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03 Aprile 2019 – nota economica giornaliera

STATI UNITI – Gli ordini di beni durevoli a febbraio calano di -1,6% m/m, sulla scia di una contrazione degli ordini nell’aeronautica civile di -31,1% m/m. Al netto dei trasporti, gli ordini sono in rialzo marginale, +0,1% m/m.
Gli ordini di beni capitali al netto di aerei e difesa correggono di -0,1% m/m (dopo +0,9% m/m) e le consegne per lo stesso aggregato sono stabili su base mensile, dopo un aumento di 1% m/m a gennaio.
I dati di ordini e consegne di febbraio sono deboli, ma le revisioni dei mesi precedenti mantengono indicazioni di espansione degli investimenti nel 1° trimestre, anche sulla scia della ripresa del prezzo del petrolio che dovrebbe sostenere il comparto estrattivo.
Inoltre, le informazioni dell’ISM manifatturiero, con una risalita spinta dagli ordini, sono moderatamente positive per le prospettive dell’attività nel settore.
Le scorte segnano il quarto rialzo consecutivo, segnalando un contributo atteso alla crescita complessiva di circa +0,2 pp nel 1° trimestre, ma anche un potenziale freno in primavera in caso di nuovo ripiegamento della domanda finale e/o di ulteriore peggioramento degli ordini dall’estero.

STATI UNITI – Le vendite di autoveicoli a febbraio sorprendono verso l’alto, con un incremento a 17,5 mln di unità ann. da 16,5 mln di gennaio; le vendite si riportano sui livelli elevati degli ultimi mesi del 2018.
La ripresa dopo due mesi di debolezza potrebbe segnalare che il ritracciamento di gennaio e febbraio sia stato un fenomeno transitorio.

CINA – Il PMI del settore dei servizi rilevato da Caixin-Markit è balzato a 54,4 in marzo (da 51,1 in febbraio), toccando i massimi da febbraio dell’anno scorso grazie all’aumento dei nuovi ordini e segnalando condizioni in netto miglioramento per il settore. L’aumento dell’indice NBS, pubblicato domenica, è stato minimo (da 53,5 in febbraio a 53,6 in marzo) ma il segnale per il settore resta di condizioni buone e in stabilizzazione. L’indice composite è salito a 52,9, portandosi sopra i livelli di dicembre e vicino a quelli di metà 2018, con un aumento degli ordini e un marginale miglioramento della componente occupazione.

 

COMMENTI:

BREXIT – L’agenda della Camera dei Comuni prevedeva un possibile terzo voto indicativo sulle opzioni alternative all’accordo raggiunto con l’UE, anche se sembrava ormai più probabile un voto per tentare bloccare un no-deal exit tramite una legge.
Tutto ciò passa però in secondo piano di fronte al colpo di scena di ieri: malgrado ben 14 ministri preferissero un no-deal exit, la premier May ha offerto al Partito Laburista di negoziare un compromesso sulla dichiarazione politica che consenta di approvare l’accordo.
L’offerta è stata accettata da Corbyn, che incontrerà Theresa May oggi. Se l’accordo fra i due maggiori partiti del parlamento si rivelasse impossibile, e ciò non è da escludere, allora il governo chiederebbe al parlamento di scegliere fra una serie di opzioni, impegnandosi a implementare qualsiasi opzione ottenga la maggioranza (ammesso che ciò avvenga, ovviamente).
Tale scenario implica un’estensione dell’art. 50 (la scadenza è ora il 12 aprile), ma la premier ha dichiarato che punta a limitarla al 22 maggio, in modo da evitare la necessità di organizzare l’elezione degli europarlamentari. Qualsiasi intesa sarà raggiunta dovrà fare i conti con la probabile opposizione dei numerosi Tories euroscettici.

 

L’indice del dollaro ha corretto leggermente ieri (-0,2%) sulla scia della moderazione dei corsi azionari dopo il brillante avvio di lunedì. Sul fronte del commercio mondiale, indiscrezioni confermano che tra Stati Uniti e Cina i negoziati stanno facendo passi avanti e pare che ora il focus si sia spostato su come implementare l’accordo raggiunto.

La volatilità sui mercati valutari è rimasta contenuta, con l’euro in recupero sul dollaro dello 0,2%.

Il colpo di scena di Theresa May ieri sera ha portato a un balzo della sterlina contro dollaro (+1%) che scambia ora a 1,3150, al di sopra della media di lungo termine, mentre contro euro il rafforzamento è stato meno forte (+0,7%). In effetti, quello del compromesso con le opposizioni è da sempre stata l’unica possibilità di conseguire una Brexit ordinata.

Lo yen è placidamente rimasto attorno a 111,50 contro dollaro in linea con la media di lungo termine. Progressi del biglietto verde oltre il livello attuale rimangono comunque difficili dopo la svolta accomodante della Fed.

 

MARKET MOVERs:

AREA EURO
– Il PMI composito dovrebbe essere confermato in calo da 51,9 a marzo, quasi il livello di dicembre scorso (51,1). Il calo del PMI composito è in larga misura spiegato dalla contrazione in atto nel manifatturiero mentre i servizi tengono meglio. Il livello degli indici PMI nel 1° trimestre dell’anno suggerisce una stabilizzazione della crescita Eurozona a 0,2% t/t, come nella seconda metà del 2018.
– Le vendite al dettaglio potrebbero avanzare solo di qualche decimo da un precedente 1,3% m/m, grazie al contributo positivo del dato tedesco, mentre in Francia si è registrato un nuovo inatteso calo. Su base annua, la minima variazione lascerebbe i consumi in rotta per una crescita nel primo trimestre circa in linea con la precedente.

STATI UNITI
– La stima ADP dei nuovi occupati non-agricoli privati di marzo è vista dal mercato a 175 mila, dopo +183 mila di febbraio.
– L’ISM non-manifatturiero a marzo è atteso in calo a 57,5 da 59,7 di febbraio.
Le indagini regionali del settore non-manifatturiero questo mese si sono mantenute in territorio espansivo, pur con variazioni mensili miste nelle diverse aree. L’attività nei servizi, meno sensibili alla frenata del ciclo mondiale, dovrebbe mantenersi solida, mentre l’estrattivo potrebbe diventare un freno per il non-manifatturiero nel suo complesso, alla luce del trend verso il basso delle trivelle in attività visto da metà gennaio in poi.