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20 Febbraio 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – A dicembre, fatturato e ordini industriali hanno fatto segnare un deciso calo, sia su base congiunturale (-3,5% e -1,8% m/m rispettivamente), che in termini tendenziali (fatturato -7,3% a/a, ordinativi -5,3% a/a).
La flessione nel mese è dovuta soprattutto al mercato estero.
Da notare che il fatturato di beni strumentali ha fatto registrare un -5,5% m/m e un -11,2% a/a. Il dettaglio settoriale evidenzia una contrazione tendenziale a due cifre sia per il fatturato che per gli ordini di farmaceutici e mezzi di trasporto, non a caso fra i comparti più export-oriented. Si registra una flessione superiore al 20% anche per gli ordini di computer/elettronica e apparecchiature elettriche e per uso domestico. Il dato evidenzia, in maniera ancora più plastica rispetto a quello sulla produzione, che tutti i principali comparti industriali stanno entrando in una fase recessiva.

GERMANIA – L’indice ZEW sulle attese per i prossimi mesi ha registrato un aumento di 1,6 punti, ma ancora al di sotto della media di lungo termine. La stabilizzazione delle aspettative è un segnale moderatamente positivo.
La valutazione sulla situazione corrente è calata marcatamente di 12,6 punti a 15: l’indice ha perso 61 punti tra ottobre e febbraio, si tratta di una deviazione standard e per cali di entità simili bisogna andare indietro al 2009. In base all’andamento recente dell’indice ZEW ci aspettiamo un calo dell’indice IFO anziché in miglioramento. Lo ZEW di febbraio per ora sembra confermare che nel trimestre in corso l’economia tedesca potrebbe essere in rotta solo per un marginale avanzamento.

STATI UNITI – La Business Leaders Survey condotta dalla NY Fed fra le aziende di servizi nel distretto di New York registra a febbraio un miglioramento, con un rialzo dell’indice di attività a 13,7 (da 3,2). L’indagine registra rialzi per occupazione, salari, prezzi pagati e ricevuti. È rilevante la ripresa degli indici a sei mesi, sui massimi da diversi mesi. La svolta dell’indagine dopo un paio di trimestri di rallentamenti dà un segnale incoraggiante per la crescita, soprattutto alla luce delle sorprese negative recenti (vendite al dettaglio e produzione industriale).

 

COMMENTI:

BCE – Dopo le aperture di Coeuré (venerdì) e Praet (ieri) su possibili modifiche alla politica monetaria ed in particolare alla guidance sui tassi, sono arrivati i commenti del Vice Presidente BCE De Guindos che ha avuto un approccio più istituzionale dichiarando che nessuna decisione verrà presa dal Consiglio fino quando non si avrà a disposizione una valutazione più definitiva dello scenario macro.
Le modifiche alla guidance sui tassi cui ha fatto riferimento Praet non necessariamente verranno introdotte a marzo e De Guindos ha ribadito che la politica monetaria BCE rimane ampiamente accomodante anche dopo la chiusura del QE.
Tra gli strumenti che il Consiglio potrebbe attivare, De Guindos ha menzionato anche le TLTRO.
Il Consiglio vuole verificare quanto duraturo si rivelerà il rallentamento in corso prima di cambiare linee guida sui tassi.
Riteniamo probabile che la BCE indichi rinnovati rischi verso il basso per la crescita derivanti per lo più dal contesto esterno. Ci aspettiamo che alla riunione di marzo il Consiglio annuncio una o più TLTRO con modalità che andranno definite e che si riservi di alterare la guidance solo se non dovessero emergere segnali di recupero di attese e ordini per i prossimi mesi.

REGNO UNITO – Si attende oggi in serata un incontro fra Theresa May e il presidente della Commissione Europea Juncker durante il quale la premier britannica dovrebbe presentare le sue proposte.
Tuttavia, lunedì si è tenuto un incontro fra Barnier e il britannico Barclay, e Juncker ha dichiarato ieri di non avere nessun motivo per pensare che quella di oggi possa essere una discussione fruttuosa. Il governo del Regno Unito sembra ormai aver rinunciato definitivamente all’idea di poter riaprire il negoziato sul trattato di recesso.

STATI UNITI
Trump ha dato nuovamente indicazioni contraddittorie sulla scadenza dei negoziati sul commercio con la Cina, affermando che il 1° marzo “non è una data magica” e che i dazi potrebbero restare fermi alla scadenza della tregua se le trattative saranno in una fase costruttiva. Lighthizer, che guida i negoziati, ha invece continuato a mantenere una posizione intransigente, affermando che dovranno esserci risultati concreti per bloccare il rialzo dei dazi.

Mester (Cleveland Fed) ha ripetuto che l’economia USA è in ottime condizioni, con l’inflazione vicina al 2% un aumento della partecipazione alla forza lavoro che sostiene l’offerta in un mercato del lavoro sotto pressione. Secondo Mester l’economia resterà solida anche quest’anno e potrebbe essere necessario un ulteriore modesto rialzo dei tassi. Per ora comunque la banca centrale può aspettare e raccogliere informazioni. Mester ha confermato che nelle prossime riunioni del FOMC verranno definiti i dettagli per la politica del bilancio della Fed.
Williams (NY Fed) ha dato indicazioni piuttosto dovish sui tassi, affermando che il livello attuale è a suo avviso appropriato e che non dovrebbe essere necessario attuare altri rialzi a meno di accelerazione di crescita e/o inflazione. A suo avviso i tassi sono ora alla neutralità, in una fase di disoccupazione e crescita in via di stabilizzazione e di inflazione persino un po’ al di sotto del 2%. Sul bilancio, secondo Williams si potrà proseguire con la riduzione del portafoglio titoli fino al 2020.
Per Williams il punto di arrivo del bilancio si dovrebbe raggiungere quando le riserve in eccesso saranno intorno a 1 tln di dollari, 600 mld al di sotto del livello attuale.

 

In attesa dei verbali del FOMC di gennaio e dopo l’ennesima dichiarazione ambigua di Trump sui negoziati con la Cina, l’indice del dollaro inverte la rotta cedendo lo 0,2%. La volatilità del dollaro resta molto bassa, mentre la correlazione con l’avversione per il rischio è su livelli negativi, vicini ai minimi di fine 2018.

In particolare, l’euro, dopo lo scivolone all’uscita dello ZEW, ha recuperato tutto il terreno perso e scambia ora a 1,1335 (+0,7%) contro il biglietto verde.

La sterlina ha recuperato l’1% con il dollaro (scambia a 1,3050$), mentre contro euro ha ceduto lo 0,7% portandosi poco sotto a 0,8700. Il movimento non trova giustificazione concreta né nei dati inglesi sul mercato del lavoro, usciti in linea con le attese, né nelle notizie su Brexit.

Lo yen sembra stia digerendo le parole di Kuroda: ieri ha ceduto lo 0,3% contro USD e scambia ora a 110,90. Kuroda aveva precisato che la Bank of Japan potrebbe intervenire in caso di un impatto economico da un “forte apprezzamento” dello yen. I dati di PIL del quarto trimestre hanno però evidenziato un contributo negativo dell’export netto.

Balzo di EURSEK (+0,7%) dopo i dati dell’inflazione di febbraio in Svezia (-1,0% m/m e 1,9% a/a): la corona svedese ha toccato un massimo a 10,62 e scambia ora a 10,55.

 

MARKET MOVERs:

AREA EURO – La stima flash dell’indice di fiducia dei consumatori dell’Eurozona elaborato dalla Commissione Europea è atteso risalire a febbraio. Il livello medio dell’indice rimane ancora al di sopra della media storica ma è sensibilmente sceso nel corso del 2018.

STATI UNITI – La Fed pubblica i verbali della riunione di fine gennaio, rilevanti su diversi fronti: prima di tutto sarà importante avere conferma della diffusione del consenso per la pausa di valutazione indicata dal comunicato e dalla conferenza stampa. In secondo luogo, i verbali potrebbero dare maggiori informazioni sulle aspettative dei partecipanti riguardo alla direzione della prossima mossa dei tassi.
Powell ha detto che è difficile dire ora se la prossima mossa sarà verso l’alto o verso il basso, ma diversi partecipanti al FOMC hanno segnalato che, se le loro previsioni di crescita moderata saranno confermate, potrebbe essere necessario ancora un limitato rialzo.
I verbali potrebbero dare anche qualche informazione sulla durata attesa per la risoluzione dei rischi e, fra gli altri temi rilevanti, c’è la politica del bilancio, con il punto di arrivo delle riserve e i tempi previsti per la fine dei disinvestimenti. Anche la comunicazione, e in particolare il grafico a punti, potrebbe essere stata oggetto di dibattito.