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06 novembre 2018 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Gli ordini all’industria sorprendono verso l’alto, con una variazione di +0,3% m/m, a settembre, dopo il forte recupero di agosto (+2,5% m/m, rivisto da 2% m/m). Gli ordini sono in recupero sul fronte domestico (+2,8% m/m dopo -2,7% m/m), ma flettono su quello estero (-1,4% m/m dopo +6,4% m/m).
La dinamica degli ordini nei mesi estivi è stata assai volatile ma la tendenza di fondo è di rallentamento, stando alle indicazioni dalle indagini IFO e PMI; infatti, con il dato di settembre, gli ordini su base trimestrale sono in calo di -1% t/t dopo il -1,6% t/t di giugno.

STATI UNITI – L’ISM non manifatturiero a ottobre corregge a 60,3 da 61,6 di settembre.
Le principali componenti sono o stabili o in calo, ma restano su livelli molto elevati e coerenti con espansione sempre rapida di servizi ed estrattivo: indice di attività a 62,5 (da 65,7) nuovi ordini a 61,5 (da 61,6) occupazione a 59,7 (da 62,4) ordini all’export stabili a 61, prezzi pagati a 61,7 (da 64,2). L’indagine rimane comunque su livelli molto solidi: il differenziale fra gli indici ISM e le altre indagini potrebbe chiudersi nei prossimi mesi con un movimento verso il basso, in linea con le indicazioni di rallentamento della crescita nella parte finale dell’anno, dopo due trimestri straordinariamente forti.

 

COMMENTI:

L’Eurogruppo ha emanato ieri un comunicato nel quale dichiara di condividere l’opinione della Commissione Europea sulla proposta italiana di legge di bilancio. La dichiarazione fa esplicito riferimento alla necessità di:
(i) ridurre il debito
(ii) assicurare la convergenza agli obiettivi di medio termine del saldo strutturale.
Queste sono le condizioni necessarie per il dialogo fra Commissione Europea e Governo Italiano, con l’obiettivo di presentare una proposta compatibile con il Patto di Stabilità e Crescita.
L’Eurogruppo ha anche continuato la discussione sull’istituzione di un prestatore di ultima istanza per il SRF (Single Resolution Fund) e sull’EDIS (European Deposit Insurance Scheme), il meccanismo europeo di garanzia dei depositi, ma il comunicato non fa alcun cenno a progressi sostanziali o proposte.
Una riunione straordinaria dell’Eurogruppo dedicata alla riforma dell’Eurozona è stata convocata per il 19 novembre.
A tale riguardo, il 1° novembre, 10 paesi (fra i quali 7 membri dell’Eurozona) hanno inviato una proposta congiunta: viene riconosciuta la necessità di un rafforzamento dell’ESM, ma si ribadisce anche una più rigorosa condizionalità e verifica della sostenibilità del debito prima di garantire assistenza finanziaria a uno Stato Membro.
Qualora la condizione di sostenibilità non sia soddisfatta, si dovrà procedere a una ristrutturazione preventiva. Il tema dell’analisi di sostenibilità come precondizione per gli aiuti si era affacciato anche in un precedente documento franco-tedesco, la cosiddetta dichiarazione di Mesemberg del 19 giugno.

Negli Stati Uniti le elezioni di metà mandato di oggi potrebbero interrompere il periodo di governo condiviso, iniziato a gennaio 2017, in cui il Partito Repubblicano ha controllato la presidenza e la maggioranza di entrambi i rami del Congresso.
In base ai sondaggi, il voto dovrebbe spostare gli equilibri alla Camera, dando la maggioranza ai Democratici, il Senato potrebbe invece mantenere una maggioranza repubblicana, anche se i sondaggi più recenti registrano un aumento di incertezza.
Tuttavia l’esito elettorale non dovrebbe influenzare la politica economica del prossimo biennio, in particolare commercio estero e spesa pubblica.
Per il commercio estero, quasi completamente sotto il controllo dell’Esecutivo, Trump proseguirà molto probabilmente con la guerra dei dazi e la negoziazione di trattati bilaterali, relegando il Congresso al ruolo di spettatore, come nel 2018.
Per la politica fiscale, il focus sarà sulla scadenza della legge di spesa a ottobre 2019, quando si determinerà un nuovo “fiscal cliff”.
Una maggioranza Democratica avrebbe comunque un’influenza importante sull’agenda politica, ma con scarse conseguenze legislative.
Il controllo democratico del Congresso federale potrebbe ad esempio aprire un processo di impeachment, in caso di una conclusione di colpevolezza da parte del procuratore Robert Mueller relativa alle indagini federali sulle presunte interferenze di Mosca alle elezioni presidenziali Usa del 2016 e sui legami di Trump con il Cremlino.

 

Nell’attesa delle elezioni americane, l’indice del dollaro è calato ieri dello 0,2%.

Ne ha marginalmente approfittato l’euro, che è riuscito a risalire sopra la soglia di 1,1400 (scambia ora a 1,1418).

La sterlina contro dollaro rimane stabile a 1.3062 mentre contro euro scambia ora a 0,8734.

Lo yen ha ceduto un altro 0,2% contro il biglietto verde, dopo il deludente dato di spesa per consumi delle famiglie di settembre.

Tra le commodity currency, l’AUD è avanzato di 0,4% a 1,3843 contro USD: dopo la riunione di novembre, che ha lasciato il cash rate a 1,50% (l’ultima azione sui tassi da parte di RBA risale ad agosto 2016), la RBA ha leggermente aumentato le previsioni di crescita per il 2018-2019 da 3,0% a 3,5%.

Il dollaro canadese cede marginalmente lo 0,1% contro USD a 1,3113.

 

MARKET MOVERs:

Nella Area Euro, la seconda stima potrebbe confermare il PMI composito in calo a ottobre sui minimi del settembre 2016. È possibile che la seconda stima mostri una flessione anche dell’indice italiano.

Negli Stati Uniti, l’attenzione è concentrata sulle elezioni midterm.