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16 Luglio 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – La quota del debito pubblico negoziabile posseduta da non residenti è invariata in aprile al 32,4% del totale. Al netto di quanto detenuto dalle componenti non italiane dell’Eurosistema, stimiamo che la quota estera sia pari al 27,3%, anch’essa invariata rispetto a marzo e poco sopra il minimo di febbraio (27%). I dati evidenziano un ulteriore calo della quota posseduta dalle famiglie (3,6%) e un aumento di quella degli intermediari finanziari non bancari (23,8%). In lieve aumento anche la quota delle banche italiane (20,2%, stesso livello dell’ottobre 2018, ma ben sotto i picchi del 2013).

STATI UNITI – L’indice Empire della NY Fed a luglio risale a 4,3 (da -8,6 di giugno).
La componente ordini risale da -12 a -1,5, gli ordini inevasi migliorano da -15,8 a -5,1, le consegne sono poco variate da 9,7 a 7,2, gli occupati calano da -3,5 a -9,6.
Le componenti prezzi sia pagati sia ricevuti, sono circa stabili rispetto a giugno, in territorio espansivo ma su livelli modesti per i prezzi ricevuti.
Gli indici a 6 mesi sono positivi con miglioramenti a 30,8 per le condizioni di attività (da 25,7), a 35,4 per gli ordini (da 27,8), circa invariati per le consegne a 29,5. Gli indici di prezzo sono in rialzo sia per i prezzi pagati sia per quelli ricevuti; gli occupati sono modestamente positivi (14,2 da 15,6).
L’indagine dà supporto al quadro di marginale espansione nel comparto manifatturiero, nonostante le tensioni commerciali e punta a un ulteriore modesto rialzo dell’ISM manifatturiero in uscita la prossima settimana.

 

COMMENTI:

SPAGNA – I negoziati fra PSOE e UP (Unidas Podemos) per formare un nuovo governo sono falliti.
UP aveva chiesto un vero governo di coalizione, con posizioni di rilievo nell’esecutivo per Podemos; i socialisti avevano rifiutato l’ingresso di personalità politiche di UP, proponendo tecnici vicini a UP. Quindi, il leader di UP Iglesias aveva deciso di sottoporre agli attivisti la questione se fornire appoggio esterno o pretendere un’adeguata rappresentanza governativa.
Tale mossa è stata considerata da Sànchez, leader del PSOE, come un pretesto per rompere il negoziato. A questo punto si profila il rischio di elezioni anticipate, se martedì 23 e quindi giovedì 25 Sànchez non riuscirà a ottenere la fiducia dal Parlamento.
A questo punto, l’unica possibilità per ottenere la fiducia sarebbe l’astensione di PP e Ciudadanos.
Le ripercussioni della crisi politica sul mercato dovrebbero essere limitate, nel breve termine, dato che il deficit è previsto in calo dal 2,5 al 2,0% del PIL.

STATI UNITI – Il segretario del Tesoro Mnuchin ha detto che l’amministrazione sta lavorando con la leadership del Congresso per raggiungere un accordo che sospenda o aumenti il limite del debito e che fissi il sentiero della spesa pubblica discrezionale per i prossimi due anni, con l’obiettivo di approvare entrambi i provvedimenti prima della chiusura estiva (26 luglio).
Secondo Mnuchin, l’accordo è “molto vicino”.
Recentemente, da diverse fonti (CBO, Bipartisan Policy Center) è stato segnalato che il limite del debito potrebbe raggiungere il limite entro le prime settimane di settembre, lasciando pochissimo tempo per trovare una soluzione nel caso in cui fosse iniziata la chiusura estiva senza un accordo.
Per quanto riguarda la spesa, l’obiettivo dell’amministrazione e del Congresso è l’approvazione di leggi di spesa che coprano il 2020 e il 2021, evitando il fiscal cliff che avverrebbe in caso di ritorno ai limiti fissati dal Budget Control Act del 2011.
Questi limiti imporrebbero una correzione della spesa discrezionale complessiva di circa 125 mld nell’a.f. 2020, con ulteriore contrazione nel 2021.
La leadership democratica ha richiesto che le due componenti della spesa discrezionale (difesa ed ex-difesa) crescano allo stesso ritmo nei prossimi due anni e che ci sia un incremento dei finanziamenti per la spesa sanitaria per la Veteran Administration di 22 mld.
Nel caso in cui fosse raggiunto un accordo fra amministrazione e democratici, come sembra indicare Mnuchin, verrebbe eliminata una duplice fonte di rischio per lo scenario 2020 collegata alla politica fiscale: potenziale crisi del debito e restrizione della spesa discrezionale.
Una svolta in questa direzione dovrebbe essere riconosciuta dal FOMC, che aveva citato la presenza di rischi di policy oltre alle tensioni commerciali e alla crescita globale, come un fattore che contribuirà a sostenere l’espansione.

 

Ieri l’indice del dollaro ha segnato un marginale rialzo in un contesto di bassa volatilità sul mercato. Oggi sono in calendario diversi discorsi di membri del FOMC che potrebbero aiutare a completare il quadro in attesa della riunione di fine mese.

L’euro è sceso verso 1,1260 USD (-0,2%). Questa settimana per l’euro non sarà particolarmente interessante e pensiamo sarà al traino del dollaro, dato che (ZEW di oggi a parte) il calendario è praticamente vuoto.

La sterlina ha ceduto lo 0,4% contro dollaro fino a 1,2500 in attesa dei dati inglesi sul mercato del lavoro, visti stabili. Dati più negativi delle attese sul fronte occupazionale potrebbero indebolire ancora di più la sterlina sulla scia della valutazione di Bank of England sullo stato dell’economia britannica. Contro euro il cedimento è stato dello 0,3% sopra 0,9000. La prossima settimana si dovrebbe anche avere l’annuncio del nuovo leader del partito conservatore e nuovo Primo Ministro.

Yen poco mosso contro dollaro attorno a 108,00. Negli ultimi due mesi lo yen ha registrato un apprezzamento di oltre il 2,4% contro il biglietto verde nonostante la crescita dei mercati azionari: questo potrebbe spiegarsi per il prevalere dell’effetto del restringimento del differenziale tassi tra US e Giappone, a cui USDJPY è molto correlato in questa fase.

 

PREVISIONI:

GERMANIA – L’indice ZEW fornirà questa settimana la prima indicazione del sentimento economico in Germania a luglio.
Le notizie dell’ultimo mese sono state piuttosto contrastanti. Il conflitto tra Stati Uniti e Cina, che è stata la principale fonte del forte calo dell’indicatore ZEW a maggio, si è attenuato mentre riaprivano i colloqui. Lo scontro USA-Iran e Brexit sono rimasti nel frattempo argomenti ancora caldi.
Per quanto riguarda i dati sull’attività reale, i nuovi ordini industriali hanno fortemente deluso a maggio, registrando un calo dell’8,6%, che rappresenta la peggiore performance in quasi un decennio.
La BCE ha tuttavia rassicurato i mercati sul fatto che non vede una recessione in vista e ha ancora una “varietà di strumenti” per stimolare l’economia: il taglio dei tassi di interesse e l’APP sono entrambi sul tavolo. La componente delle aspettative potrebbe quindi rimbalzare dopo un forte calo a giugno (-21,1). L’attuale valutazione della situazione economica, guidata da dati di produzione deboli, al contrario potrebbe diminuire un po’ (da 7,8 di giugno).

ITALIA – La seconda stima dovrebbe confermare l’inflazione allo 0,8% a/a a giugno, invariata rispetto al mese precedente secondo l’indice nazionale e in calo di un decimo in base all’armonizzato.
I prezzi dovrebbero essere confermati in salita di due decimi sul NIC e di un decimo sull’IPCA.
I rischi sono al rialzo vista la risalita dei carburanti nell’ultima settimana del mese. Pensiamo che il CPI possa toccare un punto di minimo attorno a 0,6% a luglio-agosto, prima di rimbalzare nei mesi successivi, tornando di poco superiore all’1% a fine anno.

STATI UNITI
– Le vendite al dettaglio a giugno sono previste in aumento di 0,2% m/m. Al netto delle auto, le vendite dovrebbero aumentare di 0,1% m/m, con un contributo negativo della benzina di circa –0,2 pp. Le vendite settimanali sono state volatili nel mese di giugno, con alcuni dati depressi dal maltempo, ma il trend resta positivo, dopo tre mesi di aumenti solidi che hanno più che compensato la frenata dovuta allo shutdown. La stima GDP Now dell’Atlanta Fed per il 1° trimestre vede una variazione dei consumi di 3,7% t/t ann. nel 2° trimestre.
– I prezzi all’import a giugno sono attesi in calo (dopo -0,3% m/m), sulla scia del calo del prezzo del petrolio e dell’indebolimento del dollaro.
– La produzione industriale a giugno dovrebbe essere invariata, per via di una contrazione nelle utility, legata al clima meno caldo del solito. In compenso, il manifatturiero e l’estrattivo potrebbero registrare incrementi solidi. Nel manifatturiero, la variazione di giugno sarebbe il secondo rialzo consecutivo, dopo quattro mesi di variazioni nulle o negative, con una possibile indicazione di ripresa di un trend moderatamente positivo, anche alla luce della riapertura delle trattative commerciali USA-Cina.