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16 ottobre 2018 – nota economica giornaliera

ITALIA – Il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri la proposta di legge di bilancio e il decreto fiscale collegato, i cui contenuti sono riassunti in un comunicato stampa. Confermato l’impianto già annunciato della manovra, che vale 37 miliardi sul 2019, con coperture per 15 miliardi. Tra le altre coperture, i risparmi di spesa sulla gestione dei migranti dovrebbero valere 1,5 miliardi in tre anni (più di 500 milioni nel 2019), mentre gli aumenti di imposte dovrebbero riguardare solo banche e assicurazioni. Il governo punta a risparmiare “fino a 2 miliardi” grazie alla riorganizzazione della spesa, “prevedendo l’obbligo per le amministrazioni pubbliche di acquistare beni e servizi tramite Consip”. Tra gli altri risparmi, il comunicato stampa contiene riferimenti a un azzeramento graduale del fondo pubblico per l’editoria e a una riduzione delle spese militari (pari a circa 1 miliardo).

STATI UNITI – Il deficit federale nell’anno fiscale 2018 aumenta del 17% rispetto al 2017. L’incremento del deficit a 779 mld di dollari (3,9% del PIL), da 666 mld del 2017, è dovuto a un aumento delle spese di 3,2% (in particolare da difesa e interessi) a fronte di un rialzo delle entrate di solo 0,4% (frenato dalla riforma tributaria). Il deficit registrato al 30 settembre 2018 è stato però contenuto da un effetto calendario, che ha spostato su ottobre alcune uscite che avrebbero ampliato il deficit di circa 160 mld di dollari. Le previsioni vedono il deficit 2019 e dei prossimi anni in aumento in media intorno al 5% del PIL.

CINA – I prezzi al consumo sono saliti su base annua di 2,5% in settembre (dal precedente 2,3% a/a di agosto), con un aumento dello 0,7% m/m. L’inflazione è stata spinta nuovamente verso l’alto dall’aumento dei prezzi degli alimentari (+2,4% m/m) e dei carburanti (+2,2% m/m). Sugli alimentari pesano i rialzi dei prezzi della carne e delle verdure causati dalla diffusione dell’influenza suina e dalle alluvioni per i secondi. L’inflazione core è però scesa a 1,7% a/a in settembre (da 2% a/a in agosto), toccando il minimo degli ultimi due anni, grazie al rallentamento dell’inflazione in altri comparti come quello dei servizi sanitari. Anche l’inflazione dei prezzi alla produzione è rallentata, scendendo da 4,1% a/a in agosto a 3,6% a/a in settembre, guidata dal calo delle materie prime e dei prodotti del settore manifatturiero. Questo scenario potrebbe lasciare spazio alla PBOC per un ulteriore allentamento delle condizioni monetarie.

STATI UNITI – Le vendite al dettaglio a settembre deludono, registrando un amento di solo 0,1% m/m, come ad agosto. Al netto delle auto, le vendite calano però di -0,1% m/m, dopo +0,2% m/m di agosto. I dati restano però diffusamente positivi e confermano un quadro di espansione forte dei consumi, anche se in moderato rallentamento rispetto a quanto visto nel 2° trimestre. Le vendite di benzina calano ampiamente (-0,8% m/m) per via di un effetto prezzo. L’aggregato al netto di benzina, alimentari, auto e materiali da costruzione, che entra direttamente nella definizione dei consumi personali, è in rialzo di +0,5% m/m. Anche i materiali da costruzione sono in rialzo, ma modesto (+0,1% m/m). Alcune voci segnano rialzi solidi: auto, +0,8% m/m (sostituzione delle auto distrutte dall’uragano Florence), abbigliamento +0,5% m/m, elettronica +0,9% m/m, articoli sportivi +0,7% m/m, vendite online +1,1% m/m. La voce bar e ristoranti cala di -1,8% m/m, dopo diversi mesi forti e in parte probabilmente sulla scia degli effetti dell’uragano.

STATI UNITI – L’indice Empire della NY Fed a ottobre aumenta a 21,1 da 19 di settembre. Gli ordini e le consegne recuperano dopo una moderata correzione a settembre, mentre gli occupati flettono a 9 da 13,3. Gli indici di prezzo sono in moderato calo per il 4° mese consecutivo e danno segnali di contenimento delle pressioni inflazionistiche; ad esempio l’indice dei prezzi ricevuti corregge a 23,5, al di sotto della media degli ultimi sei mesi (27,7). Complessivamente l’indagine dà indicazioni di continua espansione nel settore e di moderazione della dinamica dei prezzi.

 

COMMENTI:

In sintesi, le indicazioni finora fornite dal comunicato stampa del Governo Italiano in merito alla proposta di legge di bilancio appaiono piuttosto lacunose sia in merito agli stanziamenti che alle coperture. Il Documento Programmatico di Bilancio dovrebbe però essere stato già inviato alla Commissione Europea che, entro due settimane, emetterà un primo parere in caso di “bocciatura”.
Nel frattempo la legge di bilancio dovrebbe iniziare il suo iter parlamentare. I nodi dell’ultim’ora riguardavano le misure di “sanatoria” fiscale e i tagli alle cosiddette “pensioni d’oro”. Per quanto riguarda i tagli alle pensioni, l’accordo trovato prevede un taglio ai trattamenti superiori ai 4500 euro netti al mese e che potrebbe garantire risparmi per un miliardo in tre anni.
La cosiddetta “pace fiscale” permetterà invece di chiudere le controversie con l’erario pagando il 50% del non dichiarato negli ultimi cinque anni in caso di vittoria al primo grado e il 20% al secondo grado, senza sanzioni o interessi; gli evasori potranno far emergere il reddito non dichiarato fino ad un massimo del 30% in più rispetto all’imponibile dell’anno precedente, con un tetto di 100.000 euro.
È anche prevista una nuova sanatoria sulle cartelle esattoriali relative al periodo dal 2000 al 2017.
Infine, con l’operazione “saldo e stralcio” il Governo vorrebbe azzerare tutti i debiti fiscali fino a 1000 euro, affidati ai riscossori dal primo gennaio 2000 al 31 dicembre 2010. A fronte di queste misure di sanatoria, dovrebbe essere previsto anche un inasprimento delle sanzioni contro gli evasori.

BREXIT – Il raggiungimento di un accordo non appare ancora nelle carte dopo la pausa nei negoziati di ieri, anche se il tono da entrambe le parti sembra più conciliatorio. Il primo ministro irlandese ha parlato ieri di novembre o dicembre come date per chiudere l’accordo, che però richiede scelte politiche difficili per il governo May, in particolare far accettare ai conservatori più recalcitranti che il Regno Unito rimanga a tempo indeterminato entro l’unione doganale UE, senza poteri decisionali.

 

L’osservata speciale della settimana sarà la sterlina, con l’importante vertice sulla Brexit del 18 ormai incombente. Nelle more del vertice, GBPUSD sta salendo dello 0,5% in area 1,3164; mentre EURGBP cede lo 0,3% in area 0,8793.

L’indice del dollaro cala di -0,2% dopo i picchi della settimana precedente, sulla scia di una lettura deludente delle vendite al dettaglio di settembre; anche la volatilità sul mercato azionario è parzialmente rientrata ma gli operatori rimangono guardinghi.

L’euro recupera lo 0,3% contro il biglietto verde e si porta a 1,1574, ma rimane esposto a nuovi cedimenti.

Lo yen, dopo un iniziale apprezzamento, ha ceduto tutto il terreno guadagnato ieri e scambia in apertura in Asia a 112,07.

Anche il franco svizzero, dopo l’iniziale rafforzamento, ha ceduto gran parte del terreno e scambia ora a 0,9890 contro USD. Contro euro scambia a 1,1451.

 

MARKET MOVERs:

Negli Stati Uniti è in agenda il dato della produzione industriale di settembre.

In uscita oggi anche i dati sul mercato del lavoro inglese di agosto.

Calendario ricco di dati in uscita anche nell’eurozona, ma l’unico vero market mover sarà lo ZEW tedesco.

L’agenda giapponese ha in calendario per il 18 ottobre i dati del commercio estero e venerdì 19 la stima di settembre dell’inflazione.