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Brexit: finale di partita sempre più intricato

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a cura di Luca Mezzomo


ABSTRACT

Unione Europea e Regno Unito hanno raggiunto l’accordo sul trattato di recesso e sulla dichiarazione politica relativa ai rapporti a regime. L’appoggio del Consiglio Europeo, arrivato lo scorso 25 novembre, ha spianato la strada al processo di ratifica. Non ci sono dubbi che Consiglio e Parlamento Europeo ratificheranno l’accordo: la Spagna ha superato i dubbi legati allo status di Gibilterra.
• Se l’11 dicembre anche il Parlamento britannico approverà l’intesa, l’uscita del Regno Unito dall’UE sarà mitigata da un periodo transitorio (attualmente previsto fino al 31/12/2020, ma potenzialmente estendibile) durante il quale poco o nulla cambierà dal punto di vista pratico. Dopo la fine del periodo transitorio, il protocollo sull’Irlanda prospetta che il Regno Unito rimanga a tempo indeterminato entro l’unione doganale UE – dalla quale potrà uscire soltanto quando sarà trovata una soluzione alternativa soddisfacente per il confine irlandese. L’accordo prefigura uno scenario con minimi impatti negativi sull’interscambio commerciale, grazie all’assenza di barriere tariffarie e non-tariffarie garantita dalla promessa di allineamento normativo del Regno Unito all’UE, ma sicuramente peggiorativo rispetto alla permanenza nell’UE.
• Il rischio di bocciatura da parte del Parlamento britannico resta alto: oltre alle opposizioni, diversi conservatori e il DUP, che sostiene dall’esterno il governo conservatore, sono orientati a votare contro. I laburisti e lo SNP attendono un voto negativo per lanciare una mozione di sfiducia contro il Governo.
• In caso di bocciatura, lo scenario si farebbe molto intricato. Se la mozione di sfiducia fosse respinta, il governo May potrebbe presentare un piano per gestire lo scenario no deal, che richiederebbe comunque cooperazione con i Paesi UE per limitare i danni immediati. Ma non si può escludere né che il piano venga riproposto così dopo un vano tentativo di modificarlo, né che il Governo accetti di organizzare un nuovo voto popolare. La caduta del governo porterebbe forse a elezioni anticipate e, quindi, alla richiesta di estendere il periodo negoziale in attesa del possibile cambio di maggioranza, ma non in tempi brevi.
• Il problema del Regno Unito era e resta che l’esito del processo è molto più importante per l’economia britannica di quanto non lo sia per gli stati membri dell’UE. Brexit ha sostanzialmente cessato di essere considerato un significativo fattore globale di rischio, mentre lo resta per il Regno Unito e per la sterlina.

 


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