Seguci su twitter

Categorie

19 Giugno 2019 – nota economica giornaliera

GERMANIA – L’indice ZEW di fiducia economica è crollato a giugno, riassorbendo il precedente miglioramento; la media mobile trimestrale mostra un quadro più ordinato di modesto miglioramento delle attese, con una stabilizzazione su livelli migliori rispetto alla fine del 2018 ma pur sempre coerenti con un rallentamento a tendere dell’attività. La valutazione della situazione corrente è restata quasi stabile su livelli modesti (da 8,2 a 7,8), in passato tipici di scenari recessivi o comunque di forte rallentamento. Le aspettative nell’indagine ZEW, molto più volatili, avevano mostrato un miglioramento fra novembre 2018 e aprile 2019 in controtendenza rispetto alle indicazioni fornite dalle imprese all’Ifo.

AREA EURO – L’inflazione a maggio è calata da 1,7% a 1,2% a/a, come da attese.
Tuttavia, la variazione mensile arrotonda a 0,1% invece che allo 0,2% m/m della stima flash. Escludendo energia ed alimentari freschi, l’inflazione si colloca a 1,0% a/a, invariata. L’inflazione potrebbe calare ancora nei prossimi mesi, con la misura core che scivolerà marginalmente sotto l’1% fra luglio e agosto.

STATI UNITI
– I nuovi cantieri residenziali a maggio calano a 1,269 mln di unità ann., da 1,281 mln di aprile (livello rivisto ampiamente da 1,235 mln). Il calo complessivo sul mese è di -0,9% m/m, dopo un aumento di 6,8% m/m del mese di aprile.
Le licenze sono circa stabili a maggio, a 1,294 mln da 1,290 mln di aprile (rivisto da 1,296 mln) e sono poco variate rispetto ai livelli visti da febbraio.
Al di là dell’ampia volatilità mensile, i nuovi cantieri sembrano aver recuperato terreno dopo il periodo di debolezza visto nell’autunno, grazie anche al considerevole calo dei tassi sui mutui.
– La Business Leaders Survey condotta dalla NY Fed a maggio nel comparto dei servizi del distretto di NY registra una correzione sia degli indici coincidenti sia di quelli anticipatori, segnalando “considerevole rallentamento”. L’indice di attività corregge a 5,8 (in calo di 15 punti), il clima scende a -1,2 e l’occupazione a 7,7, segnalando crescita a un ritmo più modesto. Anche gli indici di prezzo sono in calo: l’indice dei prezzi ricevuti, a 18,7 da 27,7, punta a raffreddamento della dinamica dei prezzi. Sull’orizzonte a 6 mesi, l’indice di attività tocca 19,8 (-13 punti) e l’indice di clima cala di 22 punti a -12,8.
I dati, uniti a quelli dell’indagine Empire per il manifatturiero, danno un quadro di crescente debolezza più esteso e diffuso di quanto non fosse emerso dal Beige Book e dalle indagini di maggio (incluso l’ISM), aumentando le probabilità di un intervento espansivo della Fed in estate.

COMMENTI:

AREA EURO – Il presidente della BCE, Mario Draghi, ha presentato a Sintra un bilancio dei 20 anni di politica monetaria europea.
Draghi ha rimarcato che forse la BCE ha ecceduto nel perseguire la stabilità dei prezzi fra il 1999 e il 2007, in quanto l’inflazione core è stata superiore al 2% soltanto nel 15% dei mesi, registrando una media di 1,7%. La caduta dell’inflazione dal 2012 è spiegata da 2 fattori, secondo Draghi:
(1) shock prevalentemente negativi, di domanda e di offerta;
(2) politiche fiscali fortemente restrittive fino al 2013; ad essi si aggiungerebbero la fragilità del sistema bancario e lenta riduzione dei rischi nel sistema finanziario.
Ovviamente, però, sono stati i commenti sulle prospettive della politica monetaria che hanno suscitato forti reazioni. Draghi ha dichiarato che “in assenza di miglioramenti, in modo tale da minacciare il ritorno dell’inflazione al nostro scopo, saranno necessari ulteriori stimoli.
Perciò, “nelle prossime settimane, il Consiglio direttivo delibererà su come adeguare i nostri strumenti in funzione della gravità del rischio per la stabilità dei prezzi”.
In particolare: “ulteriori tagli ai tassi ufficiali di interesse e misure per contenere eventuali effetti collaterali negativi rimangono parte dei nostri strumenti” e “l’APP ha ancora spazio”.
Draghi ha anche esortato a utilizzare in funzione anti-ciclica la politica fiscale ove possibile (cioè non nei paesi ad alto debito) e a lavorare su un meccanismo comune di stabilizzazione fiscale di dimensione e disegno adeguati.
Il discorso di Draghi è quindi destinato ad alimentare le aspettative di taglio dei tassi già presenti nella curva, oltre che a mantenere sotto pressione rendimenti e spread sovrani per la prospettiva di una possibile riapertura dell’APP.
Tutto ciò con effetti depressivi anche per il valore dell’euro sui mercati valutari.
A maggior ragione perché il riferimento all’ampio spazio per utilizzare ancora l’APP ha fatto pensare alla possibilità che vengano allentati i limiti attualmente previsti per il programma. Si badi che nel discorso Draghi ha fatto riferimento a “miglioramenti” dei dati come condizione necessaria per evitare nuovi stimoli. Ciò significa che l’asticella per sbloccare nuove misure è collocata piuttosto in basso, malgrado la BCE debba ancora avviare operativamente il programma TLTRO III.
Diventano ora cruciali le indagini congiunturali di giugno (PMI flash il 21/6, Ifo il 24/6, indici della Commissione Europea il 27/6) e la prossima tornata di dati reali, relativi a maggio (in particolare, quelli di produzione industriale, fra il 5 e il 10 luglio).
Inoltre, la decisione potrebbe anche dipendere dalla possibile estensione dei dazi americani al resto delle importazioni dalla Cina.

STATI UNITI – La riunione del FOMC di giugno dovrebbe eliminare la stancepaziente adottata da inizio anno e introdurre un bias espansivo esplicito.
La nostra previsione è che il Comitato indichi, sia nel comunicato, sia nel grafico a punti, sia nella conferenza stampa di Powell, la disponibilità ad attuare almeno un “taglio di assicurazione” quest’anno (entro l’estate, secondo noi a settembre) e probabilmente un secondo taglio fra fine 2019 e inizio 2020. Questa previsione è basata su uno scenario centrale in cui non esplode una vera e propria guerra dei dazi di “tutti contro tutti” e il Congresso approva una legge di spesa per il 2020-21 moderatamente espansiva. Esiste però uno scenario alternativo, con lo scoppio di una vera e propria guerra dei dazi in autunno, che determinerebbe un ciclo espansivo dei tassi, con tagli ogni trimestre nel 2020 e la potenziale predisposizione di un supporto anche attraverso la politica di bilancio.
Al momento consideriamo questo uno scenario di coda, la cui probabilità sarà da verificare nel corso dell’estate.
Il Comitato dovrebbe segnalare uno stretto monitoraggio della situazione, la disponibilità ad attuare misure preventive di assicurazione, senza però attuare un intervento immediato.
Il messaggio della conferenza stampa di Powell dovrebbe essere coerente con le dichiarazioni recenti secondo cui la Fed agirà “come appropriato per sostenere l’espansione”, aprendo la strada a un taglio in tempi relativamente brevi, sottolineando che comunque la ripresa non è a rischio.
Secondo il WSJ, che spesso “anticipa” i toni delle riunioni FOMC, l’incontro che si conclude oggi dibatterà esattamente la posizione sposata dal mercato, suggerendo che un taglio dovrebbe avvenire comunque entro luglio.
Sarà perciò cruciale il grafico a punti. Il grafico infatti dovrebbe registrare uno spostamento dei punti verso il basso sia per il 2019 sia per il 2020 ed eliminare il rialzo della mediana 2020. Tuttavia, non è scontato che la mediana 2019 includa un taglio dei tassi quest’anno.
Molti partecipanti al FOMC sono aperti a reagire a un peggioramento dello scenario, ma finora non è emerso un consenso diffuso per un taglio preventivo. Le decisioni per il primo taglio di assicurazione sono complicate dagli attacchi di Trump, che ieri ha appesantito le polemiche con la Fed affermando che si dovrà vedere come si conclude la riunione di oggi.
In caso di mancato taglio dei tassi, Trump considererebbe la possibilità di demuovere Powell dalla posizione di presidente. Dal punto di vista legale, Trump non dovrebbe essere in grado di agire in questo senso, ma la minaccia esplicita alla vigilia della riunione è certamente un fattore di difficoltà per il Comitato.

 

Indice del dollaro stabile alla vigilia della riunione del FOMC.

Il cross EURUSD ha ceduto ieri lo 0,5% quando Draghi da Sintra ha dichiarato che in assenza di miglioramenti del contesto economico saranno necessari nuovi stimoli per riportare l’inflazione in linea con l’obiettivo della BCE. Così alcuni hanno iniziato ad attendersi una limatura del depo rate già alla riunione di fine luglio, mentre molti si attendono almeno annunci sui parametri dei programmi (per es. l’APP, ora sospeso), in vista di una possibile riattivazione. Questo ha prodotto un rapido indebolimento dell’euro fino a 1,118, riassorbito soltanto in minima parte nelle ore seguenti (scambia ora a 1,1193-94).

Sterlina circa stabile sul dollaro in attesa del dato di inflazione di maggio, atteso in rallentamento. Le parole di Draghi hanno rapidamente portato a un cedimento dell’euro sulla sterlina dello 0,6% a 0,8915. Domani è in agenda anche la riunione della BoE, ma non ci aspettiamo sorprese.

Lo yen ha scambiato contro dollaro fra 108,2 e 108,62, con oscillazioni abbastanza sterili; negli ultimi due giorni, invece, si è apprezzato quasi dello 0,7% contro euro. Anche su BoJ potrebbero aumentare le pressioni ad agire alla luce di manovre accomodanti da parte sia della FED sia della BCE.