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13 Febbraio 2019 – nota economica giornaliera

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STATI UNITI – Trump ha detto di non essere “contento” dell’accordo raggiunto fra democratici e repubblicani per l’estensione delle leggi di spesa in scadenza il 15 febbraio e di riservare il giudizio in attesa di ulteriori valutazioni. Il presidente ha lasciato aperta la possibilità di non firmare la legge che gli verrà presentata in tempi brevi dal Congresso, anche se la leadership repubblicana lo ha sollecitato a risolvere rapidamente la questione ed evitare un nuovo shutdown. Trump sta ancora considerando la possibilità di ridirigere fondi per la costruzione del muro senza dichiarare una situazione di emergenza, che potrebbe essere contestata per vie legali dai democratici. L’incertezza resterà presente fino all’ultimo.

I negoziati USA-Cina proseguono con gli incontri fra le due delegazioni a Pechino che dovrebbero portare alla definizione di un documento di base su cui lavorare. Trump ha detto che potrebbe considerare l’estensione della tregua oltre l’attuale scadenza del 1° marzo se ci saranno passi avanti verso un accordo. Le dichiarazioni di Trump continuano a cambiare, anche sull’intenzione di incontrare il presidente Xi in tempi brevi, generando volatilità sui mercati che comunque scontano un esito positivo delle trattative.

George (Kansas City Fed) ha detto che lo scenario economico è positivo e l’inflazione non dà segni di pressioni verso l’alto nonostante un tasso di disoccupazione molto basso, sottolineando la differenza di questo ciclo differiscono rispetto al passato.
Mester (Cleveland Fed) ha affermato che non ci sono indicazioni di rialzo dell’inflazione, mentre ci sono segnali di rallentamento dell’economia, pertanto non c’è necessità di agire in modo preventivo.
Se le sue previsioni di crescita saranno confermate, i tassi potrebbero dover salire “un po’”. Mester ha anche detto che il FOMC sta lavorando sulla definizione della politica del bilancio e le informazioni su questo tema verranno rese note appena possibile. Mester ritiene che vada resa più esplicita l’incertezza che circonda le proiezioni dei tassi.

 

L’indice del dollaro ha corretto ieri (-0,3%), segnando forse una pausa nella fase di apprezzamento vista dall’inizio di febbraio.

Contro euro il biglietto verde ha ceduto quasi lo 0,6% ieri portandosi a 1,1340, ma all’apertura dei mercati oggi la moneta unica ha ripreso a indebolirsi e scambia a 1,1325.

Lo yen rimane debole contro dollaro, ha ceduto ieri un altro 0,3% e il biglietto verde sembra intenzionato a tentare il test di 111,00.

La sterlina ha ceduto anch’essa contro dollaro (ma è rimasta pressoché stabile contro euro), dopo il discorso di ieri di Theresa May.

Ieri in Svezia, la Riksbank ha mantenuto il tasso invariato a -0,250%, con una decisione che è stata presa all’unanimità. La SEK ha reagito apprezzandosi di 0,4% contro euro e scambia ora a 10,45.

Tra le commodity currency, la RBNZ ha mantenuto il cash rate fermo a 1,75% come ampiamente atteso. Il dollaro neozelandese si sta apprezzando dell’1,4% contro USD e scambia ora a 0,6826.

 

MARKET MOVERs:

AREA EURO – La produzione industriale è attesa ancora in lieve discesa -0,1% m/m, dopo il tonfo del mese precedente -1,7% m/m. La dinamica del trimestre è marcatamente negativa -1,0% t/t.

STATI UNITI – Il CPI a gennaio è previsto in lieve aumento, dopo -0,1% m/m di dicembre. L’indice core dovrebbe rimanere in linea con il trend dell’ultimo anno. I prezzi dei beni core dovrebbero restare poco variati, pur con una possibile ripresa nell’abbigliamento e nei beni sanitari, mentre i prezzi delle auto dovrebbero restare deboli visto il crollo delle immatricolazioni a dicembre. Per quanto riguarda i servizi ex-energia, si dovrebbe registrare una variazione positiva, con una possibile ripresa delle tariffe aeree.
La tendenza dei prezzi core dovrebbe confermarsi in linea con l’obiettivo della Fed.