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09 Aprile 2019 – nota economica giornaliera

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ITALIA – Il Consiglio dei Ministri è atteso approvare il DEF 2019, che conterrà il nuovo quadro di finanza pubblica per gli anni 2020-22.
L’ipotesi di crescita del PIL per l’anno in corso sarebbe di 0,1%. Il deficit nominale peggiorerà rispetto alle stime iniziali, attorno a 2,3%, ma unicamente per effetto del ciclo, il che dovrebbe lasciare invariato il disavanzo strutturale. Difficile però che si possa evitare una ulteriore salita del debito.
Per gli anni a venire, il DEF dovrebbe mantenere nel quadro programmatico l’aumento delle imposte indirette implicito nelle clausole di salvaguardia, pur ribadendo l’intenzione di ricorrere a misure alternative.

CINA – Oggi si terrà a Bruxelles il 21° Summit UE-Cina, durante il quale il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk e il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Junker incontreranno la delegazione cinese guidata dal premier Li Keqiang e dal Ministro per gli Affari Esteri Wang Yi.
All’incontro, che riguarderà soprattutto i rapporti bilaterali nel campo del commercio e degli investimenti, parteciperanno anche l’Alto Rappresentante agli Affari Esteri, Federica Mogherini, e il vicepresidente della Commissione, Jyrki Katainen, responsabile per l’occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività. Le discussioni si focalizzeranno soprattutto sulla parità di trattamento delle imprese europee in Cina e sull’accesso al mercato cinese, nonché sull’accelerazione dei negoziati, avviati nel 2013, relativi l’Accordo sugli Investimenti tra UE e Cina, che l’Unione auspica si concludano nel più breve tempo possibile.
Altri argomenti all’ordine del giorno riguardano l’interconnessione infrastrutturale tra Asia e Europa, la cooperazione sulla sicurezza informatica e la sicurezza delle reti 5G, la governance economica globale e la riforma del WTO, inclusa la regolamentazione dei sussidi all’industria.
Il summit è particolarmente importante alla luce di una posizione cinese sempre più assertiva a livello globale sul piano geopolitico ed economico anche con l’Unione Europea, come si evince dal nuovo Policy Paper sulla UE pubblicato dalla Cina in dicembre, e dagli sforzi della UE per un maggior coordinamento delle politiche europee verso Cina.
Questi ultimi sono emersi in particolare nel documento della Commissione Europea sullo scenario strategico dei rapporti bilaterali UE-Cina pubblicato a metà marzo, dove la Cina è realisticamente descritta non più soltanto come un importate partner commerciale strategico con cui cooperare per raggiungere obiettivi comuni e negoziare per trovare un equilibrio di interessi, ma anche come un “concorrente economico nella corsa alla leadership tecnologica e un rivale sistemico che promuove modelli alternativi di governance”.
Il Vertice fornirà una prova della tenuta dell’unità dell’Europa nel coordinamento delle politiche verso la Cina (anche sulla delicata questione dei diritti umani che sono uno degli argomenti in agenda) dopo la visita di Xi Jinping in Italia, seguita dalla firma del Memorandum sulla Via della Seta, e in Francia, dove il presidente cinese ha incontrato oltre al presidente Emanuel Macron anche Angela Merkel e Jean-Claude Junker, i tre leader europei che più stanno lavorando a tale fine.
Un altro importante test sarà rappresentato dall’ottavo summit tra la Cina e gli stati dell’Europa Centrale e Orientale, ossia del gruppo di cooperazione dei 16+1, previsto tra l’11 e il 12 aprile a Dubrovnick, in Croazia, che vedrà una giornata di incontro tra i primi ministri dei vari paesi, e una giornata dedicata agli incontri tra le imprese (9° Business Forum). Il Gruppo di cooperazione dei 16+1, avviato nel 2012, ha alimentato negli anni diverse critiche, perché gli investimenti e gli accordi commerciali che ne sono seguiti, in particolare con stati in difficoltà economica e inizialmente senza coinvolgimento della UE, sono ritenuti da molti osservatori come un tentativo del gigante cinese di dividere ulteriormente l’Unione Europea.
Un possibile invito della Grecia a questo vertice annuale non farebbe che esacerbarle.

BREXIT – La premier May incontrerà Merkel e Macron in preparazione del Consiglio Europeo straordinario di domani, che dovrà valutare la nuova richiesta di proroga. Secondo una giornalista della BBC, il governo avrebbe inviato una proposta formale di compromesso al Labour Party che include la promessa di inserirlo nella legislazione su Brexit, in modo da metterlo parzialmente al riparo dai rischi derivanti da un eventuale cambio di leadership fra i conservatori, ma che non conterrebbe una chiara offerta di muoversi verso un’unione doganale.
Ieri, intanto, è stato definitivamente approvato lo EU Withdrawal (No 5) Act che obbliga il governo a concordare con il parlamento la durata dell’estensione richiesta all’Unione Europea. Oggi, perciò, il Parlamento discuterà la mozione che propone una proroga fino al 30 giugno, la data inserita nella richiesta inviata la scorsa settimana al Consiglio Europeo, con la possibilità di modificarla.

STATI UNITI – L’amministrazione Trump ha annunciato che intende imporre dazi su 11 mld di dollari di importazioni dall’Unione Europea, nell’aspettativa di un risultato favorevole agli USA nella disputa aperta presso il WTO riguardo ai sussidi governativi a Airbus.
I dazi sarebbero giustificati dalla sezione 301 del Trade Act che autorizza il presidente a introdurre misure ritorsive contro entità estere che violino accordi commerciali e/o causino restrizioni o danni non giustificabili al commercio americano.
La lista di prodotti che sarebbero soggetti ai dazi include non solo aerei Airbus ma anche prodotti di industrie molto diverse.
Secondo il rappresentante del commercio USA, Lighthizer, la lista definitiva dei beni eventualmente soggetti ai dazi sarà determinata dopo la pubblicazione del parere del WTO, che conterrà una stima del danno subito dall’industria americana in seguito ai sussidi europei.
Lo spostamento di attenzione sul commercio con l’Europa potrebbe essere l’inizio di possibili tensioni attese da metà maggio in poi, quando Trump dovrà rispondere al rapporto del Commerce Department sul settore auto.

 

L’indice del dollaro ha ceduto ieri lo 0,4% influenzato dal nervosismo sulle borse dopo la notizia che l’amministrazione americana sta valutando di imporre tariffe sull’import europeo, in un segnale che il fronte delle guerre commerciali potrebbe stare per spostarsi dalla Cina all’Eurozona.

L’euro ha parallelamente recuperato lo 0,4% contro USD (scambiando a 1,1260) nonostante l’attesa per il meeting BCE di aprile accentui la debolezza della moneta unica.

La sterlina ha recuperato anch’essa lo 0,3% contro il biglietto verde riavvicinandosi al livello di 1,3100 a 1,3080. Contro euro, dopo un iniziale indebolimento, la sterlina è ritornata a recuperare leggermente fino a 0,8615, livello su cui scambia ora.

Il calo dell’appetito per il rischio ha portato a un rafforzamento dello yen sul dollaro (+0,3%), scambia ora a 111,30.

La NOK, supportata dal livello stabile dei prezzi del petrolio, sta recuperando stamattina contro euro a 9,63 nonostante il deludente dato di PIL (febbraio) a -0,3% m/m. In un discoro, ieri, il Governatore della Norges Bank, Olsen, ha confermato l’intenzione di una stretta sui tassi nel corso del 2019.