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20 Luglio 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – A maggio, fatturato e ordini industriali hanno fatto segnare un ampio rimbalzo congiunturale (+41,9% e +42,2% m/m, rispettivamente), circa in linea con quello messo a segno nello stesso mese dalla produzione industriale.
Tuttavia, entrambi gli indicatori (al pari dell’output) restano ampiamente in territorio negativo su base tendenziale, a -25,6% corretto per gli effetti di calendario per il fatturato e -34,7% (dato grezzo) per gli ordinativi. Il recupero nel mese ha riguardato per entrambi gli indicatori più il mercato interno che quello estero.
Il rimbalzo congiunturale del fatturato è trainato dai macro-gruppi più colpiti in precedenza ovvero beni di consumo durevoli e beni strumentali (+262% e +61% m/m, rispettivamente).
Il dettaglio tendenziale per settore conferma la tenuta dei comparti farmaceutico e alimentare, e mostra contrazioni annue particolarmente accentuate per raffinazione, mezzi di trasporto e industria tessile.

AREA EURO – La stima finale di giugno ha segnato un’accelerazione dell’inflazione allo 0,3% a/a dallo 0,1% di maggio, in linea con la stima preliminare. Sul mese, i prezzi hanno visto una crescita di +0,3% m/m, dopo il -0,1% m/m di maggio.  L’aumento è guidato dalla risalita dei prezzi dell’energia (+1,7% m/m, in linea con la stima flash).
L’indice core BCE (al netto di alimentari ed energia) ha confermato anch’esso il dato preliminare all’1,1% a/a (in rallentamento di un decimo rispetto al mese precedente).
L’inflazione dovrebbe rallentare nei prossimi mesi, a causa della persistente debolezza della domanda e del taglio temporaneo dell’IVA in Germania.

STATI UNITI
 – I nuovi cantieri residenziali a giugno aumentano di 17,3% m/m, salendo a 1,186 mln da 1,011 mln di maggio, con una variazione di 17,2% m/m per le unità monofamiliari. Tutte le aree registrano variazioni mensili positive.
Le licenze sono in rialzo a 1,241 mln da 1,216 mln di maggio (+2,1% m/m), con un incremento di 11,8% m/m per le unità monofamiliari.
Le unità completate sono in crescita di 4,3% m/m (5,1% a/a).
L’attività nel settore immobiliare residenziale, dopo un periodo di contrazione nel 2° trimestre, dovrebbe riprendersi in estate e dare un contributo positivo al PIL nel 3° trimestre.
– La fiducia dei consumatori a luglio rilevata dall’Univ. of Michigan a luglio (prel.) cala a 73,1 da 78,1 di giugno, riportandosi solo a 1,4 punti dal minimo di aprile.
La contrazione è spinta da correzioni sia per le condizioni correnti (da 87,1 a 84,2) sia dalle aspettative (da 72,3 a 66,2).
Il calo della fiducia è ascrivibile al peggioramento del quadro sanitario e fa suonar un campanello d’allarme per il proseguimento della ripresa, anche se lo scenario dei consumi rimane fondamentalmente dipendente dai trasferimenti e dai sussidi di disoccupazione.
Le aspettative di inflazione sono nuovamente in rialzo sia a 1 anno (a 3,1% da 3%), sia a 5 anni (a 2,7% da 2,5%), probabilmente in parte sulla scia dei rialzi dei prezzi della benzina e degli alimentari.

GIAPPONE – La bilancia commerciale a giugno fa registrare un saldo di -268,8 mld, con un calo di -26,2% a/a per le esportazioni e di -14,4% a/a per le importazioni.
Su base mensile, le esportazioni sono in ripresa (+1,4% m/m) a fronte di un calo di -1,8% m/m delle importazioni, con una riduzione del deficit a -423 mld di yen.
Il canale estero contribuirà ancora negativamente alla crescita complessiva nel corso del 2020.

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEA – Il Consiglio Europeo tornerà a riunirsi oggi alle h. 14:00 per il 4° giorno, nel tentativo di superare l’impasse che finora ha caratterizzato il negoziato sul bilancio 2021-27 e su Next Generation EU.
I principali nodi da sciogliere riguardano la dimensione e la composizione di Next Generation EU, la governance del processo e la condizione del rispetto dello stato di diritto:
* Sabato, il presidente Michel aveva modificato la proposta di composizione dei fondi, riducendo la quota di trasferimenti da 500 a 400 miliardi e alzando quella dei prestiti da 250 a 350 miliardi, ma ciò non è bastato: il gruppo di paesi contrari (5 su 27) ha controproposto un’allocazione fra trasferimenti e prestiti di 350/350; questa mattina, i resoconti parlano di una nuova proposta di compromesso a 360/360 miliardi (Corriere.it) o 390/350 (altri quotidiani online), senza toccare il Recovery and Resilience Fund e sacrificando i programmi satellite.
* L’altra questione è chi decide sull’approvazione dei programmi e sugli stati di avanzamento: la proposta di Michel prevedeva un’approvazione dei piani a maggioranza qualificata in sede di Consiglio su proposta della Commissione; per gli stati di avanzamento, uno o più Stati membri avrebbero potuto contestare il parere della Commissione e richiedere un esame a livello di Consiglio Europeo (con la possibilità di delegare l’Ecofin).
Il blocco degli oppositori ha insistito però sul diritto di veto, cioè sull’approvazione all’unanimità. Una proposta di compromesso che riservava all’Ecofin la decisione in caso di contestazione sarebbe stata bloccata da Italia e Spagna, secondo il Financial Times. Il processo sarà comunque caratterizzato da elevata condizionalità e vincoli sulla destinazione delle risorse.
* Sul legame fra stato di diritto e accesso ai fondi comunitari, Polonia e Ungheria restano contrarie.

STATI UNITI
– La Fed ha modificato le condizioni per accedere al Main Street Lending Program, mirato a offrire 600 mld di finanziamenti a piccole e medie imprese, in modo da includere anche organizzazioni non-profit.
Alcuni commenti da parte di presidenti delle Fed regionali sottolineano la preoccupazione per l’andamento dei contagi e i suoi effetti sulla ripresa.
Rosengren (Boston Fed) ha detto di avere uno scenario più pessimista rispetto ad altri partecipanti al FOMC per via del mancato controllo della curva della pandemia.
A suo avviso, la diffusione recente di nuovi contagi è un’indicazione negativa per le prospettive dell’autunno quando le condizioni climatiche saranno meno favorevoli e potrebbe esserci la riapertura, anche parziale, dell’attività accademica a tutti i livelli di istruzione.
Rosengen ha detto che se nei prossimi mesi non aumenterà la partecipazione delle imprese ai programmi di credito di emergenza e non ci sarà un miglioramento dello scenario macro, la Fed potrebbe riconsiderare le condizioni per accedere ai programmi e renderli più attraenti.
Kaplan (Dallas Fed) ha detto che nelle ultime settimane i dati e i commenti delle imprese segnalano un rallentamento del ritmo di crescita dopo metà giugno, con indicazioni meno positive rispetto alle sue previsioni precedenti. Si aggiunge una nuova fase di incertezza per la sostenibilità della svolta iniziata a maggio.
Kaplan ha detto di essere disponibile a modificare la forward guidance in modo da segnalare tassi fermi fino a quando l’inflazione non sarà modestamente al di sopra del 2%, ma preferirebbe aspettare ancora un po’ prima di apportare modifiche alla strategia di politica monetaria.
Una possibile modifica alla definizione della forward guidance sarà discussa alla prossima riunione del FOMC e la sua eventuale adozione dipenderà anche dagli sviluppi sanitari dei prossimi 10 giorni e dai segnali degli indicatori settimanali.
– Il Senato riapre oggi e avrà circa due settimane per predisporre un pacchetto accettabile anche dai democratici. Il pacchetto per la Fase 4 potrebbe essere l’ultimo per il resto dell’anno, dato che in autunno, durante la fase strettamente elettorale, sarà ancora più difficile approvare nuovi interventi.
Fra luglio e dicembre scadono molte delle misure attuate con il CARES Act.
Il fronte del sostegno ai disoccupati è il più esposto. A fine luglio scade l’integrazione federale ai sussidi statali pari a 600 dollari settimanali, con il rischio di una netta caduta di reddito disponibile da agosto in poi. I sussidi statali a fine 2019 erano in media circa 370 dollari alla settimana, cioè poco più di un terzo delle somme percepite fra aprile e luglio.
Inoltre, a dicembre scade l’espansione della platea di aventi diritto ai sussidi, che ora include lavoratori autonomi, lavoratori part-time, nuovi entrati sul mercato del lavoro. Infine, sempre a dicembre scade l’estensione temporale dei sussidi, la cui durata è stata prorogata dal CARES Act a 39 settimane, dalle 26 settimane “standard”.
A luglio scadono anche moratorie sugli sfratti e sui prestiti agli studenti.
Un altro punto cruciale per l’andamento dell’economia dopo il 3° trimestre è la situazione disastrosa delle finanze degli Stati e degli enti locali che, in assenza di trasferimenti federali, dovranno introdurre misure fiscali restrittive e di ridurre servizi essenziali (in particolare per sanità e assistenza).
Infine, ad agosto scadono i termini per fare domanda per il sostegno per le piccole/medie imprese (Paycheck Protection Program, PPP) che ha ancora fondi da erogare.
Anche se il Congresso avrà solo un paio di settimane per concludere un accordo e al momento manca una leadership da parte dell’amministrazione, sembra probabile l’attuazione di una manovra intorno a1,5 tln (che porti gli interventi totali oltre il 20% del PIL pre-crisi).
La distribuzione fra le varie misure è incerta. Fra i punti in discussione ci sono:
1) estensione dell’integrazione federale ai sussidi, su livelli inferiori agli attuali 600 dollari a settimana (300-400 dollari a settimana?) e dell’espansione della platea degli aventi diritto,
2) trasferimento alle famiglie, potenzialmente definito come “bonus per il rientro al lavoro” (intorno a 1000 dollari, e inferiore ai 1200 dollari del primo recovery check e/o soglie di reddito più basse per l’erogazione),
3) trasferimenti agli Stati e agli enti locali, probabilmente condizione necessaria per avere il voto dei democratici,
4) finanziamenti per vaccini e terapie contro Covid-19.
Il Cares Act ha allocato ai punti 1), 2) e 3) rispettivamente 263 mld, 151mld e 150 mld.
Queste voci hanno moltiplicatori elevati e renderebbero più efficace l’intervento.
Un punto è chiaro: senza un ampio pacchetto fiscale in vigore dall’estate, la ripresa americana è a rischio dall’autunno in poi.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso in calo anche la settimana passata – la quarta di fila. L’aumento dei contagi negli USA sta generando sì qualche preoccupazione ma senza compromettere – almeno finora – il sentiment generale di mercato, dove la risk aversion rimane contenuta. Si tratta però di un fattore da tenere sotto controllo, perché se il quadro dovesse deteriorarsi significativamente l’avversione al rischio tornerebbe a salire e il biglietto verde ne beneficerebbe.
La settimana entrante potrà fornire qualche spunto in proposito, attraverso i dati di luglio, in particolare i sussidi di disoccupazione ei PMI, che potrebbero risentire negativamente della ripresa dei contagi, offrendo di conseguenza un buon test sulla vulnerabilità o meno del dollaro.

EUR L’euro ha chiuso la settimana passata al rialzo da 1,12 a 1,14 EUR/USD, beneficiando di riflesso dell’indebolimento del dollaro ma sorretto in parte anche da attese di un esito favorevole della riunione del Consiglio Europeo iniziata venerdì. La riunione avrebbe dovuto concludersi sabato ma non si è riusciti a trovare un accordo, per cui è proseguita ieri e riprenderà oggi pomeriggio.
Sul “recovery fund” il nodo principale resta la composizione dei fondi: i paesi frugali, guidato dall’Olanda, vogliono una quota più bassa di trasferimenti e più elevata di prestiti. Se verrà raggiunto un accordo l’euro dovrebbe rafforzarsi.
La dinamica del cambio ai livelli correnti (massimo odierno a 1,1466 EUR/USD, al di sopra della resistenza chiave di 1,1450 che segna il limite di normale ritracciamento e non distante dal massimo di marzo a 1,1492) è da monitorare con attenzione.
I dati chiave della settimana saranno le indagini di fiducia di luglio, in particolare i PMI, attesi in miglioramento – a conferma della ripresa post-lockdown – ma su livelli che rimangono ancora bassi. Eventuali delusioni/sorprese potranno avere sul cambio un impatto più ampio rispetto al passato recente, perché se fino a poco tempo fa era “sufficiente” che la ripresa ci fosse, ora è importante capire se sia robusta o meno.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana in calo, marginale contro dollaro da 1,26 a 1,25 GBP/USD, più ampio contro euro da 0,89 a 0,91 EUR/GBP per via del rafforzamento dell’EUR/USD.
Il focus in questi giorni sarà sul nuovo round di negoziati con l’UE, tra oggi e giovedì. I tre temi chiave su cui è necessario trovare un compromesso per evitare il fallimento delle trattative sono il grado di allineamento alla regolamentazione UE, i diritti di pesca e il ruolo della Corte di giustizia europea.
Il prossimo round è previsto per metà agosto. In assenza di progressi questa settimana la sterlina potrebbe indebolirsi. Sul fronte dati i principali saranno i PMI di luglio, attesi in miglioramento.

JPYLo yen ha chiuso la settimana stabile contro dollaro nel range 106-107 USD/JPY e in calo contro euro da 120 a 122 EUR/JPY per via della salita dell’EUR/USD. La tendenziale stabilizzazione della risk aversion comprime le oscillazioni rispetto al biglietto verde. a meno di mutamenti significativi nel sentiment di mercato la dinamica della valuta nipponica dovrebbe mantenersi di range.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La tornata di indagini di fiducia relative al mese di luglio dovrebbe mostrare un ulteriore recupero, sia pure probabilmente di entità più limitata rispetto a quello già visto nei due mesi precedenti. Indagini PMI flash, INSEE francese, indici Istat in Italia e survey BNB dovrebbero tutti mostrare un miglioramento diffuso, verosimilmente più marcato nei giudizi sulla situazione corrente che per quanto concerne le aspettative per il futuro.
Le indagini segnalano un ampio rimbalzo dell’attività nel 3° trimestre, ma restano ben al di sotto dei livelli medi storici, coerenti con ritmi di espansione dell’attività ancora significativamente inferiori alla norma.

STATI UNITI – Il focus macroeconomico sarà sui PMI Markit flash di luglio, che dovrebbero essere in territorio espansivo, oltre 50, ma potrebbero segnalare preoccupazioni nei servizi per la ripresa dei contagi. Anche i nuovi sussidi di disoccupazione complessivi (statali e federali) potrebbero essere in marginale rialzo, sulla scia dell’inversione del processo di riapertura in molti Stati per via della ripresa dei focolai.
Per il mese di giugno, le vendite di case nuove ed esistenti dovrebbero essere in rialzo, ma subire il freno di una carenza di offerta rispetto alla crescita della domanda.