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03 Maggio 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – Il PMI manifatturiero è salito più del previsto ad aprile, pur rimanendo in territorio recessivo, a 49,1 (da 47,4 precedente). Si tratta di un massimo nell’anno. Nonostante un’ulteriore lieve flessione della componente produzione, il recupero è avvenuto soprattutto grazie ai nuovi ordini, che avevano toccato a marzo un minimo dal 2013; in particolare tornano in territorio espansivo le commesse dall’estero, da 47,9 a 52, un massimo da giugno dell’anno scorso. Il dato è confortante, ma il livello dell’indice rimane coerente con una sostanziale stagnazione dell’attività industriale, che nel trimestre primaverile potrebbe tornare a frenare il PIL.

STATI UNITI
– I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 27 aprile sono invariati a 230 mila rispetto alla settimana precedente. Nelle ultime due settimane di aprile i sussidi, pur restando su livelli storicamente bassi (minimi dal 1973), sono aumentati rispetto ai livelli di marzo, scesi al di sotto di 200 mila (minimi da settembre 1969). I dati di aprile potrebbero essere influenzati da difficoltà di destagionalizzazione per il periodo pasquale e in ogni caso per ora non danno indicazioni di svolta del mercato del lavoro.
– La crescita della produttività nel 1° trimestre accelera a 3,6% t/t ann., (da 1,3% t/t ann. del 4° trim. 2018). La produttività annua prosegue sul sentiero di accelerazione in atto da fine 2017 e si attesta a 2,4% a/a. L’output aumenta di 4,1% t/t ann., con un incremento delle ore lavorate di 0,5% t/t ann.
Il trend verso l’alto della produttività segue il sentiero crescente dei salari e potrebbe testimoniare gli sforzi delle imprese di investire per contenere l’impatto del costo del lavoro sulla redditività.
Il costo del lavoro per unità di prodotto corregge di -0,9% t/t ann., dopo +2,5% t/t ann. dell’autunno, ed è quasi invariato su base tendenziale (0,1% a/a).

 

COMMENTI:

STATI UNITI – Il Congressional Budget Office ha pubblicato l’aggiornamento delle previsioni di budget per il periodo 2019-29. Il documento conferma i trend di ampliamento del deficit e aumento del debito in atto.
La previsione è che il deficit raggiunga 896 mld di dollari (4,2% del PIL) nel 2019 e superi il trilione dal 2022 in poi. In rapporto al PIL, il deficit sarebbe in media pari a 4,3% nel decennio di previsione, ben al di sopra della media degli ultimi 50 anni (2,9%).
Il debito dovrebbe aumentare dal 78% del PIL previsto per il 2019 al 92% del PIL nel 2029, ipotizzando che la legislazione resti invariata. Circa la metà dell’incremento del debito/PIL sarebbe dovuto al crescente costo degli interessi. Nel caso in cui i tagli di imposta ora temporanei diventino permanenti, il sentiero del debito sarebbe anche più elevato, arrivando a toccare 109% del PIL nel 2029.

 

Ieri la volatilità nei mercati valutari è rimasta assai bassa, con l’indice del dollaro in moderato rialzo ma senza veri spunti.

L’euro è rimasto anch’esso poco mosso contro il dollaro.

La sterlina è rimasta praticamente ferma contro dollaro e scambia sempre a 1,3035, di fatto indifferente alla riunione di ieri della BoE, che ha lasciato i tassi invariati ma ha prospettato come possibili due rialzi nei prossimi due anni anziché uno solo, come precedentemente annunciato.
Contro euro l’andamento è stato di fatto similare e anche qui senza veri spunti: scambia ora a 0,8570.

Lo yen rimane sempre ancorato contro dollaro sempre sul livello di 111,50.
Piuttosto difficile che un employment report possa innescare tentativi di rottura della resistenza di 112,00, a meno di dati molto più forti delle attese.

 

MARKET MOVERs:

AREA EURO – I prezzi al consumo dovrebbero essere cresciuti di 0,8% m/m ad aprile su spinta dei prezzi core (+0,9% m/m) in parte controbilanciata da un rallentamento dei prezzi energetici.
Sull’anno, l’inflazione è attesa salire all’1,7% da un precedente 1,4%. L’inflazione core dovrebbe aumentare all’1,3% dopo il calo all’1,0% di marzo. Nei prossimi mesi l’inflazione potrebbe nuovamente tornare indietro e solo da settembre si dovrebbe vedere un aumento più deciso.

STATI UNITI
– L’employment report di aprile dovrebbe essere ancora positivo. Gli occupati non agricoli sono previsti in aumento di 175 mila, dopo 196 mila di marzo, con rialzi diffusi a tutti i settori e una variazione complessiva circa in linea con la media del 1° trimestre (180 mila).
Le indicazioni dell’ADP mettono rischi verso l’alto per la previsione. I nuovi sussidi di disoccupazione dopo essere scesi a 196 mila nella prima settimana di aprile (minimo da novembre 1969), sono risaliti a 230 mila nella seconda metà del mese, ma continuano a segnalare un mercato del lavoro in fase di eccesso di domanda. Si dovrebbe vedere una ripresa di assunzioni nel manifatturiero, che aveva segnato un calo di -6 mila a marzo, ed espansione nei servizi privati.
La crescita degli occupati rilevata con l’indagine presso le famiglie dovrebbe rimbalzare dopo il calo di marzo, riallineando la crescita media delle due misure di occupazione (presso le imprese e presso le famiglie). È probabile che nel corso del 2019 ci sia un rallentamento della dinamica occupazionale al di sotto dei +220 mila posti al mese visti nel 2018. Con il tasso di partecipazione stabile al 63% e la crescita di occupati prevista per marzo (poco sotto 180 mila), il tasso di disoccupazione a fine 2019 sarebbe pari a 3,5%. La previsione per marzo è di un tasso di disoccupazione stabile a 3,8%, per il terzo mese consecutivo, con rischi verso il basso. I salari orari dovrebbero riaccelerare moderatamente su base mensile, dopo 0,1% m/m di marzo, mantenendo la crescita salariale annua su un trend in rialzo, al 3,4% a/a, toccando il livello di febbraio 2019 (massimo da aprile 2009).
– L’ISM non manifatturiero ad aprile è previsto in rialzo da 56,1 del mese precedente, con modesti aumenti delle principali componenti, dopo la normalizzazione vista a marzo. Gli ordini e l’occupazione dovrebbero mantenersi in territorio ampiamente espansivo, in linea con quanto visto nell’autunno 2018, assetandosi su livelli inferiori a quelli di febbraio.
– La stima preliminare della bilancia commerciale dei beni a marzo dovrebbe registrare un ampliamento del deficit da -70,9 mld di febbraio. La netta chiusura del deficit registrata a gennaio e soprattutto a febbraio è in larga misura da attribuire al saldo bilaterale con la Cina, grazie alla ripresa delle esportazioni di soia e a minori importazioni. I dati di marzo dovrebbero mostrare una dinamica positiva dell’export, ma un ritmo di crescita anche più solido per le importazioni complessive.