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02 Luglio 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – Il tasso di disoccupazione è sceso a sorpresa a maggio, dal 10,1% al 9,9%.
Il calo è dovuto interamente all’aumento degli occupati (+67 mila unità ovvero +0,3% m/m).
Il tasso di occupazione è salito di un decimo al 59%: sia il livello degli occupati che il tasso di occupazione hanno raggiunto nuovi record.
Il tasso di inattività è rimasto stabile al 34,3% (vicino a un minimo storico).
Nel mese, la creazione di posti di lavoro riguarda esclusivamente gli uomini, mentre la stabilità degli inattivi è il risultato di un calo tra gli uomini e di un aumento tra le donne.
L’aumento dell’occupazione coinvolge sia i dipendenti (permanenti e a termine) che i lavoratori indipendenti.
Il tasso di disoccupazione giovanile è calato anch’esso a 30,5% da un precedente 31,1%: si tratta del secondo livello più basso da ottobre del 2011.
Ancora una volta però, il grosso dell’aumento degli occupati viene dagli ultracinquantenni (+88 mila unità nel mese). Anche sull’anno e al netto della componente demografica, gli over 50 sono trainanti, con una crescita dell’occupazione di ben 1,6% (contro lo 0,5% degli under 35 e lo 0,1% della fascia di età intermedia).

ITALIA – Il PMI manifatturiero di giugno è tornato a calare, dopo aver mostrato un recupero nei due mesi precedenti. La diminuzione è stata più accentuata del previsto da 49,7 di maggio a 48,4.
Si tratta del nono mese consecutivo in territorio recessivo.
La flessione è diffusa a tutte le principali componenti, ma riguarda in particolare i nuovi ordini (da 49,6 a 47,4), anche dall’estero (da 49,5 a 47,5: si tratta di un minimo da agosto del 2012).
Proprio la componente occupazione è tra quelle che registra il calo più accentuato rispetto al mese precedente, a 48,2 da 50,2 (si tratta del secondo valore più basso da luglio del 2013).
Assieme all’analoga indagine dell’Istat, il PMI manifatturiero conferma che l’andamento degli indici di fiducia non risulta ancora coerente con una stabile espansione del settore industriale. Ciò segnala rischi sulla ripresa dell’attività economica che la maggior parte dei previsori vede a partire dal trimestre estivo (dopo una primavera fiacca).
In altri termini, ci sembrano in aumento i rischi al ribasso sulla stima di una crescita del PIL di 0,2% quest’anno. Abbiamo recentemente rivisto al ribasso la previsione per l’anno prossimo, a 0,5% da 0,7%.

AREA EURO
 – Il PMI manifatturiero di giugno è stato rivisto al ribasso di due decimi a 47,6 (dunque non più in aumento, ma in calo di un decimo rispetto a maggio).
L’indice è per il quinto mese in territorio recessivo, anche se la relativa tenuta dei servizi lo rende coerente con una variazione trimestrale del PIL di 0,2-0,3%.
Rispetto al mese scorso, si nota un lieve calo della produzione e degli ordini dall’estero, mentre l’occupazione evidenzia un marginale rimbalzo e calano i prezzi sia pagati che ricevuti (in un quadro di miglioramento dei margini, ai massimi da tre anni).
La revisione è spiegata soprattutto dal PMI manifatturiero tedesco, riletto da 45,4 a 45, ma comunque in progresso da 44,3 di maggio.
L’indice francese ha confermato nella sostanza la stima flash (da 50,6 di maggio a 51,9).
La prima lettura del PMI manifatturiero spagnolo ha visto un calo superiore al previsto, da 50,1 a 47,9: si tratta di un minimo da aprile del 2013.
– La crescita di M3 è stata più forte del previsto in maggio: +4,8% a/a, dopo il 4,7% di aprile.
La crescita è alimentata dalla componente più liquida, M1, mentre M2-M1 è quasi stabile (0,7% a/a) e M3-M2 si contrae di -2,5% a/a.
Invariato al 3,3% il tasso di crescita dei prestiti alle famiglie; invariato anche il tasso di crescita dei prestiti alle imprese (3,9%); fra le contropartite di M3, cresce la rilevanza delle attività nette sull’estero, che ormai hanno un ruolo quasi pari al credito al settore privato.

STATI UNITI
– L’ISM manifatturiero a giugno sorprende verso l’alto, con una modesta correzione da 52,1 di maggio a 51,7 (consenso era 51).
Lo spaccato dell’indagine è misto: produzione a 54,1 (da 51,3), nuovi ordini a 50 (da 52,7), occupazione a 54,5 (da 53,7), ordini all’export a 50,5 (da 51).
Le imprese riportano prosecuzione dell’espansione dell’attività, se pure a ritmi contenuti, e preoccupazione per la turbolenza dei rapporti commerciali USA-Cina, i possibili dazi sul Messico e la debolezza dell’economia globale. Per le imprese, gli sviluppi sul fronte del commercio stanno portando scompiglio nelle catene globali del valore e nelle prospettive dei costi di produzione, oltre a causare aumenti dei prezzi per i consumatori finali.
Nel complesso, a parte alcuni settori, in generale non ci sono indicazioni di significativo rallentamento della domanda.
La relazione di lungo termine fra l’ISM manifatturiero e il PIL farebbe prevedere una crescita del 2,6% con l’indice al livello di giugno. L’indagine è quindi nel suo insieme migliore del previsto e coerente con una crescita ancora positiva, nonostante l’incertezza.
– La spesa in costruzioni a maggio corregge di -0,8% m/m, al di sotto delle aspettative di consenso per un dato stabile, ma il dato di aprile viene rivisto al rialzo a 0,4% m/m (da 0).
A maggio, la spesa privata è in calo di -0,7% m/m, terza correzione consecutiva, con variazioni negative sia per la componente residenziale (-0,6% m/m), sia per quella non residenziale (-0,9% m/m). I dati puntano a un contributo negativo degli investimenti residenziali nel 2° trimestre e a un indebolimento degli investimenti fissi delle imprese.

 

COMMENTI:

ITALIA – Il Governo ha approvato l’atteso “assestamento di bilancio”, assieme a un decreto-legge che blinda le minori spese previste per reddito di cittadinanza e quota 100 (1,5 miliardi).
Nel complesso, il pacchetto riduce di 7,6 miliardi il disavanzo rispetto alle proiezioni del DEF, riportando il deficit dal 2,4% al 2,04% (ovvero il livello che era stato indicato a dicembre).
I miglioramenti vengono soprattutto dal lato delle entrate, grazie a un aumento di 2,9 miliardi delle entrate tributarie (da fatturazione elettronica e operazioni anti-evasione), da dividendi (2,7 miliardi) e contributive (600 milioni).
Secondo il Ministro Tria, il disavanzo strutturale quest’anno calerà di -0,3%, anziché aumentare di +0,2% come previsto in precedenza.
Non vi sono impegni per il 2020, anche se secondo il governo per l’anno prossimo i risparmi da reddito di cittadinanza e quota 100 varrebbero 5-6 miliardi.
È possibile che lo sforzo del governo sia riconosciuto dalla Commissione, che dovrebbe decidere domani se avviare la procedura d’infrazione. È verosimile però che Bruxelles voglia continuare a fare pressione sull’esecutivo in vista del difficile budget 2020.

AREA EUROPhilip Lane, membro del comitato esecutivo BCE, in un discorso pronunciato ieri a Helsinki, ha fornito alcune stime sugli effetti delle misure non convenzionali di politica monetaria della BCE.
In particolare, le analisi evidenziano che le banche prenditrici di fondi TLTRO hanno ridotto maggiormente i tassi sugli impieghi e hanno aumentato maggiormente il credito.
Inoltre, Lane ha citato un’analisi di Rostagno & altri, non ancora pubblicata, che prova a valutare l’impatto sulla struttura a termine delle varie misure, concludendo che ne è derivata una riduzione di circa 70pb sulla scadenza biennale e di oltre 110pb su quella decennale – in larga misura come effetto dell’APP (Asset Purchase Programmes). La stessa analisi evidenzia anche impatti molto ampi sulla crescita reale e sull’inflazione.
Lane conclude che per la Banca centrale è essenziale mostrare coerenza, “rispondendo
proattivamente agli shock che potrebbero ritardare la convergenza verso il target o deviare la dinamica inflattiva in direzione contraria
”.
Knot, della Banca Centrale olandese, ha detto che l’eurozona non è in territorio recessivo, ma le prospettive del secondo e terzo trimestre sono peggiori rispetto al primo e che la BCE è determinata a intervenire a fronte di scenari avversi. Anche Rehn ha dichiarato che la BCE è pronta a modificare tutti i suoi strumenti di politica monetaria, se necessario.

STATI UNITIBarkin (Richmond Fed) ha detto che è ancora presto per sapere cosa deciderà il FOMC riguardo ai tassi alla riunione di luglio: su questo argomento si dovrà discutere.
Barkin ha sottolineato che l’economia è “ancora in una posizione salda” e che “le emozioni hanno sopravanzato i dati” riguardo alla valutazione dello scenario.
Barkin ha rilevato che il principale rischio riguarda l’indebolimento degli investimenti sulla scia dell’incertezza collegata alla politica commerciale.

 

L’indice del dollaro si è rafforzato in apertura di settimana dopo che la conclusione del G20 ha portato qualche ottimismo sui mercati azionari. Sempre ieri, anche il dato dell’ISM non manifatturiero migliore delle attese ha aiutato il biglietto verde. A mantenere relativamente forte la quotazione del dollaro è arrivata anche una dichiarazione di Barkin

I dati deludenti dal PMI manifatturiero hanno invece pesato sull’euro, che ha ceduto lo 0,6% contro dollaro tornando sotto 1,1300.

Sterlina alla deriva, cede lo 0,5% contro dollaro senza mostrare alcuna tendenza specifica, come di consueto in questa fase in cui il dossier Brexit è fermo.
Contro euro, ha registrato un momentaneo indebolimento, per poi chiudere in marginale rafforzamento (+0,1%). Scambia ora a 0,8930.

Lo yen è rimasto invece piuttosto stabile contro dollaro dopo il cedimento del fine settimana sulla scia di un maggior ottimismo dopo la tregua raggiunta tra US e Cina sul fronte delle guerre commerciali. Scambia ora a 108,40, ancora forte rispetto alla media di lungo periodo.

Tra le commodity currency, la RBA ha tagliato nuovamente i tassi di 25 bp a 1,00% da 1,25%. AUD ha ceduto l’1% contro USD per poi risalire a 0,6982 (+0,3%).
Il comunicato, molto simile al precedente, non lascia pensare a un nuovo taglio ad agosto, ma nemmeno il precedente, tuttavia, lasciava intuire il taglio di luglio. Non è ancora chiaro quindi se ci troviamo di fronte a un ciclo espansivo da parte di RBA.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Le vendite di autoveicoli a giugno sono previste in calo a 17,1 mln da 17,3 mln di maggio.