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19 settembre 2018 – nota economica giornaliera

CINA – I venti di guerra commerciale si intensificano: la Cina ha annunciato che risponderà ai nuovi dazi USA, con dazi su circa 60 mld di dollari di importazioni dagli Stati Uniti. Per ora non è chiaro se l’incontro fra il segretario del Tesoro Mnuchin e la delegazione cinese, previsto per fine mese a Washington, verrà cancellato dalle autorità cinesi.

ITALIA – Sia il fatturato che gli ordini all’industria sono calati su base congiunturale sia a giugno che a luglio, dopo l’incremento significativo fatto segnare a maggio. La diminuzione a luglio è dovuta soprattutto al mercato interno. Sul fatturato pesano soprattutto energia e beni strumentali. Su base annua, entrambi gli indicatori si mantengono in espansione ma su ritmi decisamente inferiori a quelli di qualche mese fa (poco meno del 3%). Il quadro per settore di attività mostra incrementi a due cifre sia per il fatturato che per gli ordinativi nel settore farmaceutico e dell’elettronica (oltre che nel fatturato delle attività estrattive), mentre si registra una flessione del fatturato per mezzi di trasporto, gomma/plastica e altre industrie manifatturiere, e degli ordinativi per i comparti metallurgico e tessile.

ITALIA – Il mercato obbligazionario è più tranquillo riguardo alla politica fiscale italiana. Tuttavia nel mese di luglio si è assistito a una flessione sincronizzata di export, produzione, fatturato e ordini industriali. Ciò aggiunge rischi concreti verso un rallentamento congiunturale sulla previsione di crescita del PIL nel trimestre in corso, già limata a 0,2% t/t.

REGNO UNITO – Alla vigilia del summit UE informale dedicato, oltre che all’immigrazione, anche a Brexit, il negoziatore europeo Barnier ha dichiarato di essere pronto a migliorare la proposta UE sulla soluzione per il confine irlandese. Il Regno Unito chiede l’accesso al mercato unico dei beni (quindi senza controlli doganali) in cambio di una promessa di mantenere l’allineamento normativo; l’UE ha offerto invece un accordo di libero scambio con dazi nulli, ma che comporta l’istituzione di controlli doganali.

GIAPPONE – La riunione della Bank of Japan si è conclusa senza novità, con l’impegno a mantenere in atto la politica monetaria di stimolo quantitativo e qualitativo con controllo della curva fino a quando l’inflazione non sarà stabilmente al 2%. La Banca centrale ha confermato le modifiche annunciate a fine luglio, con la nuova forward guidance sui tassi, che prevede il proseguimento dei tassi ai livelli attuali, “estremamente bassi, per un periodo esteso di tempo, tenendo conto delle incertezze per attività economica e prezzi, inclusi gli effetti del rialzo dell’imposta sui consumi”. Restano quindi invariati gli obiettivi per gli acquisti (fra cui incrementi “flessibili” annui intorno a 80.000 miliardi di yen) e per i tassi (intorno a zero per i rendimenti a 10 anni e a -0,1% per il tasso di policy). Il comunicato si mantiene su una valutazione di espansione “a ritmi moderati”, in uno scenario comunque positivo, ma con rischi collegati alla politica commerciale americana e Brexit. La BoJ resterà immobile in attesa di sviluppi per traghettare il Giappone senza scosse oltre il prossimo rialzo dell’imposta sui consumi, previsto per ottobre 2019. Il voto però ha registrato nuovamente due dissensi (7-2), che avrebbero voluto misure più espansive e/o una forward guidance più convincente.

 

COMMENTI:

Il Presidente degli Stati Uniti Trump ha reagito alla notizia dei dazi cinesi affermando che, se verranno introdotte le nuove misure, risponderà con altri dazi ritorsivi su 257 mld di dollari di importazioni, colpendo così il totale dell’import dalla Cina del 2017 (505 mld). Questa minaccia dovrebbe tradursi in un ordine da parte del presidente all’US Trade Representative di preparare la lista di prodotti che saranno soggetti ai nuovi dazi, prevalentemente beni di consumo, con costi crescenti per i consumatori ma anche per il consenso repubblicano al voto delle elezioni di novembre.

La Premier britannica May cercherà probabilmente domani di ottenere appoggi politici per la sua proposta di accordo (il cosiddetto compromesso di Chequers), che peraltro incontra grossi problemi di consenso in Gran Bretagna.

Poca volatilità sui mercati valutari con l’indice del dollaro che è salito marginalmente dello 0,2%, non troppo colpito dalla risposta della Cina di imporre dazi su 60mld di beni americani (sui circa 130 mld totali di importazioni cinesi).

L’euro ha ceduto leggermente contro USD scendendo a 1,1676 (-0,3%), dopo un nuovo fallito tentativo di rompere il tetto di 1,1735.

Il franco svizzero è ben sostenuto per ora e soltanto sviluppi clamorosi potrebbero portare a una discesa sotto 1,10 di EURCHF.

Lo yen ha ceduto lo 0,5% contro dollaro in vista della riunione della BoJ, che ha lasciato il tasso a breve fermo in territorio negativo a -0,10% come previsto e quello a dieci anni a zero.

Poco da commentare anche sulla sterlina, che è rimasta stabile contro USD a 1,3153 e contro EUR segna un marginale indebolimento a 0,8883 (-0,2%). Ci si aspetta, come osservatonegli ultimi mesi, una reazione della sterlina al flusso di notizie provenienti dal vertice europeo di domani, che si occupa anche di Brexit.

Tra le commodity currency, il dollaro canadese mette a segno un +0,6% contro USD a 1,2956 mentre il dollaro australiano ha continuato il recupero su USD iniziato ieri mattina e ora viaggia in area 0,7243.

 

MARKET MOVERS:

Negli Stati Uniti saranno diffusi i dati relativi ai nuovi cantieri residenziali e alle nuove licenze edilizie per il mese di agosto.

Da segnalare anche un discorso del Presidente della BCE Mario Draghi sulla politica economica europea.

Inizia stasera il vertice informale dei Capi di Stato e di Governo dell’UE, che affronta oggi il dossier immigrazione e domani quello Brexit.

 

AGENDA DI OGGI:

Flash Report - agenda economica 19 settembre 2018