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26 Settembre 2019 – nota economica giornaliera

FRANCIA – L’indice di fiducia dei consumatori francesi migliora a settembre oltre le attese a 104 da 102 di agosto. Lo spaccato mostra un miglioramento del giudizio delle proprie finanze future e del tenore di vita presente così come una aumentata propensione al consumo e un incremento della capacità di risparmio. Calano drasticamente i timori sull’aumento della disoccupazione.

COMMENTI:

AREA EUROSabine Lautenschläger ha annunciato le proprie dimissioni dalla Banca Centrale Europea con decorrenza 31 ottobre 2019. La scadenza naturale del suo mandato sarebbe stata il 26 gennaio 2022. A fine agosto, Lautenschläger aveva apertamente criticato l’orientamento a favore di un ampio pacchetto di stimolo che si stava formando nel Consiglio Direttivo, ed è probabile che le dimissioni riflettano la spaccatura creata dalla controversa decisione di settembre. La nuova nomina proverrà dalla Germania, e sarà quasi certamente una donna.

STATI UNITI
– I discorsi di ieri dalla Fed hanno un tono moderatamente hawkish, con valutazioni positive del ciclo e segnali di attendismo sui tassi. Evans (Chicago Fed), tipicamente allineato con le colombe nel FOMC, ha detto che a suo avviso la politica monetaria ora è appropriata alle condizioni economiche ancora positive e non prevede un altro taglio dei tassi, in attesa di valutare gli sviluppi futuri. Evans ritiene che i fondamentali domestici siano solidi, pur in presenza di freni agli investimenti causati dai rischi geopolitici e dall’incertezza. Brainard (Board Fed) ha delineato un quadro positivo del ciclo domestico, pur sottolineando la debolezza degli investimenti e l’incertezza associata alla politica commerciale e al ciclo globale che rappresentano rischi verso il basso. Kaplan (Dallas Fed) ha affermato che il ritorno marginale da ulteriori riduzioni dei tassi di policy è in calo e lo stesso può accadere alla politica di bilancio in futuro. Kaplan ha dato una valutazione positiva dell’economia USA, ma detto che l’incertezza sulla politica commerciale ha un impatto sulla crescita.
– La NY Fed ha annunciato un aumento della dimensione delle operazioni giornaliere di rifinanziamento, da 75 mld a 100 mld di dollari, e raddoppiato la dimensione dell’operazione a 14 giorni, a 60 mld. La decisione della Fed segue un eccesso di domanda all’operazione overnight di ieri, dove le banche hanno richiesto 92 mld contro i 75 mld offerti, e a quella a 14 giorni di lunedì, con domande per 60 mld contro i 30 mld offerti. La domanda di liquidità potrebbe aumentare ancora a ridosso della fine del trimestre. La persistenza delle tensioni sulla liquidità aumenta ulteriormente la probabilità di un annuncio di modifica alla politica del bilancio della Fed già alla riunione di ottobre, con la ripresa degli acquisti. Alcuni partecipanti al FOMC sarebbero però favorevoli a una transizione graduale su questo fronte, da attuare con l’istituzione di una standing repo facility.
– L’amministrazione ha divulgato una trascrizione del colloquio telefonico avuto da Trump con il presidente ucraino a luglio, da cui emerge la richiesta, reiterata più volte, di indagare su Biden e su suo figlio e di lavorare insieme all’avvocato personale di Trump, Giuliani, e al ministro della giustizia su questo tema. Nella telefonata, Trump ha anche ricordato al presidente ucraino l’ampio contributo che gli Stati Uniti danno al paese. Nei prossimi giorni il “whistleblower” che ha aperto il caso sarà sentito dalle commissioni competenti in Congresso. Al momento, Pelosi ha segnalato l’apertura di una “inchiesta per l’impeachment” che potrebbe portare all’apertura di una procedura formale sulla base di “abuso di potere”; alla Camera ci sono ora 218 democratici favorevoli a una possibile apertura della procedura, un numero sufficiente per avanzare formalmente il caso. I rischi collegati a un processo di impeachment nell’anno che precede il voto presidenziale sono molto elevati per entrambi i partiti. Gli sviluppi dei prossimi giorni saranno determinanti per definire le scelte dei democratici.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ieri ha messo a segno un ampio rimbalzo più che recuperando la correzione del giorno precedente e andando a rivedere massimi abbandonati due settimane fa. Il movimento è stato favorito sia dai dati USA sulle vendite di case che hanno sorpreso verso l’alto mostrando un aumento superiore alle attese sia dalle esternazioni del Presidente Trump che ha detto che un accordo commerciale con la Cina potrebbe essere raggiunto prima di quanto ci si aspetti.
L’ampiezza della salita del biglietto verde riflette comunque anche la solidità dei fondamentali USA, soprattutto nel confronto relativo con altre economie dove il quadro congiunturale è invece più debole (come nel caso dell’area euro, v. sotto). Ieri Evans, dalla Fed, ha dichiarato che il quadro economico USA è piuttosto solido spiegando che è bene che la Fed resti in guardia ma che non deve cercare di fronteggiare rischi che ancora non si sono materializzati.
I dati in uscita oggi, terza stima del Pil del 2° trimestre e relativi deflatori, dovrebbero confermare le letture preliminari. Più interessanti dovrebbero essere i vari discorsi Fed in programma, per trarre indicazioni sulle intenzioni di voto alle riunioni di fine anno. Complessivamente, a meno di novità negative, il biglietto verde dovrebbe restare supportato.

EURSui fattori che hanno fatto salire il dollaro l’euro ha corretto ampiamente scendendo da un massimo di 1,1023 a un minimo di1,0936 EUR/USD. Il movimento lascia ancora l’euro poco sopra i minimi recenti a 1,0924 EUR/USD, ma conferma comunque che la moneta unica è priva di fattori di forza propria e rimane esposta a un ulteriore indebolimento in caso di sviluppi negativi nell’area o favorevoli negli USA, perché il quadro congiunturale dell’area euro è più debole rispetto a quello statunitense. Tecnicamente la prima area di supporto si colloca a 1,0900-1,0890 EUR/USD. In programma oggi un discorso di Draghi.

GBPAnche la sterlina ieri ha corretto scendendo sia contro dollaro da 1,24 a 1,23 GBP/USD sia contro euro dove però i movimenti si sono mantenuti in area 0,88 EUR/GBP. La correzione della valuta britannica è però legata alla rinnovata incertezza su Brexit e alla tensione politica interna.
Johnson ha infatti ribadito che il governo sta cercando seriamente di giungere a un accordo con l’UE in particolare trovando una soluzione adeguata per la questione del “backstop” irlandese, ma ha ripetuto che non intende chiedere all’UE un rinvio dell’uscita (come stabilito invece dalla legge anti no-deal) rispetto alla data del 31 ottobre. Il segretario del partito laburista Corbyn ha fatto sapere che oggi ci saranno dei colloqui con gli altri partiti di opposizione per definire una strategia comune al fine di impedire un’uscita senza accordo. In assenza di schiarite su questo fronte la sterlina resta esposta a ulteriore calo.

JPY Anche lo yen ha corretto ieri sugli sviluppi che hanno favorito il dollaro e sulla conseguente riduzione della risk aversion, passando da un massimo di 106,98 a un minimo di 107,88 USD/JPY. Contro euro si è invece leggermente apprezzato portandosi da 118 a 117 EUR/JPY per via della maggiore correzione dell’EUR/USD. Il governatore della BoJ Kuroda stamani ha detto che i rischi verso il basso derivanti dal contesto globale stanno aumentando spiegando che la politica monetaria deve di conseguenza restare massimamente accomodante. Al di là delle fluttuazioni legate all’evoluzione della risk aversion, la tendenza di fondo dello yen dovrebbe pertanto essere ribassista.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – In agosto, la tendenza di M3 dovrebbe calare a 5,0% a/a dopo l’accelerazione superiore alle attese registrata il mese prima. La crescita continuerà a essere trainata dalla componente più liquida (M1), a fronte di una dinamica calante per quelle meno liquide. Fra le controparti, prevarrà il contributo del credito al settore privato e delle attività sull’estero.

STATI UNITI
– La terza stima del PIL del 2° trimestre dovrebbe confermare una variazione di 2% t/t ann.
– La bilancia commerciale dei beni (prel.) ad agosto dovrebbe registrare una riduzione del deficit a -71,8 mld, da -72,5 mld di luglio, sulla scia di contrazioni dei flussi commerciali in entrata e in uscita di circa -1% m/m. Esportazioni e importazioni dovrebbero essere frenate in parte dai prezzi e in parte dai volumi sulla scia dell’escalation della guerra dei dazi. Il contributo del canale estero alla crescita nel 3° trimestre è stimato a -0,3pp dal modello di GDP nowcasting dell’Atlanta Fed.