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07 Maggio 2019 – nota economica giornaliera

AREA EURO
– Il PMI composito per il mese di aprile è stato rivisto a 51,5, riducendo così a un solo decimo il calo rispetto al mese di marzo.
L’indice per i servizi è stato rivisto da 52,5 a 52,8, per effetto del ritocco al rialzo dell’indice tedesco. Il PMI dei servizi è stato decisamente al di sotto delle attese in Italia (da 53,1 a 50,4) e in Spagna (da 56,8 a 53,1).
Il livello del PMI composito è coerente con un tasso di crescita del PIL di +0,2% t/t (valore centrale) e una probabilità di variazione trimestrale negativa inferiore al 23%.
– Le vendite al dettaglio sono rimaste invariate a marzo dopo l’aumento di 0,5% t/t del mese precedente. Il trimestre chiude con una crescita di 0,7% t/t come nei mesi autunnali. La crescita acquisita per il trimestre primaverile è di 0,2% t/t.

GERMANIA – Gli ordini all’industria a marzo aumentano di 0,6% m/m, recuperando solo in parte il crollo di -4,0% m/m di febbraio e -2,1% m/m di gennaio.
La ripresa è spiegata dagli ordini esteri, che rimbalzano di 4,2% m/m, spinti sia dalla componente eurozona (+8,6% m/m) sia da quella ex-euro (+1,4% m/m). Gli ordini domestici sono in calo di -4,2% m/m, terza contrazione consecutiva. Su base tendenziale, sia gli ordinativi esteri che quelli domestici sono in contrazione (rispettivamente di -5,3% a/a e di -7,1% a/a).
Gli ordini di beni capitali sono in rialzo di 1,1% m/m, sulla scia della forte crescita della domanda dalla zona euro (15,4% m/m), e calano di -6,5% m/m a livello domestico.
Per i beni di consumo, sono in rialzo sia gli ordini domestici (+1,1% m/m) sia quelli esteri (10,4% m/m).
Le indagini congiunturali Ifo e Commissione Europea segnalano che la debolezza della domanda di beni manufatti tedeschi si è estesa anche al mese di aprile.

 

COMMENTI:

AREA EURO – La Commissione pubblica le previsioni di primavera. Osservata speciale sarà ancora una volta l’Italia: fonti di stampa riferiscono della possibilità che la Commissione possa inviare una lettera al Governo italiano chiedendo spiegazioni sull’evoluzione negativa del debito.
La Commissione potrebbe rivedere al ribasso la precedente stima sul deficit 2019 (2,9% nelle previsioni d’autunno), a seguito degli aggiustamenti di dicembre alla legge di bilancio, ma al rialzo la proiezione sul deficit 2020 (3,1% nelle stime precedenti), che non incorporerà l’aumento dell’IVA o eventuali misure alternative.
Secondo le stesse stime del Governo, il tendenziale al netto delle clausole di salvaguardia si aggira attorno al 3,4%. Di conseguenza anche i numeri sul debito, visto in precedenza poco variato al 131% del PIL nel biennio, saranno con ogni probabilità rivisti al rialzo.
Anche il FMI nel suo Fiscal Monitor ha stimato un deficit 2020 al 3,4% del PIL, prevedendo altresì un incremento del rapporto debito/PIL in controte

STATI UNITI
– La Fed ha pubblicato il Financial Stability Report in cui segnala preoccupazione per la crescita del debito più rischioso delle imprese, in particolare in una fase di riduzione dei requisiti di credito da parte dei creditori.
Harker (Philadelphia Fed) mantiene la previsione di un rialzo dei tassi nel 2019 e uno nel 2020, ma sottolinea che l’inflazione potrebbe modificare il suo scenario centrale. Harker ha affermato che probabilmente il rallentamento dell’inflazione è dovuto a fattori transitori, ma andrà monitorato.
Kaplan (Dallas Fed) ha detto che la politica monetaria al momento è appropriata e la Fed dovrà seguire con attenzione l’andamento dell’inflazione, anche se per il momento a suo avviso non ci sono motivi per ridurre i tassi. Il presidente della Dallas Fed ha sottolineato che con tassi su livelli così bassi è anche opportuno seguire da vicino il sentiero del debito, confermando le preoccupazioni riguardo all’indebitamento delle imprese. Kaplan ha detto che ora non ha un bias per la direzione futura dei tassi.

CINA-USA – L’evoluzione dei negoziati commerciali sta registrando una possibile accelerazione dopo che ieri sera, in una conferenza stampa congiunta (a cui hanno partecipato anche il consigliere economico Kudlow e il consigliere per il commercio Navarro) il segretario del Tesoro Mnuchin e il rappresentante del commercio Lighthizer hanno discusso gli ultimi sviluppi dei negoziati e reiterato la minaccia di Trump di alzare al 25% i dazi su 200 mld di import dalla Cina già questo venerdì.
Lighthizer ha indicato che negli ultimi giorni c’era stato un arretramento della Cina con la volontà di rinegoziare alcuni dei punti già concordati.
L’intervento di Mnuchin e Lighthizer rende più credibili le affermazioni di Trump, che evidentemente riflettevano un cambiamento di rotta nelle trattative e non solo una strategia negoziale del presidente. Secondo il WSJ una parte delle nuove divergenze riguarda le modalità di presentazione al pubblico di un eventuale accordo, con gli USA che intenderebbero annunciare tutte le misure incluse e la Cina intenzionata invece a dare solo una sintesi, in modo da non evidenziare tutte le concessioni previste.
Un altro punto di disaccordo riguarda l’eliminazione dei dazi in essere, che gli USA intendono mantenere almeno in parte come garanzia per incentivare il rispetto degli impegni.
La Cina ha risposto in modo cauto alla svolta pubblica dal lato americano e gli incontri a Washington non sono stati cancellati, ma posticipati da mercoledì a giovedì.
Mnuchin ha confermato che il programma era di annunciare a breve un summit fra i due presidenti. Gli incentivi per entrambe le parti a raggiungere un accordo restano alti e la probabilità di una conclusione positiva rimane a nostro avviso lo scenario centrale.

 

L’indice del dollaro è arretrato ieri (-0,3%) per effetto di un aumento dell’avversione al rischio degli operatori.

Parallelamente, l’euro ha guadagnato lo 0,3% sul biglietto verde, ma l’effetto del dato degli ordini tedeschi appena uscito appare trascurabile.

I movimenti di ieri della sterlina contro USD e EUR rimangono ancora poco rilevanti anche se oggi potrebbero emergere dettagli importanti sulle concessioni a cui sarebbe disposto il Governo May per ottenere voti dai laburisti e far passare l’accordo di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

Lo yen registra lievi guadagni (+0,2%) contro USD in questa fase di attesa degli operatori dopo la svolta dei negoziati US-Cina.

Tra le commodity currency, l’AUD è in rafforzamento contro USD dell’1% dopo che la RBA stamattina ha lasciato il cash rate fermo all’1,50% smentendo le attese di un taglio: il governatore Lowe ha segnalato che preferisce pazientare ancora e vedere se il mercato del lavoro recupererà nei prossimi mesi prima di agire sui tassi.