacquisti.

In calendario per oggi la decisione in Norvegia sui tassi da parte di NorgesBank.

In Germania, l’indice IFO di ottobre potrebbe segnalare un peggioramento del morale nel manifatturiero, anche se al di sopra della media a lungo termine e coerente con una crescita del PIL tedesco ancora appena al di sopra del potenziale.

Negli Stati Uniti si attende la pubblicazione degli ordini di beni durevoli e della bilancia commerciale dei beni a settembre; quest’ultimo dato potrebbe venire influenzato dai dazi introdotti dall’amministrazione Trump.