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19 ottobre 2018 – nota economica giornaliera

CINA – Il PIL è salito dell’1,6% t/t nel 3° trimestre, ma in rallentamento rispetto all’1,8% del 2°, portando così la crescita tendenziale in rallentamento di due decimi a 6,5% t/t da 6,7% t/t.
L’accelerazione del settore agricolo e la tenuta di quello dei servizi non è stata sufficiente a controbilanciare il rallentamento del settore industriale.
La crescita annua dovrebbe rimanere comunque molto positiva nel 2018, nonostante un eventuale ulteriore rallentamento nel 4° trimestre, che sarà limitato dall’allentamento delle condizioni monetarie e dalla stabilizzazione della dinamica del credito.

STATI UNITI – I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 13 ottobre restano sui minimi dalla fine degli anni ’60, a 210 mila, poco variati rispetto a 215 mila della settimana precedente.
I dati riguardano la settimana di rilevazione dell’employment report di ottobre e segnalano sempre mercato del lavoro vicino al pieno impiego.

GIAPPONE – Il CPI nazionale (l’indice dei prezzi al consumo) a settembre è aumentato di 1,2% a/a, spinto da una ripresa dei prezzi energetici.
L’indice core al netto di alimentari freschi, obiettivo della Bank of Japan, prosegue su trend marginalmente positivo, a 1% a/a, dal minimo di 0,7% a/a di aprile.
L’inflazione “core-core, al netto di alimentari freschi ed energia, rimane stabile a 0,4% a/a. Si registra una modesta accelerazione degli alimentari e dell’abbigliamento. In autunno, l’inflazione potrebbe stabilizzarsi, ma nel 2019 il graduale movimento verso l’alto dovrebbe riprendere.

CINA – I dati mensili continuano a segnalare un quadro misto: la produzione industriale è ulteriormente “rallentata” a 5,8% a/a in settembre da 6,1% in agosto, nonostante la stabilità nelle imprese statali, mentre gli investimenti fissi sono marginalmente accelerati (da 5,3% a/a in agosto a 5,4% a/a in settembre). La stabilizzazione degli investimenti in infrastrutture, dopo mesi di rallentamento, e l’accelerazione degli investimenti del settore manifatturiero (da 7,5% a 8,7% a/a in settembre) hanno compensato una marginale decelerazione degli investimenti nel settore immobiliare. Le vendite al dettaglio di beni di consumo sono decelerate in termini reali (da 6,6% a/a in agosto a 6,4% a/a in settembre), frenate dal calo delle vendite di automobili; tuttavia in termini nominali sono lievemente accelerate da 9,0% a 9,2% grazie all’aumento dell’inflazione. Le vendite on-line sono invece rallentate registrando ancora tassi di crescita molto elevati (+27% a/a in settembre da 28,2% a/a in agosto).

STATI UNITI – L’indice della Philadelphia Fed a ottobre è poco variato a 22,2, da 22,9 di settembre. Lo spaccato è comunque positivo, con tutte le componenti su livelli espansivi: ordini (a 19,3 da 21,4), consegne (a 24,5 da 19,6), numero di occupati (a 19,5 da 17,6). Gli ordini inevasi e i tempi di consegna sono in calo e suggeriscono ritmi di espansione sempre positivi, ma in possibile rallentamento nei prossimi mesi. I prezzi pagati segnano il quarto calo consecutivo (rispetto al picco di 62,9 in luglio), invece i prezzi ricevuti sono in modesto rialzo a 24,1, sempre però molto inferiori ai livelli del primo semestre. Gli indici a sei mesi rimangono sempre su livelli elevati, con indicazioni di espansione. Le domande speciali del mese riguardano i programmi di investimento: il 41% riporta investimenti in rialzo nel 2019, contro 14% di imprese che prevedono invece una riduzione; le imprese riportano effetti positivi sui piani di investimento dalla riforma tributaria, mentre modestamente negativi in funzione dei dazi.

 

COMMENTI:

In Giappone, il Governatore della BoJ, Kuroda, ha commentato in modo positivo la moderata ripresa dell’inflazione core sottolineando che nell’ultimo anno c’è stato un miglioramento “intorno al 10%”. La stabilizzazione dell’inflazione core vicino all’1% a/a probabilmente indurrà la Bank of Japan a rivedere verso l’alto la valutazione dell’inflazione. Alla prossima riunione a fine ottobre la valutazione sulla variazione del CPI ex-alimentari freschi potrebbe essere rivista al rialzo da “0,5%-1%” a “intorno all’1%”.
Tuttavia, nell’Outlook for Activity and Prices probabilmente non sarà modificata la previsione di inflazione core sotto il 2%. La riunione di ottobre della BoJ sarà importante per fare il punto sulla valutazione della congiuntura.
Contestualmente, il Primo Ministro Abe ha confermato che a ottobre 2019 verrà attuato il rialzo dell’imposta sui consumi da 8% a 10%.
La misura dovrebbe generare un aumento di entrate di circa 5,6 tln di yen. Sono attualmente allo studio diverse misure, per un totale vicino a 5,8 tln di yen, mirate a contrastare l’effetto restrittivo sul bilancio delle famiglie e sulla crescita. Le misure allo studio includono:
1) l’esenzione del rialzo dell’aliquota per alcune voci (alimentari e giornali);
2) l’offerta di servizi educativi per l’infanzia (asili e nidi) gratuiti;
3) sussidi a individui in pensione con redditi bassi;
4) sussidi per acquisti di auto;
5) possibile aumento di investimenti pubblici nel prossimo anno fiscale. Inoltre il governo potrebbe cercare di rendere più graduale la transizione al nuovo regime di imposta attraverso la liberalizzazione della determinazione dei prezzi per i venditori, contro gli attuali vincoli temporali per i saldi, e la presentazione dei prezzi di vendita inclusivi dell’imposta, senza indicazione separata del prezzo di vendita al netto dell’imposta.

Negli Stati Uniti, James Bullard (St Louis Fed) ha detto che le regole di politica monetaria, se aggiornate con i cambiamenti avvenuti nell’economia americana (debole relazione fra inflazione e tasso di disoccupazione, invecchiamento della popolazione e aspettative solide di inflazione) indicano che i tassi attuali sono adeguati alle condizioni economiche. L’opinione di Bullard è che i tassi sono ora vicini alla neutralità, in assenza di una fiammata inflazionistica. Randal K. Quarles (Board Fed) ha detto invece di essere favorevole a ulteriori graduali rialzi dei tassi, in quanto l’economia potrebbe continuare a crescere a ritmi solidi senza eccessi dato che la crescita potenziale appare in rialzo. Secondo Quarles, l’inflazione non può essere presa da sola come un segnale accurato della scarsità delle risorse inutilizzate o come guida per la politica monetaria. I discorsi recenti confermano un consenso ampio per il proseguimento dei rialzi dei tassi contro solo “un paio” di opinioni favorevoli a tassi fermi.

In una lettera inviata al Governo Italiano, la Commissione UE ha elencato i motivi per cui il Documento Programmatico di Bilancio rappresenta una violazione “grave e manifesta” delle raccomandazioni adottate dal Consiglio Europeo:
(1) il DPB configura un aumento della spesa nominale primaria del 2,7%, contro lo 0,1% raccomandato;
(2) il disavanzo strutturale peggiorerebbe di -0,8%, anziché migliorare di +0,6% come richiesto;
(3) i piani dell’Italia non rispetterebbero la regola di riduzione del debito: la Commissione fa notare che la “tolleranza” sul mancato rispetto della regola del debito negli anni scorsi era dovuta al rispetto “di massima” del Patto di Stabilità e Crescita;
(4) la mancata validazione delle previsioni macroeconomiche appare in contrasto con i regolamenti europei.
Quello della Commissione è il secondo avvertimento dopo quello del 5 ottobre e chiede al Governo Italiano una risposta entro mezzogiorno del 22 ottobre, prima di emettere il suo parere formale.
Nel frattempo, è stato convocato un nuovo Consiglio dei Ministri, che dovrebbe dirimere le controversie sorte tra i due partiti di maggioranza in merito alle misure di “pace fiscale” contenute nel decreto collegato alla legge di bilancio.

Secondo il Governatore della Banca Nazionale Austriaca, Ewald Nowotny, nessuno crede che l’euro possa crollare, ma riguardo alla situazione italiana è indubbio che il quadro è preoccupante come del resto segnala l’aumento del premio al rischio paese. Riguardo all’uscita del Regno Unito, il rischio di “hard Brexit” è aumentato sensibilmente, ma rimane nell’interesse della BCE e dell’Unione Europea che Londra continui a operare come un importante centro finanziario.

Sul fronte Brexit, ora l’obiettivo delle due parti sembra quello di avere un’estensione del periodo di transizione a dicembre 2020. L’Europa sembra disposta a concederlo, ma per Theresa May il rischio ora è tutto a suo carico, compresa la tenuta del proprio Governo.

 

L’indice del dollaro ieri si è rafforzato dello 0,3% contro il paniere delle principali valute.

L’euro ha ceduto contro il biglietto verde lo 0,6%.

Lo yen in apertura in Asia ha prima guadagnato lo 0,6% contro dollaro, sulla scia dell’inflazione core, per poi perdere rapidamente tutto, scambiando a 112,50.

La sterlina cede lo 0,8% contro USD e scambia ora in area 1,3030, mentre contro euro il cedimento è limitato allo 0,4%, scambia ora a 0,8795.

 

MARKET MOVERs:

La settimana si chiude con l’unico dato nell’agenda USA per oggi, le vendite di case esistenti.